Libri > I Miserabili
Segui la storia  |       
Autore: alyhaswings    02/05/2013    4 recensioni
Eponine cerca una nuova vita seguendo un vecchio amore; Enjolras, conducendo la sua vecchia vita conosce l'amore per la prima volta.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Enjolras, Eponine
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La notte scendeva su tutta Parigi, sebbene fossero solo le quattro: era il 2 gennaio 1831, e nella topaia Gorbeau proveniva uno strano trambusto, nonostante il fatto che delle molte stanze, solo tre fossero occupate. Quattro brigantacci erano riuniti nella stanza occupata dai Thénardier: c’era il giovane Montparnasse, c’era Champmathieu, c’era Deux-Milliards o Demi-Liard, e c’era un grosso ceffo con il berretto abbassato sul volto, che Demi-Liard aveva presentato come un “nuovo collega”. Madame Thénardier fingeva di cucinare, rigirando nella pentola di stagno un osso senza più carne intorno e cercando di fare più rumore possibile, per coprire i discorsi.

Nel corridoio, il trambusto quasi eguagliava quello all’interno: Azelma rincorreva Gavroche, che proprio quel giorno era passato a trovare la sua famiglia, mentre Eponine, seduta sulle scale, li osservava e rideva di quella scena buffa. D’un tratto il piccolo aprì la porta vicino a quella della loro stanza, che noi sappiamo essere quella di Marius: il giovane studioso si era recato nella baracca per trovare un po’ di pace, visto che a casa sua il suo amico Courfeyrac era in “dolce compagnia”, ma evidentemente quel giorno non era destino che studiasse; stava giusto uscendo, calzandosi in testa il consunto cappello, quando si era ritrovato a sbattere contro Gavroche e poi contro Azelma, che nell’impeto della corsa non si era fermata in tempo. Eponine si era accorta in un momento di quello che era successo, e con il battito accelerato si era sistemata il cappotto lacero sulle spalle, coperte solo da una camicia, ed era corsa presso la porta dove il trambusto continuava, preoccupata, anche se non avrebbe saputo dire precisamente per cosa.
Fuori della porta, raccolse il cappello polveroso che era caduto dalle mani del giovane, e sorrise porgendolo al giovane: “Perdona i miei fratellini Marius, era da tanto che Gavroche non veniva a trovarci.” Il giovane sorrise, un po’ imbarazzato, e decise di rispondere amichevolmente: “Non preoccuparti, Eponine, dovevo capirlo che oggi non avrei avuto opportunità di studiare. Ogni tanto, non mi dispiace! Sto andando a trovare i miei amici, vuoi fare una passeggiata con me?” Alla fine, era per quello che aveva optato, il povero Marius assediato dal rumore: si stava recando al Musain, dove sperava di trovare Combeferre ed Enjolras per un’interessante conversazione sulla rivoluzione; nel frattempo, non gli dispiaceva passeggiare con un’amica, sebbene a volte quella ragazza fosse capace di metterlo tremendamente in imbarazzo, anche se quello era in realtà un problema unicamente suo. Eponine sorrise, riconoscente, ed estratto il logoro cappello maschile da una manica della giacca, rispose: “Vengo volentieri, Marius, oggi è meno freddo dei giorni scorsi, e ho delle commissioni da fare per mia madre. Chissà se è rimasta neve sulle strade!” 
Marius tornò a sistemarsi il cappello in testa, spolverandone la cima con le dita che sbucavano dai guanti tagliati, poi porse il braccio alla ragazza: “Non ci resta che uscire per scoprirlo!”

***


Il paesaggio di Parigi sotto la neve non smetteva di togliere il fiato ad Eponine, anche dopo quattro inverni passati in quella città: sottili fiocchi bianchi appannavano la vista della città, rendendo meno definiti e più morbidi gli spigoli vivi di quella città ostile, ridotta per una volta al silenzio. Eponine fece una corsetta in avanti, mentre Marius la osservava sorridente, con le mani ben infilate nelle tasche del cappotto; provava uno stano tipo di affetto per quella ragazza che era così bambina pur essendo così donna, come se fosse una sorella che non aveva mai avuto.
“Marius, non è fantastico? La neve! Rende tutto così bello e pulito. Sembra di stare da qualche altra parte, e non a Parigi. Sembra un mondo incantato! Tra un attimo usciranno dalle nuvole schiere di fate di ghiaccio e decoreranno la nostra vecchia città burbera con pizzi e trine di ghiaccio. Vale la pena di soffrire il freddo per uno spettacolo del genere.” Il giovane sollevò un sopracciglio, e le sue mani corsero alla sciarpa che portava al collo: “Hai freddo Eponine? Ti presto la mia sciarpa se vuoi, non ne ho bisogno. Cioè, non ho poi così tanto freddo…” La ragazza sorrise, quasi commossa da quel gesto che per lei significava così tanto, ed allontanò le mani che le tendevano la sciarpa nera: “Non preoccuparti caro Marius, sono sopravvissuta senza sciarpa a inverni più freddi di questo. Mi stringo di più nel cappotto e vado avanti, non è particolarmente difficile.” Il giovane si sentì vergognoso, mentre tornava ad avvolgersi la sciarpa al collo: quella ragazza così fragile e forte insieme riusciva sempre a metterlo in imbarazzo. “Beh, insomma… Vieni, dai. Sto andando al Café Musain, per incontrarmi con i miei amici. E’ vicino al Pantheon. Devi andare di là?” Eponine annuì, e si pose al fianco dell’amico, ridendo: “Sei sempre così buffo, con quell’aria imbarazzata. Che succede, che pensi adesso?” Marius si guardava intorno, osservando i fiocchi di neve turbinare sulla strada: girò prima in una via, poi in un’altra, senza smettere quell’aria meditabonda che ormai stava preoccupando Eponine; d’un tratto questa si ricordò del suo piano, e ad un bivio della strada si fermò sorridendo e salutò Marius: “Devo andare da questa parte, quindi… Ti saluto qua. Ci vedremo da Gorbeau allora?”
Marius sorrise e si portò una mano al cappello, salutando l’amica come un damerino: lei rise e corse per la via, guardandosi indietro ogni tanto. Quando fu sicura che il giovane avesse proseguito per la sua strada, tornò sui suoi passi e cominciò a seguirlo, tentando di nascondersi il più possibile. Nascondendosi così, seguì l’amato fino al Café Musain, e dopo averlo osservato mentre entrava si infilò dietro di lui e si confuse tra la folla: il bancone era sovraffollato, e la ragazza non fece fatica a nascondersi tra i chiassosi studenti che ci si appoggiavano. Un’occhiata all’uomo che serviva le bevande bastò a riconoscerlo: “Monsieur Guillame! Monsieur Guillame! Venga qua un attimo!” Aveva già visto prima quella faccia baffuta, simile a quella di un tricheco dai grossi baffi biondi, e non si era sbagliata: Monsieur Guillame era uno dei tanti uomini che suo fratello aiutava quando gli serviva del denaro, e alla ragazza balenò improvvisamente un’idea alla mente. “Sei la sorella di quella piccola peste di Gavroche, giusto? Ti manda lui? Lo so che gli devo ancora qualche moneta, ma non si fa vedere da mesi!” 

“Oh, non è quello monsieur! Sto cercando un lavoro, mi servono un po’ di soldi… Sembra un po’ affaticato, non ha un po’ troppo lavoro per farlo tutto da solo?”



Già, il primo capitolo è tutto qua. Cercherò di scrivere di più, ma ho delle difficoltà in ciò perchè di solito scrivo a mano, e copiare a computer è un gran fastidio. Lasciate feedback se vi piace, ma anche se non vi piace! Aly
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Miserabili / Vai alla pagina dell'autore: alyhaswings