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Autore: Pirilla_Echelon    05/05/2013    7 recensioni
“Piove. Piove di nuovo.”
Mi piaceva la pioggia, mi dava un senso di pace e di tranquillità e poi, il rumore dell’acqua in collisione col suolo, mi rilassava la mente.
Pensavo anche che i giorni di pioggia fossero i migliori per pensare, per fantasticare e per prendere decisioni.
Ed io la mia decisione l’avevo presa proprio durante un giorno di pioggia.
Avrei preso le palle in mano e mi sarei presentata a quel fottutissimo provino per entrare all’accademia “Teatro della Scala”.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Personal trainer'
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“Piove. Piove di nuovo.”
Mi piaceva la pioggia, mi dava un senso di pace e di tranquillità e poi, il rumore dell’acqua  in collisione col suolo, mi rilassava la mente.
Pensavo anche che i giorni di pioggia fossero i migliori per pensare, per fantasticare e per prendere decisioni.
Ed io la mia decisione l’avevo presa proprio durante un giorno di pioggia.
Avrei preso le palle in mano e mi sarei presentata a quel fottutissimo provino per entrare all’accademia “Teatro della Scala”.
Sapevo perfettamente che le probabilità di entrare in quella accademia erano veramente poche per una come me, insomma, non ero fisicamente idonea.
Nel giro di pochi anni ero cresciuta troppo, fino ad arrivare ad essere alta 1 metro e 80 e a pesare veramente troppo per poter fare la ballerina. Le mie spalle erano troppo larghe ed il mio seno troppo grosso, per non parlare del mio didietro e dell’odiosa ciccia che avevo sul ventre.
Sapevo anche di non essere la migliore delle ballerine, ma la passione per la danza che avevo dentro era più forte di tutto questo.
Inizialmente, non mi ero resa conto di quanto fosse importante per me ballare; me ne accorsi solo a quattordici anni, dopo ben dieci anni di danza, quando mi venne chiesto cosa volessi fare nella vita. La risposta era uscita da sola e ben chiara: “Ballare. Io voglio ballare. Sempre e ovunque. Voglio solo questo”
Ed ora che di anni ne avevo quasi diciotto ed avevo alle spalle ben quattordici anni di danza classica, dovevo realizzare il mio sogno.
A dire il vero, oltre alla danza classica, avevo provato molti altri stili: l’hip-hop, il jazz, un po’ di contemporaneo e, addirittura, la danza del ventre. Avevo anche seguito un corso di teatro per migliorare la mia presenza scenica, però, ero sempre rimasta fedele alla danza classica, nonostante trovassi fantastica anche la recitazione ed il contemporaneo.
Preparai la borsa: misi dentro le calze, il body, gli scaldamuscoli e le punte. Racimolai anche un paio di forcine per lo chignon e presi la spazzola.
Uscii di casa e mi avviai per il centro di Milano, fin quando arrivai davanti alla struttura. 
ACCADEMIA TEATRO DELLA SCALA DI MILANO. 
Boom… ecco, l’angoscia che mi smontava lo stomaco; ma non mi sarei tirata indietro proprio in quel momento.
Varcai la porta ed andai a ritirare dei fogli in segreteria, poi entrai in uno spogliatoio.
Era pieno di giovani ragazza, tutte magre - alcune, fin troppo- e tutte molto belle che chiacchieravano tra di loro, sistemandosi i capelli e i lacci delle scarpette.
Mi sentivo fuori posto in mezzo a tutte quelle ragazze perfette.
Mi cambiai in fretta ed uscii dallo spogliatoio, andai a sedermi in mezzo ad un corridoio e mi infilai le cuffie nelle orecchie.
Misi la musica della coreografia e cominciai a fare stretching, ripassando mentalmente ogni singolo dettaglio e concentrandomi sulle correzioni che la mia insegnante mi aveva fatto durante gli ultimi due mesi.
La coreografia era mia e l’avevo ideata sulla musica di Nathan Lanier, intitolata “Resolve”, ma mi ero fatta aiutare dalla mia insegnante al fine di perfezionarla e di idearla in modo che mettesse in luce i miei punti forti, ad esempio l’apertura, i salti e le pirouette. Non era una musica che qualsiasi ballerina di danza classica avrebbe portato ad una audizione alla Scala: c’erano violini e pianoforte accompagnati da una base energetica e forte, un po’ simile all’hip-hop. Ma, del resto, neanche la mia coreografia era strettamente classica; diciamo che era più contemporanea, ma fatta sulle punte.
Continuai il mio stretching per un bel po’ mentre molte delle ragazze che avevo visto nello spogliatoio venivano chiamate per la loro performance.
Buona parte di loro era uscita con la faccia distrutta e delusa; una era persino corsa via piangendo. Solo poche erano uscite col sorriso sul volto.
“Merda” Tutto ciò mi allarmava tremendamente e sentivo che le mie possibilità di riuscire a far parte della Scala di Milano stavano lentamente scivolando via.
<< Greta Secchi >> la segretaria mi chiamò << è il tuo turno >>
Era come se l’aria si fosse fermata nei polmoni senza più muoversi di lì. Ero schiava dell’agitazione.
“respira Greta, respira!” provai a calmarmi
Seguii la segretaria ed entrai da dietro le quinte del palco.
Diavoli, mi sembrava il remake della scena di “Save the last dance”; anche i signori che stavano seduti di fronte a me assomigliavano a quelli del film.
C’erano una signora con i capelli rossi raccolti in una pettinatura impegnativa, un tizio con il nasone e i capelli lunghi legati, un tizio quasi pelato ed un altro con la faccia proprio da stronzo ed un piercing sul sopracciglio.
Mi feci avanti con un nodo alla gola che non mi permetteva di respirare.
<< Salve, lei è..la signorina Greta Secchi? >> disse il tipo col nasone. Feci un cenno con la testa per far capire che ero io.
Sentivo gli occhi di ognuno di loro scrutarmi e quasi immaginavo cosa gli passava per la testa. “ma questa da dove esce?”, “si è accorta di avere le calze bucate?” “ma che è? Un trans sessuale?”.
Mi sentivo già male: avevo la nausea e mi girava la testa. “Dio, mi viene da vomitare”.
<< bene, cosa ci mostra? >> domandò sempre Nasone.
<< ballerò un pezzo di Nathan Lanier: “Resolve”. la coreografia l’ho fatta io con l’aiuto della mia insegnante di danza ed è un po‘ particolare…>> la voce mi tremolava, proprio come le mie gambe.
Notai che il tipo con il piercing e la faccia da stronzo stava ghignando. Si voltò dal collega al suo fianco e gli sussurrò qualcosa. Non sentii tutto ciò che gli diceva, ma mi bastò quel poco che sentii per farmi salire la carogna.
<< Più che danzare, questa può rotolare! >>
“Brutto figlio di puttana!” Lo incenerii con lo sguardo e per tutta risposta ricevetti un occhiolino seguito da un bacio. “figlio di puttana e pure maniaco”.
<< Malcom, per favore. Contieniti >> lo riprese la signora con i capelli rossi.
Tornai a guardare Nasone per evitare di mandare quel “simpaticissimo” ragazzo a farsi fottere.
<< bene, allora ci mostri ciò che sa fare >> 
Consegnai il cd con la musica ed andai a sistemarmi al centro del palco.
Mi sentivo nervosa. La situazione era già critica per me ed il commento di quel Malcom mi aveva fatto scazzare ancora di più.
Bene, meglio così. A teatro, avevo imparato ad utilizzare le sensazioni negative a mio favore, perciò, avrei trasformato la rabbia in grinta e avrei fatto bruciare il culo a “mister simpatia”.
La musica partì ed io iniziai a seguirla con movimenti lenti e fluidi per poi farli diventare veloci e scattanti, a seconda delle varie sfumature musicali.
Sentivo ogni minima sfaccettatura della musica: gli scatti dei violini, la dolcezza del piano e la forza dei battiti. Ero un tutt’uno con la canzone: era come se fosse la musica a muoversi al mio tempo, invece che il contrario.
Ormai c’ero dentro completamente. Mi sentivo forte e sicura di me e nulla poteva fermarmi.
Mi posizionai in quarta posizione e scattai sulle punte. 1, 2, 3, 4, 5 pirouette finite perfettamente. Salti alti e le punte ben tese.
Presi la rincorsa e saltai, facendo roteare una gamba ed  atterrando sulle ginocchia. La foga del pezzo più potente era finita, ora rimaneva solo la fine. Tornai ai movimenti più morbidi e fluidi per poi terminare la coreografia accasciata per terra con una mano rivolta verso il cielo.
Ce l’avevo fatta! 
Mi rialzai e osservai gli sguardi di tutti quei signori: erano tutti entusiasmati. “Diamine si, li ho stupiti!”. Tutti tranne Malcom. 
La sua espressione era indecifrabile: era un misto di fastidio, rabbia, ma anche sorpresa e interesse.
“si, brutta faccia di culo, ti ho smerdato! Aaaaahh!”.
Nella mia testa continuavo a fare i salti di gioia, ma non era ancora finita. Non mi avevano ancora detto se ero stata ammessa o meno.
 Nasone e la combriccola cominciarono a parlottare tra di loro, mentre Malcom continuava a guardarmi da testa a piedi, fino ad arrivare alla mia faccia.
Non faceva più lo sbruffone ora. 
Gli feci un occhiolino beffardo per farlo surriscaldare, ma invece di scazzarsi, alzò un sopracciglio con aria ammiccante.
“Qual razza di idiota…”
<< grazie signorina. Le faremo sapere più tardi >> disse il tizio pelato. Dio, era uguale a Mastrolindo!
Feci un inchino e uscii dal teatro, tornandomene al mio angolino con le cuffie.
 
Passarono lentamente due ore. 
Chissà se mi avrebbero preso.
Ci avevo messo tutta me stessa, ma se il mio fisico fosse stato l’elemento che avrebbe compromesso la mia entrata nella scuola? Che avrei fatto?
E poi, quel Malcom mi sembrava davvero stronzo e mi era anche sembrato che ce l’avesse con me. Mah.
<< Greta Secchi. >> mi rintracciò nuovamente la segretaria. << venga >>
Mi alzai e tornai nel teatro dove i soliti signori mi attendevano con dei fogli tra le mani.
Nasone prese di nuovo la parola.
<< Signorina, spero che lei sia consapevole che il suo fisico sia poco idoneo per essere ammessa. >> ecco, lo sapevo. << Tuttavia, bisogna ammettere che io e i miei colleghi siamo rimasti piuttosto impressionati dalla sua performance. Per tanto..>> guardò tutto il resto della ciurma << Benvenuta alla Scala! >> 
“Santissima Madre! Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta!”
Saltai dalla gioia e quasi scoppiai a piangere. 
Finalmente, dopo tutti questi anni di lavoro e dopo avere sopportato i giudizi di tutti quegli ignoranti ballerini che mi giudicavano non idonea solo per il mio fisico, ero riuscita a riscattarmi. Diamine, che emozione.
<< Dunque, suppongo che, da oggi in poi, lei si impegnerà per perdere peso e cercherà di migliorare ancor di più la sua già ottima tecnica. Giusto?>> parlò la signora con i capelli rossi.
<< certo, assolutamente si. Tutto quello che volete voi! >> risposi col fiatone per la gioia.
<< beh, se vuole signorina, conosco un buon modo per farle perdere un po’ di peso >> ammiccò Malcom. 
<< Dio, smettila Malcom. >> venne ripreso da Nasone.
Ma che aveva quel ragazzo nel cervello. Appena due ore prima aveva lasciato intendere che ero una cicciona ed ora non vedeva l’ora di portarmi a letto? 
“Cambia spacciatore vah!”
Lo guardai disgustata e non dissi niente.
<< bene, signorina. Può andare e ancora congratulazioni >>
<< grazie. Grazie e ancora grazie! >> esclamai ancora al settimo cielo.
<< e non si dimentichi di chiedere in segreteria dove può trovarmi per quella faccenda del peso >> ancora la voce irritante di Malcom. 
Mi voltai e gli alzai il dito medio. Notai che il tizio pelato accanto a lui trattenne una risata.
Che razza di essere perverso era quello e che voleva da me? Mah.
Era solo uno stronzo. Un bello stronzo.



In questa storiella racconto molte cose di me: quale è la mia passione, come mi sento rispetto alle altre mie colleghe ballerine e quale è il mio sogno più grande... 
Tutto il resto è ovviamente frutto della mia immaginazione...
L'ho scritto in un solo pomeriggio...non è granchè, ma spero che vi piaccia ugualmente...
Grazie per l'attenzione..Baciiii <3
  
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