Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Ricorda la storia  |      
Autore: SweetHell    05/05/2013    3 recensioni
< Hibari Kyoya si fermò sull’uscio di casa sua, dopo aver finalmente deciso di chiudere la scuola. Sapeva che Cavallone era ancora in Italia ed era anche sicurissimo di non avergli mai detto che compiva gli anni quel giorno. Allora perché era così nervoso? Sin da quando era uscito di casa, quella mattina, aveva avuto una brutta sensazione. Come se dovesse succedere qualcosa. >
Fic per festeggiare il compleanno del Guardiano più scorbutico della serie. Spero ne sia venuto fuori qualcosa di decente!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
SORPRESE DI COMPLEANNO
                                                           
Hibari Kyoya si fermò sull’uscio di casa sua, dopo aver finalmente deciso di chiudere la scuola. Sapeva che Cavallone era ancora in Italia ed era anche sicurissimo di non avergli mai detto che compiva gli anni quel giorno. Allora perché era così nervoso? Sin da quando era uscito di casa, quella mattina, aveva avuto una brutta sensazione. Come se dovesse succedere qualcosa.
Da quando quello stupido erbivoro era entrato nella sua vita, non aveva fatto altro che incasinargliela. Dopo appena sei mesi che era iniziata quella relazione, il biondo aveva pensato bene di farsi fare una copia della chiavi di casa di Kyoya ( a sua insaputa ovviamente ) e, non contento, gli aveva fatto una “sorpresa”, accendendo un sacco di candele nel suo salotto.
Per fortuna l’incendio non si era propagato ( grazie unicamente alla prontezza del Guardiano della Nuvola ) e l’unica vittima era stato il grande divano in stoffa del salone. Se ci ripensava aveva ancora voglia di strangolarlo. Eppure non lo faceva mai. Perché? Perché Hibari Kyoya aveva deciso così e basta. Farsi troppe domande era una cosa da erbivori.
Comunque, fatto sta che era ancora davanti alla porta di casa sua, senza riuscire a togliersi quella brutta sensazione di dosso.
Alla fine, con un sospiro, fece girare la chiave ed entrò. Diede una rapida occhiata al salone, al bagno e alla camera da letto: non sembrava esserci nessuno. Si doveva essere sbagliato, pensò, sollevato.
Rumore di piatti rotti.
Un urlo di angoscia che conosceva bene.
E infine un denso fumo nero che iniziava a invadere la casa.
Ma perché non aveva pensato a controllare anche la cucina?!
Ingoiando la rabbia, Kyoya si precipitò nella stanza da cui provenivano i rumori e la puzza di bruciato, trovando Cavallo Pazzo che si affaccendava davanti al forno, avvolto nel fumo che aveva visto dal salone. Ai piedi dell’italiano, giusto per peggiorare la situazione, era pieno di cocci. Cocci dei suoi piatti.
Il Presidente del Comitato Disciplinare gemette, cercando un buon motivo per non mordere a morte quel pericolo pubblico.
Cavallone sentì il gemito provenire da dietro di lui e fece un salto per la sorpresa. Peccato che la sua testa fosse ancora dentro il forno.
<< Ahia! Porco cane che maleeeee! >>, gemette l’italiano, riemergendo dal forno e massaggiandosi la parte lesa. Quando vide il moro, però, sembrò dimenticare il dolore e assunse un’espressione colpevole.
<< Dammi un motivo per non morderti a morte, Cavallone. >>, disse Kyoya, cercando di contenere la rabbia.
<< I-io… Veramente… >>, balbettò il biondo, con un sorriso di scuse. Provò a venire verso di lui, ma inciampò nei cocci che ricoprivano il pavimento, perse l’equilibrio e si aggrappò allo sportello del forno. Peccato che questo, incapace di reggere quel peso, si abbassò di botto, facendo finire il Decimo Boss della Famiglia Cavallone a faccia in giù sul pavimento. Coperto di cocci di porcellana.
Dimenticando momentaneamente la rabbia, Kyoya andò a tirare su il compagno, sempre imprecando a mezza voce contro l’imbranataggine di questo.
Non c’era soddisfazione a uccidere qualcuno che da solo era già un pericolo per sé e per gli altri. Per cui, il Presidente lo sollevò e lo portò in camera da letto. Senza molta delicatezza, è vero, ma almeno non lo aveva lasciato a terra, come si sarebbe meritato quell’idiota patentato. Almeno era così che la pensava lui.
<< Possibile che tu non sia neanche capace di camminare senza mettere in pericolo te stesso o gli altri? Per non parlare dei miei suppellettili! Cazzo, inutile erbivoro, ti costringerò a raccogliere fino all’ultima scheggia! >>, ringhiò Hibari, scaricandolo pesantemente sul letto per andare a cercare qualcosa con cui disinfettare il taglio sanguinante che il compagno si era procurato alla mano sinistra.
Dino, gemette, ancora troppo rimbambito dalla caduta per prestare veramente attenzione a quello che diceva il moro. Meglio per lui.
Kyoya tornò dopo pochissimo con un kit di pronto soccorso, che poggiò sul letto. Lo aprì, tirò fuori una salvietta per ripulire la mano dal sangue e poi ci versò sopra un’abbondante dose di disinfettante.
<< Brucia da morire! >>, piagnucolò il biondino, riprendendosi immediatamente dallo stato catatonico in cui era entrato.
<< Taci, stupido Cavallone. >>, mugugnò la Nuvola, mentre litigava con le garze.
Alla fine riuscì a farci un nodo decente, anche se forse aveva stretto troppo la fasciatura. Ma dopotutto il Cavallo se lo meritava.
<< E comunque quand’è che saresti tornato in Giappone, erbivoro? >>, chiese il moro, passando ad ispezionare il resto del corpo del compagno, giusto per assicurarsi che non ci fossero altre ferite. Dopo quasi tre anni che lo sopportava, si era fatto una certa esperienza nel curare le ferite che il biondo provocava a se stesso. E dire che nell’ultimo periodo gli “incidenti” erano pure diminuiti, per qualche occulta ragione. Almeno durante il tempo che passavano assieme.
<< Ieri sera, sul tardi. Io e Romario abbiamo preso una camera d’albergo, per non disturbare Tsuna. Volevo farti una sorpresa… >>, rispose, un po’ abbacchiato, il Decimo Boss.
<< Hn. >>, mugugnò Hibari, rialzandosi e mettendo via il kit di pronto soccorso.
<< E cosa avevi intenzione di combinare nella mia cucina? >>, riprese, sentendo un intenso desiderio di prenderlo a tonfate. Ma decise di trattenersi.
<< Provavo a cucinare una torta… >>, bofonchiò Dino, abbassando gli occhi.
<< Come hai saputo del mio compleanno? >>, chiese, rassegnandosi, Kyoya. Perché gli erbivori davano tanta importanza al proprio compleanno? Non sarebbe mai riuscito a capirlo. Per non parlare delle feste di compleanno… il solo pensare a tanta folla riunita gli faceva venire la pelle d’oca dal disgusto. Per questo aveva sempre fatto in modo che il biondo non venisse a sapere quando compiva gli anni. Sarebbe stata solo una seccatura in più.
<< Sono andato ai registri dell’anagrafe. >>, disse Cavallone, ridacchiando con una mano nei capelli. Hibari imprecò sottovoce. Perché non ci aveva pensato?
<< Su, Kyoya, non fare quella faccia! >>, esclamò Dino, che sembrava aver ritrovato l’allegria. << Mi dispiace per il disastro in cucina! Metterò tutto a posto io. E ti ricomprerò pure i piatti. >>
<< Mi sembra il minimo. >>, rispose secco il moro. L’altro non diede segno di aver sentito.
Cavallone si avvicinò pericolosamente al suo pupillo, con gli occhi che sbrilluccicavano. Hibari gemette. Quell’espressione portava sempre e solo seccature.
<< Ti ho preso un pensierino. >>, mormorò il compagno, accarezzandogli delicatamente una guancia con la mano fasciata. Kyoya non potè fare a meno di avvertire un moto di tenerezza verso l’italiano e si rassegnò al suo destino. Che uomo irritante.
Il sopracitato uomo irritante si infilò la mano buona in tasca ed estrasse un piccolo pacchetto viola chiaro, tendendolo al più giovane.
Con un sospiro, il moro prese il pacchetto e iniziò a litigare con la carta. Dino, approfittando di quel momento di distrazione, lo fece sedere sul letto e lo circondò con le braccia, senza però impedirgli i movimenti.
Kyoya Hibari non l’avrebbe confessato neanche sotto tortura, ma quel contatto e, soprattutto, il profumo di Dino, riuscirono a rasserenarlo un po’. Dentro di sé sapeva che quella tranquillità poteva solo significare quanto gli fosse mancato il biondo, ma il solo formulare questo pensiero in modo così chiaro lo agitava.
Mise una mano nel sacchetto ed estrasse qualcosa di duro e sottile: un cellulare. Aggrottò la fronte e si girò verso l’italiano, che sorrideva in maniera preoccupante.
<<  Un cellulare? >>, domandò, nascondendo la sorpresa sotto la solita espressione neutra.
<< Già. >>, rispose quello, ostentando tranquillità.
Hn.
<< Motivo? >>
Il sorriso del biondo si aprì. A volte Hibari dimenticava che non aveva a che fare con un semplice idiota ma con un Boss della Mafia. Insomma, dopo un paio d’anni con Reborn qualcosa la impari, se non vuoi morire.
<< Potremo sentirci quando sarò in Italia. >>, rispose Dino.
<< Non ho bisogno di un cellulare. Non ho intenzione di rispondere alle tue telefonate ogni due minuti. >>, sentenziò il più giovane, assottigliando gli occhi. Davvero Cavallo Pazzo credeva che regalandogli un cellulare avrebbe risolto tutto?
<< Sicuro di non volerlo? >>, il ghigno di Dino si allargò ancora di più, facendo comparire delle deliziose fossette ai lati della bocca. << Perché ho chiesto a Giannini di costruire quel cellulare apposta per te, facendo qualche piccola modifica.... >>
Hibari Kyoya si trattenne dall’alzare un sopracciglio, curioso, suo malgrado, di sapere in cosa consistessero queste modifiche personalizzate.
<< Non mi dire che questo telefono chiama solo il tuo numero o che potrai contattarmi anche se lo spengo, perché ti avverto: in caso, prima lo distruggo e poi ti mordo a morte. >>, lo avvertì, secco, il moro.
<< In realtà questa era la mia prima idea, ma Giannini si è rifiutato: aveva paura che tu lo venissi a cercare. Quindi mi sono dovuto rassegnare. >>, fece una pausa, per assicurarsi che l’altro gli stesse prestando attenzione. Soddisfatto, riprese.
<< Ho fatto in modo che il tuo nuovo cellulare potesse accedere a tutte le telecamere di sicurezza piazzate attorno alla media Nami. >>
Silenzio. Lo sguardo di Kyoya si era improvvisamente acceso di interesse.
<< Grazie a questa funzione, puoi tenere d’occhi ogni angolo della scuola anche se non sei lì di persona. Avrai più tempo per il sottoscritto, quindi. In quanto alle chiamate, ti ho fatto memorizzare il mio numero e quello di Tsuna.  >>, concluse il biondo. Che bastardo. Voleva solo assicurarsi che non buttasse via il cellulare e non lo spegnesse troppo spesso, Kyoya ne era sicuro. E aveva anche ragione, dannazione a lui e a tutta la sua stirpe.
Borbottò qualcosa di incomprensibile. Cavallone lo prese come l’assenso che era e lo strinse più forte a sé, iniziando a baciargli dolcemente il collo. Il moro rabbrividì e poggiò il cellulare sul comodino.
<< Sapevo che prima o poi avresti l’avresti fatto. Maniaco. >>, commentò il più piccolo, senza però accennare a volersi sottrarre alle labbra del biondo.
<< Lo dici come se ti dispiacesse, Kyoya. >>, miagolò Dino, mettendo una mano sotto la camicia bianca del Presidente del Comitato Disciplinare e iniziando ad accarezzargli il petto.
Il moro preferì non ribattere, non del tutto sicuro di riuscire a mantenere un tono di voce impassibile. Dopotutto non si vedevano da almeno tre mesi.
Poi il Boss dei Cavallone gli fece voltare la testa, in modo da poterlo vedere negli occhi. Kyoya si sentì completamente risucchiato da quei magnifici occhi castani, dolci e caldi.
<< A proposito… >>, Dino si avvicinò di più al suo pupillo, in modo che le loro labbra si sfiorassero. << Buon Compleanno, Kyoya. >>
In quel momento, il moro si rese conto che il motivo per cui non aveva ancora strangolato il biondastro stava tutta lì, in quello sguardo che rivolgeva solo a lui. Hibari, prendendo coscienza di quella scomoda verità, perse momentaneamente l’uso della parola, nonostante una parte di lui avesse la mezza idea di andarsene e lasciarlo lì con un palmo di naso. Così imparava a intromettersi nella vita delle persone per scombussolare la loro razionalità.
Ma Cavallo Pazzo approfittò di quell’attimo di assenza per annullare completamente la distanza tra loro due, baciandolo dolcemente e approfondendo il bacio. Senza pensarci troppo, Hibari rispose, rilassandosi un po’ tra le braccia dell’altro.
Ma proprio quando le cose iniziavano a scaldarsi ( Hibari era supino sul letto con la mani nei capelli del Bronco, che gli stava sopra ), il moro sgusciò via dall’abbraccio del Boss e si rimise in piedi.
Dino lo guardò con aria interrogativa e indispettita allo stesso tempo.
<< Ok, fine della pausa. >>, esordì Hibari, rassettandosi i vestiti e sistemando sii capelli arriffati.
<< Cosa?! >>, il povero Cavallone non riusciva proprio a capire cosa fosse successo. << Pausa? >>
<< Certo che sì. >>, rispose con tranquillità Hibari, mentre afferrava l’amante per un braccio e lo trascinava di nuovo in cucina. << Visto che ti senti così in forma da saltarmi addosso, credo proprio che sua venuto il momento che tu dia una sistemata alla cucina. >>
<< Ma Kyoya! Posso farlo dopo! >>, piagnucolò, tra lo sbigottito e l’affranto, l’italiano.
<< Se ti avessi lasciato fare, dopo  non saresti più stato in grado di intendere né di volere. Figurarsi raccogliere schegge sparse per la cucina. Avresti dormito fino a domani. >>
<< Posso sempre farlo domani mattina. >>
<< Ma se non dormi più di otto ore sembri uno zombie! Avremmo fatto notte. E poi, erbivoro, fai già troppi danni da lucido. Non voglio sapere cosa succederebbe se dormissi in piedi. >>, ribadì il moro, indifferente alle suppliche dell’altro. Senza tanti complimenti lo fece entrare in cucina e gli diede una busta in cui mettere i cocci. Poi, tranquillamente, si preparò un thè verde e si sedette a sovrintendere il lavoro del Bronco. Sapeva quanto poteva essere pericoloso se lasciato a se stesso.
Tra piagnucolii e proteste, finalmente il biondo decise che, prima iniziava, prima finiva. E quando avesse finito, non ci sarebbero state scuse che tenevano: avrebbe continuato da dove era stato interrotto.
Un’ora e una quindicina di graffi sanguinanti dopo, il pavimento era sgombro, Kyoya aveva finito la sua merenda e Dino si stava leccando le labbra.
<< Oh, hai già finito? >>, commentò il moro, alzando lo sguardo dalla rivista che stava leggendo. L’italiano sorrise, contento e soddisfatto. Ma prima che potesse aprire bocca, il più piccolo sorrise leggermente, anzi ghignò, e disse: << Allora puoi iniziare a sgrattare la teglia. >>
<< La teglia? >>, domandò, confuso, il Bronco.
<< Non mi dire che hai già dimenticato la torta con cui hai provato a uccidermi. >>
<< Non stavo provando a ucciderti! >>
<< Tutto ciò che cucini diventa un attentato alla mia vita. >>, specificò il Presidente, rabbrividendo al ricordo di vari caffè al sale ( l’italiano non aveva ancora imparato a leggere le etichette in kanji )… per non parlare di quella volta che si era messo in testa di cucinare del pesce. Per poco non era morto soffocato perché quel pezzo di cretino si era dimenticato di togliere le spine.
<< E poi oggi è il mio compleanno, no? Non vorrai che mi metta a ripulire i tuoi casini anche oggi… >>, continuò Kyoya, tornando a leggere la sua rivista.
Imbronciato e senza smettere un attimo di imprecare, Dino prese dal forno la teglia e iniziò a togliere l’impasto completamente carbonizzato. Il moro sorrise trionfante.
 
***
Era notte fonda.
Kyoya era sulla porta del salone, a guardare il biondo dormire. Sul divano.
Sì, perché alla fine tra una cosa e l’altra ( leggasi: Maniaco della Boxe che pone sotto assedio la casa per fargli gli auguri, intervento della polizia che lo arresta per disturbo alla quiete pubblica e un Hibari molto incazzato ), lui e Dino non avevano combinato niente. Anzi, il biondo era stato spedito a dormire sul divano. Solo ora che il nervosismo era un po’ scemato e il moro aveva smesso di escogitare tremende punizioni per l’esaltato, il Presidente iniziava a sentire la mancanza di Cavallo Pazzo.
A dire il vero, si sentiva anche un po’ in colpa.
Non troppo, però.
Ad ogni modo, non riusciva a dormire sapendo che l’altro era sul divano.
Con un piccolo sospiro di rassegnazione, dopo ormai svariati minuto che aveva passato in piedi davanti al suddetto divano, Hibari si decise a stendersi vicino al biondo, grato che l’oscurità nascondesse il suo rossore e che avesse comprato un divano così ampio e comodo.
Comunque, ancora una volta l’italiano lo sorprese: non solo non si dimostrò affatto infastidito dall’intrusione, ma lo abbracciò anche, tenendolo stretto a sé e sussurrando il suo nome.
<< Pensavo non ti decidessi più a venire… >>, mormorò Dino, con voce assonnata ma dolce.
<< Taci, erbivoro. >>, rispose il moro, stringendosi di più all’altro. Era solo per non rischiare di cadere dal divano. Ovviamente.
Il Bronco ridacchiò e non rispose, ma gli diede un leggero bacio sulla testa.
Si addormentarono insieme, uno delle braccia dell’altro.
 
 
 
 
Angolo Autrice: Buon Compleanno Hibari!
Ok, comunque non so davvero come mi sia uscita sta roba. Ero molto indecisa se pubblicarla, ma alla fine mi sono decisa. Non so se mi piace. Non credo abbia molto senso, ma lascerò che siate voi a giudicare ( sempre se avete avuto il coraggio di arrivare alla fine ). Davvero, spero non sia venuta una specie di schifezza. È da troppo tempo che non scrivo cose a raiting verde. TT.TT
Vabbè, un bacio a tutte!
*corre a nascondersi*
 
 
 
 
 
 
 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: SweetHell