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Autore: Sophie_Wendigo    04/05/2013    2 recensioni
-È irrazionale Sherlock, è irrazionale.- Si ripeteva ad occhi chiusi l'investigatore.
“Sarò ancora qui quando li riaprirai, se è a quello che stai pensando!” disse il criminale, accennando ad una risata.
Genere: Erotico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty , Sherlock Holmes
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sherlock Caramel'
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Moriarty rimase immobile, disteso a terra, riverso nel sangue di qualche ignoto pezzente, macchiandosi il suo completo nero, attendendo il tempo indispensabile per non sentire il tonfo di un corpo schiantarsi al suolo.
Finalmente poté togliersi quell’espressione statica dal volto, sedersi e prendersi giusto quei due minuti per imprecare contro l’enorme macchia di sangue che gli imbrattava parte della spalla e della manica destra, mentre con l’altra mano frizionava via il liquido cremisi dai capelli corvini. Poi si diede un contegno, si alzò, spolverando i pantaloni gessati e prendendo da una delle tasche prima un chewing-gum e, a seguire, il suo telefono.
Masticando, scribacchiò un sms, poi si diresse ciondolando con fierezza alla porta, che conduceva dal tetto alle scale del Bart’s.
 
Adesso tocca a te, caro My.
JM.
 

Due anni dopo.

 
Sherlock era rientrato a Baker Street da circa un mese, dopo aver girovagato sotto falso nome in giro per il mondo per i precedenti 24.
Fuori, un cielo indeciso lasciava cadere fiocchi bagnati, e l’investigatore, seduto sulla sua poltrona, osservava il fuoco, straziando qualche leggendaria sinfonia col violino.
Stanotte il suolo gelerà e domani mattina avremo la neve fin sopra i ginocchi, dannazione. Pensò, sbuffando appena. Non sopportava la neve, era solo d’impiccio e decisamente antiestetica.
D’un tratto, lanciò il fragile strumento sulla poltrona vuota di fronte a lui.
Era completamente solo in quel momento: John si era trasferito nell’appartamento della moglie, la signora Hudson era in crociera nel mediterraneo, Lestrade cercava di salvare la sua relazione e Molly ne aveva appena cominciata una nuova.
Solo. Ma soprattutto: annoiato. Cosa poteva esserci di peggio?!
Oh, in realtà molte cose, ma a lui capitò la peggiore di tutte.
In quel silenzio, in quella solitudine, immerso nella noia, ricordò.
Jim   St. Bartholomew Hospital   tetto   Jim   ricatto   pistola   Jim   sangue   Jim   biglietto   vuoto   Jim   Jim   Jim
Ricordò quel giorno, lontano nel passato ma vicino nel cuore, quel giorno in cui pareva non vi fosse via di scampo, quel giorno in cui lui sarebbe dovuto morire e invece fu un pazzo ad avere quello che considerava il suo destino, il suo miglior nemico.
Lo avrebbe impedito se avesse potuto, ma era successo tutto troppo in fretta…
Credeva fermamente che neppure Jim si fosse accorto di quello che stava per fare, tanto la sua stessa mente correva veloce.
Il freddo della pistola lo colse quasi di sorpresa nella sua tasca, e dire che Sherlock aveva scorto anche quel piccolo sussulto in lui, quando le sue dita sfiorarono il metallo.
Quella piccola scossa, quel fremito impercettibile, quella carica di adrenalina che aveva spento tutto, persino i suoi occhi nella luce tiepida di Londra, Sherlock l’aveva percepita.
Ma non era stato abbastanza svelto, non aveva calcolato quanto quell’uomo fosse disperatamente folle, non avrebbe mai potuto prevedere una mossa del genere. Non da uno che indossava un Westwood.
L’investigatore si alzò, prendendo il cappotto e avvolgendo l’immancabile sciarpa blu attorno al collo.
Scese con calma le scale, con la testa leggera, forse per la prima volta dopo un’eternità, richiuse la soglia del 221B alle spalle e, accostandosi al ciglio della strada, attese il passaggio di un taxi, che lo avrebbe portato nel posto in cui non si sarebbe mai aspettato di andare.
 Scese di fronte ai cancelli scrostati del cimitero, vi passò a traverso e percorse gran parte del giardino bagnato affondando con tutta la suola delle scarpe lucide.
Si fermò ad un triste banco, ricolmo di fiori altrettanto tristi, coperti sgraziatamente da un telo di plastica, esattamente come l’anziana signora che li vendeva.
Si prese il suo tempo, cercando qualcosa di adatto: ormai che era lì, voleva fare le cose per bene.
Finì col scegliere una forse banale rosa, rosso scuro, che verteva al nero all’attaccatura dei petali.
Riprese il suo cammino, rigirandosi fra le dita il lungo stelo irto di spine, prestando attenzione a non ferirsi.
Non sapeva esattamente dove si trovasse, Mycroft gliel’aveva detto qualche mese prima, mentre parlavano del più e del meno in una di quelle conversazioni di convenzione che facevano di tanto in tanto. La scorse da lontano, e quasi se ne stupì: credeva fosse più vicina o di averla perfino sorpassata.
Quando la raggiunse, nel silenzio ovattato della sera, acuito dai pochi fiocchi di neve che avevano cominciato a scendere, rimase immobile, leggendo e rileggendo l’iscrizione della lapide nera.

James Moriarty
1976-2011

Quando si sentì soddisfatto, e senza neppure essersi chiesto come poteva portargli tutto quel riguardo, si avvicinò quel tanto che bastava, s’inginocchiò e posò la rosa sul terreno umido, ma appena lo fece, la sua mano fu raggiunta da un un’altra, che raccolse il fiore.
C’era qualcuno dietro di lui e non se ne era minimamente accorto. Fece per voltarsi, ma una voce lo bloccò, facendogli mancare il respiro.
“Gran bella scelta, davvero.” Sherlock era incapace di muoversi, era semplicemente surreale. “E io che credevo di essere l’unico a mancarmi!” disse il tono caldo e strafottente di Jim, che avvicinò con nonchalance la rosa al viso, odorandone il profumo dolciastro.
L’investigatore si alzò lentamente, cercando in ogni modo di mantenere la calma e ragionare lucidamente.
Serrò le palpebre e prese un bel respiro.
È irrazionale Sherlock, è irrazionale. Si ripeteva ad occhi chiusi.
“Sarò ancora qui quando li riaprirai, se è a quello che stai pensando!” continuò il criminale, avvicinando le labbra al suo orecchio per poi accennare ad una risata. “Ma è ovvio che stai pensando quello. Smetti di fare il bambino, Sherlock.” Il suo tono adesso era cambiato: perentorio e quasi stizzito.
Il ricciolo attese che si fosse allontanato ancora, poi si voltò e, dall’espressione di James, capì che la sua doveva essere una via di mezzo fra lo stupito, il ridicolo e lo spaventato.
“Posto insolito dove trovare un morto, che oltretutto dovrebbe essere sepolto sotto i miei piedi.” Disse acquistando il suo solito fare risoluto, o almeno sforzandosi di sembrarlo.
“Credevo che ormai te l’avesse detto… strano.” Fece il consulente criminale, ignorandolo e quasi parlando con se stesso.
“Credevi che mi avesse detto cosa? E soprattutto, chi?” chiese perplesso, fissando il suo volto. Ancora non riusciva a spiegarsi la sua presenza: aveva visto il suo corpo, privo di vita, ed era lui senza ombra di dubbio. Ma adesso che ci pensava, anche John aveva visto il suo cadavere, eppure eccolo lì, vivo e vegeto.
“Mycroft.”
“Mycroft?! Cosa centra Mycroft adesso?”
“Oh beh… ormai ti ho rovinato la sorpresa, tanto vale dirtelo! Mycroft sapeva che ero vivo, a dir la verità aveva preso accordi con me riguardo la nostra… ehm… uscita di scena?”
“Non siamo in una commedia teatrale, questa è realtà! Spiegati meglio.”
“Avanti, so che se t’impegni puoi farcela anche da solo!” lo sfidò Moriarty, spostando il peso del corpo su una gamba, mentre recideva con qualche difficoltà lo stelo della rosa.
“Lo hai pagato affinché ti desse una via d’uscita da quel tetto, così avete organizzato l’espediente della pistola e della finta morte. Sapevi fin da subito di non avere speranze, stavi solo bluffando.”
“Oh mio dio… sei ancora più patetico di come ti ho lasciato! Davvero credi di avermi battuto?! Davvero ancora non lo hai capito?! Sei molto meno intelligente di quanto pensassi, Verginello…” lo sfotté lui, passandosi rassegnato le mani sul viso.
Sherlock lo guardò confuso, cosa non aveva calcolato?
“Se sei vivo, devi solo ringraziare me. Io ti ho salvato! Io ti ho dato la possibilità di organizzare il tuo giochino! Io, stupido idiota! Dannazione, non avevi capito che la mia più grandi vittoria sarebbe stata vederti gongolare per aver eroicamente salvato il culo a quei tre sfigati dei tuoi amichetti!?”
“Sei ancora più svitato di come ti ho lasciato.” Commentò l’investigatore, copiando la sua frase svogliatamente. Eppure, un dubbio, un piccolo tarlo, aveva iniziato ad inquinare tutte le sue teorie.
“Mi devi la vita, Sherlock Holmes.”
“E, sentiamo, cosa c’entrerebbe mio fratello in questa storia?”
“Avevo il coltello dalla parte del manico, perché non divertirmi ancor di più? Potevo vedere Mycroft Holmes strisciare per il fratellino in pericolo, e l’ho fatto. Mi avrà implorato sì e no una decina di volte… Con tutta la dignità di cui è capace, s’intende, ma l’ha fatto! Mi ha offerto anche dei soldi! A me, capisci?!” disse Jim intervallando ogni parola con delle risa compiaciute.
Sherlock digerì le sue frasi con evidente disgusto: per se, perché l’aveva sottovalutato, e per suo fratello, si poteva essere più patetici?!
“E perché avresti voluto salvarmi?” sussurrò a mezza voce, quasi intimorito dalla risposta.
“Te l’ho appena detto, Noiosissimo-Sherlock, la mia vittoria! … Sbaglio o sembri deluso? Non crederai che l’abbia fatto perché tengo a te?! È questione di principi Sherlock, ho un codice per quanto ti possa sembrare strano, e non sono disposto ad infrangerlo, neppure per te!” continuò il criminale, avvicinandosi di un passo e infilando con indifferenza il moncherino dello stelo nell’asola del suo cappotto scuro. “Sta molto meglio a te, Sexy…” soffiò soddisfatto con un tono forse troppo dolce, aggiustandogli il bavero e la sciarpa, così che il fiore scarlatto potesse risaltare meglio. “Io mi terrò le spine.” Concluse sorridendo, infilandosi in tasca ciò che rimaneva dello stelo, per poi voltarsi e riprendere il viale, ormai coperto da una timida patina di neve. “Immagino ci rivedremo presto, magari per una rimpatriata con il vecchio Johnny-Boy! In un ristorante di lusso, con tante candele e calici di cristallo… ci prendiamo una serata solo per noi! Addio Sexy!” disse a voce più alta, così che potesse sentirlo, infilando poi le mani in tasca e proseguendo la sua placida camminata.
Sherlock lo seguì con lo sguardo, finché non scomparve del tutto, e allora sollevò il volto al cielo, svuotando la testa nelle nubi scure che lo sovrastavano, perdendosi a contare i fiocchi che si depositavano come aghi gelidi sul suo viso.
Restò lì per un tempo indefinito, sotto la neve.
Incredibile l’effetto che ebbe su di lui quell’imprevedibile incontro.

Note: Bene bene! Eccomi di nuovo qui, per vostra sfortuna! Oramai, come avrete tutti capito, alla sottoscritta non piacciono le coppie normali, no, sarebbe troppo semplice -.- devo complicarmi la vita, sennò non sono contenta! Quindi *rullo di tamburi* ecco a voi la mia SHERIARTY :D Non linciatemi, vi prego u.u so quanto non sia ben vista questa coppia, ma a me ispira, e spero che vi faccia cambiare un pochino idea ^^ 
Che dire? Spero con tutto il cuore che sia di vostro gradimento, che non sia troppo OOC, e che non ci siano errori!
Vi auguro una buona continuazione, tanti bacini -3-
Ah! Ricordate! SINCERI E BRUTALI! come sempre <3

Unknown Diary_
  
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