Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: _GreenFlower    04/05/2013    3 recensioni
Incontrai lo sguardo penetrante di due grandi e bellissimi occhi grigi, come una tempesta sul punto di scoppiare. Per un momento non riuscii più a muovermi.
Possibile che un semplice (beh, semplice per modo di dire) sguardo potesse farmi questo effetto?
Evidentemente si, vista la mia reazione.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Annabeth Chase, Grover Underwood, Luke Castellan, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buonasera!
Prima che vi mettiate a leggere la storia (la prima che scrivo su Percy Jackson, quindi non vi aspettate questo gran che) vi volevo avvisare che se per qualsiasi oscuro motivo vi appassionate (ho usato il verbo giusto?) a questa cosuccia, sarò veramente, MA VERAMENTE, molto lenta ad aggiornare. Lo so come si ci sente a non vedere mai un aggiornamento nonostante si stiano aspettando i secoli (non so che mi succede oggi, mi sento in continua indecisione sui verbi da usare-.-) ma il tempo per scrivere è davvero troppo poco.
Vabbè, a parte questi insignificanti dettagli, il resto è a posto.
Buona lettura!
 
 
 
 
Un fischio di ammirazione risuonò per i corridoi.
Non che fosse una cosa rara, quello stupido di Rob ormai fischiava pure alle cesse. Ma era normale, dopo tre anni di superiori. La situazione era questa:  quelle grandi non prendevano neanche in considerazione la tua esistenza, pure quelle brutte ti snobbavano, mentre le piccole per la maggior parte erano già fidanzate oppure… non erano questo gran che. 
Questo però, per me, non era un problema.
Non mi piaceva ammetterlo, ma ero abbastanza “apprezzato” dalle ragazze.
Il punto era che a me questo non interessava. Cioè, non che non mi piacessero le ragazze, ma quelle che conoscevo erano tutte galline. Urletti, foto, abiti, borse… insomma, avete capito.
Per questo non mi girai dopo il fischio. Immaginavo che fosse la solita oca di turno, con scollatura esagerata  e maschera di trucco.
Il problema principale era un altro, in quel momento.
-Stupido armadietto…-
-Percy!-
Mi girai, e dietro di me c’era Amy.
Era una ragazza molto bella.
Molti pensavano fosse la più bella della scuola.
È vero, io e Amy avevamo avuto una relazione, in passato.
Ma più che altro, mi ero sentito obbligato a mettermi con lei.
I miei “amici” avevano iniziato a darmi del  pazzo quando dissi che non mi piaceva.
-Amico, dai retta al vecchio Zio Frank. Quella è una cosa seria. “Una botta e via”, se proprio non ti piace. Ricorda: “meglio pentirsi che rimpiangere”.-
E così avevo ascoltato il “vecchio Zio Frank”.
Ci eravamo messi insieme.
Ma non ci volle molto a capire che non eravamo fatti l’uno per l’altra.
Per tacito accordo ci eravamo lasciati.
Non era una cosa per noi.
In compenso eravamo diventati più amici che mai.
Eravamo come il pane e la nutella, le scarpe e le donne, il calcio e gli uomini, il burro e marmellata, un’alcolista e la sua birra e… si insomma, quello.
Sempre insieme.
Passavo più tempo a casa sua che a casa mia.
Uno dei tanti motivi, era che volevo lasciare un po’ di spazio alla mamma e a Paul. Erano così impegnati, che non volevo dargli altre preoccupazioni, come i miei fantastici voti a scuola.
Fatto sta, che Amy mi guardava raggiante.
-Indovina?-
-Beh, sicuramente non hai preso di nuovo 3 a Scienze…-
-Ah ah ah. Quanto sei simpatico. Comunque l’ho recuperato. Ma lascia perdere Scienze… non è scuola!-
Mi guardava piena di aspettativa. Non mi andava di parlare, anche perché quel cazzo di armadietto mi aveva fatto saltare i nervi. Ma era Amy, quindi…
-Se non è scuola, può essere solo un’altra cosa…-
-Hai indovinato.-
Luke.
Il ragazzo più desiderato dalle ragazze della scuola.
Faceva il quinto liceo ed era il sogno segreto di tutte.
Invidioso?
Per nulla. Ero ben felice di cedergli anche tutta la mia fila di oche starnazzanti.
 E naturalmente Amy era follemente e irrimediabilmente innamorata di lui.
Io le avevo detto cento volte di provare a dirglielo, ma lei mi aveva risposto che, per lei, Luke era irraggiungibile.
A volte le ragazze sanno essere proprio stupide.
-Allora? Se mi racconti ancora una volta che ti ha salutato fuori scuola io giuro che…-
-No. Mi ha chiesto di uscire.-
Oh. Cioè, ok. Era strano che glielo avesse chiesto così di colpo. Di solito si fermava a un “Ciao, come stai?”. In teoria dovevo essere felice per lei, ma qualcosa non quadrava.
E il mio istinto non sbaglia mai.
-Così. Di colpo.-
-Esatto.-
-E non è un po’… strano?-
-Perché?- Amy mi guardava incuriosita.
Ah, l’innocenza. Era una delle sue migliori e peggiori caratteristiche.
-Beh… non vi frequentate molto e lui tutto a un tratto se ne esce così…-
-Sei geloso?-
La guardai allibito.
-Che?!-
-Ho letto da qualche parte che i migliori amici sono sempre un po’ gelosi.-
-Amy stavo solo dicendo che… lascia perdere. E tu che gli hai risposto?-
-Gli ho detto di no.-
-COSA?!-
Mi fermai a guardarla, sbalordito.
-Oh, Percy, ma ti si deve insegnare proprio tutto eh? “In amore vince chi fugge”- recitò alzando in aria un dito, con aria saccente. –Ora gli ho detto di no, ma poi lo richiamerò e gli dirò che mi sono liberata dall’impegno e che posso uscire con lui. Non hai letto “Le 10 regole per far innamorare”?-
Quanto complicano le cose, le ragazze.
La campanella di inizio lezione interruppe la nostra conversazione. La scuola era iniziata solo da 10 giorni, e già avrei tentato con molto piacere il suicidio.
-Percy, devo scappare, ho quella di scienze- la sua faccia si contorse in una smorfia.
-Ci vediamo dopo! Ah, Percy, poi mi dici che ne pensi di quella nuova.-
-Quella nuova?-
-A dopo!- Non aveva sentito la mia domanda, era già entrata in classe.
Io mi diressi verso la mia con molta calma. Pensavo a quello che aveva detto Amy, su Luke.
Quel tipo non mi convinceva.
Avevo provato a dirglielo, ma lei mi aveva detto che ero un ragazzo, che di queste cose non ci capivo niente, e avevo lasciato cadere l’argomento.
Mentre camminavo nei corridoi deserti (eh si, avevano tutti questa gran paura di entrare tardi) incrociai un gruppo di ragazze.
Quelle di cui vi parlavo prima.
-Ciao Percy, ti ricordi di me?-
“Mai vista prima… E se ti ho già incontrata, non era una bella giornata”
-Ehm… certo… Sei…-
-Sharon-
“Questo nome non mi dice assolutamente niente”
-Ah, certo ora ricordo. Beh, felice di averti rivisto…- “Come si chiamava? Ah, giusto…” -…Sharon.-
E me la filai. Sentii le ragazze ridacchiare e sospirare, parlottando e complimentandosi a vicenda come delle… oche. Spiacente, era l’unica parola che mi veniva in mente tutte le volte che le vedevo. Ah, no, c’era pure galline, anatre, insopportabili, ragazze di plastica e… insomma, stavo veramente prendendo in considerazione l’idea di farmi prete.
Tutto, tranne che passare la mia vita con delle persone del genere.
I miei pensieri furono interrotti dalla voce squillante della Kerr, che urlava inutilmente alla classe di fare silenzio. Sospirai, preparandomi a un’altra noiosa e monotona giornata a scuola.
Quando aprii la porta, vidi i miei compagni girarsi a guardarmi. Ma non c’era stupore, nei loro sguardi. Ormai erano abituati ai miei ritardi. Come anche le professoresse, che non esigevano più neanche una spiegazione. Il mio sguardo cadde sul mio banco che mi aspettavo di trovare vuoto. Si, perché una volta il mio vicino di banco era Grover.  Era l’unico vero amico che avevo mai conosciuto. Un po’ strano, è vero, ma sempre il migliore.
E invece incontrai lo sguardo penetrante di due grandi e bellissimi occhi grigi, come una tempesta sul punto di scoppiare. Per un momento non riuscii più a muovermi.

Possibile che un semplice (beh, semplice per modo di dire) sguardo potesse farmi questo effetto?
Evidentemente si, vista la mia reazione.
A quanto pare, rimasi fermo sulla porta troppo a lungo, perché la professoressa sospirò.
-Che c’è, Percy? Lo sai che tanto ho perso la voglia di sgridarti per i tuoi ritardi, perciò vai a posto e almeno non interrompere la lezione.-
-Chi è lei?-
La domanda mi uscì più brusca di quanto avrei voluto.
La classe ridacchiò, divertita. Probabilmente avevo un’espressione strana, ma non mi importava.
Volevo sapere chi era la ragazza che era riuscita a scuotermi in quel modo solo con uno sguardo.
-Chi sei tu, piuttosto.-
Spalancai gli occhi. Non ero abituato a sentirmi rispondere così da una ragazza. Ero abituato a quelle che arrossivano a ogni mia parola, o che balbettavano e sussurravano risposte incomprensibili. Invece lei aveva un’aria di sfida, le braccia incrociate sotto un seno molto… Ehi, ma cosa andavo a pensare?!
-Percy, lei è Annabeth Chase. Annabeth, lui è Percy Jackson.-
-Piacere.-
-P-piacere.-
Avevo balbettato?! Ok, cosa mi stava succedendo?
-Percy, l’ho fatta sedere vicino a te, visto che è l’unico posto libero e, fino a nuovo ordine, rimarrete così. E poi ti può aiutare un po’. Ho visto che la signorina Chase ha buoni, per non dire ottimi, voti in ogni materia. Sono sicura che stringerete amicizia velocemente.-
Stavo entrando nel panico. Che starna giornata.
-Professoressa, io non ho bisogno di nessun aiuto.-
-Beh Percy, non direi. I tuoi voti non sono proprio buoni.-
Rimasi in silenzio. Mi veniva da ridere, una risata isterica, ma mi trattenni. Non volevo dare di matto davanti a lei alla classe.
Così, con passo lento, mi trascinai malamente verso il mio banco, lanciando a terra lo zaino e cadendo di peso sulla sedia.
-Delicato come un elefante ubriaco, vedo…-
-Cos’hai detto?-
-Niente.-
-Rob, Carl, fate silenzio! E, Percy, potresti abbassare il tono della voce?-
-Mmh- dissi senza degnare l’insegnante di uno sguardo. La mia attenzione era tutta focalizzata su pensieri come “Oddio meno male che mi sono lavato stamattina” oppure “Non tremare, stai calmo, non c’è alcun motivo di tremare”, e a malapena mi accorsi dello suo sguardo leggermente turbato.
-Mmm… Come mai vieni trattato così bene? Cos’è, il tuo paparino è un famoso menager?-
La guardai allibito. Come si permetteva quella ragazza più bella che la faccia della terra abbia mai visto ragazzina!
La rabbia mi salì dentro, ma non per le sue parole.
Per quello che stava succedendo.
Cos’era quella strana sensazione?
-Beh, perché tu lo sappia, il rispetto qua dentro me lo guadagno da solo.-
Mi alzai di scatto, tra lo stupore della classe. Mi avvicinai al suo volto e ringhiai tra i denti:
-Ah, e per la cronaca: mio padre è morto.-
Non riuscì a vedere la sua espressione, perché ero già uscito dalla classe.
Ero infuriato.
Cazzo che giornata di merda.
Ero talmente preso dai miei pensieri, che sentivo a malapena le minacce della Kerr, che mi correva dietro in corridoio nella speranza di raggiungermi.
-Percy, se non ti fermi subito sarò costretta a sospenderti! Hai capito bene? Sospensione! Percy mi stai ascoltando? Fermati!-
Mi voltai di scatto, e non so che espressione avevo in quel momento, ma non doveva essere proprio simpatica perché la Kerr mi guardò un po’ paurosa.
-Professoressa, non mi sento bene. Vado a casa.-
E la lasciai lì, senza parole.
Uscii da quella maledetta scuola e mi sentii libero da ogni pensiero.
Beh, più o meno.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: _GreenFlower