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Autore: SusanTheGentle    05/05/2013    14 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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27. Un'amara vittoria

 
 
L’indomani mattina, al suo risveglio, Peter si rese conto che il sole era già alto per via della luce che percepiva anche dietro le palpebre chiuse. I rumori rimbombanti sopra la sua testa, provenienti dal ponte, gli fecero anche capire che doveva aver dormito più del dovuto.
Avrebbe dovuto alzarsi, allora, e raggiungere chi era già al lavoro. Non era da Re Supremo poltrire in quel modo…Eppure era così rilassato che proprio non voleva saperne di aprire gli occhi. Un dolce profumo e un meraviglioso calore lo avvolgevano.
Miriel.
Peter sorrise leggermente, sempre ad occhi chiusi, inclinando appena la testa da un lato per poter sentire che lei era lì. I suoi capelli morbidi gli solleticarono il viso.
Qualcuno rise sommessamente. Peter aggrottò le sopracciglia.
“Shhhttt! Zitta!” sibilò una voce a lui fin troppo nota.
“Ops! Scusa…”
“Ecco, ora lo hai svegliato!”
Peter aprì piano un occhio e quello che vide fu lo spettacolo più strano e imbarazzante di tutta la sua vita.
Inutile dire che c’erano tutti.
A ridere era stata Gael, e a parlare, oltre lei, Eustace. Accanto a loro, Emeth volgeva lo sguardo ovunque tranne che verso di lui. Appena dietro il soldato, Caspian e Edmund più Ripicì (sulla spalla di quest’ultimo) avevano le braccia conserte e scuotevano piano il capo con espressione indignata. Infine, Susan e Lucy erano le più vicine, inginocchiate a terra, i gomiti sul materasso del letto, il viso tra le mani, con due sorrisi furbi a godersi lo spettacolo dalla prima fila.
“Buongiooornooo…” proruppero in coro le due sorelle, quando infine Peter aprì entrambi gli occhi e si tirò leggermente su a sedere.
Anche Miriel si mosse, ma la sua reazione fu leggermente diversa da quella quasi impassibile di Peter.
“Oh, cielo!” esclamò la Driade, divenendo così rossa che il suo viso non si distingueva più dai suoi capelli.
La fanciulla sprofondò nei cuscini, tirandosi le coperte fino al naso finché non furono visibili solo gli occhi. Poi, con un gesto deciso, dopo un attimo in cui ebbe incontrato gli sguardi di tutti, si tirò il lenzuolo sulla testa.
“Lo sapevo che sareste diventati due maniaci come Caspian e Susan!” esclamò Edmund, mentre il Re e Ripicì annuivano al suo fianco.
Caspian si bloccò di colpo, aggrottando la fronte e voltandosi in fretta verso Ed. Susan fece lo stesso.
“Ehi! Come sarebbe a dire?!” esclamarono in coro il Liberatore e la Dolce.
“Un po’ è vero, dai…” fece piano Lucy, guardandoli eloquente.
“Com’è che tutti trovate la fidanzata e io che sono il più bello no?” esclamò Eustace stizzito.
“Giusto! Anch’io voglio un fidanzato!” aggiunse Gael.
“Io non ce l’ho la fidanzata” disse Edmund, con un‘espressione leggermente disgustata al pensiero. Decisamente, non era cosa per lui.
“Non ancora” ribadì Eustace. “Ma tanto tu sei brutto, non ti vuole nessuno…”
Edmund gli diede uno schiaffo sulla nuca. “Ha parlato Rodolfo Valentino!”
 “Si può sapere cosa diavolo ci fate tutti qui?!”  esclamò Peter sedendosi sul suo letto, furioso e impacciato per via della situazione.
Miriel non era ancora riemersa dalle coperte…
Eustace e Ed smisero di litigare e additarono Lucy.
“Oh, sì…è vero è colpa mia” ammise la ragazzina, stropicciandosi le mani ma non reprimendo un sorrisino. “Sai, passavo di qua e…”
“A chi la racconti…” fece Peter.
“Non ho fatto apposta, giuro! Solo che Susan mi ha detto che Miriel non era rientrata in camera e…bè, esattamente come ieri sera, quando Miriel ha detto che non era tornata Sue, io ho consigliato di lasciar correre, perché di sicuro non c’era di che preoccuparsi e…”
“Perché, Susan, ieri sera dov’eri?” chiese il Re Supremo con fare indagatorio, voltandosi verso la sorella.
Ma lei alzò un dito e glielo puntò contro. “Ah, no, Peter! Stavolta non mi puoi criticare!”
Il Magnifico serrò le labbra e non replicò. In fondo era vero. Non poteva certo biasimarla, non quella mattina. D’altra parte però, lui e Miriel avevano solo dormito…
“Almeno loro i vestiti li hanno ancora addosso, Sue!” disse ancora Edmund.
Caspian lo prese improvvisamente alle spalle e gli circondò il collo con un braccio.
“Ed, la vuoi piantare?”
“Ahi! Aiuto, non strangolarmi! Ok, ok, non dico più nulla, scusa!”
“Perdonatemi…” si intromise Emeth, decidendosi finalmente a fare un passo avanti. “Forse dovremmo andarcene, o la povera Miriel morirà soffocata.”
Dalle coperte li raggiunse una voce. “Grazie, Emeth”
Peter li guardò di nuovo uno per uno. “Ottima idea…Fuori!”
In due secondi, tutti se ne andarono, perché il Re Supremo aveva un’espressione così adirata che nessuno si sarebbe stupito di trovarsi incenerito seduta stante.
Una volta che gli alloggi dell’equipaggio furono di nuovo un luogo tranquillo, Miriel poté uscire dal lenzuolo. Era ancora molto rossa in viso.
“Oh, perdonami! In che situazione ti ho messo!” esclamò mortificata.
Il Re Supremo la guardò e poi le sorrise. Lei aveva gli occhi spalancati, quasi terrorizzata da ciò che era successo e da quello che avrebbero potuto dire gli altri.
“Non è certo colpa tua”
“Ma nemmeno tua” Miriel gemette, fissando il soffitto “Quanti altri membri dell’equipaggio ci avranno visti?”
“Mmm…tutti, credo”
Non era difficile immaginarlo, in effetti. Non avevano certo pensato di nascondersi, perché in fondo da nascondere non c’era proprio niente.
“Miriel, non fare quella faccia” le sorrise lui, spostandole i capelli che le erano finiti davanti al viso. “Non penso che qualcuno ci giudicherà”
“Cosa potrebbe pensare Aslan di me?”
Peter si fermò. “Cosa…cosa dovrebbe pensare?”
“Non so…Nulla di male, questo è sicuro. Lui sa quello che provo per te. Però è vero anche che non posso farmi distrarre dal mio compito. Non dovrei pensare a me stessa, dovrei pensare prima di tutto alla missione che mi è stata affidata”
“Mi sembra tu stia facendo già facendo del tuo meglio” le disse Peter, sincero. “Se ci fosse stato qualcosa che non andava, Aslan te l’avrebbe detto”
Miriel scosse il capo. “No, non sto parlando di prima, ma di adesso. Ora che mi hai rivelato quello che provi mi sento ancor più coinvolta e ho paura di farmi prendere dall’emotività, come stava accadendo ieri quando sei sparito. Se Emeth non mi avesse fermata, sarei scesa a cercarti ignorando il pericolo. Sapevo che la grotta stava crollando ma io volevo correre da te, non volevo ascoltare nessuno. E se mi fosse successo qualcosa, avrei solo creato problemi a tutti. Non avrei migliorato la situazione, semmai peggiorata. Vedi, in quanto guida non dovrei comportarmi così. Dovrei essere imparziale, ma quando si tratta di te non ci riesco.”
Peter le sorrise ancora e l’abbracciò dolcemente.
“Credi che per me sia diverso? Se dovesse succederti qualcosa, credi che ascolterei Caspian, Edmund o qualcun altro e me ne starei lì ad aspettare? No. Anch’io correrei da te, Miriel. Perché sei la cosa più preziosa, per me”
 Non dubitare mai di ciò che può accadere, o perderai ciò che per te è più prezioso…
Peter trattenne il fiato e la strinse di più.
Era lei. Era Miriel ciò che rischiava di perdere se mai avesse avuto ancora dei dubbi. Non voleva perderla, e non voleva perdere Narnia, né i suoi amici, né i suoi fratelli.
Doveva aver fiducia. Doveva aver fede in Aslan. Sempre. Non dubitare mai più come gli era successo in passato. Solo così poteva davvero scoprire qual’ era la sua strada e scegliere cosa fare.
Sì, perché adesso che Miriel occupava un ruolo fondamentale nella sua esistenza, doveva riprendere in mano tutte le sue decisioni, le sue certezze e riesaminarle per capire dove e come correggerle. Da ora in avanti, in tutto ciò che faceva e che avrebbe fatto- nelle battaglie, nella vita quotidiana, nell’immediato futuro- ci sarebbe stata anche lei.
Era una responsabilità in più, ma come Caspian, era pronto a prendersi questa responsabilità.
“Ti amo, Peter” sussurrò lei pianissimo al suo orecchio.
“Miriel, ascoltami” le disse il ragazzo, separandosi dall’abbraccio. Lei lo guardò in silenzio. “Quando quest’avventura sarà finita- se arriveremo incolumi sino alla fine- quando io dovrò…”
“No, Peter, no. Non dirlo” lo fermò lei molto seriamente, fissando i suoi occhi in quelli di lui. Gli posò delicatamente una mano sul petto, facendogli una carezza sopra la camicia. “Non pensiamoci. Siamo ancora troppo lontani per pensarci. Viviamo questo momento. Il futuro ancora non esiste e non possiamo sapere quello che succederà.”
La Driade abbassò lo sguardo. Peter capì cosa pensava. Forse sperava che lui sarebbe potuto rimanere, ma il giovane ben sapeva che anche se non fosse stato l’ultimo viaggio per lui, di certo sarebbe passato molto tempo prima di tornare a Narnia una quarta vota.
Tuttavia, pensò che lei avesse ragione. Non c’era motivo di rifletterci troppo, non ora che avevano scoperto di amarsi. Era un momento troppo bello, troppo perfetto per rovinarlo così.
“Va bene...Scusami, hai ragione”.
Lei rialzò il viso e gli sorrise grata. Poi, Peter posò dolcemente le labbra su quelle di lei.
“Ora devi scusarmi” disse il ragazzo poco dopo, “ma credo di dover andare a prescrivere una nuova legge contro i guardoni”
Miriel rise e lo baciò ancora.
 
 
Qualche minuto più tardi, erano tutti sul ponte a fare colazione. In una splendida giornata come quella era quasi impossibile potesse capitare qualcosa di spiacevole. Ma ben presto, Caspian annunciò che, prima di lasciare l’isola, avrebbero onorato la memoria di Lord Restimar con una breve funzione. Tutti furono assolutamente d’accordo.
“Vorrei dire qualcos’altro” disse il Re alzandosi dal suo posto e richiamando l’attenzione di tutto l’equipaggio.
“Signori, arrivati a questo punto del nostro viaggio, sono certo che tutti ci rendiamo conto dei pericoli a cui andremo incontro man mano che ci avvicineremo sempre più alla nostra meta ultima. Ne abbiamo avuto un assaggio nelle settimane passate. Non so se il principe Rabadash sia alleato con la Strega Bianca, ma ormai è certo che entrambi ci inseguiranno fino alla fine, e tenteranno di ostacolarci in tutti i modi. Molto probabilmente, saremo costretti a difenderci dai nostri nemici più di una volta ancora.”
“Noi siamo pronti, Maestà!” gridò qualcuno dalla folla di marinai, e subito altre voci si levarono e si unirono alla prima.
Come gli era già accaduto molte volte, Caspian tornò a pensare a come le certezze riguardanti lo scopo e la meta di quel viaggio si erano trasformate in incertezze.
Quand’era partito da Cair Paravel, aveva certamente messo in conto diversi rischi, ma non di quella portata. Erano sorte complicazioni che non aveva programmato e che avevano sconvolto l’intera impresa. Tutto era stato rimesso in gioco, tutto era mutato da una semplice ricerca a una missione in cui vita e morte si alternavano pericolosamente. Gli stessi Sette Lord di Telmar avevano preso un nuovo significato, e ancor più le Spade che portavano con loro, le quali, inizialmente, Caspian non calcolava neppure. Forse essi stessi si erano imbattuti nella Strega Bianca, per questo non erano mai tornati.
“In quello che vi propongo di fare c’è ben più di un’avventura straordinaria” continuò il Re alzando la testa con fierezza. “Io, come legittimo Sovrano di Narnia, ho giurato davanti ad Aslan che sarei arrivato sino in fondo a questa storia e intendo farlo, ma voi non siete costretti”
Un brusio sconcertato si levò dal ponte.
“Non ve lo sta dicendo il vostro sovrano, ma un vostro amico. Abbiamo una grande responsabilità, perché la salvezza di tutti e di tutto dipenderà da noi e da noi soltanto. Non so quanto durerà ancora il nostro viaggio, né quando potremo far di nuovo rotta verso Narnia. Per questo vi chiedo se volete farlo davvero, se volete continuare o tornare indietro. Quando avvisteremo la Stella Azzurra non sarà più possibile farlo, perché per allora saremo andati troppo oltre. Nessuno di voi sarà dichiarato traditore o codardo se deciderà di tornare a casa dai propri cari che, mi duole ammetterlo, potreste non rivedere per molto tempo. Vi chiedo di decidere ora”
“Non vi lasceremo, Sire!” gridarono come un sol uomo i narniani, senza nemmeno un attimo di esitazione.
I Pevensie e gli altri ragazzi si scambiarono sguardi fieri e ammirati.
Caspian fu alquanto colpito e abbassò il capo stupendo tutti. Il Re chinava la testa davanti al suo popolo in un gesto di sottomissione, e questo era l’atto di sommo amore che un Sovrano di Narnia poteva mostrare alla sua gente.
“Molti sono ancora i punti oscuri” riprese il Liberatore, cercando di non far trasparire l’emozione che lo avvinceva in quel momento, commosso dall’affetto che i suoi sudditi mostravano per lui. “Sono ancora tante le cose che non sappiamo: il vero perché Rabadash ci sta inseguendo. Il perché Jadis vuole per sé quei talismani. Che cosa sia davvero la maledizione del sonno eterno che ha scagliato su tutta Narnia e come scongiurarla. Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos’è successo ai sette Lord e dove sono finite le sette Spade”
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C’era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c’erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Tra tutta la folla, c’era una sola persona che poteva dargli le certezze che cercava.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all’improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c’era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti.
“Voi siete i miei compagni, la mia famiglia, la mia casa. Voi siete Narnia. Signori…amici…ci sono le vostre vite in gioco, ed è inutile negare che sarà sempre più difficile far fronte alle difficoltà. Ma io vi giuro che farò di tutto per evitare che vi accada qualcosa, dando la mia stessa vita se sarà necessario! Per ognuno di voi!”
Per la terza volta quel mattino, il Veliero dell’Alba fece sentire la sua voce e tutta la sua devozione e affetto sincero per Re Caspian X, salito al trono a soli sedici anni ma che già guidava il suo regno con una dignità e un coraggio invidiabili per chiunque. Tre anni dopo, il ragazzo un po’ impacciato e impaurito che molti di quei marinai aveva conosciuto, si era trasformato in un giovane uomo fiero e ardito.
Poi, gli animi si calmarono, e i marinai si diedero da fare per finire di sistemare le provviste raccolte il giorno prima e pensare alla cerimonia funebre per il povero Lord Restimar.
“Dobbiamo salvare il mondo, allora” disse Eustace alla fine.
“E’ un classico, no?” fece Ripicì, alzando le spalle. “Che cosa ti avevo detto, sulle Isole Solitarie, a proposito di questo viaggio?”
Il ragazzino incrociò le braccia. “Ma non hai ascoltato cos’ha detto Caspian? Non è un viaggio di piacere!”
“Lo so bene, mio caro. Se fosse così di certo sarebbe una gran noia! Vedrai, tra poco toccherà anche a te fare qualcosa di eroico”
Eustace mugugnò qualcosa, non troppo convinto.
Era da un po’ di tempo che pensava al suo ruolo sulla nave e all’interno della compagnia. Voleva fare di più che continuare a essere di peso. Non sapeva combattere (benché il topastro si stesse dando tanto da fare per insegnargli), non conosceva nulla di Narnia se non l’essenziale appreso in quei due mesi sul veliero. Voleva compiere presto qualcosa d’importante, ma come?
“Ripicì, ascolta”
“Sì?” fece il topo osservandolo incuriosito. Eustace aveva un tono di voce serio che non gli aveva mai sentito prima.
“Tu sai leggere?”
“Che domande! Certo che sì!”
“Va bene, non arrabbiarti subito, scusa…” sbuffò il ragazzo. “Ascolta…non è che potresti, come dire, insegnarmi qualcosa di più su Narnia? Magari indicandomi dei libri che…ehm…”balbettò, leggermente in imbarazzo.
Eustace era un tipo molto orgoglioso e non chiedeva mai aiuto. Gli era stato insegnato sviluppare una certa indipendenza fin da bambino.
“Insomma, ho visto che nella cabina di comando ci sono diversi volumi, e mia cugina Susan ha detto che anche in quella del Re…”
Ripicì si mise un dito nell’orecchio. “Non ho capito bene: mi stai chiedendo aiuto per conoscere la storia di Narnia?”
“Eh…sì”
“Ma guarda guarda!” sorrise il topo molto compiaciuto. Poi si schiarì la voce. “Sarà un piacere, Eustace. Ma ti avverto: sono un professore molto severo”
“Il duro lavoro non mi spaventa! Sono il più intelligente della ma classe, sai?”
Ripicì rise. “Sì, lo immagino…”
Nello stesso momento in cui sparivano giù dal boccaporto, Susan si fece largo tra la folla.
Da quando Caspian aveva terminato il suo discorso, non aveva avuto in mente altro che correre da lui e abbracciarlo forte, dirgli che lui avrebbe sempre avuto tutto il suo sostegno. E finalmente, ora che anche Caspian veniva verso di lei, poté gettarsi tra le sue braccia, aggrappandosi forte a lui con un sorriso radioso.
“Ehi!” fece il giovane, ridendo e sollevandola da terra.
“Ti ho già detto che sei straordinario?” Susan lo baciò su una guancia e poi lo abbracciò ancora.
“Sì, me l’hai già detto”
“Io sono la donna più fortunata del mondo ad avere al mio fianco un uomo così meraviglioso! Ti amo. E sono fiera di te!”
Caspian la mise a terra e la guardò emozionato, passandole una mano sul viso. “E’ merito tuo, lo sai?”
“Oh, no, non è tutto mio”
“Sì, invece. Hai un ruolo fondamentale in tutto questo, Susan. Sei consapevole che se non ci fossi tu, non possederei nemmeno metà del coraggio che sento dentro?”
Gli occhi di lei brillarono. “Dici sul serio?”
Caspian le prese il viso tra le mani e si piegò in avanti per poggiare la fronte a quella di lei. Era un suo gesto tipico e lei lo adorava.
“Tu sei la mia forza. Niente avrebbe senso se non ti avessi al mio fianco”
“Oh, Caspian!” esclamò lei colma di gioia, gettandogli di nuovo le braccia al collo. “E tu sei la mia. Sarò sempre qui e ti sosterrò con tutte le mie forze. Potrai sempre contare su di me.”
“Ne avrò bisogno, perché commetto ancora così tanti errori…”
Lei scosse il capo e lo guardò. “Ti sembrerò sciocca e perdutamente innamorata di te, ma…”
Lui sorrise. “Perdutamente?”
Susan rise a sua volta. “Sì, perdutamente. E non esagero. Ma fatico a vedere tutti questi errori di cui continui a parlare. Sì, hai i tuoi difetti, ma nessuno può essere perfetto, neanche il Re” gli accarezzò il viso e gli diede un nuovo tenero bacio sulle labbra. “Hai un animo puro come il cristallo, il cuore di un leone, e una gentilezza e una nobiltà tali che fanno di te non un buon sovrano, ma un ottimo sovrano.”
Il giovane sospirò chiudendo gli occhi per un momento, scuotendo il capo. “Tu sei…non ho più nemmeno le parole”
Susan si fece seria all’improvviso e lo guardò intensamente negli occhi.
“Ti amo, Caspian il Liberatore. Tu hai salvato Narnia. E hai salvato me”
“Susan…”. Caspian la tenne stretta, cercando di farle capire cosa significasse davvero per lui averla lì con sé. “La mia dolce Susan…”
“Hai torto”pensò improvvisamente con una punta di rimorso nel cuore, mentre affondava il viso nella sua chioma castana mossa dalla brezza marina. “Ho tutti i difetti del mondo. Sono un bugiardo e un codardo. Ma ho paura di perderti...E ti perderò, perché un giorno mi odierai…”
 
 
La Strega Bianca riapparve nel centro esatto del grande labirinto che costituiva la sua nuova dimora.
Le strane creature che si nascondevano nelle ombre di quel luogo si spostavano impaurite al suo passaggio.
Jadis tornò nelle sue stanze, stanca, sedendo pesantemente su un grande trono coperto da stole e cuscini di pelliccia. Nel suo palazzo poteva riprendere la sua forma originaria grazie alla forze delle tenebre, ma era sempre molto debole. Le serviva il potere delle Spade e finalmente una era in mano sua!
“Shanna!” chiamò con voce forte e chiara.
Poco dopo le porte si aprirono e entrarono i due ciclopi che tenevano saldamente per le braccia la piccola Stella Azzurra.
“Che cosa vuoi ancora de me?” proruppe Shanna “Non potresti lasciarmi in pace ora che hai mia sorella al tuo servizio?”
“Come siamo irritabili, oggi…volevo solo mostrarti una cosa” le disse la Strega Bianca, estraendo dal lungo mantello bianco la spada di Restimar, lasciando la ragazza senza fiato.
“Come hai…?”
“Una disattenzione del caro Peter. La cosa importante è che ora è mia.”
Shanna scosse il capo. “Non li fermerai comunque e lo sai.”
Jadis osservò la lama che mandava riflessi azzurri ad ogni lieve movimento.
“Oh, sì che lo so. Di certo vorranno riprendersela” la donna fissò attentamente la ragazza. “Io non voglio fermarli, voglio che arrivino qui.”
“Allora non capisco perché continui a ostacolarli”
 “Se giungono scoraggiati e delusi dagli insuccessi del viaggio, per me sarà molto più facile annientarli. Devono arrivare stanchi, provati e scoraggiati”
Shanna vide odio puro negli gli occhi neri della Strega. “Sei perfida e crudele!”
“Grazie, tesoro” sorrise Jadis, compiaciuta. “Ho anche un’altra bella notizia per te, ma anche una cattiva” aggiunse subito dopo, “e sono certa che ti piacerà”. Posò la spada a fianco a sé e si riappoggiò all’altro schienale del suo trono. “Quella buona è che i Sovrani di Narnia stanno vendo a salvarti. Presto, avrai il piacere di incontrarli di persona.”
Shanna spalancò i grandi occhi blu dallo stupore.
“Sorpresa?” chiese la Strega. “Io non lo sarei. Abbiamo sempre saputo che sarebbero venuti, non è forse vero?”
“Per questo motivo non ti sei ancora sbarazzata di me, vero? Vuoi usarmi come esca” disse Shanna con asprezza.
“Precisamente” Jadis scese dal suo trono e si avvicinò alla ragazza. “Peccato che troveranno un’altra stella al tuo posto”
“Non hai pensato che qualcuno potrebbe avvertirli dello scambio?”
La Strega fissò la stella con incredulità. “E chi, di grazia? Aslan? No, lui non può sapere che sei stata sostituita. E se non glielo dirà lui nessuno lo scoprirà. Non è possibile. Aslan non ha ancora trovato il modo di vedere ciò che accade su quest’isola. Forse è riuscito ad arrivare sino a te con la sua voce e la sua presenza, ma non può varcare le barriere delle mie tenebre. Ormai sono potente quasi quanto lui e quando avrò il potere di tutte e sette le Spade lo sarò ancor di più!”
La Strega Bianca fissò gli occhi divampanti malvagità in quelli puri e splendenti di Shanna, la quale fu costretta come sempre a distogliere lo sguardo.
“I Sovrani mi porteranno quelle mancanti e una volta che sarò riuscita a raggiungere la Tavola di Aslan, nessuno potrà più fermarmi!”
“Non puoi entrare alla Tavola di Aslan!” esclamò la ragazza sdegnata.
“Sì che posso. Anche se tuo padre Ramandu ha chiuso le porte di quel luogo sacro per tenermi lontana, sarà costretto ad aprirle quando arriveranno i narniani. E allora vi entrerò anche io” Jadis rise. “Vedi? Ho già pensato a tutto”
Assaporò quel momento, osservando con attenzione i sentimenti che si alternavano sul volto della Stella Azzurra: panico, terrore, incredulità, rabbia.
Di certo, se non stava più che attenta a lei, Shanna avrebbe potuto tentare di nuovo al fuga e non era detto che non ci riuscisse. Quella ragazzina era furba e scaltra più di quanto avesse immaginato. Aslan doveva aver tenuto conto anche di questo quando l’aveva scelta, oltre che al suo cuore puro e all’incrollabile lealtà verso di lui.
“Vuoi sentire anche la cattiva notizia, cara, o le emozioni di oggi ti hanno già sconvolto abbastanza?” chiese la Strega Bianca schernendo la ragazza.
“Nulla di quello che ho visto da quando sei entrata nella mia vita può sconvolgermi, ormai” ribatté Shanna, prendendo un forte respiro.
Non doveva farsi prendere dalla collera e dallo spavento, o avrebbe fatto il gioco della Strega. Doveva rimanere ferma e continuare a sperare in Aslan. Di sicuro, lui non avrebbe mai permesso che fosse fatto del male a qualcuno dei Sovrani e certamente, prima o poi, tutto si sarebbe risolto per il meglio.
“Va bene, come vuoi” disse Jadis, di nuovo studiando attentamente il volto dell’altra. “La cattiva notizia è che dovrai lasciare la tua stanza per trasferirti in un’altra, lontana da occhi indiscreti.”
Shanna aprì la bocca ma la richiuse subito, con un piccolo tremito. Che cosa voleva fare di lei quella perfida creatura?
“Mi rincresce tanto” fece Jadis con palese falso rammarico, “ma non posso permettere ai Sovrani di prenderti. Lo capisci, vero?”
 
 
La funzione per Lord Restimar si tenne nel primo pomeriggio, sulla spiaggia, appena prima di ripartire. Fu una cerimonia molto semplice.
Tutto l’equipaggio si riunì attorno allo scoglio più grande sulla riva del mare, lambito dolcemente dalle onde, accanto alla quale crescevano splendidi fiori rosa acceso. Caspian dispose di incidervi il nome di Restimar e dire una preghiera in silenzio per lui.
Quando la cerimonia terminò e tutti ebbero reso omaggio alla memoria di uno dei più grandi amici di Caspian IX, si risalì a bordo del veliero, dove ormai tutto era pronto per lasciare l’Isola delle Acque Morte (si era deciso di chiamarla, invece che Isola delle Acque d’Oro, come aveva proposto qualcuno in alternativa).
“Forse dovremmo mettere dei fiori sulla sua tomba, non credi?” chiese Lucy a Emeth, pensierosa e malinconica.
“A Calormen si usa riporre un oggetto che fu di proprietà del defunto. Però non credo si possa fare” rifletté il soldato. “Tutto ciò che Lord Restimar aveva è andato perduto in quel lago”
“Mmm…però…” fece Lucy portandosi un dito al mento, pensosa, poi si voltò e chiamò. “Susan?”
La Regina Dolce congedò un paio di arcieri e andò verso la sorella. “Dimmi”
“Sarebbe possibile recuperare lo scudo o il bracciale di Lord Restimar?”
“Il bracciale?” fece Emeth.
“Sì” spiegò Lucy. “I Sette Lord portavano con loro un bracciale come segno di riconoscimento.”
Susan rifletté per qualche istante. “Non credo che riusciremo a tirare fuori lo scudo da quel lago. In quanto al bracciale, di certo lo portava addosso. Ma perché vuoi saperlo?”
Lucy abbassò il capo. “Perché non c’è niente sulla sua tomba. E’ vuota. C’è solo il suo nome inciso su quella roccia. La situazione è già triste di per sé, ma così lo è ancor di più. Non abbiamo il suo corpo, non abbiamo nulla. Pover uomo…è stato davvero terribile.”
La Valorosa sembrava davvero triste. Era rimasta anche piuttosto scossa dall’accaduto. Susan conosceva molto bene sua sorella e sapeva che ormai aveva preso cuore la faccenda.
“Se vuoi possiamo andare a cercarlo”
Lucy la guardò. “Dici davvero?”
Susan annuì. “Tentare non nuoce. E comunque sia, so che Caspian vorrebbe recuperare tutto il possibile di ciò che apparteneva ai Lord e riportarlo alle loro famiglie. Almeno di quelli che non ce l’hanno fatta. E so che sembra orribile da dire, ma davvero io spero si tratti solo di Lord Restimar e che gli altri siano incolumi, proprio come Lord Bern”
“Oh sì, andiamo!” fece Lucy con un sorriso un po’ triste. “Mi basterebbe trovare qualsiasi cosa, non per forza il bracciale. Non tutto quello che portava con sé sarà finito in acqua, no?”
“Non potete scendere di nuovo là sotto” disse loro Emeth, subito allarmato.
“No, non intendo farlo” disse Susan. “Cercheremo nella radura vicina. Staremo attente”
 “Mi sentirei più sicuro se potessi venire con voi”
“Permettete che venga anch’io, mie signore?” disse una vocetta proveniente dal basso.
“Rip” fece Lucy. “Certo che sì! Eustace, vuoi venire anche tu?”
Il cugino era riemerso da sottocoperta appena dietro Ripicì, tenendo in mano un grosso librone che sfogliava con avidità.
“Eh? Dove? No, no, io sto qui. Devo studiare”
“Studiare?” esclamarono perplesse le due sorelle.
Ripicì mosse una zampa di qua e di là. “Ha scoperto la storia narniana e si è appassionato. Lasciamo che scopra finalmente tutte le meraviglie nel nostro fantastico mondo”
“Fantastico è dir poco” disse Emeth sorridente. “Narnia è davvero una terra straordinaria. Mi pento amaramente di aver pensato male di lei”
“L’importante è che ora tu abbia cambiato idea” disse Lucy e lui annuì.
“Per quanto mi manchi mio padre, non vorrei essere in nessun altro luogo che qui, credetemi”
Susan gli mise una mano su una spalla. “Ci fa piacere sentirti parlare così, Emeth. E vedrai che tuo padre starà bene”
“Me lo auguro davvero” disse ancora il ragazzo mentre scendevano dal veliero.
“Sono sicura che Aslan lo proteggerà” lo rassicurò Lucy prendendolo per mano.
Emeth rimase piacevolmente scosso da quel gesto genuino. La fissò per qualche secondo e poi le sorrise di nuovo.
Lucy sembrava impacciata. “Ti da fastidio se ti tengo la mano?”
“Come…? No. No, se ti fa piacere” arrossì un poco lui.
La ragazza lo guardò timidamente. “Se non infastidisce te”
“Perché dovrebbe? Tu sei…molto carina e gentile” anche Emeth era impacciato ora, non sapendo bene cosa dirle per esprimerle quello che sentiva. “Mi piace la tua compagnia. Noi siamo amici”
La Valorosa sembrò in qualche modo delusa da quell’ultima affermazione, ma continuò a sorridere. “Oh…sì. Sì, certo”
S’incamminarono tutti e quattro di nuovo per il ripido sentiero che portava al lago delle Acque Morte. Era una giornata tranquilla, ma come sempre non c’era nessun rumore nei dintorni, nessun cinguettio o ronzare d’insetto. Era un luogo inquietante sotto molti punti di vista e non vedevano l’ora di andarsene.
Non ricordando bene la strada, decisero di passare su un altro sentiero e qui Lucy si fermò.
“Guardate che splendidi fiori!” esclamò all’improvviso, lasciando la mano di Emeth e correndo ad inginocchiarsi su di essi per annusarne il profumo.
“Attenta” le disse il soldato raggiungendola. “Non vorrei che fossero stregati anche questi”
“Oh, no, non c’è nulla di male in loro.” Lucy si voltò verso Susan e Ripicì. “Potremmo raccoglierne un po’, che dite?”
“Sì, credo che i fiori ci vogliano” disse il topo guardando la Regina Dolce.
“E’ un’ottima idea, Lu. Facciamo così, voi rimanete qui. Io e Rip intanto andiamo avanti”
“Ve bene”
“Fate attenzione, Susan”
La ragazza rassicurò di nuovo il soldato e poi scese lungo la collina con l’amico topo al fianco.
“E’ davvero un bravo ragazzo quel giovane tarkaan. L’avevo mal giudicato” ammise Ripicì saltellando da una roccia all’altra, mentre Susan era costretta ad alzare un poco la lunga gonna verde per non inciampare.
“Ha salvato Lucy e tiene a lei più di quanto sia disposto ad ammettere. Questo mi basta per aver fiducia in lui”
“Siete come sempre molto generosa, mia signora”
“Ti ringrazio Rip, ma non è un fatto di generosità. Io ho avuto a che fare con i calormeniani, sia in questo viaggio che in passato, e ti posso assicurare che Emeth è totalmente diverso da tutti loro.”
“Ha un cuore Narniano, il ragazzo, questo è certo.”
“Sì. Hai ragione. E spero rimanga con noi ancora a lungo”
“E io, mia Regina, mi auguro che rimarrete anche voi molto, molto a lungo. E anche i vostri nobili fratelli”
Susan si fermò e guardò Rip negli occhietti neri e sinceri. Annuì e sperò con tutto il cuore che avesse ragione.
 
Nello stesso istante, sul Veliero dell’Alba, Caspian si prendeva un attimo di pausa seduto sul parapetto a poppa, osservando il paesaggio, pensieroso.
Quante cose doveva fare! Quanto cose ancora da scoprire…Se avesse dovuto affrontare tutto questo da solo era certo che non ce l’avrebbe fatta. Aveva tanto sperato nei Pevensie e Aslan li aveva fatti tornare. Tutti e quattro.
Non sarebbe mai stato in grado di mostrare davvero e pienamente la sua gratitudine verso il Leone. Per avergli riportato i suoi migliori amici e per avergliene fatti incontrare di nuovi. Per avergli ridato Susan.
“Caspian, posso parlarti un secondo?”
Il ragazzo si voltò e vide Peter sedersi accanto a lui sul parapetto.
“Sono stato ingiusto con te, Caspian. Non sono stato con te fin dall’inizio, non completamente almeno, ma ora voglio esserlo e pensò che lo sarò fino alla fine. Anch’io voglio trovare quelle spade. Per Narnia”
I due giovani si cambiarono uno sguardo fiero.
“Non posso chiedere di più, Peter. Per me vale molto la tua approvazione e il tuo appoggio, come quello di Edmund, del resto. Dopotutto, anche se litighiamo spesso e tra noi ci sono più scontri che buone parole, io ti ammiro davvero. Tu sei sempre stato un grande esempio per me. Ho sempre cercato di seguire le leggi dell’Età d’Oro in questi tre anni. Non so se ci sono riuscito. Non so se ci riuscirò”. Caspian abbassò il capo, guardando il mare scivolare sotto di loro. “Sai, certe volte credo ancora di non essere all’altezza del mio ruolo. Susan continua a rassicurarmi del contrario ma ci sono cose che…che me lo impediscono”, sospirò. “Non pretendo di essere il migliore, solo di fare quel che è meglio per gli altri”
Peter sorrise lievemente.
“Ricordo quando guidai Lucy e Susan alla Tavola di Pietra, nel nostro primo viaggio qui” disse, sistemandosi meglio sul parapetto, guardando il cielo. “Sai, i rischi si corrono in un viaggio come il nostro. Purtroppo, non possiamo pretendere che vada tutto bene. Noi perdemmo Edmund, ma alla fine tutto si risolse per il meglio grazie all’intervento di Aslan. Sarà così anche stavolta. Lui non lascerà mai solo il Re”
Caspian si voltò a guardarlo.
“L’ultima volta, non ho avuto piena fiducia in Aslan e ho rischiato di non tornare mai più”
“Credi sia stato per quello?”
“E che altro?” rispose Peter con una leggera scrollata di spalle. “Non certo un fattore d’età. Il problema, era che sia io che Susan abbiamo provato a fare di testa nostra quando sapevamo benissimo di non potercela fare da soli. Non so cosa volessimo dimostrare, ma di certo abbiamo rischiato di perdere tutto. Tu non fare come me. Credi in Lui e in te stesso. Hai buone capacità per riuscire in tutto quello che fai. Sei già un buon Re a mio parere…non so perché non te l’ho mai detto. O forse lo so…”
“Peter, io…”
“Ero invidioso” ammise infine il Magnifico, amaramente. “Ancora mi costa ammetterlo, ma è la verità. Ero invidioso perché tu potevi avere tutto quello che io non avrei più avuto. Non avevo capito però che non era colpa tua, e non solo: quello che davvero non avevo compreso era che tutto avrebbe potuto ancora essere, anche se non fossi più stato il legittimo Sovrano. Ma adesso so che Narnia mi apparterrà per sempre e io apparterrò sempre a lei, sia che sieda sul trono o no. E non m’importa più, davvero…voglio solo rimanere qui il più a lungo possibile. E’ tutto ciò che desidero”
Caspian osservò il viso nobile del Re Supremo e capì che era sincero.
Peter stesso si sentì improvvisamente meglio ora che aveva aperto il suo animo e aveva lasciato che le emozioni scorressero libere. Aveva bisogno di sfogarsi, di chiarire la questione con Caspian, costruire un novo rapporto con lui.
“Comunque vada” riprese il Liberatore poco dopo, “tu sei il più grande Re che Narnia abbia mai avuto. E questo nessuno potrà mai metterlo in dubbio”
Peter annuì. “Grazie”
E finalmente, i due giovani Re si strinsero la mano, ma non come compagni, bensì come fratelli.
Peter era riconoscente a Caspian per quel che aveva fatto per lui la notte della tempesta, e ancora non aveva avuto modo di ringraziarlo. O forse sì….
“Possiamo provare ad essere amici?”
Caspian lo fissò con un mezzo sorriso. “Possiamo provare. Sarebbe anche ora”
Risero e poi Peter parlò di nuovo.
“Ascolta, forse non è il momento più adatto per dirtelo, poco dopo un momento così triste come il funerale di un caro amico di tuo padre, ma…ho deciso”
Peter fece un lungo sospiro. Caspian lo fissò in attesa, il cuore in gola.
“Puoi sposare Susan”
“Dici sul serio?”
Caspian saltò giù dal parapetto con un enorme sorriso stampato in viso. “Grazie, Peter! Grazie davvero!”
Peter lo seguì. “Aspetta un attimo. Un attimo. Ci sarebbe una condizione” lo fermò alla svelta, prima che l’altro sfrecciasse via come un fulmine.
Caspian tornò serio e una lieve preoccupazione si disegnò sul suo volto.
“Vorrei solo che aspettaste di avere il pieno consenso di Aslan prima di farlo davvero” spiegò Peter. “Per cui dovrete attendere ancora. Scusa, ma…”
 “No, va bene…” assentì Caspian, non senza però celare la piccola delusione. “Capisco. Credo che sia giusto”
Peter lo guadò divertito. Si vedeva lontano un miglio che Caspian moriva dalla voglia di correre da Susan e dirle ogni cosa, nonostante non fosse andata proprio come aveva sperato.
“Muoviti...” fece il Magnifico con un cenno del capo, “vai a parlarle, prima che cambi idea”
Il Liberatore gli assestò una pacca sulla spalle e poi corse via.
Purtroppo però, non gli riuscì di trovare Susan da nessuna parte e cominciò a preoccuparsi.
No, non poteva essere lontana. Forse era scesa di nuovo sull’isola. Ora che ci faceva caso, non c‘era neppure Lucy. Di sicuro le due sorelle erano insieme.
No, non doveva preoccuparsi…O forse sì?
“Eustace, hai visto Susan?”
Il ragazzino non sembrò nemmeno accorgersi di lui, tanto era immerso nella lettura. “Chi? Ah, Sue…no, non c’è. E’ andata con Lucy, Emeth e il topastro non so dove”
Caspian aggrottò la fronte “Come sarebbe non sai dove? Non glielo hai chiesto?”
“Bè…no. No credevo fosse importante. Insomma…non c’è più pericolo, no?”
“Eustace, c’è sempre pericolo nella situazione in cui ci troviamo!”
“Scusami, ero...scusa”
Caspian trasse un sospiro inquieto e mise immediatamente mano all’elsa della spada.
“Avverti gli altri che sono sceso a cercarli, per favore”. Fece per voltarsi ma all’ultimo istante aggiunse severo: “Subito!”
 
 
Susan e Ripicì giunsero infine sulle rive del lago delle Acque Morte. Con gran cautela, iniziarono a guardarsi attorno.
“Non credo troveremo qualcosa” commentò Susan. “Forse è davvero finito tutto sotto terra, e ormai…”
“Se volete, posso andare a dare un’occhiatina al lago di sotto”
“Oh, no è davvero troppo pericoloso! Se ci fosse un altro cedimento della parete di roccia…”
“Non temete, io sono piccolo e leggero. Ci metterò un secondo. Non ho nemmeno bisogno di corde per calarmi e risalire” sorrise Rip.
Dopo un momento d’esitazione, Susan acconsentì e guardò l’animale scendere svelto svelto nella grotta sotterranea, saltando e aggrappandosi alle pareti rocciose senza alcuna difficoltà.
La ragazza si accucciò a terra, sbirciando appena nella cavità, rabbrividendo al ricordo di quel che era successo.
“Non pensarci, è passato. Presto ce ne andremo da quest’isola e tutto il resto sarà solo un brutto ricordo”.
Chiuse gli occhi e inspirò profondamente.
In quell’attimo si sentì afferrare da dietro. Tutto avvenne in pochi secondi. Un lampo.
Qualcuno la tirava per la cinghia alla quale erano assicurati il suo arco e la faretra. Le armi le vennero strappate di dosso. Poi, sentì una mano callosa strattonarla per i capelli e dopo un secondo, Susan si ritrovò faccia a terra, l’erba ispida che le pungeva le guance.
Tentò di capire chi era che la teneva ferma per le spalle, schiacciandola sul terreno e mozzandole il fiato. Cercò di voltare la testa, ma invano.
Poi, una voce le sussurrò in un orecchio. Una voce che ebbe il potere di farle perdere ogni forza e farla precipitare nel panico più completo.
“Noi due abbiamo un conto in sospeso, Maestà” ghignò la voce dell’uomo.
Susan avrebbe voluto gridare, ma aveva la gola così secca che non le uscì un suono. Egli la fece poi voltare bruscamente verso di sé e la guardò, divertito dal terrore che le provocava.
“Non sembrate contenta di vedermi”
“Tu!”
Pug rise, estraendo dallo stivale un pugnale d’oro tempestato di gioielli, puntandolo alla gola di Susan.
“Il principe Rabadash mi ha ordinato di portarvi da lui tutta intera, ma se resisterete dovrò inventarmi una scusa sul perché sul vostro bel visino è comparso qualche graffio…”
Il mercante di schiavi premette la lama fredda contro il volto di lei e con l’altra mano cominciò ad armeggiare con una corda, tentando di legarle i polsi.
Susan lottò come una leonessa ma nonostante tutti gli sforzi fu presto sopraffatta. Pug era troppo pesante e non riusciva a spostarsi.
Odiava il contatto con lui, sentire che la toccava anche solo per imprigionarle le mani e ancor più avvertendo tutto il suo peso su di lei.
Riuscì a pensare solo una cosa. Un nome.
Caspian.
Ma lui non era con lei e Susan si rese conto di quant’era stata sciocca a voler andare sola con Rip, Lucy e Emeth a cercare quel bracciale.
Se fosse rimasta con Caspian sulla nave…
Ma come poteva sapere che Pug, proprio lui, era lì? E se c’era Pug voleva dire che c’erano anche Rabadash, il padre di Emeth, i pirati...L’Occhio di Falco stava forse per attaccarli di nuovo?
“Coraggio bellezza, niente storie e alzatevi” le disse il mercante traendola in piedi e costringendola a seguirlo.
Non di nuovo, pensò disperatamente la ragazza. Ti prego, non di nuovo!
“Lasciami, miserabile!”
Voltò il capo e vide che i suoi doni erano a terra poco lontano, compreso il corno d’avorio. Senza quello, anche se avesse gridato con tutto il fiato che aveva, nessuno l’avrebbe udita. Era troppo lontana dagli altri.
“Rip!!!” urlò allora fortissimo, perché solo lui poteva correre in suo aiuto.
Pug non capì che diavolo stava facendo. Solo quando sentì un dolore lancinante al polpaccio si rese conto di essere stato morso dal topo parlante di Narnia.
Il mercante mollò la presa per afferrarsi la gamba e Susan cadde a terra. La ragazza cercò subito di tirarsi in piedi e ci riuscì, ma uno strattone all’abito la costrinse di nuovo a terra.
“Dove credi di scappare?” esclamò Pug, sbarazzandosi di Ripicì con un colpo del pugnale.
“Rip, no!!!”
Il topo rotolò a terra. Susan vide del sangue, e la rabbia e l’angoscia cominciarono a farsi strada in lei. Digrignò i denti con furia impotente. Se solo avesse potuto prendere il suo arco…
“Andiamo!” l’afferrò di nuovo Pug, ma all’improvviso qualcuno gli andò addosso e lo scaraventò a terra.
“Susan!!!”
In un’improvvisa ondata di speranza, il cuore della Regina le scoppiò nel petto e cominciò a battere all’impazzata. E quando la figura di Caspian entrò nel suo campo visivo il respiro si fece affannoso, e lo sforzo di calmarsi divenne quasi doloroso.
“Caspian…Caspian!” lo chiamò, quasi disperatamente.
Era lì! Era arrivato!
Pensò scioccamente che le fosse bastato pensarlo perché lui potesse arrivare. Ma forse era proprio così.
Il giovane si chinò su di lei cercando di slegarle i polsi, il viso preoccupato, forse arrabbiato. Ma Susan non ebbe tempo di scoprirlo.
Pug piombò su di lui e colpì prima che il ragazzo si rendesse conto che lo scontro era iniziato. Gli assestò un pugno il pieno viso, facendogli perdere sangue dal naso. Il giovane si asciugò in fretta e sollevò la spada cominciando a lottare. Caspian non ricordava che Pug fosse così abile. Di certo si era preparato per affrontarlo e non aspettava altro da mesi.
Susan non perse tempo e, anche se con una certa fatica, riuscì di nuovo ad alzarsi in piedi per raggiungere i suoi doni. Con le mani legate di sicuro non sarebbe riuscita ad incoccare una freccia all’arco, ma se almeno avesse potuto suonare il corno…
Si inginocchiò a terra e lo prese saldamente tra le dita, portandoselo alle labbra e soffiando una lunga nota profonda.
“Maestà…” udì poi chiamare la vocina di Ripicì.
Svelta, voltò il capo verso il punto in cui era steso a terra. Il topo era ferito ma era cosciente.
“Rip…Mi dispiace!”
“Maestà, attenta!”
Susan si girò e vide spuntare dal nulla un secondo uomo, enorme e altissimo. Lo riconobbe come uno dei pirati di Terebinthia al servizio di Tisroc. L’aveva già visto durante la prima battaglia contro l’Occhio di Falco.
“NO! Lasciami!” urlò spaventata, quando il nuovo venuto la sollevò senza dire una parola, come fosse leggerissima, e se la mise sulla spalle.
Caspian la udì gridare e immediatamente si volse verso di lei, appena in tempo per scorgere il pirata che, svelto nonostante la mole, la portava via con sé.
 “Susan!!!”
Caspian fece per scagliarsi contro il nuovo nemico, ma Pug gli si parò davanti non permettendogli di raggiungere la Regina.
“Ho messo in conto tutti i vostri colpi, Maestà. E state certo che vi ripagherò con il doppio!”
“Fatti sotto, allora!”
Ma l'unico pensiero di Caspian era finirla in fretta, perché Susan aveva bisogno di lui.
“Ti ha mandato Rabadash, non è vero?” chiese il ragazzo, furioso.
 “Proprio così. E sono qui anche per ripagarlo dell’umiliazione subita!” ghignò Pug, giocando sporco e colpendo il Re al ginocchio, che per poco non si spezzò.
Voleva vincere stavolta e avrebbe usato qualsiasi mezzo.
Caspian cadde sulla gamba sana, portandosi una mano a quella dolorante. Immediatamente, fu raggiunto da un nuovo fendente. Parò il colpo appena in tempo, scivolò di lato, rotolando a terra e stringendo i denti quando si rialzò, perché il ginocchio gli doleva.
“Caspian!!!” gridò la voce di Susan, ormai lontana.
“Susan!!!” gridò lui in risposta, per farle capire che era lì, che l’avrebbe salvata.
La voce di lei, anche se spaventata, gli diede la forza di osare e sfoderare il pugnale del padre, che usò per intrappolare la spada di Pug tra esso e Rhasador, facendo roteare le tre lame insieme.
Il mercante di schiavi era certo un degno avversario, ma possedeva una scarsa tecnica. Non fu difficile per Caspian, ora che la situazione era a suo favore, riuscire a far volar via l’arma dalle mani dell’avversario.
Incredulo, Pug ricevette una gomitata nello stomaco e barcollò all’indietro, la punta di Rhasador e del pugnale di Caspian puntati al collo.
Si fissarono per qualche secondo. Poi, inaspettatamente, una nuova lama sottile e tempestata di gioielli si piantò nella gamba sinistra di Caspian.
Pug aveva usato il pugnale donatogli da Rabadash, nascosto nello stivale.
Il Re di Narnia cadde in ginocchio. Pug riprese la sua spada.
Poi, una massa di pelo scuro fu su di lui, graffiandogli la faccia, gli occhi.
Pug urlò e indietreggiò pericolosamente verso la riva del lago delle Acque Morte. Cercò ancora di colpire il giovane, ma Caspian gli assestò un forte calcio nello stomaco e Ripicì si staccò dall’uomo appena in tempo, prima che egli cadesse nelle acque maledette con il suo pugnale, il viso una maschera di incredulità e terrore che rimase così per sempre.
Caspian ansimò, stanco, i nervi tesi fino allo spasimo. Si voltò in direzione di Ripicì, il quale si teneva una zampa sanguinante nell’altra.
“Rip!”
“Sto bene, non è grave. Correte dalla Regina, fate in fretta! Ho paura che possano portarla via”
“Lo so, ma tu vieni con me. Non ti lascio qui. Ho promesso proprio quest’oggi che non avrei permesso che a nessuno di voi venga fatto del male, e così sarà!”
Caspian sollevò il topo ma quello protestò. “No, Sire, no! Vi rallenterò e nient’altro!”
“Ripicì, non posso…”
“Caspian!”.
Il ragazzo fissò l’animale sbalordito. Era la prima volta in assoluto che lo chiamava per nome, ed era la prima volta che si arrabbiava con lui.
“Vai! Adesso!” rincarò Ripicì, gli occhietti fiammeggianti. “Vostra Maestà, avete il dovere di salvare la vostra Regina! Andate!”
“Rimani qui, non muoverti” disse Caspian in fretta. “Tornerò tra poco”
Ripicì annuì e gli augurò buona fortuna, ma il Re stava già correndo lontano.








 
 
Eccomi finalmente! Ormai la pubblicazione di Queen sta diventando una lotta contro il tempo, temevo di nuovo di non farcela!!! T____T…porcaccia la miseria!!!!!
Ma voi siete buoni, vero? ^^’
Stavolta non vi dico più che ci vediamo sabato prossimo, perché a questo punto potrebbe essere domenica, ma il weekend è assicurato.
Devo fare flash oggi, no ho tanto tempo per scrivere le mie notine…sorry!!!!!!!
Passiamo subito ai ringraziamenti:

 
Prima di tutto, volevo ringraziarvi tutti perché lo scorso capitolo è stato quello con più recensioni: 16!!! Grazie grazie grazieeeee!!!!!
 
Per le preferite:ActuallyNPH, Anne_Potter, ArianneT, Babylady, catherineheatcliff, Charlotte Atherton, english_dancer, ErzaScarlet_ , EstherS, Fly_My world, FrancyNike93, HikariMoon, Jordan Jordan, Judee, KaMiChAmA_EllY_ , KingPetertheMagnificent, LittleWitch_ , loveaurora, Lules, Martinny, piumetta, SrenaVdW, e susan the queen.
 
Per le ricordate: ActuallyNPH, Angie_V, dalmata91, LilyEverdeen25, Miss Hutcherson, piccola_cullen e postnubilaphoebus.
 
Per le seguite:Allegory86, ArianneT, Arya512, Bellerinasullepunte, Betely, catherineheatcliff, Chanel483, cleme_b, FedeMalik97, Fellik92, FioreDiMeruna, Fly_My world, FrancyNike93, GossipGirl88, IwillN3v3rbEam3moRy, JLullaby, Jordan Jordan, Judee, LenShiro,  Luna23796, Mari_BubblyGirls, piumetta, Poska, Red_Dragonfly, Revan93, SerenaVdW, Smurff_LT, SweetSmile, Yukiiiiii e _Autumn
 
Per le recensioni dello scorso capitolo:Angie_V, Babylady, Charlotte Atherton, , EstherS,  FioreDiMeruna, Fly_My World, FrancyNike93, GossipGirl88, HikariMoon,  Judee, KingPetertheMagnificent , Martinny, piumetta, SerenaVdW, e susan the queen
 
 
Angolino delle anticipazioni:
Mi auguro di scrivere un capitolo migliore di questo *autocritica in azione* perché mi sembra di aver avuto troppo poco tempo da dedicavi e non è venuto come dico io(mi sono ridotta all’osso per scriverlo, ma davvero non ce la facevo, non avevo tempo)
Dunque: nel 28° capitolo ci sarà un nuovo incontro tra Susan e Rabadash e un nuovo scontro tra Narnia e Calormen! Preparate gli striscioni!!! …Uhè, mica ci sarà qualcuno che parteggia per Rabadash vero????????
Poi potrebbe esserci un rincontro tra Emeth e Aréf e qualcosa su Lucy e Emeth…
Non vorrei farvi venire un infarto, ma credo che dovrete prepararvi a una separazione dl gruppo…per forza di cose saranno costretti a dividersi? Perché? Eh no, mica ve o posso dire…

 
Annuncio!!!
Stasera (domenica) c’è Dorian Grey!!!!!!! @.@ uuuuhhh, ma che figo allucinante….
Ovviamente non potevo non dirlo, dato che il protagonista è il mio amorone, vi pare? *.*
L’orario sarà un po’ improponibile per alcuni di voi, ma io starò sveglia e sbaverò davanti allo schermo anche per chi non riuscirà vederlo. Per cui, se domani al telegiornale annunciano un’onda anomala in quel di Milano, non preoccupatevi, sono io con la bava!!! XD (oddio che schifo… XP)
 
Si vede che sto celerando, vero? Le note sono più pazze del solito…fa niente!!! E’ che da quando quel pezzo d’uomo che è Ben Barnes è entrato nella mia vita sono diventata ancora più scema di prima. Il che è tutto dire perché già di natura non è che sia normale…
 
Vi lascio con un bacione e un abbraccio enormi!  E sbirciate il blog che sono in arrivo nuove foto!!!
Alla prossima,
Susan<3
   
 
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