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Autore: _KyRa_    05/05/2013    13 recensioni
[ Sequel di Coming Home ]
“Beh, io te l'ho sempre detto.” ribatté lui, per suo sollievo. “Sono i tuoi genitori. È normale per loro guardare oltre.” Parlava con calma ed Ingie non capiva se si trattasse di freddezza, serietà o quiete. “Anche io l'ho fatto, d'altronde.”
Abbassò lo sguardo, non più in grado di reggere il suo, e sorseggiò un po' d'acqua, percependola gelida lungo la sua gola. Una parte di lei avrebbe voluto gettare a terra quel bicchiere, fare di corsa il giro del tavolo e ricordarsi com'era fare l'amore con lui; l'altra, quella più razionale, sapeva che qualcosa stava per cambiare e che ciò avrebbe portato ad una decisione sofferta, che avrebbe fatto male ad entrambi.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Turning points'
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Two
What hurts the most





Chiudere la valigia era stata un'impresa, così come fare una giusta selezione d'abbigliamento che potesse soddisfare la sua permanenza a Cologne.

Le sembrava di aver riavvolto il tempo fino alla sua fuga in Germania; tutto pareva così strano e confuso, mentre l'agitazione era ciò che più le faceva compagnia in quei giorni.

Non aveva ancora trovato il coraggio di riferire a Luke la presenza di Tom nel programma e non era nemmeno intenzionata a farlo; avrebbe dovuto giustificare una miriade di informazioni che Amanda ancora le dava sul chitarrista e non era di certo un'idea brillante. In quella settimana, aveva dedicato ore a parlare con la fidanzata di David, a confidarle le proprie paure, a chiederle consigli su come sarebbe stato meglio comportarsi con i ragazzi ma non aveva saputo darle risposte certe.

Attraverso l'oblò, osservò l'oceano che si estendeva suggestivo sotto di lei e ricordò come si era sentita la prima volta che l'aveva fatto. Ricordava l'incredulità, il dolore profondo che l'aveva tormentata dalla notte dell'incidente. Sembrava trascorso un decennio, in cui la sua vita aveva subito numerosi cambiamenti, alcuni insignificanti, altri radicali. Non si sentiva più la ragazza indifesa che era atterrata a Berlino tempo addietro, senza una meta, nel bel mezzo di una crisi di identità. Forse non era maturata, ma aveva cercato di affrontare i suoi problemi in modo diverso, per quanti errori continuasse a commettere.

Luke, al suo fianco, leggeva tranquillo una rivista sportiva mentre i suoi compagni di ballo producevano un gran baccano, attorno. Nessuno di loro era al corrente della sua esperienza tedesca, soprattutto della vicenda che vedeva protagonista il famoso Tom Kaulitz che tutti conoscevano. Aveva preferito non parlarne con nessuno per evitare imbarazzi, domande inopportune e spiegazioni che non aveva né il tempo né la voglia di concedere.

Improvvisamente, la mano di Luke si strinse alla sua.

Allora, sei agitata?” le domandò con un piccolo sorriso che lei non esitò a ricambiare.

Non eccessivamente.” mentì. “Più che altro, emozionata.” aggiunse, tornando ad osservare il blu marino al di là del vetro. “È un'esperienza nuova per tutti.”

E ve la caverete benissimo.”

Ingie chiuse gli occhi distendendo appena le labbra.

Era grata a Luke per la sua vicinanza; l'aveva sempre sostenuta ed affiancata nei suoi impegni e si stava rivelando un fidanzato tremendamente premuroso ed incoraggiante. Era convinta che buona parte dell'intero mondo femminile avrebbe ucciso per vantare di un ragazzo simile ed il fatto che lei non riuscisse a ricambiare pienamente il suo amore la faceva sentire ancora più indegna di tanto riguardo.

Tuttavia, il bene che gli voleva era incommensurabile.

Grazie.” mormorò, prima di sfiorarlo con un bacio.

Il viaggio fu interminabile ma, nonostante il sonno minacciasse di disconnetterla dal mondo reale, non chiuse gli occhi nemmeno per un momento.

Finalmente!” esclamò Page alle sue spalle non appena l'aereo toccò il suolo tedesco. “Ho bisogno di un bel bagno caldo.” cantilenò come suo solito, facendole scuotere lievemente la testa, divertita.

Anche lei era accompagnata dal suo fidanzato, un tipo gracile e particolarmente timido di nome Anthony; era il classico ragazzo che nessuno avrebbe mai immaginato accanto a lei, così viziata e perfezionista.

Nel giro di un'ora raggiunsero l'hotel che li avrebbe ospitati fino al termine del programma. Il lusso che li accolse li destabilizzò per un attimo ed Ingie ringraziò il cielo di non dover pagare per quel comfort. Purtroppo però, non poterono godere di quella visione ancora a lungo, poiché vennero immediatamente accompagnati allo studio – dove si sarebbero tenute le riprese – subito dopo aver posato le valigie nelle stanze.

Non appena varcarono l'ingresso, tutti rimasero a bocca aperta. Ingie si sentì quasi spaesata da tanta grandezza; non aveva mai avuto occasione di ballare in un spazio simile e soprattutto davanti ad un pubblico così vasto, benché le sedie fossero vuote. Si voltò in direzione dei suoi compagni, come per trovare un sostegno morale, e questi sorrisero sinceramente emozionati. Luke era rimasto in albergo e le dispiacque non averlo accanto in quel momento, per quanto stupido potesse sembrare.

Beh, abbiamo senza dubbio spazio.” ridacchiò Roy, camminando per quel palco così immenso. “Usciranno fuori delle belle cose.” sorrise poi, sovrappensiero.

Il tecnico continuava a mostrare loro – in un inglese ben masticato – ogni singolo angolo di quello studio che sembrava non avere mai fine ed Ingie non poteva fare a meno di percepire l'adrenalina nelle vene, come avesse dovuto ballare quella sera stessa.

Mancavano nove giorni. Nove giorni a l'avrebbe rivisto.

La paura si era improvvisamente mescolata ad un'inaspettata eccitazione che le smorzò per poco il fiato. Si chiedeva se fosse cambiato, se stesse bene; si chiedeva cosa ne avesse fatto della sua vita. Ma soprattutto, si chiedeva se fosse riuscito a dimenticarla. La parte più egoistica di lei sperava di no, ma quella razionale spingeva verso tutt'altra direzione.

Da questa parte.”

Tedesco.

Udì quella voce lontana che catturò per un momento la sua attenzione, così voltò il viso verso l'ingresso dove scorse un altro tecnico, seguito da quattro sagome alte e slanciate.

Temette di soffocare all'improvviso.

Due occhi nocciola. Due occhi nocciola che furono due lame conficcate nella schiena.

Tom e Bill avevano fatto capolino nello studio, accompagnati da un uomo calvo ed uno un po' più basso, che pareva di mezza età. Non si erano ancora accorti della sua presenza, poiché non avevano fatto caso al gruppo di ballerini che avevano preso a fissarli come cavie da laboratorio.

Mi sento male, continuava a ripetersi nella testa. Era spaventata; non aveva creduto possibile provare ancora sulla pelle tali sensazioni incontenibili. Per mesi aveva convinto se stessa di aver voltato definitivamente pagina. Era stata un'illusione; una splendida illusione in cui si era crogiolata ed aveva trovato sollievo per un attimo. Lui era lì, davanti a lei, più bello di come lo ricordasse, a sbatterle in faccia una realtà che faceva male e che non voleva ammettere.

Ah, eccovi.” fece l'uomo con la compagnia, non appena vide i ragazzi. “Stavo giusto mostrando lo studio ai nostri ballerini.”

Fu in quel preciso istante in cui tutto attorno a loro parve sparire.

Tom la vide. I suoi occhi si erano sgranati appena e la sua bocca si era lievemente aperta in un'espressione incredula. Ingie non era riuscita a distogliere il proprio sguardo da lui, che sembrava scioccato quanto lei.

I rasta erano spariti ed avevano lasciato il posto a lisci capelli scuri, legati in una coda, tra cui spiccava ancora qualche piccolo dread, ed Ingie non poté fare a meno di pensare a quanto fosse stupendo.

Bill, al suo fianco, dopo un breve momento di esitazione aveva immediatamente gettato le iridi castane sul fratello, come per assicurarsi che stesse bene.

Oh mio Dio, non ci posso credere!” esclamò all'improvviso Adam, battendo eccitato le mani e prendendo a saltellare istericamente in direzione dei ragazzi, con le sue tipiche movenze effeminate. “Per me è un grandissimo piacere conoscervi!” strillò, stringendo la mano di Bill – che ricambiò un sorriso sorpreso – e poi quella di Tom, che cercò di fare lo stesso.

Piacere nostro.” rispose il vocalist in inglese.

Ingie conosceva la passione smisurata di Adam per i Tokio Hotel e poteva perfettamente comprendere quanto per lui fosse emozionante avere i propri idoli davanti agli occhi.

L'uomo calvo si presentò come Mateo, mentre quello di mezza età come Dieter. Dovevano essere molto conosciuti in Germania, benché non avesse mai sentito nominarli prima di allora.

Questa è la nostra giuria.” spiegò il tecnico, indicando Tom, Bill, Mateo e Dieter.

Al loro avvicinarsi, Ingie credette di morire. Mateo e Dieter le strinsero la mano con un gran sorriso, passando poi ai suoi compagni, ma quando arrivò il turno di Bill, fece fatica a guardarlo.

Non un sorriso, non un cenno di amicizia. Nulla.

La osservò negli occhi terribilmente serio e le strinse la mano come non la conoscesse. Combatté con tutte le sue forze contro il magone che minacciava di smascherarla per l'ennesima volta e prese un bel respiro quando vide Tom avvicinarsi.

Piacere.” mormorò lui freddamente, stringendole la mano.

Quella pelle calda, quelle dita sottili ma forti.

Fu troppo per lei. Quella finzione faceva ancora più male di un pugno in pieno viso. Si sentiva così in colpa nei loro confronti che avrebbe tanto voluto scavare una fossa proprio lì, dove sostava, e sparire per evitare i loro sguardi pieni di rancore.

Venite, vi faccio vedere le vostre postazioni.” parlò il tecnico ai ragazzi in un tedesco che solo Ingie comprese, fra i suoi compagni.

Quando si allontanarono trasse un sospiro di sollievo, nonostante potesse comunque udirli alle sue spalle.

Dunque, per le coreografie potremmo utilizzare anche questo spazio.” esordì Roy, prendendo a camminare lungo la piattaforma e ad indicare tutto ciò cui si riferisse, ma il cervello di Ingie aveva smesso di funzionare nell'istante in cui il suo sguardo aveva incontrato quello del chitarrista.





***





Cosa cazzo fa qui?!” Non appena ebbe occasione di varcare la soglia del suo camerino, diede libero sfogo alla rabbia, all'incredulità, al dolore che l'avevano afflitto fino a quell'istante. “Perché?! Perché la devo trovare anche qui?!” continuò ad urlare fuori di sé, mentre Bill chiudeva la porta alle sue spalle.

Tom, calmati.” gli intimò, sfiorandogli un braccio con una mano, dalla quale si ritrasse come scottato.

No, non posso calmarmi, Bill!” continuò a gesticolare disperato. “Io non posso continuare a vivere così, Cristo! Uno cerca di andare avanti, di dimenticare ciò che è stato, di smettere di pensare alla persona che gli ha fatto più male e questa si ripresenta come un cazzo di incubo!”

Tirò un colpo violento alla lampada sul tavolino che cadde a terra, frantumandosi in mille pezzetti di vetro.

Tom!” esclamò il vocalist, afferrandolo per le spalle. “Calmati, ti prego!”

Faceva male, faceva disperatamene male. Incrociare i suoi occhi dopo tutti quei mesi era stato come gettarsi da un grattacielo senza paracadute. Quegli occhi castani che l'avevano fatto innamorare e soffrire, quella bocca morbida che aveva più volte baciato, quella pelle liscia che aveva sfiorato e vezzeggiato. Tutto di lei gli provocava dolore; il suo più grande desiderio era stato dimenticarla, gettarsela alle spalle come un vecchio cappello consunto. Ed ora, il pensiero di dover condividere nuovamente qualcosa con lei, per ben tre mesi, era insopportabile ed ingiusto.

Io non posso farlo, Bill! Non posso!” Si prese la testa fra le mani, premendosi le tempie fino a farsi male.

Cosa? Tom, non puoi tirarti indietro proprio ora!” Suo fratello corse in suo aiuto, afferrandogli le mani e stringendole fra le sue. “Tom, ascoltami.” Lo fissò negli occhi con una serietà che quasi gli fece paura. “Hai superato la storia con Ria. Ce la farai anche con Ingie.”

No, Bill, tutto questo è assurdo!” urlò di nuovo il chitarrista, tirando un pugno sul tavolo. Voleva farsi del male, voleva provare un dolore che superasse quello causato da lei, perché gli sembrava così ingiusto, così immeritato. Tutta quella frustrazione che lo tormentava non era nemmeno all'altezza di Ingie. “È un incubo, un fottuto incubo. Vive dall'altra parte del mondo e me la ritrovo di nuovo in Germania.”

Rise nervosamente, portandosi un pugno tremante alle labbra. Sentiva che sarebbe impazzito o forse lo stava già facendo.

Tom, siediti.” A quella richiesta stanca da parte di Bill non rispose ma fece come gli aveva chiesto, trovando posto sul divanetto dove avevano buttato le loro giacche, appena arrivati. Il cantante lo affiancò. “Dimenticati di Ingie per un momento.” mormorò e Tom lo fulminò con lo sguardo. “Lo so, che è impensabile, ma fallo.” precisò l'ormai biondo, dai capelli lunghi, senza allontanare la propria mano dalla sua spalla. Con un sospiro esausto, Tom indietreggiò con la schiena, fino a poggiare la testa sullo schienale del divano. Chiuse gli occhi, cercando di depennare dalla sua memoria il nome della ragazza ma sembrò impossibile. “Forse questo incontro ti farà bene. Il fatto che tu sia tornato in Germania in quel modo non ti ha aiutato. Forse vederla di nuovo, affrontare le tue debolezze ti aiuterà a metterci una pietra sopra in modo definitivo. Ora ti parrà assurdo e contorto, ma pensaci.”

Tom si prese qualche attimo prima di rispondere.

Mi sembra inutile.” sussurrò fra i denti.

Lo so.” annuì il gemello, mantenendo vivo il loro contatto come per supportarlo e dargli un aiuto nel sostenere quel peso enorme sul cuore. “Ma prova a vederla come una sorta di possibilità piuttosto che come un brutto scherzo del destino.”

Suo fratello, come sempre, aveva ragione. Gli sarebbe piaciuto poter accantonare l'istinto ed abbracciare tutta la razionalità di cui disponeva per ovviare a quella situazione. Il suo coinvolgimento, ancora così bruciante, rappresentava un ostacolo che pareva insormontabile. L'amava ancora; quella era l'enorme, irrimediabile verità.

Vorrei poter mettere un'enorme croce sopra al suo viso.” ammise, quasi in imbarazzo, senza sollevare le palpebre. Ormai, si trovava bene in quel buio. Il non vedere, tante volte, leniva parzialmente una sofferenza.

Ci riuscirai.” udì la voce dolce di Bill entrargli nella mente, come un'ipnosi, e per la prima volta desiderò sul serio perdere il contatto con la realtà, solo per un minuto.

Lui, che viveva di controllo.





***





Quando entrò in camera, udì lo scroscio dell'acqua provenire dal bagno e dedusse che Luke si stesse facendo una doccia. Anche lei aveva bisogno di lavarsi; non ne aveva avuto occasione da quando era atterrata in Germania.

Lanciò la borsa in un angolo della stanza e si gettò pesantemente sul letto matrimoniale, rimbalzando un paio di volte prima di stabilizzarsi con lo sguardo fisso al soffitto e la mente affollata di pensieri.

Era successo tutto talmente in fretta che non aveva nemmeno fatto in tempo a rendersene conto. Quelle forti sensazioni provate nel rivederlo l'avevano turbata, ma un piccolo sollievo l'aveva fatta sorridere nel realizzarsi pronta ad accettare quella sorta di sfida con se stessa. Aveva imparato a vivere senza di lui, aveva imparato ad accantonare il dolore, era cresciuta; ora doveva solamente dimostrarlo. E nonostante l'indifferenza dei gemelli fosse ancora nitida nella sua mente, cercò di scacciarla.

Eccoti.” Non appena si voltò, vide un Luke sorridente avvicinarlesi ancora bagnato e con un asciugamano legato in vita. Le goccioline stanziavano sulle sue spalle larghe, cosa che non la lasciò del tutto indifferente. “Allora, com'è questo studio?” le domandò entusiasta e curioso.

Sicuro che tu lo voglia sapere?” ribatté lei con la malizia negli occhi, mentre si alzava dal letto per avvicinarglisi suadente.

Il ragazzo sollevò un sopracciglio, confuso.

Perché?” chiese.

Perché io avrei in mente altro.” mormorò vicina al suo orecchio.

Ingie.” ridacchiò il biondo, portandole le mani alle braccia. “Questa tua audacia, a volte, è destabilizzante.”

La mora sorrise, sfiorandogli il collo con le labbra.

Ti dispiace?” soffiò posando poi un bacio leggero sulla sua pelle umida.

Assolutamente no.”

Scoppiò a ridere, non appena la afferrò come un sacco di patate per poi gettarla nuovamente sul letto, dove la sovrastò con tutto il suo corpo.

Una distrazione, ecco di cosa aveva bisogno.





***





La doccia l'aveva finalmente rigenerata ed un lieve buonumore aveva preso il posto dello stress.

Camminava lungo il corridoio dell'hotel senza una meta; Luke si era addormentato come un bambino, come avesse partecipato alla maratona del secolo. Sghignazzò appena, a quel pensiero.

Ingie.” Davanti a lei, Ty aveva appena chiuso la porta della sua stanza con un pacchetto di sigarette in mano. “Vieni giù a fumarti una sigaretta?” le propose.

Me la devi offrire.” sorrise lei, per poi affiancarlo e scendere le scale. “Perché non hai portato Jane?” gli domandò quindi, lungo il tragitto.

Jane era la sua fidanzata storica con la quale – lo sapeva – non aveva un rapporto stabile, bensì caratterizzato di alti e bassi cui nessuno dei due riusciva a porre fine.

Il ragazzo scrollò le spalle, affranto.

Lo sai, con lei le cose sono strane. Non ricordo un solo giorno di pace, in cinque anni.” borbottò con la voglia di vivere di uno zombie. Sembrava distrutto; l'amore smisurato che provava per quella ragazza era invidiabile.

Ma sono pur sempre cinque anni.” sottolineò lei. Il pensiero che si potessero lasciare la turbava.

Sì, sarà che non riusciamo a starci lontani perché siamo sadici e masochisti.” ironizzò lui facendola ridacchiare appena.

Raggiunsero il giardino sul retro e sorrisero non appena trovarono tutti i loro compagni – eccetto Page, probabilmente occupata con Anthony, in camera sua.

Ingie, la prossima volta, richiederemo per te una stanza insonorizzata. Per quanto possa essere eccitante sentire una donna fare sesso, vorrei togliermi dalla testa l'immagine di te e Luke che ci date dentro.” esordì Sid, con il suo solito tatto, mentre le scoccava un'occhiata che avrebbe messo a disagio la perversione personificata.

Ormai era abituata a quelle sue uscite – tutte a sfondo sessuale – perciò non si scompose minimamente.

Cambia repertorio, Sid. Questa è vecchia.” lo prese in giro con un sorriso per poi portarsi alla bocca la sigaretta gentilmente offertale da Ty. “Vai ad ascoltare Page ed Anthony, credo sia il loro turno.” continuò a scherzare mentre l'accendeva, suscitando qualche risata attorno a lei.

No, Anthony mi sa di ragazzo troppo tranquillo. Non ci sarebbe gusto.” ribatté il moro con un'alzata di spalle.

Potrebbe essere il tipo di Adam.” intervenne Keri con un mezzo sorriso mentre il ragazzo in questione prendeva ad arrossire.

Beh, poteva esserlo prima di vedere i gemelli Kaulitz dal vivo.” esordì, dopo aver buttato fuori dalle labbra del fumo. “Con loro andrei volentieri.”

Ingie tentò di non strozzarsi con la propria saliva a quell'ammissione. Non sapeva se ridere o incupirsi ma escluse entrambe le opzioni. Di certo, Adam non poteva sapere quanto Tom e Bill Kaulitz fossero eterosessuali e se si fosse cimentato in una sorta di impresa per sedurli, avrebbero assistito allo spettacolo più divertente degli ultimi anni.

Effettivamente sono bellissimi ragazzi.” annuì Keri.

Ingie ignorò la lieve fitta di fastidio, così inaspettata, allo stomaco e pensò immediatamente a qualcosa di efficace per cambiare discorso. Continuare a parlare dei gemelli non l'aiutava a dimenticare ciò che era successo pochi istanti prima.

Keri, che fine ha fatto quel ragazzo con cui ti sentivi?” domandò, curiosa.

Voleva molto bene a Keri – forse perché diciannovenne ed incredibilmente timida – e le veniva spontaneo preoccuparsi per lei, quando necessario.

La biondina scrollò lievemente le spalle, con le gote arrossate.

Non è successo nulla.” ammise impacciata. “Non riusciva a prendermi mentalmente.”

Un'altra cosa che apprezzava di quella ragazza era la sua serietà; non si comportava come la maggior parte dell'universo femminile, che cedeva alla minima moina di un bel tipo e vi si concedeva senza nemmeno riflettere. Lei pretendeva di più e faceva bene. Per Keri, Ingie aveva sempre visto un bravo ragazzo come Milo, il più piccolo, e non nascondeva di tifare per quella coppia, vista anche la passione smisurata che lui – ormai lo sapevano tutti – nutriva per lei. Sarebbero stati perfetti l'uno per l'altra ma Keri sembrava nemmeno vederlo, se non come amico.

All'improvviso, lo scricchiolio prodotto da quelle che sembravano ruote su sassolini catturò la loro attenzione, portandoli a cercarne con lo sguardo la provenienza. Un'enorme macchina nera, dai vetri oscurati, aveva appena trovato parcheggio riservato nel vialetto dell'albergo. Le portiere si aprirono contemporaneamente e due figure scesero assieme.

Ditemi che non è vero, fu tutto ciò cui riuscì a pensare Ingie mentre le mani prendevano a tremare, minacciando di far cadere a terra la sigaretta a metà. Lo strillo contenuto di Adam fu la conferma che i ragazzi che si stavano avvicinando all'entrata dell'hotel erano Tom e Bill.

Entrambi sembrarono accorgersi solo in quel momento della sua presenza e ciò li portò a rallentare repentinamente l'andamento, come increduli.

Anche voi qui?” esclamò Adam entusiasta.

Ingie sperò con tutto il cuore che si trovassero lì solo momentaneamente, ma un brutto presentimento le suggeriva che la sua vita non poteva essere così semplice.

Sì, alloggiamo in questo albergo.” rispose Bill con la sua solita gentilezza.

Avrebbe dovuto immaginare che tutti i partecipanti al programma fossero sistemati nello stesso hotel.

Ma è fantastico!” si lasciò sfuggire il moro, battendo nuovamente le mani. “Perché non vi fumate una sigaretta con noi?”

Ingie fu terribilmente tentata di lanciarsi contro Adam e farlo tacere ma scelse di mantenere quel suo atteggiamento del tutto tranquillo e distaccato, accompagnato dalla sigaretta quasi terminata.

A dire il vero, saremmo un po' stanchi.” rispose cordialmente Tom, nonostante potesse facilmente scorgere i suoi muscoli contratti. Ormai, aveva imparato a conoscerlo e sapeva quale aspetto assumesse quando si sentiva a disagio.

Ma dai, una sigaretta sola.” intervenne Milo per la prima volta con un piccolo sorriso.

I due si scambiarono un'occhiata veloce per poi arrendersi e recuperare i loro pacchetti dalle tasche posteriori dei jeans.

La tensione fra lei ed i gemelli si poteva tagliare con il coltello, ma i suoi compagni non sembrarono accorgersi di nulla, il che era positivo; non era per nulla intenzionata a dare spiegazioni.

Georg e Gustav?” si informò immediatamente Adam, da bravo fan della band.

Verranno a trovarci nei prossimi giorni. Ma non si fermeranno.” rispose Tom, dopo la prima boccata di fumo.

Ingie ricordava perfettamente quanto le piacesse osservare il chitarrista quando fumava; si lasciava guidare da quei movimenti lenti, eleganti ma mascolini al tempo stesso. Le labbra carnose che si chiudevano attorno al filtro, mantenuto dalle dita lunghe e sottili. Si era sempre sentita stupida per quella sua debolezza, ma non era mai riuscita a farne a meno.

Non le sfuggirono i rapidi sguardi che il moro, di tanto in tanto, le lanciava, come non fosse in grado di staccarle gli occhi di dosso. Il problema era che nemmeno lei vi riusciva.

Ti piacciono le nostre canzoni?” sorrise Bill ad Adam, il quale parve arrossire.

Le adoro. Non ho mai partecipato ad un vostro concerto solo perché sono di New York.” rispose ancora emozionato.

Ingie non poté fare a meno di sorridere appena, a tale visione. La tenerezza che a volte esternava il ragazzo era coinvolgente.

Hai buon gusto.” commentò Tom con la solita furbizia negli occhi.

Perlomeno, era contenta di leggervi ancora quella sfumatura spensierata.

Avevo chiesto ad Ingie di venire con me, qualche mese fa, ma non ha voluto.” borbottò ancora Adam, gonfiando le guance con aria offesa.

La mora lo maledì mentalmente ma si impegnò con ogni forza per non esternare la più piccola emozione. Tom, al contrario, la osservò fintamente sorpreso.

Come mai? Troppo lontano?” le domandò con sarcasmo, facendola rabbrividire. “Hai ragione, non tutti sono disposti a buttare tredici ore di volo.”

La frecciatina le era arrivata forte e chiara; aveva sentito una piccola fitta all'altezza del petto, mescolata a lieve irritazione. Sapeva che alludeva a ciò che aveva fatto per lei quasi un anno prima ma che avesse parlato davanti agli altri – inconsapevoli di tutto – l'aveva urtata.

Siete tutti di New York?” domandò Bill, come per porre subito fine all'impaccio che si era inevitabilmente venuto a creare.

Io sono di Los Angeles ma mi sono trasferita a New York per la compagnia.” parlò Keri, dopo aver buttato a terra la sigaretta consunta.

Noi amiamo Los Angeles.” sorrise il cantante. “Abbiamo una casa là e stiamo pensando di trasferirci.”

Ingie aggrottò la fronte, spostando ripetutamente lo sguardo da Tom a Bill, i quali le avevano lanciato solo un'occhiata veloce, senza aggiungere altro.

Seriamente?

La mora continuava a fissare il chitarrista, sperando in uno sguardo, in una sorta di spiegazione non verbale e si sentì estremamente idiota. Non le doveva più spiegazioni da tempo, ormai; era inutile ed ingiusto che le pretendesse.

Davvero?” sorrise Ty. “Anche a me affascina Los Angeles. Potremmo andarci per le vacanze, che ne dite?” chiese poi al gruppo, che si rivelò particolarmente entusiasta. L'unica a non aver fatto trapelare alcuna trepidazione era stata Ingie, ancora troppo disorientata per quella notizia del tutto imprevista.

Splendida idea.” annuì Milo.

Sentite, visto che è un argomento che mi interessa molto, vorrei conoscere il parere di due rockstar.” esordì all'improvviso Sid ed Ingie cominciò a temere che ponesse qualche imbarazzante domanda a sfondo sessuale. “Girano tante groupies nel vostro ambiente, vero?”

Per l'appunto.

Tom e Bill si scrutarono un momento divertiti prima di rispondere.

Quante ne vuoi.” sorrise il moro.

Dev'essere uno spasso.” fece Sid, terribilmente compiaciuto. “Le portate anche qui?” continuò ad indagare entusiasta ed Ingie cominciava a percepire l'irritazione diffondersi dalle dita dei piedi alle punte dei capelli.

Oh no, è da qualche anno che non ne vediamo una.” rispose Bill.

Peccato.” mormorò il ragazzo sinceramente deluso.

Beh, sono facili da trovare, anche se non si presentano come tali.”

La mora si voltò come scioccata verso Tom, il quale continuava a fumare tranquillo senza degnarla di ulteriori sguardi. Possibile che l'avesse appena paragonata ad una groupie? Sentì le mani prudere fastidiosamente, mentre l'improvviso desiderio di mettersi ad urlargli in faccia fu una pericolosa tentazione.

Oh, ma guardate chi si è ripreso dalla maratona.” Quell'improvvisa esclamazione di Sid le fece gelare il sangue. Accadde tutto al rallentatore; Ingie si voltò verso l'ingresso dell'hotel, da dove stava uscendo un Luke ancora assonnato, per poi voltarsi immediatamente in direzione del chitarrista, che lo fissava come sotto shock. Bill, al suo fianco, parve tranquillo, poiché ignaro di chi fosse. “Dicevo ad Ingie, stanza insonorizzata la prossima volta.”

Ingie voleva correre a nascondersi; tutto avrebbe voluto affrontare, ma non quello. Il peggio giunse quando Luke, una volta adocchiato il chitarrista, inchiodò sui propri piedi. Ci furono istanti in cui temette che i due cominciassero a sferrare pugni e calci ma, al contrario, continuavano a scrutarsi come stessero assistendo ad un film horror.

Una grande morsa allo stomaco le impedì per un momento di respirare; lo sguardo del chitarrista era quasi vuoto, incredulo, stremato. Si odiava per essere la causa di tutto quel malessere e desiderò sparire seduta stante. Quale idea avrebbe potuto farsi di lei, sapendola di nuovo con Luke? Una cosa era certa: quella volta, non avrebbe avuto scusanti.

Sussultò quando lo sentì schiarirsi la voce.

Noi andiamo ora.” disse il chitarrista, cercando visibilmente di mantenere la calma, dopo aver calpestato la sigaretta a terra come fosse stata la testa di Ingie. Bill, che sembrava ancora spaesato, lo assecondò senza fare domande. “Ci si vede.” aggiunse prima di dare le spalle a tutti quanti.

Ci conto!” esclamò Adam, ancora su di giri. Quando i fratelli sparirono al di là del vetro, Ingie sentì le pupille di Luke perforarle le ossa. Non riuscì a sostenere quella sorta di sfida visiva, così gettò le proprie sulle punte delle sue scarpe. “Sono assolutamente magnifici! Organizziamo qualcosa con loro, in questi mesi!”

Luke, saliamo, che dici?” domandò Ingie al ragazzo, ignorando del tutto il suo compagno di ballo, con voce incerta. Sapeva perfettamente che avrebbero dovuto parlare. Il biondo si limitò ad annuire serio, prima di darle le spalle e rientrare in hotel, senza nemmeno accennare un saluto. “Buona notte.” mormorò quindi lei, per poi seguirlo.

Osservava la sua schiena con esitazione, senza proferire parola. Sentiva che si sarebbe infuriato con lei, non appena ne avesse avuto occasione.

Rientrati in camera, si susseguirono attimi di silenzio in cui lei si guardò bene dal produrre il minimo fiato.

Quando avevi intenzione di dirmelo?” Sollevò lo sguardo sul ragazzo, con fare colpevole. “Forse aspettavi che me ne accorgessi da solo, assistendo alla prima diretta?” continuava a domandarle con gli occhi austeri fissi nei suoi, rendendola ancora più incapace di trovare una scusa plausibile.

Mi dispiace.” fu tutto ciò che riuscì a pronunciare, in un soffio. “Credevo ti saresti arrabbiato.”

Perché, adesso sono felice?”

Non volevo che mi impedissi di accettare questo lavoro.”

E secondo te io avrei fatto una cosa simile? Hai un'alta considerazione di me, Ingie.” La mora non seppe cos'altro aggiungere. “Possibile che non hai la minima fiducia in me?”

Io ho fiducia in te.” ribatté lei prontamente. Non voleva che pensasse una cosa simile.

Mi nascondi sempre tutto! Come se avessi paura che io possa fare chissà cosa. Ti ho mai messo le mani addosso? Ti ho mai impedito di vivere la tua vita?” Ingie aveva smesso di guardarlo; aveva gettato lo sguardo verso il basso, sulla destra, trovando particolarmente interessante un granellino di polvere. “Io non so cos'altro devo fare per dimostrarti quanto tu sia libera di dirmi tutto ciò che senti e fare quello che vuoi. Cos'altro ti serve, Ingie?”

Nulla, Luke.” sospirò lei, tornando a posare lo sguardo sul suo viso contratto in un'espressione addolorata e stanca. “Tu sei perfetto; sono io che sbaglio in continuazione. Non so quale sia il mio problema.” Continuava a scuotere la testa, senza controllare più le parole. “Non so perché tendo a nascondere le cose; non lo faccio con cattiveria.”

Devi imparare a fidarti delle persone. Tu poni sempre un muro fra te e gli altri, anche con chi ti vorrebbe fare solo del bene. È come se rifiutassi continuamente l'amore che la gente ti concede; come se ne avessi paura.” Quelle parole la colpirono poiché estremamente veritiere. Aveva rifiutato l'amore di Tom, dopo averlo agognato per mesi, perché si era spaventata. Aveva avuto timore di dare il via ad una storia che non era nemmeno convinta potesse andare a buon fine, così vi aveva rinunciato sin dall'inizio, per proteggersi. Alzare muri attorno a lei era ciò che faceva sempre, coprendosi gli occhi, ignorando tutto ciò che di positivo il mondo aveva da offrirle. “Smettila di vivere nel panico. Non tutti devono abbandonarti come tuo fratello.”

Sgranò gli occhi, percependo la prima lacrima scorrerle lenta lungo la gota, ma non le permise di raggiungere il mento poiché la scacciò velocemente con un dito. Quella sua instabilità, quella sua tendenza a celare verità che avrebbero allontanato la gente al suo fianco, quelle sue insicurezze e debolezze erano solamente il frutto di ciò che aveva dovuto vivere più di un anno prima. E Luke, come sempre, l'aveva capito.

Scusa.” mormorò senza guardarlo.

Non udì risposta, la quale venne presto rimpiazzata dalle sue braccia che la strinsero teneramente a lui.

Voglio che tu ti senta libera di dirmi tutto.” le sussurrò all'orecchio con tutta la dolcezza di cui disponeva.

Ingie si strinse alla sua maglia, chiudendo gli occhi, e si limitò ad annuire senza parole. Sapeva che, probabilmente, un ragazzo come Luke non avrebbe mai più incrociato la sua strada e ciò le faceva male perché lei non lo meritava.

Sei arrabbiato?” gli domandò mogia, senza staccarsi dalla sua presa.

No.” rispose lui. “Ma lo sarò se verrò a sapere che il signor Kaulitz ha osato posare un dito su di te.” sorrise successivamente.

Tranquillo, è impossibile.” lo rassicurò lei, sciogliendo l'abbraccio per avvicinarsi al letto. “È furioso con me. Non mi sfiorerebbe più nemmeno con il pensiero. E, se posso, ha ragione.” Luke sventolò una mano, come se la cosa non lo riguardasse, e si sdraiò sul letto. Sembrava distrutto. “Senti, esco ancora un attimo a prendere una boccata d'aria. Non ho molto sonno. Sai, il fuso orario...” La suaocchiata indagatrice ma al tempo stesso sarcastica la portò a piegare appena la testa con sguardo severo. “Ora sei tu che devi fidarti di me.” gli fece notare, puntigliosa.

Ciò parve tranquillizzarlo, così aprì la porta e se la richiuse alle spalle.

Sospirò pesantemente. Quella situazione aveva rasentato l'inverosimile e non poteva credere di essere sempre lei l'artefice dei suoi stessi problemi.

Prese a salire le scale che sapeva l'avrebbero condotta alla terrazza all'ultimo piano, che aveva avuto modo di scorgere quel pomeriggio. Quando giunse a destinazione, aprì il portone e poté respirare finalmente l'aria tedesca serale. Aveva semplicemente bisogno di un po' di solitudine per un momento. Staccare la spina le avrebbe fatto bene.

Hai lasciato il tuo fidanzato da solo?”

Sobbalzò violentemente a quella domanda inaspettata. Si guardò attorno smarrita, fino a che non notò Tom seduto a terra, a qualche passo da lei, con la schiena poggiata al muro ed una sigaretta in bocca. Il suo cuore prese a compiere capovolte che le smorzarono il respiro.

Lo osservò qualche attimo senza sapere cosa dire.

Tom...” mormorò. I sensi di colpa stavano tornando a premere contro il suo stomaco, facendola sentire nuovamente cattiva. Non avevano ancora avuto occasione di parlare da soli, da quando si erano rivisti, ed ora che si era presentata l'occasione, tutto sembrava incredibilmente complicato ed imbarazzante. “Io e Luke...”

Non lo voglio sapere.” chiuse gli occhi il ragazzo, come fosse spaventato dalle parole che avrebbe potuto proferire. “Ho già sopportato abbastanza.” Aveva posato lo sguardo altrove, forse incapace di guardarla ancora. “Mi domando solo come tu faccia. Credevo fosse già incredibile che mi avessi spedito di nuovo in Germania senza battere ciglio, ma che tu ti sia addirittura ripresa lui... Questo è troppo persino per una mente diabolica come la mia.”

Parlava con freddezza, con finto stupore, come se ormai la cosa non lo riguardasse più.

Sai che mi dispiace per ciò che è successo.”

E tu sai che non mi importa, perché non è la tua pena che voglio.”

Non mi fai pena. Forse, me ne faccio io.”

Tom sollevò lo sguardo intenso sul suo, facendola sentire improvvisamente nuda.

Perché prendi sempre decisioni che non ti rendono felice?” le domandò sinceramente.

Io sono felice.” mentì lei in modo repentino. Il suo maledetto orgoglio le impediva di aprirsi.

Davvero, Ingie?” chiese lui con lo scherno nelle pupille. “So com'è il tuo sguardo quando lo sei. E lo vedevo quando stavi con noi, a Berlino.”

Non tentare di psicanalizzarmi, Tom.”

Io non faccio un cazzo, perché non mi riguardi più.” Si alzò, sovrastandola con il suo metro e ottanta e le diede le spalle, intenzionato ad andarsene. “Che tu ti accontenti di ripieghi è un tuo problema.” le disse senza guardarla, quasi alla porta, buttando intanto la sigaretta a terra.

Ingie fu attraversata da una scossa di collera che la fece reagire.

Luke non è un ripiego. E, per quante ragioni tu possa avere, non hai alcun diritto di darmi della groupie.” disse, quella volta con freddezza, facendolo voltare nuovamente verso di lei, con sguardo interrogativo.

Io non ti ho mai dato della groupie.” si limitò a rispondere, poco interessato.

Poco fa, l'hai fatto invece.”

Probabilmente, hai la coscienza sporca, se ti sei sentita tirata in causa da quella frase.”

Ingie aggrottò la fronte.

Sai, Tom, non ti facevo tanto meschino.”

Il ragazzo parve scioccato, come folgorato da una luce troppo violenta, che gli fece sgranare gli occhi, incredulo.

Tu vieni a parlare di meschinità a me?!” alzò la voce, avanzando pericolosamente, cosa che portò invece la mora ad indietreggiare. “Tu, che salti da uno all'altro senza un minimo di dignità?!”

Fu percossa da un'incredibile e pericolosa voglia di schiaffeggiarlo, proprio come la prima volta che l'aveva incontrato. Sentirsi dare della poco di buono era anche troppo.

Come puoi dire una cosa del genere?!” urlò a quel punto, prendendo a spintonarlo ripetutamente sul petto. “Tu hai conosciuto ogni lato di me! Mi hai visto in ogni modo possibile, sei stata l'unica cazzo di persona a capirmi e darmi forza! Come puoi, ora, parlarmi così, come se tutto ciò che abbiamo vissuto assieme non avesse importanza, ma soprattutto, come se non mi conoscessi più?!”

Percepiva i muscoli doloranti, come se il suo stato d'animo volesse inquinarle anche il corpo.

Sgranò gli occhi quando lo vide ridere amaramente.

Curioso che a dirmi questo sia la persona che non si è fatta scrupoli a chiudermi la porta in faccia, qualche mese fa.” commentò con triste sarcasmo che le fece più male del previsto. “Hai ragione, Ingie. Non ti conosco più. Questa non sei tu.” le parlò senza mai abbandonare i suoi occhi, come per premurarsi che seguisse ogni sua singola parola. “Questa non è la ragazza di cui mi sono innamorato. Quindi, sì, tutto ciò non ha importanza, perché non la riavrò mai più indietro e, ora come ora, nemmeno la rivorrei.”

Non una parola di più, non uno sguardo di più. La abbandonò su quell'enorme terrazza, assieme al rumore del proprio cuore che si frantumava in mille pezzi.

  
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