11 / 9 .:Happy Birthday:.
Porca di quella porca, ma porca di quella
troia.
Quante misere probabilità c'erano, che si mettesse a piovere
oggi?
C’era un sole che spaccava le pietre, ieri; e neanche una nuvola in
cielo, all’alba.
Per quale sadica puttana del Tenkai deve piovere
oggi?
Sanzo gli porse il suo mantello fradicio perché gli
desse una strizzata come si deve.
Gojyo lasciò che gocciolasse nel lavandino,
poi lo appese accanto al suo, sugli appendi abiti che c’erano vicino alla
doccia.
Sanzo era in stanza, sdraiato sul letto con le gambe piegate di lato
e la veste arrotolata verso le cosce. Aveva l’aria stanca. Si strofinava le
tempie coll’indice e il pollice della mano destra.
Fuori diluviava da
rimanere incantati a guardare.
Gojyo si sedette accanto a lui, e gli appoggiò
la mano sul petto, per toccare il suo respiro affaticato, e il suo
battito lento. La fece scivolare sulla pettorina, appena più in basso, ma Sanzo
alzò di poco l'altra mano. Si fermò.
Non era giornata.
Annuì appena, prima di
tirarsi su e andare a sistemare le proprie cose.
Da quando c’era quel qualcosa tra di loro,
sembrava che le cose andassero un po’ meglio.
Gojyo si lasciava urlare
addosso, e accettava senza prendersela anche qualche pugno, così fiacco e poco
convinto che neanche un bambino si sarebbe fatto male.
Poi Sanzo finiva
sempre a crollare su di lui, colla fronte contro la sua spalla, strizzando gli
occhi e sospirando, quello che per lui era più vicino al pianto.
Pioveva. Era
iniziato verso le dieci, mentre loro erano ancora in viaggio. Piccole gocce
tiepide e leggerissime, impalpabili. Goku gli aveva sussurrato che sapevano un
po’ di metallo.
Sanzo si era stretto nel suo mantello e aveva abbassato la
testa.
Gojyo, guardandolo di profilo, aveva visto i suoi occhi chiudersi, e
le sue labbra tremare.
Nessuno aveva parlato con lui, quel giorno.
Hakkai
se ne stava sulle sue, perso nei suoi pensieri cupi. Goku e Gojyo non se la
sentivano, perché dopo tanto tempo passato vicino a lui, quasi condividevano
quel malessere.
Nessuno osava sfiorarlo.
Era la parte più fragile di
Sanzo, e lui la proteggeva con tutto se stesso, senza badare, come sempre, a se
si avvicinasse un amico, o qualcuno pronto a romperla.
Risalendo in stanza
dopo cena, Gojyo avvertiva nettamente la distanza che lui aveva creato durante
la giornata.
Appena entrato, Sanzo prese la propria borsa per cercare un
pacchetto nuovo di sigarette.
I movimenti delle sue mani erano scatti
nervosi.
Lo ignorava completamente.
-Io vado a cambiarmi.-, lo
avvisò.
Gli rispose con un cenno, trovò il pacchetto, e uscì di
nuovo.
Il letto non si scaldava. Pensava fosse uno
spiffero dalla finestra, ma l’aveva controllata due volte.
Aspettava da
mezz’ora che lui tornasse, colla luce accesa. Faceva freddo, si era infilato sotto le coperte per
tentare di scaldarsi, ma non ci riusciva.
Sanzo entrò in quel momento. Si
stava mordendo il labbro, e aveva un’espressione sperduta. Gli dedicò
un’occhiata. Chiuse la porta.
Gojyo si mise seduto, pronto a chiedergli se
avesse bisogno di qualcosa.
Sanzo iniziò a slacciarsi la veste. Si spogliò
in fretta, mentre andava in bagno, cercando di non prendere troppo freddo. Spense lui la luce, prima di chiudersi dentro lo stanzino a sistemarsi per
la notte.
Sentì scorrere l’acqua, e quei lunghi silenzi in cui poteva
immaginarselo mentre si asciugava, mentre si infilava i boxer, si lavava i denti
tenendosi i capelli tirati indietro con una mano.
Ricordava quando, una
mattina, avevano diviso il bagno, passandosi dentifricio e calzini. Il giorno
dopo la prima volta che l’avevano fatto assieme.
Oggi, lui non si lasciava
neanche toccare.
Sanzo uscì poco dopo, appena lui si era arreso
all’idea di addormentarsi da solo.
Lo sentì spostare le coperte, sedersi sul
letto. Le sue gambe erano fredde, per un istante i suoi piedi lo
sfiorarono.
Poi, quasi all’improvviso, sentì il suo fiato vicino
all’orecchio, e il tocco titubante della sua mano sul fianco.
C’era un
silenzio immobile nella stanza e tra loro, che era quasi ovattato dal battere in
sottofondo delle gocce di pioggia, contro i muri e le ante, fuori, semplicemente
fuori di lì.
Gojyo si girò, prendendogli il braccio e assecondandolo nel
sistemarsi su di lui.
-Ehi…-
Sanzo strinse appena i suoi fianchi tra le
ginocchia. Le sue gambe erano davvero gelide, e non indossava i pantaloni.
Appoggiò le labbra sul suo zigomo, e rimase immobile.
Gojyo gli afferrò la
vita, quasi per riflesso alla sua vicinanza.
-Sanzo… cosa fai?-
Lui prese
un respiro profondo e si lasciò scivolare su di lui, infilando il viso
nell’incavo del suo collo. Gojyo lo strinse contro di sé.
-Non me lo vuoi
dire?-
-..Stupido.- bisbigliò, e cercò la sua bocca per farsi
baciare.
Gojyo, per un momento, lasciò da parte tutto, e lo spinse a
sdraiarsi sulla schiena, schiacciandosi su di lui. Sanzo infilò le mani fredde
nella sua maglia, mentre si baciavano.
Si lasciò succhiare il collo, lì sotto
la mandibola, e appena sopra la clavicola, dove gli piaceva di più.
Sospirò.
-Sanzo.- Gojyo sollevò appena il volto, mentre le sue mani già
avevano tirato su la canottiera che lui indossava.
-Vai avanti.-
Si
baciarono. Sanzo tremava, e le sue ciglia sembravano ali di farfalle che stanno
per smettere di battere. No, non stava bene, però, testardamente, voleva che
accadesse.
Gojyo si stava già eccitando, stava già per perdere la testa,
perché era quello che gli accadeva con Sanzo.
Gli tolse la canottiera,
strofinò la faccia sul suo petto. Esitava.
Sanzo gli spostò indietro i
capelli. –Guardami.- Non gli sorrise, ma quasi. –Mi vuoi?-
Gojyo si tirò su
colle braccia.
Sanzo si inarcò un poco, abbassandosi per metà i boxer. –Mi
vuoi, Gojyo?-
-Ah.-
-Gojyo.- colla destra si accarezzò il sesso e glielo
mostrò, mentre coll’altra cercava di portarsi vicino al proprio viso il suo.
–Baciami.-
Non ebbe bisogno di domandargli altro.
Ora le coperte erano fin troppo calde.
Sanzo,
sbuffando, le scalciò via.
Gojyo ridacchiò tra i suoi capelli e gli solleticò
la pancia. –Siamo sudati, sai. Potremmo ammalarci.-
Sanzo scrollò le spalle.
Si girò e si accoccolò contro il suo petto.
Le loro gambe erano incrociate,
la loro pelle continuava a frizionarsi, sfregarsi, come se non volesse smettere
il contatto.
Ancora e ancora.
Sanzo sbadigliò.
Gojyo recuperò
almeno il lenzuolo e coprì bene entrambi. –Ehi.- gli diede un bacio a stampo
sulla guancia. –Non piove più.-
-Mmh.-
Sorrise, e decise di lasciarlo
dormire.
Lo sentì pian piano perdere conoscenza, scivolare nel sonno. Sapeva
esattamente quanto si rilassavano i suoi muscoli, quanto rallentava il suo
respiro, e il suo cuore.
Lo accarezzò tutto, fin dove riusciva ad arrivare
colle mani.
-Grazie. Davvero.-
Glielo bisbigliò nell’orecchio, e lui non
lo sentì. Ma non ce n'era bisogno.