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Autore: Tsubaki3    03/05/2013    6 recensioni
Quando il compagno lo raggiunse i loro sguardi s'incrociarono e il vento, forse timoroso di disturbare, abbandonò il suo confortevole canto per donare ai due uomini quel momento che a entrambi serviva, quell'istante in cui senza parlare si scambiavano le loro preoccupazioni riguardo a ciò che loro erano. Ormai era divenuto un rituale di cui entrambi necessitavano. Era l'ultima possibilità, se entrambi fossero rimasti allora ogni ripensamento e cruccio sarebbe dovuto restare fuori dalla porta della nona casa. Ambedue lì dentro sarebbero divenuti solo uomini, normali persone che si amavano.
Primo capitolo revisionato.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Aries Shion, Sisifo di Sagitter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per sempre uomini





Era successo così, più per caso che per intenzionalità, per volontà. Entrambi non se ne erano resi conto, troppo diligenti e severi con loro stessi per concedersi un lusso tanto egoistico come l'amore.
Non era concepibile da nessuno dei due l'idea che solo una parte di loro fosse dedita ad Athena, ma l'amore non è una cosa da scienziati, da menti razionali. Non c'è un motivo, un perchè, sboccia e non chiede il permesso a nessuno; arriva nella tua casa senza nemmeno prendersi la briga di bussare. É maleducato l'amore, quando giunge mette tutto sotto sopra, pretende che tu faccia qualcosa, che tutto cambi all'improvviso; se poi la tua personale rivoluzione non ha avuto un buon risultato, resta per un po', ma non si sforza di aiutarti a ricostruire. Rimane bellamente fermo, muovendosi solo per mettere il dito nella piaga. Così è l'amore: prepotente ed egoista.
Come potevano loro dividersi tra Athena e questa particolare emozione? Eppure ci si erano ritrovati in quella situazione, infatti erano lì per l'ennesima notte. Ancora insieme finché il fato glielo avrebbe concesso.
Il cielo era terso quella sera, Luna e stelle illuminavano il tragitto delle dodici case come ad indicare la via ai cavalieri che vi risiedevano. L'oscurità era accompagnata dal silenzio e ogni passo suonava come una nota appena accennata.
Ogni scalino era un battito, una contraddizione. Voleva e non voleva, amava e non amava, desiderava eppure non avrebbe dovuto farlo. Nonostante ciò, sebbene ritenesse la situazione errata, non poteva dimenticare quelle braccia calde che tanto confortevolmente lo avevano circondato, non voleva scordare quel sorriso così affettuoso e gentile. Per questo continuava a camminare. Non si sarebbe fermato, non finché quei dolci ricordi, che possedevano il medesimo profumo del compagno, l'avrebbero circondato con la loro tenerezza.
Se il cammino di uno era impervio, l'attesa dell'altro era snervante. Ogni secondo, ogni minuto che passava, cresceva in lui il dubbio che il compagno non lo avrebbe raggiunto, quasi si fosse reso conto del caos che stavano creando; oppure si fosse semplicemente accorto che non era così speciale come credeva. Non era nulla di ché, era un semplice maestro, gran poca cosa rispetto all'uomo che stava attendendo con tanta impazienza. Nonostante ciò, non poté far a meno di sperare che l'amato non avesse compreso tutto questo. Come poteva rinunciare ad accarezzare quei capelli così morbidi, che gli ricordavano tanto le nuvole? O, ancora, come poteva lasciar perdere quegli occhi viola tanto belli quanto innocenti?
Ogni bacio, ogni tocco, era come se fosse il primo, tutte le volte se appoggiava la mano sulla schiena dell'altro, poteva sentirla vibrare come fosse un'arpa e loro, la melodia che si stava espandendo.
Il vento aveva iniziato ad accompagnare, armonicamente, quella deliziosa serata dove sembrava che le magie più pure e vere potessero svelarsi concedendo a chiunque i benefici dei loro effetti. Al moro piaceva sentire l'aria sfiorargli il viso, fredda e posata com'era, gli ricordava colui che con tanta ansia attendeva, anche le sue mani quando lo carezzavano avevano lo stesso tocco, incerte e curiose al tempo stesso. Esse, con i loro gesti, dimostravano l'amore di una persona nobile nell'animo, ma umile nella vita.
Quando il compagno lo raggiunse i loro sguardi s'incrociarono e il vento, forse timoroso di disturbare, abbandonò il suo confortevole canto per donare ai due uomini quel momento che a entrambi serviva, quell'istante in cui senza parlare si scambiavano le loro preoccupazioni riguardo a ciò che loro erano. Ormai era divenuto un rituale di cui entrambi necessitavano. Era l'ultima possibilità, se entrambi fossero rimasti allora ogni ripensamento e cruccio sarebbe dovuto restare fuori dalla porta della nona casa. Ambedue lì dentro sarebbero divenuti solo uomini, normali persone che si amavano, che consumavano il loro desiderio l'uno dell'altro, beandosi di quei pochi momenti che li rendevano semplici umani.
“Buonasera Shion.” disse sorridendogli gentilmente il moro.
“Buonasera Sisifo.” rispose tranquillo ed educato il biondo.
“Vuoi entrare?” gli chiese con voce dolce e comprensiva il Sagittario. Avrebbe capito se la risposta fosse stata negativa, l'avrebbe accettato senza farglielo pesare, perchè sapeva che tutto ciò era strano e inusuale.
Era insolito come le sue labbra desiderassero entrare in contatto con quelle rosee e delicate dell'Ariete, non era normale come la sua lingua volesse incontrarsi con quella dell'altro per risentirne il sapore unico, o ancora, come fosse dipendente dal suo profumo. Era un'essenza appena accennata, quasi non volesse disturbare, eppure era un odore così piacevole da farlo letteralmente impazzire. Ne era talmente assoggettato che riusciva a distinguere tra molti quella fragranza, la quale lo annunciava sempre quando entrava in una stanza.
“Sì.” rispose flebilmente e rosso in viso l'Ariete. Sisifo si spostò leggermente per far entrare nella sua dimora il compagno, solo allora si rese conto che i biondi capelli lasciavano anch'essi una dolce scia.
Dal canto suo, il biondo, notò che il Sagittario pareva non posare quasi i piedi a terra mentre chiudeva la porta, come si poteva non apprezzare tanta grazia? Come poteva non amare quest'uomo che donava a lui tutta la sua persona?
Mentre Shion si era perso in questi amorevoli pensieri, il moro si era avvicinato a lui con uno sguardo dolce e, suo tipico, alzando lentamente la mano carezzò la liscia e limpida guancia dell'amato. Il ragazzo dapprima si sorprese, ma subito dopo avvicinò ancor più il viso per avere un maggior contatto con la mano dell'altro. Era grande, sicura e incredibilmente calda.
Adorava le sue mani, maschili e piene di calli, esse erano un luogo sicuro, dispensatrici di dolci e tenere attenzioni, ma soprattutto erano le uniche a cui permetteva di scoprire il suo corpo, di amarlo.
“Desideri rimanere?” chiese il moro. Entrambi sapevano cosa voleva dire quella frase e, ogni volta, l'attesa della risposta era una tortura per Sisifo, perchè temeva che un giorno lo avrebbe respinto, sapeva che si sarebbe stancato di lui prima o poi. Lui, invece, l'avrebbe sempre amato.
Ogni volta gli tremava al cuore al solo pensiero di essere rifiutato e quell'idea, tanto lontana dalla realtà, lo rendeva fragile come non lo era mai stato; era e sarebbe sempre stato come una foglia autunnale nelle sue mani.
“Si, lo desidero.” rispose il biondo e nascondendo il proprio volto nell'incavo del collo del compagno aggiunse “Amami, per favore.”.
L'imbarazzo che l'Ariete celava contro la pelle dell'amante, non poté non farlo apparire ancora più amabile agli occhi dell'altro, il quale con immenso sollievo, non esitò a rispondere “Sempre.”
Sisifo coronò quelle parole baciando Shion sulla fronte, poi scese e delicatamente posò le proprie labbra su quelle dell'altro.
I baci del Sagittario erano sempre dolci, calmi e avevano il sapore del miele, ma non erano solo questo. Sapevano essere passionali prendendosi però il tempo per gustarsi ogni singolo momento. Non erano mai agitati, ma facevano sempre animare le farfalle sopite nello stomaco dell'Ariete e mentre gli dimostravano quanto era amato, lo cullavano portando la sua mente perennemente crucciata a concentrarsi su di essi. Erano lunghi e profondi i loro baci, ma erano anche un momento solo loro, dove le più nascoste emozioni s'infondevano in quel gesto e segretamente si rifugiavano nell'animo dell'altro.
Le mani del biondo erano affondate in quei capelli di poco più scuri dei suoi, ormai divenuti la sua ancora di salvezza da quel mondo là fuori, luogo che non poteva accettarli, ma non importava finché avesse potuto raggiungere quel faro, quella morbida nuvola. Le dita di Sisifo erano scese fino alla vita del compagno, costringendo i loro corpi ad unirsi trovando quel calore che lo completava, fondendosi finalmente con la sua parte mancante.
Era pura poesia la loro unione, lenta e soave.
Ogni strofa era un tocco, una celebrazione del desiderio che li guidava.
Ogni verso un gentile gesto d'amore, che si traduceva in un invisibile marchio di possessione, lasciato su un candido corpo celato solo dai raggi della Luna che, filtranti dalla finestra mostravano appieno la pura bellezza di quell'uomo. Ne rimaneva ipnotizzato ogni volta Sisifo, dallo splendore di Shion, era incredibile come si muovevano sinuosi ed eleganti i muscoli del suo corpo mentre lo amava, come le sue labbra divenissero più rosse e come il suo viso assumesse un espressione unica, che solo a lui era concesso vedere.
Gli ricordava un fiore ogni volta. Un fiore figlio della Luna che sbocciava solo quando, privo di ogni contaminazione, i raggi della suddetta si posavano su di lui esaltando ancor più la rara magnificenza che lo identificava.
Era meraviglioso come la loro unione rasentasse la perfezione, come il corpo del biondo accettasse e richiedesse a gran voce quello del moro.
Shion amava come lo scolpito corpo del Sagittario si muoveva sopra di lui, scattante e sensuale, lo seduceva sempre, con ogni gesto o movimento. Aveva un non so che di elegante e unico. Un'altra cosa che l'Ariete adorava era la gentilezza con cui il moro conduceva la loro danza. Tutto, ogni più piccolo tocco era destinato a procurare il massimo piacere all'amato, mai dolore. Questo era uno dei tanti motivi per cui Sisifo preferiva fare tutto con calma, con grazia come avrebbe detto il biondo.
L'altro motivo era perchè in quel modo poteva udire più a lungo il compagno cantare il suo nome mentre raggiungevano insieme la vetta più agognata. Ed erano echi di piacere sia per l'uno che per l'altro, ma anche dolci parole sussurrate a fil di labbra e segreti ansimati accanto all'orecchio, in modo che nessuno, nemmeno le candide fate che si libravano leggere nella notte, potesse udirli.
Era uno splendido sogno, vissuto ed apprezzato. Ma, come tutti i sogni, finì.
Una volta realizzato il desiderio tutto torna come prima, perchè la magia svanisce e non dura mai per sempre.
Così, anche per loro era giunto il termine. Quando il sole, ben poco educato, entrò senza tanti complimenti dalla finestra posandosi sui volti dei due uomini, li svegliò dal loro abbraccio. Solo allora si poté veramente dichiarare la fine della loro speranza. La realtà tornava incessante, inclemente, e dei due umani della notte prima non era rimasta traccia. Ora vi erano due cavalieri. Due cavalieri d'oro dediti ad Athena, che avrebbero dato anche la vita per la loro dea. In tutto questo non c'era posto nemmeno per il loro amore. Era semplicemente di troppo.
Infine, come succedeva sempre, Sisifo lo baciò. Tuttavia questa volta lo fece intensamente, perchè ogni nuovo giorno poteva anche essere l'ultimo per loro. Le loro lingue s'abbracciarono ancora, in un muto e doloroso addio.
Si separarono nuovamente il Sagittario e l'Ariete. Nulla assicurava loro un nuovo incontro, ma ora non erano semplici uomini, non più. Ora erano entrambi cavalieri dei più alti ranghi e non vi era certezza che sarebbero potuti tornare umani per un'altra notte.
Se ne andava con il cuore tremante, l'Ariete, sconsolato e rattristato. Ma, nonostante ciò, chiese al vento, caro amico del suo amato, di riferirgli un ultimo messaggio.
“Ti ho dato tutto. Ti ho donato la mia prima volta, tutte le mie prime volte e ti ho amato in ogni momento. Ti amo tutt'ora. Quindi non temere, perchè ti amerò per altri mille anni ancora.”
Sorrise Sisifo: ora erano cavalieri, certo, ma sarebbero stati altre volte uomini. Lo sarebbero stati ancora e per sempre. Uomini.





 
Chi dunque osa parlare d'Inferno
di fronte all'Amore? Sia maledetto
in eterno quel sognatore inutile
che per primo volle, nella sua stupidità,
invischiato in un problema insolubile e sterile,
mischiare l’onore alle cose d'amore!

(I fiori del male, “Delfina e Ippolita”; Charles Boudelaire)








-Meandro dell'autrice-


Questa , signore e signori, è una one-shot nata per puro caso come lampo di genio all'Università.
Ciò dovrebbe dimostrare quanto seguo le lezioni no? xD
Vabbeh, scherzi a parte è qualche giorno che ci lavoro su per renderla bella, quindi spero vivamente che piaccia, so che la coppia è inusuale, ma credo sia proprio questo che mi abbia spinto a scriverla, in fondo son buoni tutti di scrivere cose ovvie, no? XP (non è vero stò solo cercando una scusa per giustificare questo pairing xD).
Detto ciò, date il via ai commenti ^^.
Vi aspetto anche per le altre storie.
Un bacio,

 
Tsubaki3.
   
 
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