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Autore: OmonimiaCasuale    05/05/2013    1 recensioni
"Una maledizione scava sempre due fosse. Se vuoi che ti vendichi anche tu dovrai pagare un prezzo. Dopo la tua morte anche la tua anima andrà all’Inferno, dove vagherà tra atroci tormenti per l’eternità. Vuoi ancora compiere la tua vendetta?"
Questo chiede la Hell Girl a tutti i suoi 'clienti' e molti accettano tutto passivamente o comunque senza ripensamenti... Ma poi? Siamo sicuri che rimangano così? Vediamo ad esempio cosa è successo alla povera Mari, la prima ragazza ad essere aiutata nel primo capitolo del manga. E' ancora felice di essersi vendicata? Oppure no? E cosa pensa Hell Girl di tutto ciò?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Enma, Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mari Shimizu posò la penna e lasciò riposare la sua testa tra le mani.
“Mari-chan, tutto bene?” domandò la sua amica e compagna di classe Shizune.
“Sì sto bene. Sono solo stufa di studiare.”
“Anche io. Però almeno abbiamo finito tutto quello che avevamo per tutta questa settimana.”
“Vuoi dire quasi finito. Mancano ancora due pagine da riassumere di storia.”
“Bhè, io sono molto stanca e non ho intenzione di continuare, altrimenti non ci capirò più nulla. Che ne dici di andare un po’ in caffetteria a fare quattro chiacchiere con Hinata e Sakura?”
Hinata Akia e Sakura Choshi erano altre due compagne di Mari. Erano amiche tra di loro fin dalle medie e amavano, a studio finito, andare in una caffetteria a mangiare qualcosa prima di cenare. Mari e Shizune erano state ufficialmente invitate ad andare assieme a loro fin dal primo anno delle superiori. Non facevano un vero e proprio gruppetto ma andavano molto d’accordo.
“Mi sembra una buona idea.” Disse Mari sorridendo “vado un momento a pettinarmi.”
La ragazza andò in bagno. Mentre si pettinava notò una macchia sulla maglietta.
“Shizune, ho la maglia sporca, me ne passi un’altra per favore?”
“Certo, dove sono?”
“Secondo ripiano dell’armadio al centro.”
“Quale vuoi?”
“Mmh…. Quella blu senza figure.”
Shizune prese la maglietta e la passò all’amica che si chiuse a chiave in bagno. Si spogliò e vide attraverso lo specchio il segno che aveva sul petto…
 
Una maledizione scava sempre due fosse. Se vuoi che ti vendichi anche tu dovrai pagare un prezzo.
 
“E questo segno è il marchio indelebile di quel patto… Il mio biglietto d’ingresso diretto per l’Inferno.”
“Mari?”
“Eh?”
“Hai detto qualcosa?”
“No… Niente….”
 
Hinata e Sakura salutarono con un gesto della mano le loro compagne che si sedettoro rispettivamente Shizune davanti a Hinata e Mari davanti a Sakura.
“Meno male che siete arrivate, stavamo per ordinare.” Disse Sakura.
“Avete l’aria stanca, ma quanto avete studiato?” chiese Hinata ridendo.
Ognuna di loro ordinò un dolce e un succo e poi cominciarono a chiacchierare. Erano argomenti di tutti i giorni: scuola, compiti, famiglia, ragazzi…. Finchè…
“A proposito di Internet e Facebook…” disse Hinata “Avete mai sentito parlare del Jigoku Tsushin?”
Mari sentì gelare il sangue nelle vene e per poco non sputò il succo sul tavolo. Shizune e Sakura invece si voltarono perplesse.
“Il portale dell’inferno? Quel sito che si apre solo a mezza notte e serve a mandare all’inferno chi si odia?”
“Sì, basta scrivere il nome e inviarlo alla Hell Girl, lei poi farà il resto.”
“Troppo comodo, è sicuramente una leggenda.”
“No, non è così comodo come sembra.”
“Che vuoi dire?”
“Di recente gira voce che se tu chiedi un favore alla Hell Girl sei destinato a tua volta all’Inferno.”
“Vuoi dire che dopo morti…?”
“Sì esatto, dopo morti tutti quelli che hanno chiesto aiuto pagano il loro debito. E’ per questo che non ha molto senso chiedere aiuto alla Hell Girl. Se già la vita è un Inferno, per quale motivo continuare a passarci anche dopo morti?”
“Ma no, l’Inferno non esiste!”
“Io ci credo, e ti dico di più: scommetto che la condanna per chi chiede aiuto alla Hell Girl è proprio quella di rimanere per sempre rinchiuso nella stessa stanza di tortura in compagnia della persona condannata.”
Un rumore interruppe la discussione: Mari aveva rovesciato per terra il bicchiere del succo, mandandolo in mille pezzi. Aveva gli occhi sgranati e un’espressione spaventata, ma fissava il vuoto.
“Mari?” fece Shizune.
La ragazza si alzò e afferrò la giacca.
“Mari!!!”
Lei scappò via senza dire niente. Uscì dal bar e corse fino a casa. Salì in fretta le scale e si ritirò in camera sua. Strinse le sue ginocchia contro il petto e incominciò a piangere.
 
 
Una maledizione scava sempre due fosse. Se vuoi che ti vendichi anche tu dovrai pagare un prezzo. Dopo la tua morte anche la tua anima andrà all’Inferno, dove vagherà tra atroci tormenti per l’eternità. Vuoi ancora compiere la tua vendetta?
 
“Dissi di sì… Ed ero anche convinta di poter superare l’idea vivendo il meglio possibile e invece… Hinata ha ragione. E’ la vita il vero Inferno, non ha senso andarci anche dopo morti… Ma io… Io sono condannata… E non ho via di scampo.”
Non viste, Ai Emna e Kikuri osservavano la ragazza che piangeva. Kikuri ridacchiava, Ai invece era impassibile.
“Piangnona, poteva pensarci prima!”
“Non ti do torto Kikuri. Anche se nella sua condizione non mi stupisce che non abbia visto altra soluzione. Pensa che voleva togliersi la vita quando non mi ha visto arrivare.”
“Ah sì? E cosa le era successo di tanto grave? Chi aveva condannato a morte?”
“Una sua compagna, una certa Satsuki Hayase.”
“Bullismo?”
“Ricatto più che altro. Un ricatto ben organizzato. Ma se invece di chiedere il mio aiuto avesse trovato il coraggio di parlarne ai suoi genitori, se avesse semplicemente pazientato oppure se si fosse ribellata… La situazione si sarebbe sbloccata da sola.”
“Perché?”
“Se avesse parlato ai suoi genitori loro le avrebbero creduto. Anche perché alla fine l’uomo della sicurezza del negozio non aveva segnalato il furto quindi non c’erano prove contro di lei. Se un furto non viene subito segnalato la testimonianza dell’uomo della sicurezza vale poco. Se avesse avuto pazienza Satsuki avrebbe smesso di tormentarla anche sotto pressione delle altre due ragazze che ormai sapevano che il gioco era troppo pericoloso. Se si fosse ribellata Satsuki avrebbe effettivamente raccontato del furto a un professore ma questo, non credendole, avrebbe fatto finire lei in una marea di guai. In sintesi, Mari aveva tutte le possibilità di uscirne da sola. Ma non aveva il coraggio. Quindi è ricorsa a me.”
“Tu sapevi tutto questo eppure non glielo hai detto. E l’hai anche istigata vero?”
“Non l’ho istigata, ho solo detto che l’Inferno esiste e come. E poi io devo fare il mio lavoro…”
“Secondo me non glielo hai detto perché in realtà non ti è mai importato nulla di lei.”
“…”
Le due passarono un altro po’ di tempo a osservare la ragazza. Aveva smesso di piangere ma stava ancora rannicchiata fissando il vuoto.
“Quanti rimpiangono la scelta che hanno fatto Ai?”
“Molti, quasi tutti, ma soltanto dopo molto tempo.”
“Quanti capiscono che potevano trovare un’altra soluzione?”
“Nessuno.”
“Nessuno?”
“Nessuno….”
Intanto Mari si era alzata e aveva preso il telefonino per chiamare Shizune.
“Pronto Mari?”
“Ciao…”
“Cosa ti è successo? Ci siamo spaventate!”
“Dovevo… dovevo vomitare… E non me la sono sentita di farlo lì. Sono uscita e mi sono fermata in un angolo. Poi sono corsa a casa.”
“…Ma Mari cosa ti senti?”
“Forse è solo lo stress.”
“Se è così domani non studiamo! Andiamo tutte assieme a fare compere dopo la scuola.”
“Va… Va bene.”
“Allora a domani?”
“Sì.”
“Non… non ti va di parlare un po’?”
“No è meglio di no…. Mi prenderò un’altra aspirina e andrò a dormire.”
“Va bene. A domani! Stammi bene è?”
“Anche tu… Ciao.”
Finita la telefonata ricominciò a piangere.
“Qual è la sua condanna all’Inferno, Ai?”
“Vagare senza una meta precisa assistendo alle sofferenze degli altri dannati. Si sentirà sempre in colpa per loro ma non potrà fare niente.”
“Mmmh. E Sastuki?”
“Guarda tu stessa.”
Le due passarono dalla cameretta di Mari ad un gigantesco corridoio. Contro il muro erano seduti vari corpi mutilati. Di fronte a loro c’era quello di una ragazza. Un tempo probabilmente anche bella ma ora…
Questa, quando percepì la loro presenza, non poteva vederle davvero nell’oscurità e con un occhio solo, alzò i moncherini delle braccia e disse con un filo di voce: “Pietà…. Vi prego sono anni che nessuno mi parla se non per insultarmi… Ditemi qualcosa di umano vi prego….”
Ma Ai le voltò le spalle portandosi dietro la sua piccola ‘amica’.
“Gli esseri umani sono proprio stupidi!”
“Stupidi…. E tristi.”
 
Una maledizione scava sempre due fosse. Se vuoi che ti vendichi anche tu dovrai pagare un prezzo. Dopo la tua morte anche la tua anima andrà all’Inferno, dove vagherà tra atroci tormenti per l’eternità. Vuoi ancora compiere la tua vendetta?

 
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