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Autore: Sheero    04/05/2013    3 recensioni
| OriginalShipping | Red x Green |
«Si stiracchiò gemendo; portando le mani sulle spalle percorse con le dita i segni di numerosi solchi e graffi, tutti molto recenti. Quella notte, infatti, nella loro continua lotta per decidere chi dovesse prevalere sull'altro era stranamente riuscito a vincere e Red, per ripicca, aveva espresso tutto il suo disappunto scorticandogli la schiena. Piccolo mostro.»
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Green, Red
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Quando Green si svegliò di soprassalto era molto presto, e solo pochi pallidi raggi di sole entravano timidamente nella stanza che condivideva con Red. Aveva appena avuto un sogno agghiacciante, che gli sembrava c'entrasse qualcosa con Red, le galline, il suo Pidgeot e furry, ma non ne era troppo sicuro e, in tutta sincerità, non voleva nemmeno scoprirlo. Volse lo sguardo alla sinistra del letto, trovandovi Red profondamente addormentato. Aveva un'aria così innocente e rilassata che nessuno avrebbe potuto indovinare cosa si nascondesse dietro la facciata carina che era il suo viso.
Nessuno tranne Green, ovviamente.
Si stiracchiò gemendo; portando le mani sulle spalle percorse con le dita i segni  di numerosi solchi e graffi, tutti molto recenti. Quella notte, infatti, nella loro continua lotta per decidere chi dovesse prevalere sull'altro era stranamente riuscito a vincere e Red, per ripicca, aveva espresso tutto il suo disappunto scorticandogli la schiena. Piccolo mostro.
La loro relazione tirava avanti da qualche mese ormai. Green spesso si chiedeva per quale motivo amasse Red, la cui unica ambizione era stare su una montagna a fare l'eremita per il resto dei suoi giorni; non riusciva mai a capire a cosa stesse pensando, né era ancora riuscito a decifrare quello che provava per lui. In fondo non era cambiato molto da prima: la lotta, che era precedentemente combattuta coi pokémon, si era ora spostata al letto, dove l'uno cercava di prevalere sull'altro. Anche se Green sperava che fosse qualcosa di più rispetto al puro piacere personale, non era sicuro che davvero fosse così. Nessuno dei due era un tipo sdolcinato, né Green voleva porre domande imbarazzanti all'altro, sebbene morisse dalla voglia di farlo. «Va bene così» si ripeteva, anche se sapeva benissimo che la situazione era ben lungi dall'andare bene.
Normalmente, Red se ne stava sul monte Argento, e spesso andava di notte in casa di Green, se non era lui a fargli visita. Green invece passava le giornate a Viridian City, sconfiggendo senza il minimo sforzo allenatori senza speranza. L'unico che era riuscito a batterlo era un ragazzino moro, con un cappello nero e giallo al contrario e un ciuffo molto improbabile di capelli nerissimi. Più di improbabile dei capelli di Green che, a detta del dolce Red, sembravano un mocio vileda. Comunque, Green non capiva cosa ci fosse di così eccitante nello stare in quell'enorme, dannato monte quando l'unica possibile occupazione possibile era far compagnia alle pietre. E dato che Red era uno stronzo egoista, il motivo non poteva di certo essere quello; faceva ovviamente qualcos'altro, sassi o non sassi. 
Si alzò facendo cigolare il letto, senza curarsi minimamente del fatto che avrebbe potuto svegliare Red. Andò in bagno, si lavò la faccia e fissò lo specchio. Effettivamente, i suoi capelli assomigliavano davvero ad un mocio vileda. «Fanculo» sibilò tra i denti.
La schiena gli bruciava. Imprecò e, con enorme naturalezza, prese lo spazzolino dello stronzetto e lo infilò nel water. Con disinvoltura, poi, lo rimise al suo posto, come se non stesse facendo niente di più normale che tirare lo sciacquone. Soddisfatto della sua piccola vendetta, tornò nella camera, dove l'altro, ignaro di tutto, continuava a dormire. Cercò di svegliarlo - in modo non esattamente delicato - ma quello bofonchiò qualcosa di simile ad un «sembri una gru, Green», poi si rigirò e continuò indisturbato il suo sonno. «Fanculo», borbottò Green per la seconda volta, perdendo la pazienza e buttandolo giù dal letto. Red cadde con malagrazia e si svegliò di botto. Dopodiché, fissò con occhi sconvolti prima Green, poi il letto, poi Green e poi ancora il letto e, sbuffando, si rimise a dormire.
Siccome non c'era due senza tre, Green mormorò un altro «fanculo» e, pensando che prima o poi l'altro si sarebbe svegliato da solo, afferrò un paio di vestiti e scese giù per prepararsi ad andare in palestra. 

Red arrivò di sotto quando Green si stava dirigendo in cucina, con indosso una semplice maglietta nera senza maniche e pantaloni rossi. Disse qualcosa vagamente somigliante ad un "buongiorno" e si buttò sul divano, a pancia in giù. 
«Grazie per aver pulito il mio spazzolino, ma ne avrei fatto a meno», buttò lì Red, mentre Green passava lì vicino, come se stesse parlando del tempo. Green gelò e si fermò sul posto. Si limitò a emettere un grugnito piuttosto neutro.
«Red» lo chiamò poi «sono stanco morto. Fai tu qualcosa da mangiare?»
Arrivò solo un «no» deciso dall'altro, anche se un po' soffocato, dato che aveva la faccia spalmata sul cuscino del sofà.
«Dai» lo implorò Green, «almeno per una volta.»
Il moro volse lo sguardo sull'altro. Gli occhi vermigli erano innocenti e limpidi, e sembrava che ci stesse riflettendo su. Poi, con molta calma, oppose un altro secco «no». In effetti non aveva ponderato l'ipotesi nemmeno per un istante, tuttavia facendo finta del contrario aveva tenuto il compagno sulle spine facendo nascere la speranza di una risposta positiva, che era stata ovviamente malamente stroncata. 
Imprecando su divinità a caso, Green se ne andò in cucina. Red, soddisfatto, tornò con la faccia sul suo cuscino. Probabilmente si sarebbe potuto anche addormentare di nuovo, se non avesse sentito uno strano odore dalla stanza lì accanto. Somigliava vagamente a uova fritte. Si alzò di malavoglia a vedere che cosa stesse facendo l'idiota, e lo trovò impegnato a farsi delle frittate. Frenò l'impulso violento di spiaccicarsi una mano in faccia, gli si avvicinò da dietro e gli cinse il collo con le braccia. Green rabbrividì e poco mancò che si rovesciasse tutto addosso. Red ghignò soddisfatto, consapevole del fatto che più che piacevole il suo gesto doveva essere solo parecchio inquietante. 
«Green caro» gli sussurrò soave all'orecchio «cosa stai facendo, di grazia?»
«Non è ancora ora dell'oculista, Red» ribatté l'altro, strafottente.
«No, mi chiedevo solo per quale motivo stessi facendo frittate alle otto del mattino. Mi sfugge.» continuò, sempre con quel tono vagamente agghiacciante.
«Perché avevo voglia» disse quello, spazientito «quindi o ti attacchi, o te ne vai a mangiare neve quando sarai tornato lassù» concluse.
Anche Red, senza sapere che quello che pensava era pienamente ricambiato, si chiedeva spesso perché stesse insieme a un idiota come Green. Che cosa ci trovava, dopotutto, in un imbecille dai capelli assurdi che faceva il capopalestra fallito? Era così stupido che, probabilmente, se gli avesse detto che era possibile infilarsi nei citofoni lui ci avrebbe davvero creduto. 
Green sbuffò, mandò mentalmente a fottersi sia lui che la frittata e, mormorando il quarto «fanculo» della giornata, smise di fare quello che stava facendo e trascinò Red sul divano.
Probabilmente, quel giorno la palestra avrebbe aspettato.
  
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