Anime & Manga > Paradise Kiss
Segui la storia  |       
Autore: Chihiro_90    05/05/2013    2 recensioni
Salve! questa è la mia prima fanfiction, e ho deciso di farla su Paradise Kiss. Forse può sembrare banale, ma ho pensato di ambientarla dopo la fine del manga/anime. spero che proviate almeno a dare uno sguardo a questo esperimento, e che perdoniate eventuali scivoloni ortografici e di sintassi... buona lettura! [storia temporaneamente sospesa! Non ho alcuna intenzione di abbandonarla ma ho bisogno di ritrovare un po' di ispirazione e moooolto tempo ]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Joji si svegliò presto. La prima cosa che vide quando aprì gli occhi fu un viso dai lineamenti delicati, quasi da bambina. Catherine. Si alzò lentamente per non svegliarla e si sedette appoggiandosi allo schienale del letto. Tirò una lunga boccata d’aria, come risalito da una lunga apnea, e poi lasciò uscire l’aria dai polmoni tutta d’un botto. Si accese una sigaretta, e per un po’ guardò il fumo perdersi verso il basso soffitto dell’appartamento. Era un monolocale di un’ anonima palazzina di New York, vicino al teatro. Era arredata in modo essenziale, senza uno stile definito. La cucina era prevalentemente bianca, con un piano cottura, un forno, un frigo e poco altro. Il bagno non era molto diverso  (forse aveva qualche linea di colore in più) e gli unici altri spazi erano la camera da letto e un piccolo ingresso. Decisamente non faceva per lui. La sua villa, ecco cosa gli mancava. Quell’enorme appartamento dai soffitti alti e decorati, l’immenso letto a baldacchino., il bagno con la doccia e la vasca, il maestoso ingresso e la cucina spaziosa. Ma soprattutto gli mancava la stanza più piccola della casa, anche se per la funzione che doveva svolgere era sicuramente di dimensione anormali. Era infatti un gigantesco guardaroba che custodiva le sue creazioni. Certo, era un po’ particolare, dato che non conteneva solo abiti maschili, ma circa la metà dei capi erano da donna. Già. Poi, improvvisamente, divenne consapevole del fatto che tutte le sue creazioni per donna non si trovavano più nel suo appartamento a Tokyo, bensì in una stanza che aveva acquistato poco prima di partire per Parigi, dieci prima. Ma soprattutto non appartenevano più a lui ma a Yukari. Yukari. Nel momento in cui si ritrovò a pensare a quel nome, un dolore intenso gli invase il petto, e un’ondata di nostalgia gli prosciugò la gola e gli inumidì gli occhi. Durò solo un momento. Poi si ricompose. Abbassò lo sguardo sulla ragazza che ancora dormiva, alla sua sinistra. Sembrava una bambola di porcellana. Il suo respiro era leggero, come quello di una bambina. Chi era quella? Certo, era nel suo letto, ma chi era? Una ragazza che conosceva da un anno, anche se praticamente solo di vista. Cosa sapeva di lei? Nulla. Lei cosa sapeva di lui? Nulla. Eppure adesso era lì, nel suo letto, come fosse la cosa più naturale del mondo. Beh, non era di sicuro la prima volta che si portava a letto qualcuno conosciuto solo la sera prima. Era sempre stato un donnaiolo, e non lo aveva mai negato. Anzi, se ne vantava anche. Si divertiva. Sì, perché le donne cadevano ai suoi piedi con poco. Grazie a questo, col tempo, si era reso conto di avere un fascino particolare, e aveva iniziato ad usarlo. Ma ultimamente il gusto che provava ad essere “l’uomo di ghiaccio”, dedito solo al divertimento, non era più lo stesso. Stava iniziando ad avere relazioni in modo compulsivo, senza alcun ritegno. Come a voler cercare   qualcosa in quelle donne. Qualcosa che non riusciva a trovare… e nel momento in cui si accorgeva che non avevano ciò che così disperatamente bramava, le gettava, come fossero state oggetti. E ogni volta che questo accadeva si sentiva sempre più vuoto, sempre più depresso. Trovava un attimo di pace solo nel lavoro, cucire abiti lo rilassava. Gli ricordava i tempi dell’ Atelier. Un’altra cosa che lo teneva a galla era isabella. Inizialmente era stato contrario alla sua decisone di partire con lui. Ma adesso sentiva che se anche lei lo avesse abbandonato, sarebbe sprofondato. Si ritrovò a pensare, leggermente divertito, che in passato lui era stato lo scoglio a cui isabella si era attaccata, per evitare di essere trascinata dalla corrente. Era stato lui il punto fermo in una vita movimentata. Lui quello sempre sicuro nelle sue decisioni, testardo. Adesso i ruoli si erano invertiti, e Joji sentiva che stava vacillando. Per adesso era un sentimento lievi, quello che gli stava crescendo dentro, e non capiva bene da cosa fosse provocato, ma in ogni caso, come al solito, non lasciava trasparire nulla all’esterno.
Catherine era già sveglia da un pezzo, ma era rimasta ferma a guardarlo, senza interrompere il filo dei pensieri di Joji. Quando, finalmente, lui si accorse che anche lei era sveglia. Scaccio velocemente quelle riflessioni insolite dalla testa, e rindossò la sua solita maschera.
-tutto bene?- chiese lei con tono indagatorio.
Lui si limitò a guardarla con lieve stupore.
-Mi sembravi… strano… ma non importa. Dammi un tiro, invece-
Era incredibile… fino sa qualche giorno prima quella ragazza arrossiva se solo lui le rivolgeva la parola… e adesso era sdraiata nel suo letto con l’aria della padrona di casa. Evidentemente non era l’unico a portare una maschera.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Paradise Kiss / Vai alla pagina dell'autore: Chihiro_90