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Autore: Chibichan    05/09/2004    6 recensioni
Non ho potuto salvarli... Sono morti, uno alla volta, senza neppure dire "Addio". Adesso ne ho la certezza: sono solo.
Genere: Triste, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’m alone

I’m alone

 

 

 

Il giovane hanyou camminava nella foresta, o quel poco che ne era rimasto, avvolto dal silenzio.

 

Ed eccomi qua, a passeggiare di nuovo per questa foresta… questa maledetta foresta. Qui, proprio tra questi alberi… sono morti. Sì, tutti morti. Sono io il solo e unico sopravvissuto…

 

È tutta colpa di Naraku. Quell’essere maligno ci ha teso una delle sue solite trappole e… sembra che questa volta abbia funzionato.

 

Ci eravamo recati qui, perché Kagome sentiva la presenza di un frammento della Shikon, e pensavamo che dietro ci fosse Naraku. Eravamo pronti a combattere, pensavamo che, se fossimo rimasti uniti, tutto sarebbe andato liscio…

 

ma non è stato così.

 

Il primo, o meglio, la prima a morire è stata Sango: aveva ancora addosso il suo kimono, non aveva avuto neanche il tempo di toglierselo… che si è subito macchiato di sangue. Il suo sangue. Era stata colpita alla schiena da un’arma appuntita: quella di suo fratello, Kohaku.

 

“SANGO!”

 

Inutile dire che Miroku è subito corso da lei, ha cercato di farla riprendere in tutti i modi, ma per Sango non c’era più niente da fare. A quel punto, non ci ha più visto dalla rabbia. Si è voltato verso Kohaku e ha cercato di assorbirlo nel vortice della sua mano.

 

“Signor Miroku, non lo faccia!”

 

E, questa volta, avrebbe dovuto davvero non farlo; ha assorbito Kohaku, vendicando la morte di Sango, ma… è stato risucchiato anch’egli stesso.

 

“SIGNOR MIROKU!”

 

Io e Kagome eravamo senza parole. Ci trovavamo davanti al cadavere di Sango, mentre Miroku… dov’era? Non lo sapevamo. Sparito.

 

Sentimmo la risata di Naraku.

 

“Bene… il monaco e la sterminatrice sono stati eliminati, insieme a quell’inutile essere umano” ovviamente, si riferiva a Kohaku.

“Spaventati? Siete terrorizzati, vero? I vostri amichetti non ci sono più e voi non potete contare su di loro, adesso. Avete paura, e io lo so”

 

No, io non avevo paura. O meglio, non ancora. Miroku e Sango erano morti, ma non per questo avremmo perso. C’eravamo ancora io, Kagome, Shippou e Kirara.

 

Ma, all’improvviso, arrivò una persona che non mi sarei mai aspettato di vedere in un momento come quello: Kikyou.

 

“Kikyou… cosa ci fai qui?” chiesi io, ma non ottenni risposta. Sembrava caduta in trance.

 

“Kikyou adesso appartiene a me” sentii ancora la voce di Naraku.

E adesso, Kikyou… fai quello che devi fare!”

 

Kikyou aveva uno strano ghigno dipinto sul volto. Non l’avevo mai vista così. Era ovvio che fosse sotto l’influenza di Naraku.

 

In quel momento, sentii qualcosa di caldo sfrecciarmi accanto. Era Kirara, che si era trasformata, e si stava dirigendo verso Kikyou, con tutta l’intenzione di attaccarla.

 

“No, Kirara, non farlo!” urlò Kagome, ma Kirara non l’ascoltava.

 

Era molto vicina a Kikyou, ormai credevo che per quest’ultima non ci fosse più scampo…

 

ma è stata Kirara a non avere scampo.

 

Bastava un attimo, un solo secondo, un altro passo per raggiungere Kikyou… ma proprio lì, crollò. Una freccia dritta al cuore, una morte istantanea, una Kikyou fredda, ancora con l’arco in mano, una Kagome in lacrime, uno Shippou sconvolto.

 

“KIRARA!” urlò di nuovo Kagome, ma l’animale, ritornato nella sua forma inoffensiva, non dava segni di vita.

 

“Stupida creatura” disse Kikyou, fredda, quasi in un sussurro, ma perfettamente udibile sia da me, che da Kagome, e anche il piccolo Shippou riuscì a sentire quelle parole.

 

“Tu… tu… tu hai ucciso Kirara! L’HAI UCCISA!” urlò Shippou, e si lanciò anche lui all’attacco, in preda alla rabbia e al dolore. Delle lacrime di potevano benissimo vedere scorrere sul suo viso, senza sosta.

 

Kikyou era rimasta impassibile, mentre Kagome, con il volto rigato dalle lacrime, continuava ad urlare a Shippou di fermarsi, ma lui sembrava non sentirla.

 

A Kikyou non servì usare il suo arco. Con un gesto della mano, mandò Shippou lontano, facendolo andare a sbattere contro il ramo di un albero… e quel ramo era appuntito.

 

“SHIPPOU!” Kagome, ormai, era in balia delle sue lacrime. Continuavano a scendere dai suoi splendidi occhi, senza che lei potesse fermarle.

 

Io, invece, ero troppo sconvolto, troppo confuso, per piangere. Mi sembrava un incubo, un incubo dalla quale mi sarei svegliato…

 

Sango uccisa da suo fratello con un colpo alla schiena, Miroku assorbito dal suo stesso vortice, Kirara uccisa da Kikyou a causa di una freccia, e il piccolo Shippou appeso ancora a quel ramo appuntito, che lo aveva trafitto.

 

Kikyou era più fredda di un iceberg, mentre Kagome continuava a piangere, in ginocchio.

 

E io… incapace di agire.

 

“Eliminarvi è stato più facile del previsto” disse Kikyou, risvegliando sia me che Kagome.

E adesso… diamo fuoco alla foresta!” e cominciò a lanciare le sue frecce ovunque.

 

“Questa è la vostra fine!” la voce di Naraku rimbombò per tutta la foresta, facendomi gelare il sangue.

 

Poi vidi Kagome. *Devo salvarla* pensai.

 

“Kagome… andiamocene… andiamocene di qui!”

 

“No! Io non voglio abbandonare il piccolo Shippou, Kirara, Sango e Miroku! Non voglio!”

 

“Kagome, non dire assurdità! Noi dobbiamo andarcene e subito!”

 

“NO!”

 

“KAGOME, NOI DOBBIAMO METTERCI IN SALVO, LO VUOI CAPIRE O NO?!”

 

Esplosi. Tutta la rabbia, il dolore, l’odio… esplosero.

 

Kagome mi guardò, spaventata. Si alzò lentamente in piedi e indietreggiò, con la chiara intenzione di allontanarsi da me.

 

“Va’ via” disse sottovoce. “VA’ VIA!” urlò, e cercò di scappare.

 

“KAGOME!”

 

Troppo tardi. Un albero, infuocato, le cadde addosso, ferendola gravemente.

 

“Inu…yasha…” furono le sue ultime parole, alzando il braccio destro, come se volesse prendere il mio, ma era troppo distante per prenderlo.

 

“Ka… Kagome… Kagome…?” ero sconvolto. Tutti i miei compagni erano morti, senza che io potessi impedirlo, e ora la foresta in cui mi trovavo stava andando in fiamme.

 

Scappai.

 

Batté un pugno sul tronco di un albero, uno dei pochi in buone condizioni.

 

Accidenti!

 

Perché non li ho salvati? Perché non ho evitato questa tragedia? Perché? Perché?!

 

Continuava a prendere a pugni l’albero, senza sosta.

 

Le persone più importanti della mia vita sono morte. Morte. Morte!

 

Tirò fuori la sua spada, Tessaiga, e iniziò a tagliare tutto quello che vedeva, urlando.

 

“SONO MORTE, SENZA CHE IO POTESSI AIUTARLE! SCOMMETTO CHE LORO SI SAREBBERO SACRIFICATE PER SALVARE ME, MA IO ERO ANCORA TROPPO CONFUSO PER POTER FARE QUALUNQUE COSA!”

 

Continuò ad agitare la spada, demolendo i pochi alberi rimasti.

 

“SANGO, MIROKU, SHIPPOU, KIRARA…” si bloccò di colpo, incupendosi. “…Kagome…”

 

Lasciò cadere la spada a terra.

 

“Kagome…”

 

Cadde in ginocchio.

 

“Kagome… perché proprio tu… perché…”

 

Alcune lacrime scesero sul suo volto.

 

“PERCHÉ?!”

 

Ora il suo viso era rigato dalle lacrime. Lacrime che egli stesso, un tempo, credeva di non poter versare, per niente e per nessuno.

 

 

 

Owari - Fine

  
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