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Autore: Adelhait    23/11/2007    13 recensioni
La pioggia scendeva lenta e inesorabile, sui vetri di una finestra di un bellissimo appartamento. Il suo abitante era seduto su di una poltrona accanto ad un caminetto oramai spento, rendendo il luogo freddo e inospitale, ma a lui questo non importava. Ogni tanto guardava delle foto, mentre portava alle labbra un bicchiere pieno di whisky. In quelle foto vi erano lui in compagnia di una donna, erano felici, infatti, poteva vedere i loro visi contenti d’avanti la macchina fotografica. Posò il bicchiere su di un tavolino lì accanto, e cominciò ad accarezzare la superficie liscia di quell’immagine...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ritornare ad amare

 

 

Rieccomi con una nuova fanfic, so che ne ho altre tre da concludere, ma mi era venuta in mente questa nuova.

Spero che è di vostro gradimento, come avete capito la coppia è Sesshomaru/Rin, coppia che adoro alla follia.

Beh, ora vi lascio alla lettura.

***

 

1°: Freddo

 

 

La pioggia scendeva lenta e inesorabile, sui vetri di una finestra di un bellissimo appartamento.

Il suo abitante era seduto su di una poltrona accanto ad un caminetto oramai spento, rendendo il luogo freddo e inospitale, ma a lui questo non importava.

Ogni tanto guardava delle foto, mentre portava alle labbra un bicchiere pieno di whisky.

In quelle foto vi erano lui in compagnia di una donna, erano felici, infatti, poteva vedere i loro visi contenti d’avanti la macchina fotografica.

Posò il bicchiere su di un tavolino lì accanto, e cominciò ad accarezzare la superficie liscia di quell’immagine.

Due anni…sono trascorsi due anni d’allora, da, quando tu mi hai lasciato solo in questo mondo…ora cosa mi resta? Nulla…un vuoto che mai potrà colmarsi.

Si alzò, fece cadere a terra la foto e riprese il suo bicchiere e bevve l’ultimo resto di quel liquido giallognolo, un sapore bruciante che cercava di lenire quel dolore.

Quel dolore lento e soffocante che non gli dava tregua.

Finito di bere si voltò e vide che la bottiglia, posta su quel tavolino, era vuota, con passo deciso si diresse verso il mobile bar per prenderne una nuova, quando il telefono squillò, lui lo guardò con indifferenza, ora aveva qualcos’altro da pensare.

Lo lasciò squillare per un po’, quando la segreteria partì, quando sentì quella voce che conosceva bene, fece una smorfia di disgusto.

gSesshomaru, sono io…volevo chiamarti per sapere come stavi, beh, sai che Kagome e io siamo preoccupati. Sono parecchi giorni che non ti fai vedere…g

Lui ascoltava, mentre riempiva il suo bicchiere.

Lasciatemi in pace, basta con questa stupida facciata ipocrita…voi non capite il mio dolore.

gE poi ti volevo dire che non manca molto al Natale, e non voglio che il mio unico fratello…g

Fratellastro. Puntualizzò mentalmente.

gLo trascorri da solo…ti prego Sesshomaru alza quella dannata cornetta, so che sei in casa a bere…g

Natale, la festa solo degli schiocchi come te.

Si avvicinò al telefono alzò la cornetta e gli urlò.

-Lasciami in pace!-.

E sbatté la cornetta, lasciando la persona dall’altra parte arrabbiata e offesa.

***

Infatti, Inuyasha restò qualche secondo con il ricevitore in mano, quando lo posò era arrabbiato.

-Lo sapevo che andava così, è un tipo testardo-.

Kagome si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla.

-Su Inuyasha non fare così, vedrai che cambierà idea-.

-Ne dubito fortemente-.

Si voltò e si incamminò verso il salotto.

-Era meglio che non lo invitavo per trascorrere il Natale con noi, si merita di restare solo-.

-Inuyasha!-.

Urlò Kagome raggiungendolo, gli prese un braccio e lo fece voltare, lo guardò negli occhi e gli disse, leggermente alterata.

-Spero che tu stia scherzando-.

Inuyasha la guardò negli occhi, in quei splenditi occhi nocciola dolci e gentili, che adesso lanciavano lampi di rabbia, sospirò e le disse.

-Perdonami, ma non riesco a capire il suo comportamento…oramai sono trascorsi due anni dalla morte di Kagura e lui continua a stare chiuso in sé stesso. Io voglio aiutarlo, ma non vuole-.

Kagome poggiò il capo sul suo petto.

-Quando si ama una persona difficilmente riesci a dimenticarla, sappiamo tutti e due che sono trascorsi due anni, ma per Sesshomaru ancora sembrano solo poche ore…dobbiamo dargli tutto il tempo che vuole per guarire e noi dobbiamo stargli accanto, anche se lui non vuole-.

Aveva ragione, Inuyasha l’abbracciò con dolcezza e le disse.

-Hai ragione…dannazione hai sempre ragione, cosa sarebbe di me senza di te?-.

Lei rise e gli disse.

-Beh, di sicuro saresti morto di fame…su andiamo a mangiare stupido testone-.

Si staccò e lo prese per un orecchio, facendolo gridare dal dolore.

-Kagome ti prego lasciami l’orecchio, se me lo tiri così me lo stacchi…ahi…-.

Lei rideva di gusto, intanto si dirigevano in cucina dove vi era in tavola una cenetta fumante, ma d’un tratto lui prese il polso, di quella mano che lo torturava e con velocità avvicinò il suo viso al suo.

-Adesso mi voglio vendicare-.

Lei sorrideva maliziosa.

-E come?-.

-Così-.

Lui la baciò con passione, lasciandola senza fiato, quando si staccarono.

-Ti piace la mia vendetta?-.

-Certo che mi piace, ma adesso andiamo in tavola se no, tutto si fredda-.

Così la dolce coppietta si diresse verso la cucina a consumare la cena.

***

Si sentiva ancora furioso nei confronti di suo fratello, con rabbia staccò la presa del telefono e lo scaraventò a terra.

Così non scocceranno più…mi lasceranno in pace finalmente, voglio restare solo…solo nel mio dolore.

Si diresse verso il mobile bar, prese la bottiglia e si diresse nel suo studio.

Poggiò la bottiglia sulla scrivania, accese il computer e si sedette alla poltroncina, doveva distrarre la mente con il lavoro, questo doveva fare, però una sua foto era lì, che lo guardava sorridente.

La prese e la guardò per svariati minuti e poi veloce la ficcò in un cassetto della scrivania.

Basta! Non devo più pensare a te, anche se…anche se non ci riesco, ma lo devo fare.

Intanto il computer era pronto, lui prese la bottiglia e versò un po’ del suo contenuto nel bicchiere.

Adesso devo concentrarmi nel lavoro.

***

La musica rimbombava nelle orecchie di una ragazza bruna, mentre era intenta a sottolineare alcune frasi su di un libro, ogni tanto canticchiava spezzoni di frasi, ma non si era resa conto che una persona la guardava.

Ma come cavolo fa a studiare con quella musica, che ti rimbambisce e basta.

Leggermente furioso si avvicinò alla presa dello stereo e la staccò, in quel momento la ragazza un po’ infastidita disse, senza voltarsi.

-E adesso che gli prende a questo dannato aggeggio-.

-Che gli prende? Rin è possibile che debba venirti ogni volta a chiamare per scendere a mangiare-.

La ragazza sobbalzò e si voltò, vide che a parlare era stato suo fratello maggiore che la guardava un po’ infastidito.

-Ciao Naraku, è già ora di cena, ma come? Erano appena le tre due minuti fa e già sono…-.

Prese il proprio orologio poggiato sulla scrivania e vide ch’ erano.

-Le otto di sera!-.

Schizzò subito in piedi.

Cavolo avevo promesso a Kikyo che l’avrei aiutata con la cena, chissà come sarà furiosa adesso.

-Se stai pensando a Kikyo, lei non è arrabbiata, oramai non fa più caso a te e alla tua testa tra le nuvole…piuttosto scendi subito giù, la cena è pronta da più di cinque minuti-.

Disse Naraku, ma poi il suo sguardo fu attratto dal libro della sorella, lo prese e lesse il titolo.

Totem e tabù, di Sigmund Freud.

-Ma sorellina tu non studi storia moderna? E questo che c’entra con tuoi studi?-.

Domandò un po’ stranito il fratello ma Rin sorrise e riprese il libro per riporlo nella sua libreria, un po’ disordinata.

-Certo che studio storia moderna, ma vedi tra un mese c’è la sessione invernale dove sosterrò l’esame di antropologia religiosa, questo dolce librettino mi serve per quell’esame-.

-Alla faccia del librettino-.

Disse sarcastico Naraku, infatti, il librettino, come l’aveva definito lei era molto voluminoso.

-Bando alle ciance scendiamo giù, se no, davvero Kikyo si arrabbia e non mi piace quando lo è-.

Disse rabbrividendo, infatti, sua moglie era dolce e gentile, ma quando si arrabbiava diveniva una vera furia.

-Sì, hai ragione fratellone l’ultima volta che si è arrabbiata ti ha tirato dietro un vaso, certo che ha un’ottima mira ti ha preso in pieno viso-.

Disse ridacchiando Rin, mentre insieme al fratello dirigeva al piano di sotto dove li attendevano il resto della famiglia.

Ma Rin non sospettava che Babbo Natale le avrebbe portato un bellissimo regalo, un amore…

 

 

Continua…

   
 
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