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Autore: milcobain    03/05/2013    3 recensioni
Dal testo:
In quel terribile istante, Alec si sentì sommergere dalla gravità dei suoi errori, da tutti gli errori che aveva fatto nella relazione con Magnus.
Alec costrinse i suoi arti irrigiditi a muoversi, e corse come non aveva mai corso in vita sua, eppure più muoveva le gambe più gli sembrava di allontanarsi. Si sentiva lento e goffo, e sentiva la certezza che sarebbe arrivato troppo tardi gravargli sulle spalle, come se stesse portando un pesante fardello.
Finale Malec alternativo a quello di Città delle Anime Perdute.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Alec era concentrato, la fronte leggermente aggrottata, scagliava con precisione una freccia dopo l’altra, abbattendo orde di demoni.

Bellissimo e terribile, sembrava un dio: lo sguardo solitamente mite era feroce, e la pelle sembrava ancora più pallida del solito, in contrasto con la divisa nera da Shadowhunter che metteva in risalto i muscoli e il torace scolpito.

I suoi occhi azzurri sembravano neri, e la bocca si piegò in una smorfia trionfante quando un’altra serie di frecce centrò i bersagli, tra le urla di dolore dei demoni.

Alec si concesse un momento di tregua, e lasciò vagare lo sguardo sul campo di battaglia.
Il terreno era viscido e impregnato di rosso sangue umano e del sangue nero dei demoni, e ovunque guardasse c’erano cadaveri, e Shadowhunters e Nascosti che combattevano.

Alec guardò con disgusto un demone che si stava preparando a infliggere il colpo mortale ad un membro del Conclave, e scoccò con precisione una freccia. Il demone si dissolse con un gorgoglìo.
Il giovane Shadowhunter incoccò un’altra freccia e tese l’arco allo spasimo, pronto ad  uccidere altri demoni…

… ma ad un tratto, vide qualcosa che gli fece fermare il cuore.

Un giovane con i capelli neri impregnati di glitter e i vestiti sfarzosi era accasciato al suolo, le mani premute sul petto insanguinato.

Mentre Alec sentiva crescere dentro di sé il terrore, in un istante tutto perse importanza: la battaglia, i demoni urlanti, la paura di morire…
Tutto perse importanza, tranne quella figura ormai tanto familiare per Alec, sdraiata in una pozza di sangue.

Alec non aveva mai visto Magnus tanto pallido, e fu proprio ciò a impaurirlo di più.

Urlò il suo nome, impietrito.

In quel terribile istante, Alec si sentì sommergere dalla gravità dei suoi errori, da tutti gli errori che aveva fatto nella relazione con Magnus.

Si sentiva piccolo, inutile e sciocco.

Perché lui, Alec, aveva passato le ultime settimane pensando all’immortalità di Magnus ingelosendosi sempre di più, e adesso lo stregone stava morendo.
Aveva persino preso in considerazione la proposta di Camille di rendere Magnus mortale…
Adesso se ne pentiva amaramente.

Alec costrinse i suoi arti irrigiditi a muoversi, e corse come non aveva mai corso in vita sua, eppure più muoveva le gambe più gli sembrava di allontanarsi.
Si sentiva lento e goffo, e sentiva la certezza che sarebbe arrivato troppo tardi gravargli sulle spalle, come se stesse portando un pesante fardello.

Tutt’ad un tratto si trovò accanto a Magnus.

Il giovane si chinò sul corpo dello stregone, terrorizzato all’idea di ciò che avrebbe visto.
Magnus aveva gli occhi socchiusi, e rantolava lentamente. Ogni respiro sembrava l’ultimo.
Un lungo taglio gli squarciava il petto.

Alec trattenne il fiato alla vista della ferita, che gli parve più grave del previsto.

Come era potuto succedere? Come aveva potuto un essere immortale e potente come Magnus permettere che degli stupidi demoni lo ferissero? Come aveva potuto un unico istante cambiare tutto?

Alec non tentò nemmeno di fermare le lacrime, e si ritrovò a singhiozzare senza ritegno.

Il giovane cercò di tamponare la ferita, ma il sangue non si fermava e scorreva a fiumi. Era  impossibile trattenerlo, era come l’acqua che filtra tra le dita di una mano.
E così come il sangue filtrava tra le mani di Alec che, disperato, cercava di salvare il suo amore, così la vita di Magnus era trattenuta da un filo sempre più sottile.

Infine, mentre le lacrime e il sangue si mischiavano, Magnus esalò l’ultimo respiro.

Per un momento Alec aspettò il rantolo successivo.
Poi capì.
Mentre il mondo di Alec cadeva a pezzi, le tenebre si infittirono, e poi non ci fu più nulla.
 
 
 
 





 
 
 
Alec sentiva una luce sgradevole solleticargli le palpebre.

-Alec! Fiorellino, svegliati!

Quella voce. Quella voce gli era così familiare che ne conosceva ogni più piccola sfumatura - e conosceva ancora meglio la persona a cui apparteneva.

Aprì gli occhi.

Magnus era sdraiato su un fianco, il torso nudo coperto da un lenzuolo, e lo guardava sorridendo.
I suoi capelli erano una massa ingarbugliata di ciocche nere, e i suoi occhi verdi da gatto erano assonnati.

Il sollievo che Alec provò nel vederlo fu immenso. Era solo un sogno, constatò.

Il giovane Shadowhunter si buttò sul Nascosto e lo abbracciò con foga, e Magnus, colto alla sprovvista, ricadde pesantemente sul cuscino.

Lo stregone ridacchiò e baciò Alec, poi lo osservò più attentamente.

I suoi occhi azzurri erano spalancati, e aveva un’espressione tormentata.

-Alec, va tutto bene? Se è per Jace… lo sai, il fatto che al momento è una torcia vivente non è grave… si rimetterà presto!

Alec non diede segno di averlo sentito.

-Magnus, se avessi fatto qualcosa di molto grave… se avessi preso in considerazione una proposta malvagia, qualcosa che riguarda te e il nostro futuro insieme, senza consultarti… mi potresti mai perdonare?

L’espressione di Magnus si fece seria.

-Alec, sai che ti amo… perciò la risposta è sì, ti perdonerei in ogni caso, anche se tu avessi fatto qualcosa di gravissimo. Non potrei fare altrimenti.

Alec cercò di trattenere un sospiro di sollievo e, guardando dritto negli occhi a mandorla di Magnus, sussurrò: -Ti devo dire una cosa…
 
 
 
 
 
 

 
 

 

  
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