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Autore: _Miss_X_    05/05/2013    4 recensioni
Estratto dal primo capitolo "I due dopo un po’ si guardarono e si misero a ridere, una risata isterica e liberatoria, poi a lei cominciarono ascendere dei lacrimoni di paura giù dalle guancie mentre la bocca ancora rideva, lui le prese il viso e lo appoggiò sulla sua spalla.
:-E’ tutto finito… tranquilla Sa…
Lei singhiozzò
:-Sara… Queen! Riprenditi!
Lei dopo un altro paio di singhiozzi rotti gli sferrò un pungo allo stomaco e lui soffocò un’imprecazione.
:-Choi Jun Hong… piantala di farmi da madre…."
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La storia ruota attorno a Sara Queen, una liceale del terzo anno, non troppo gentile e a Jun (meglio conosciuto come Zelo), ma appariranno anche Yongguk, Daehyun, JoungJae, JongUp e Himchan, insomma il team Migliori Assoluti Perfetti al completo...
Genere: Azione, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zelo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

:-Allora non ti sei stancato? Disse la ragazza
:-No, perché dovrei stancarmi Queen…-disse l’uomo davanti a lei -ho l’impressione che tu potresti essermi utile, ti ho vista davanti alla scuola, spesso, alla fermata dell’autobus, sulla strada di casa, in macchina con i tuoi, a spasso il pomeriggio.
Passi un’esistenza misera, dovresti ser-
:-tempo scaduto… fece lei facendo dondolare una collana a cui er attaccato un orologio in fondo
Lui fece una faccia sconvolta, er astato interrotto, ma la cosa ancora più sconvolgente fu vedere una ragazzina indifesa scoccargli un calcio secco tra le gambe, si accasciò per terra, poi ricevette un colpo di piatto sul pomo d’adamo e stramazzò a terra, ai limiti dell’agonia.
Lei scappò a grandi falcate.
Sulla strada si scontrò con un essere, si divincolò ma quello la fermò.
:-Ti avevo…-riprese fiato- vista in pericolo e- sospiro- ti ho seguita, avevo paura- fiatone- che fossi già morta…
:-Tutto bene Jun… ora scappa.
:-Ma Sa…
:-Niente storie e muovi quelle chiappe sode che ti ritrovi o quel tipo te le affetta, ha un coltello.
:-Ti ha fatto male? Disse mentre la seguiva mettendosi nuovamente a correre
:-Signor Choi non si preoccupi… è solo un taglietto… disse la ragazza stringendosi l’avambraccio col fiatone mentre correva verso casa seguita dal compagno.
Arrivarono davanti alla porta del palazzo dove abitava lei, entrarono e si buttarono per terra non appena chiusero la porta con tre mandate.
Per un attimo si sentì solo il respiro affaticato dei due e nel seminterrato dove si erano andati a nascondere ci fu il silenzio.
I due dopo un po’ si guardarono e si misero a ridere, una risata isterica e liberatoria, poi a lei cominciarono ascendere dei lacrimoni di paura giù dalle guancie mentre la bocca ancora rideva, lui le prese il viso e lo appoggiò sulla sua spalla.
:-E’ tutto finito… tranquilla Sa…
Lei singhiozzò
:-Sara… Queen! Riprenditi!
Lei dopo un altro paio di singhiozzi rotti gli sferrò un pungo allo stomaco e lui soffocò un’imprecazione.
:-Choi Jun Hong… piantala di farmi da madre….
 
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Sara Queen

Sara era al terzo anno, ma aveva riscosso abbastanza rispetto anche tra i veterani della scuola. Non che fosse la classica teppista da manga giapponese, semplicemente aveva carisma, un carisma aiutato da un destro notevole, si poteva dire che avesse un fisico perfetto: alta, magra, lineamenti regolari, occhi grandi, capelli lunghi e lucenti e poi era occidentale, cosa che non capitava spesso a Seoul e che l’aveva fatta subito spiccare in quella scuola di ragazze e ragazzi con gli occhi neri a mandorla e i capelli lisci e neri.
La prima volta che era arrivata in quella scuola, tre anni prima, si era presentata vestita con una felpa tre taglie più grandi a mò di giacca, sotto di essa un’altra felpa il cui cappuccio era calcato sulla sua testa e dei jeans sformati e logori, i capelli erano sciolti e le arrivavano sotto la scapola, non era truccata, come al solito e portava con sé una borsa blu mezza sfasciata con dentro un quaderno smangiato a forza di strapparci fogli alle medie e la copertina piena di disegnini e scarabocchi vari.
Subito era accorsa la vicepreside, una donna sulla cinquantina, tozza e con più o meno tre menti, che le aveva urlato contro di andare via perché quello non era il centro di ritrovo per disintossicarsi.
Sara le aveva rivolto uno sguardo gelido e poi le aveva ficcato in mano il foglio dell’iscrizione, mentre intorno alle due donne si era formato un capannello di curiosi che smaniavano di vedere qualcuno prendere a pungi la vicepreside.
Quest’ultima vide il foglio, lo strappò con sdegno dalle mani affusolate dell’incivile ragazza e lo lesse, dopo aver terminato afferrò la sacca della ragazza e trascinandola insieme alla sua proprietaria verso la scuola cominciò a urlare contro gli studenti di andare nelle rispettive aule.
Il giorno dopo Sara arrivò a scuola con la divisa scolastica che metteva in mostra le gambe magre e la corporatura longilinea, la sacca era sempre quella, come anche la giacca, se così poteva chiamarsi una felpona grigia con delle strisce rosse su collo, polsi e fianchi.
Anche l’espressione era la stessa: l’espressione di una ragazza che non aveva la benché minima voglia di farsi inquadrare in quella scuola d’arte.
 
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Jun Choi

Jun andava al secondo anno quando arrivò Sara, la vide entrare nel cortile vestita alla bella e buona il primo giorno, ma non ci fece caso e continuò a prestare attenzione alla musica che le cuffiette gli sparavano nelle orecchie senza pietà per i suoi timpani ormai decisamente compromessi per la quasi onnipresente presenza dell’mp3 nelle tasche del ragazzo.
Era un ragazzo alto, notevolmente alto per la media della Corea e dell’Asia in generale, ma non gli importava, portava con dignità il suo metro e ottanta di sedicenne in giro per la scuola insieme alla capigliatura decisamente poco orientale riccia e bionda, rigorosamente ossigenata e arricciata.
Andava in giro vestito correttamente, giacca allacciata, camicia nei pantaloni, nodo alla cravatta, unica pecca gli orecchini, ma dopotutto nessuno li aveva quasi mai notati a causa della chioma.
Non era propriamente un divo e non aveva neanche tutto questo successo con le ragazze, era se stesso ovunque andasse, tanto che un compagnia lo aveva selezionato e presto avrebbe debuttato su YouTube. A scuola tutti conoscevano il suo nome, ma pochi potevano dire di conoscerlo, era un ragazzo abbastanza diverso dagli altri, e non perché era un musicista, la vedeva diversamente su molti aspetti e anche se lo avevano bollato con ogni parola offensiva che potesse essere rivolta ad un ragazzino, lui se ne fregava e andava tranquillamente in giro con le cuffiette addosso.
Quello che colpiva tutti, appena lo vedevano era l’altezza, oltre ovviamente ai boccoli d’oro.
Il fisico era asciutto, longilineo, assolutamente non muscoloso, aveva addosso quella che poteva ancora essere definita come sostanza “ciccietta-muscolo” che hanno i bambini appena nati.
Aveva gli occhi castani, a mandorla, vispi e attivi, una pucciosità innata, ma allo stesso tempo una specie di superiorità, dava l’idea del bambino indifeso e dell’uomo vissuto nello stesso tempo, cosa notevolmente contraddittoria e inusuale in un sedicenne.
Dopotutto era però un bravo ragazzo, gentile, disponibile, anche dolce a volte, non troppo timido, sincero e conosciuto per i suoi scherzi, nulla di serio, ma sempre ricordati come “Scherzo epico” o “Battuta incredibile”.
 
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Insomma.. sia Choi che Queen si distinguevano dalla massa, in un modo o nell’altro.
L’uno non conosceva l’altra, non  si erano quasi mai incrociati, non si erano mai parlati, ma soprattutto, non avevano mai neanche detto l’uno all’altro il proprio nome.
Cosa poteva allora avvicinarli a tal punto dal ritrovarci all’inizio della storia?

 

Buon giorno.. o notte… io pubblico questa storia a mezzanotte e dieci, quindi boh, fate voi…
Sono Miss. X e non sono troppo nuova su EFP (ho altri due account con la polvere sopra)
Spero che questa storia, o meglio… il prologo di questa storia sia di vostro gradimento, ci lavoro da un tre quattro giorni e messa così mi sembra abbastanza buona, ovviamente non mi soddisferà mai, ma gradire VERAMENTE TANTO che voi recensiste almeno questo prologhino ino ino…
Infondo sono solo 1117 parole, recensire anche solo con un “BUONO”, un “DECENTE” o un “SCHIFO” non vi farà morire…
Quindi… per favore ditemi che ne pensate.
 

_Miss_X_

  
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