I’m alone
Il
giovane hanyou camminava nella foresta, o quel poco che ne era
rimasto, avvolto dal silenzio.
Ed eccomi qua, a passeggiare di
nuovo per questa foresta… questa maledetta foresta. Qui, proprio tra questi alberi… sono morti. Sì, tutti morti. Sono io
il solo e unico sopravvissuto…
È tutta colpa di Naraku. Quell’essere maligno ci ha teso una delle sue solite
trappole e… sembra che questa volta abbia funzionato.
Ci eravamo recati qui, perché Kagome sentiva la presenza di un frammento
della Shikon, e pensavamo che dietro ci fosse Naraku. Eravamo pronti a
combattere, pensavamo che, se fossimo rimasti uniti, tutto sarebbe
andato liscio…
…ma non è
stato così.
Il primo, o meglio, la prima a
morire è stata Sango: aveva ancora addosso il suo
kimono, non aveva avuto neanche il tempo di toglierselo… che si è subito
macchiato di sangue. Il suo sangue. Era stata colpita alla schiena da un’arma
appuntita: quella di suo fratello, Kohaku.
“SANGO!”
Inutile dire che Miroku è subito
corso da lei, ha cercato di farla riprendere in tutti i modi, ma per Sango non
c’era più niente da fare. A quel punto, non ci ha più
visto dalla rabbia. Si è voltato verso Kohaku e ha cercato di assorbirlo nel
vortice della sua mano.
“Signor Miroku, non lo faccia!”
E, questa volta, avrebbe dovuto davvero non farlo; ha assorbito Kohaku,
vendicando la morte di Sango, ma… è stato risucchiato anch’egli stesso.
“SIGNOR MIROKU!”
Io e Kagome eravamo
senza parole. Ci trovavamo davanti al cadavere di Sango, mentre Miroku…
dov’era? Non lo sapevamo. Sparito.
Sentimmo la risata di Naraku.
“Bene… il monaco e la
sterminatrice sono stati eliminati, insieme a
quell’inutile essere umano” ovviamente, si riferiva a Kohaku.
“Spaventati? Siete terrorizzati,
vero? I vostri amichetti non ci sono più e voi non potete contare su di loro,
adesso. Avete paura, e io lo so”
No, io non avevo paura. O meglio, non ancora. Miroku e Sango erano morti, ma non per
questo avremmo perso. C’eravamo ancora io, Kagome,
Shippou e Kirara.
Ma, all’improvviso, arrivò una
persona che non mi sarei mai aspettato di vedere in un
momento come quello: Kikyou.
“Kikyou… cosa ci fai qui?” chiesi
io, ma non ottenni risposta. Sembrava caduta in trance.
“Kikyou adesso appartiene a me”
sentii ancora la voce di Naraku.
“E
adesso, Kikyou… fai quello che devi fare!”
Kikyou aveva uno strano ghigno
dipinto sul volto. Non l’avevo mai vista così. Era ovvio che fosse sotto
l’influenza di Naraku.
In quel momento, sentii qualcosa
di caldo sfrecciarmi accanto. Era Kirara, che si era trasformata, e si stava
dirigendo verso Kikyou, con tutta l’intenzione di attaccarla.
“No, Kirara, non farlo!” urlò
Kagome, ma Kirara non l’ascoltava.
Era molto vicina a Kikyou, ormai
credevo che per quest’ultima non ci fosse più scampo…
…ma è
stata Kirara a non avere scampo.
Bastava un attimo, un solo
secondo, un altro passo per raggiungere Kikyou… ma proprio lì, crollò. Una freccia dritta al cuore, una morte istantanea, una Kikyou
fredda, ancora con l’arco in mano, una Kagome in lacrime, uno Shippou sconvolto.
“KIRARA!” urlò
di nuovo Kagome, ma l’animale, ritornato nella sua forma inoffensiva, non dava
segni di vita.
“Stupida creatura” disse Kikyou,
fredda, quasi in un sussurro, ma perfettamente udibile sia da me, che da
Kagome, e anche il piccolo Shippou riuscì a sentire quelle parole.
“Tu… tu… tu hai ucciso Kirara!
L’HAI UCCISA!” urlò Shippou, e si lanciò anche lui
all’attacco, in preda alla rabbia e al dolore. Delle lacrime di potevano
benissimo vedere scorrere sul suo viso, senza sosta.
Kikyou era rimasta impassibile,
mentre Kagome, con il volto rigato dalle lacrime, continuava ad urlare a
Shippou di fermarsi, ma lui sembrava non sentirla.
A Kikyou non servì usare il suo
arco. Con un gesto della mano, mandò Shippou lontano, facendolo andare a
sbattere contro il ramo di un albero… e quel ramo era appuntito.
“SHIPPOU!” Kagome, ormai, era in
balia delle sue lacrime. Continuavano a scendere dai suoi splendidi occhi,
senza che lei potesse fermarle.
Io, invece, ero troppo sconvolto,
troppo confuso, per piangere. Mi sembrava un incubo, un incubo dalla quale mi sarei svegliato…
Sango uccisa da suo fratello con
un colpo alla schiena, Miroku assorbito dal suo stesso vortice, Kirara uccisa
da Kikyou a causa di una freccia, e il piccolo Shippou appeso ancora a quel
ramo appuntito, che lo aveva trafitto.
Kikyou era più fredda di un
iceberg, mentre Kagome continuava a piangere, in ginocchio.
E io… incapace di agire.
“Eliminarvi è stato più facile del
previsto” disse Kikyou, risvegliando sia me che Kagome.
“E adesso…
diamo fuoco alla foresta!” e cominciò a lanciare le sue frecce ovunque.
“Questa è la vostra fine!” la voce
di Naraku rimbombò per tutta la foresta, facendomi gelare il sangue.
Poi vidi Kagome. *Devo salvarla*
pensai.
“Kagome… andiamocene…
andiamocene di qui!”
“No! Io non voglio abbandonare il
piccolo Shippou, Kirara, Sango e Miroku! Non voglio!”
“Kagome, non dire assurdità! Noi
dobbiamo andarcene e subito!”
“NO!”
“KAGOME, NOI DOBBIAMO METTERCI IN
SALVO, LO VUOI CAPIRE O NO?!”
Esplosi. Tutta la rabbia, il
dolore, l’odio… esplosero.
Kagome mi guardò, spaventata. Si
alzò lentamente in piedi e indietreggiò, con la chiara intenzione di
allontanarsi da me.
“Va’ via” disse sottovoce. “VA’ VIA!” urlò, e cercò di scappare.
“KAGOME!”
Troppo tardi. Un albero,
infuocato, le cadde addosso, ferendola gravemente.
“Inu…yasha…” furono le sue ultime
parole, alzando il braccio destro, come se volesse prendere il mio, ma era
troppo distante per prenderlo.
“Ka… Kagome… Kagome…?” ero
sconvolto. Tutti i miei compagni erano morti, senza che io potessi impedirlo, e
ora la foresta in cui mi trovavo stava andando in
fiamme.
Scappai.
Batté un
pugno sul tronco di un albero, uno dei pochi in buone condizioni.
Accidenti!
Perché non li ho salvati? Perché non ho evitato questa
tragedia? Perché? Perché?!
Continuava
a prendere a pugni l’albero, senza sosta.
Le persone più importanti della
mia vita sono morte. Morte. Morte!
Tirò
fuori la sua spada, Tessaiga, e iniziò a tagliare tutto quello che vedeva,
urlando.
“SONO
MORTE, SENZA CHE IO POTESSI AIUTARLE! SCOMMETTO CHE LORO SI SAREBBERO
SACRIFICATE PER SALVARE ME, MA IO ERO ANCORA TROPPO CONFUSO PER
POTER FARE QUALUNQUE COSA!”
Continuò
ad agitare la spada, demolendo i pochi alberi rimasti.
“SANGO,
MIROKU, SHIPPOU, KIRARA…” si bloccò di colpo, incupendosi. “…Kagome…”
Lasciò
cadere la spada a terra.
“Kagome…”
Cadde in
ginocchio.
“Kagome…
perché proprio tu… perché…”
Alcune
lacrime scesero sul suo volto.
“PERCHÉ?!”
Ora il
suo viso era rigato dalle lacrime. Lacrime che egli stesso, un tempo, credeva
di non poter versare, per niente e per nessuno.
Owari - Fine