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Autore: Nikilu    04/05/2013    4 recensioni
Tratto dal brano:
“Vuoi che ti racconti una storia?”
“Voglio che mi dici che mi ami Simon…”
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izzy Lightwood, Simon Lewis
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NdA: la storia è ambientata in "Città delle Anime Perdute", subito dopo il dialogo tra Clary ed Isabelle di cui ho riportato uno scorcio. Quindi, ATTENTI ALLO SPOILER! :)


**********




Izzy… se provi qualcosa per Simon, o se vuoi sapere cosa prova per te… forse dovresti dirglielo e basta.
[…]
Se non gli dici qualcosa, penserà che non sei interessata a lui e si arrenderà. Lui ha bisogno di te, Iz, e tu di lui. Ma ha anche bisogno che sia tu a dirlo.
 
Le parole di Clary le frullavano nella testa inesorabili. Il suo cervello le ripeteva in continuazione.
Ha bisogno di te, Iz, e tu di lui.
Era vero. O almeno lei aveva bisogno di lui.
Ma lui aveva bisogno di lei?
Nelle ultime settimane era così strana, percepiva delle sensazioni mai provate prima. E tutte quando era con Simon o pensava a lui. Non lo vedeva da tre giorni e sembravano un’eternità. Avrebbe voluto invitarlo all’Istituto e trascorrere un’altra notte insieme a lui, a dormire. Solo a dormire. Era stato così piacevole starsene tra le sue braccia, rannicchiata contro il suo petto freddo, con le gambe che si intrecciavano e le mani di lui ad accarezzargli i capelli. Per non parlare di quando l’aveva morsa. Aveva sentito il sangue ribollire come in pentola, come se stesse per esplodere dalle vene, come se lei stessa fosse un fuoco ardente. E lui si era fermato, non l’aveva uccisa, aveva avuto autocontrollo. E lei era felice in quel momento. Voleva quel morso. Fino a quel momento, era stata la cosa più vicina all’intimità che avessero vissuto. 
 
Doveva fare qualcosa. Simon non poteva entrare nell’Istituto quindi doveva raggiungerlo lei.
Doveva agire, doveva fare il primo passo come suggerito da Clary, altrimenti lo avrebbe perso per sempre. E Isabelle non riusciva ad immaginare un giorno senza Simon.
Si alzò con scatto felino dal letto dove si era appoggiata a riflettere e andò in bagno. Fece una doccia bollente e poi scelse accuratamente i vestiti da indossare. Si deve essere al top quando si confessano i propri sentimenti a qualcuno, giusto? Lei non ne sapeva niente dell’amore ma ne sapeva fin troppo di moda, quindi decise che, seppur non fosse una cosa consona in questi casi, si sarebbe fatta bella per Simon.
Indossò un vestitino nero lungo sopra al ginocchio e un paio di scarpe col tacco, le sue preferite. Un filo di trucco e corse giù per le scale.
Quando l’ascensore salì sferragliando, ne fuori uscì Alec con un aspetto funereo. La guardò dalla testa ai piedi e le chiese “Dove vai?”
“A fare un giro” rispose Izzy evasiva.
Alec non sembrava in vena di indagare e fece un cenno col capo, andandosene via e senza dare il tempo alla sorella di chiedergli cosa fosse successo. Lei lo guardò camminare lungo il corridoio con le spalle curve e il passo lento. Subito pensò a Magnus. Forse avevano litigato, ultimamente lo facevano spesso. Decise che al suo ritorno sarebbe andata da Alec a vedere come stava, forse ora voleva rimanere un po’ solo.
Una volta fuori dall’Istituto, raggiunse velocemente la stazione della metropolitana. Da lì, erano solo quattro fermate per arrivare nel quartiere di Jordan. Quando arrivò fuori al palazzo si rese conto che forse avrebbe dovuto chiamare Simon, non era sicura che fosse in casa, ma ormai era fatta. Non servì suonare il citofono perché il portone era aperto, così con passo spedito si diresse verso l’appartamento che Simon divideva con il lupo mannaro. Indugiò per un po’ davanti alla porta. Era pronta? Voleva farlo davvero? Voleva davvero dire a Simon che… Cosa gli avrebbe detto? Lei non sapeva com’era essere innamorati.
Per l’Angelo! Era una Cacciatrice! Una guerriera! Non poteva farsi intimidire da tutto questo. Prese coraggio e bussò alla porta. Dopo qualche istante, si ritrovò Simon davanti.
“Izzy!” esclamò il vampiro sorpreso di vederla lì “Cosa ci fai qui?”
Sono venuta a dirti che forse ti amo, pensò.
“E’ un brutto momento?” domandò incerta.
“No, anzi. C’è qui mia sorella Becky. Entra, voglio fartela conoscere” rispose con un gran sorriso e facendole spazio per farla entrare.
“No, oddio no. Cioè.. scusami, non sapevo ci fosse tua sorella. Passo dopo magari” si sentiva un idiota. Doveva telefonare, per Raziel!
“Davvero Iz, entra” le disse Simon prendendola delicatamente per la mano e facendola accomodare.
Si lasciò trasportare dalla mano fredda del vampiro e lasciò la presa non appena arrivarono in salotto. Becky assomigliava molto a Simon, aveva gli stessi capelli scuri e il sorriso dolce.
“Becky, lei è Isabelle” annunciò il ragazzo.
“Che piacere conoscerti! Simon mi stava parlando proprio di te” affermò allegra Rebecca, dando un piccolo abbraccio ad Izzy.
“Spero stesse parlando bene…” riuscì a dire. Non abbracciava mai nessuno, né i suoi genitori, né i suoi fratelli ed era strano essere abbracciati da Rebecca. In effetti, aveva abbracciato solo Simon.
“Certo che sì” fu la risposta della ragazza. “Vuoi del tè?” offrì gentilmente, indicando il tavolino davanti al divano.
Izzy annui grata e si sedette accanto a Simon. Non sapeva spiegarsi perché si sentiva così impacciata. Non era da lei. Bevve il suo tè in silenzio mentre Becky parlava, parlava, parlava.
Fu quasi una liberazione, un’ora dopo, quando la ragazza disse “Bene ragazzi, vi lascio. Torno a casa dalla mamma, magari mi ascolterà stavolta”
“Ne dubito” commentò Simon giù di tono.
“Ehi, sei mio fratello. Che tu sia un vampiro, un cervo o un pesce palla. Sei sempre tu e ti voglio bene” disse Rebecca stringendo il fratello in un abbraccio spaccaossa.
Anche Isabelle si alzò in piedi per salutare Rebecca e dopo un altro mini abbraccio accompagnato da un “Spero di rivederti”, rimase da sola con Simon.
 
Il vampiro accompagnò la sorella alla porta e Izzy iniziò a girare in tondo per il salotto. Era estremamente nervosa, come quando sapeva che doveva combattere. Solo che stavolta non doveva marchiarsi con le rune e scegliere le spade angeliche. Ora che ci pensava, avrebbe dovuto chiedere a Clary di marchiarla con la runa Antipaura... Basta, era stupido pensare a queste cose. Lei era Isabelle Lightwood.
“Hai fame?” chiese Simon rientrando in salotto e distogliendola dai suoi pensieri.
“Eh..?”
“Ti ho chiesto se hai fame. Ho solo sangue in frigo, Jordan non ha fatto la spesa e ora è chissà dove con Maya”
“Non ho fame” ribattè Isabelle.
“Tutto bene Iz? Sei strana… più del solito, se te lo stai chiedendo” cercò di scherzare Simon.
La Cacciatrice gli rivolse finalmente lo sguardo e si avvicinò a lui. Sentiva il cuore battere all’impazzata e temette che lui potesse sentirlo con il suo super udito. Lui le rivolse uno sguardo preoccupato, evidentemente non aveva una bella cera.
“Devo dirti una cosa…” iniziò la ragazza ma poi titubò.
“Iz mi stai spaventando. E’ successo qualcosa a Jace?” chiese allarmato.
“No, lui sta bene… è che…” come avrebbe dovuto dirgli che voleva stare con lui?
Simon le prese teneramente il viso tra le mani e le stampò un bacio lieve sulla fronte. La guardava con i suoi occhi marroni, intensi, dolci, così carichi di… di cosa? Non riusciva a decifrarlo.
Lei non era brava con le parole, preferiva i fatti. Lo prese per mano e lo trascinò nella stanza di lui, ancora spoglia, senza gingilli, poster o copriletto colorato.
“E’ ora di addobbare la stanza, non trovi?” disse Izzy provocando un’espressione di stupore sul volto di Simon.
“Sei venuta qui per dirmi questo?”
“No, sono venuta qui perché voglio dormire con te” buttò lì Isabelle, tra il serio e il sollazzato.
“Ma sono le otto di sera!” esclamò Simon divertito.
“E tu sei un vampiro che può stare al sole!” rispose lei per le rime.
Lui ridacchiò e la prese in braccio, lei sorpresa dal gesto trasalì. Simon la appoggiò delicatamente sul materasso e si stese accanto a lei.
“Vuoi che ti racconti una storia?”
“Voglio che mi dici che mi ami Simon…” la voce di Izzy era un sibilo, i suoi occhi neri brillavano nella semioscurità della stanza. Simon la guardò sbalordito e fece per parlare ma lei fu più veloce e lo zittì con un bacio. Le loro lingue si esplorarono fameliche, Izzy si tirò su e appiattì il suo corpo contro quello di Simon. Le mani di lui iniziarono a scivolare sotto il vestito, fino a raggiungere la schiena e le dita ricalcavano le cicatrici in rilievo. Lei strinse le gambe attorno ai fianchi di Simon e si abbandonò a lui. Erano così avvinghiati che sentiva la pressione del suo ciondolo tra di loro. Continuarono a baciarsi, ora più dolcemente, più lentamente, più amabilmente. Poi Simon si fermò, mise le mani sui fianchi di Isabelle e la costrinse ad alzarsi.
“Dicevi sul serio?” le chiese con gli occhi carichi di… affetto. Ora Izzy riusciva a vederlo.
Lei annuì e abbassò lo sguardo, imbarazzata dalla sua richiesta. Lui si mise a sedere così da avvicinarsi a lei che era ancora cavalcioni sul suo corpo.
“Sei una rubacuori, Isabelle Lightwood” le sussurrò all’orecchio.
“Già lo hai detto” replicò lei.
“Lo so” affermò Simon scrutando gli occhi neri di lei “E non ti spezzerò il cuore”
“Lo spero, perché altrimenti ti uccido” fu la risposta di Izzy.
“So che lo faresti” ridacchiò lui.
Lei gli passò una mano in fronte spostandogli i capelli. Li aveva fatti crescere per nascondere il marchio di Caino ma adesso non lo aveva più.
“Eri più sexy con il marchio”  constatò la Cacciatrice.
“Chiederò a Clary di farmelo di nuovo, se vuoi” scherzò il vampiro.
Risero insieme e Izzy gli portò le braccia al collo.
Rimasero abbracciati per qualche istante.
“Ci mettiamo più comodi?” propose Simon indugiando sulle loro scarpe.
Lei annuì e si liberò in fretta dei tacchi; lui si recò verso l’armadio e prese la sua t-shirt preferita: quella di Superman. La porse ad Izzy e lei capì che doveva indossarla.
“Mi piace molto come ti vanno le mie magliette” le confessò sorridendo.
Lei ricambiò il sorriso e si cambiò mentre Simon, da perfetto gentiluomo, le dava le spalle.
“Ho fatto” disse lei.
A quel punto, Simon si liberò delle scarpe e della maglietta rimanendo a petto nudo. Si tuffò accanto ad Isabelle e si abbracciarono. I loro corpi aderivano perfettamente, le curve di Isabelle erano fatte per colmare quelle di Simon. Le dita affusolate di lei trovarono il viso di lui e disegnavano i contorni del naso, delle guance, della bocca.
“Credo di amarti, Simon Lewis” confessò finalmente Isabelle.
“Io ti amo davvero, Isabelle”.

 
  
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