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Autore: _natsu_    03/05/2013    4 recensioni
«I vincitori degli scorsi giochi ancora in vita hanno votato e ha vinto la maggioranza, ci saranno altri Hunger Games e i tributi saranno i parenti degli uomini di maggior potere di Capitol City» . Stavo ancora assimilando quello che diceva, quando capii, io ero la nipote del presidente Snow, l’uomo di maggior potere di Capitol City. Ero davvero nei guai.
E' la mia prima fanfiction spero vi piaccia e che recensiate in molti :)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I'm Hail Snow

Mi risvegliai su un freddo pavimento di pietra, non ricordavo cosa mi fosse successo, l’ultima cosa che ricordo è il rumore della porta della mia stanza, dove mi ero nascosta, che viene buttata giù e poi è tutto nero. Mi sembrava impossibile che io, Hail Snow, fossi in una lurida e squallida cella, non l’avrei mai immaginato. Tra l’altro non avevo  nessuna compagnia, mia madre era sconvolta e pensava a tutte quelle cose che  avrebbero potuto farle e mio padre non parlava da quando i soldati del distretto 13 ci avevano catturato.
Anche io avevo molta paura, non avevo più nessuna certezza, il mio futuro era andato in pezzi, non sapevo più se sarei riuscita ad arrivare fino al giorno dopo ed ero terrorizzata al pensiero che il distretto 13 avesse deciso di vendicarsi su di me e sulla mia famiglia per quello che aveva fatto lo zio Cornelius.
 Avevo perso la cognizione del tempo, non vedevo il sole e non sentivo  più il vento sulla mia pelle da settimane ormai, le uniche cose che vedevo erano le sbarre della mia cella, il muro di pietra che ormai non aveva più segreti per me e le guardie che ci sorvegliavano e le uniche cose che sentivo erano i nostri respiri,  il cigolio della porta ogni volta che c’era il cambio della guardia e il suono della campanella ogni volta che ci portavano “il pranzo” che poi pranzo non si poteva chiamare dato che era una pappetta giallognola e grumosa, un pezzo di pane duro e un bicchiere d’acqua, insomma una schifezza che ero costretta a mangiare altrimenti sarei morta di fame.
 In un giorno come tanti ormai, successe qualcosa di diverso, entrarono dei soldati nella nostra cella, mi misero le manette alle mani e mi portarono in una stanza bianca con una sedia e un tavolo e mi imposero di sedermi.
 Entrò un uomo che all’inizio non riconobbi ma poi identificai come Plutarch Heavensbee, l’ex capo degli strateghi. Era davvero cambiato: aveva perso i chili di troppo e portava la barba appena accennata e senza i vestiti eleganti e il trucco era totalmente diverso.
Mi salutò dicendo “ Ciao Hail, come stai?”
Avrei voluto rispondergli in malo modo ma sapevo che questo non avrebbe certo migliorato la mia situazione quindi dissi «Non me la passo molto bene, Plutarch. Potrei stare meglio». Mi sorrise, ma non in un modo rassicurante, avevo come la sensazione che mi stesse per dire qualcosa di brutto e seppi in seguito che non mi sbagliavo.
«Cosa diresti se ti dicessi che uscirai all’aria aperta e vedrai ancora la luce del sole?» mi chiese.
Riflettei su quello che mi stava dicendo, c’era qualcosa che non mi quadrava. Risposi con cautela « Sarebbe meraviglioso, sai quanto mi piaccia la luce del sole».
E lui mi disse «So anche quanto ti piaceva guardare gli Hunger Games». Sì, c’era sicuramente qualcosa che non quadrava, aspettavo che aggiungesse altro e lo fece dopo qualche minuto.
« Hail, ci sarà una nuova edizione degli Hunger Games, qualcuno te ne ha parlato?». Vorrei capire con chi pensava che parlassi chiusa in quella cella ma ero notevolmente sorpresa, prima usavamo i ragazzi dei distretti , adesso chi avrebbero usato? Non pensavo che dopo essersi ribellati a causa dei giochi avrebbero voluto parteciparvi ancora una volta , quindi risposi semplicemente “ No”  Si aspettava che io non sapessi nulla quindi disse «I vincitori degli scorsi giochi ancora in vita hanno votato e ha vinto la maggioranza, ci saranno altri Hunger Games e i tributi saranno i parenti degli uomini di maggior potere di Capitol City» . Stavo ancora assimilando quello che diceva, quando capii, io ero la nipote del presidente Snow, l’uomo di maggior potere di Capitol City. Ero davvero nei guai.
 
 
  
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