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Autore: Belarus    05/05/2013    1 recensioni
« Allô? » domandò garbatamente la cornetta.
« Francis! Disturbo? » gongolò mentre Gilbird svolazzava sopra la sua testa.
« Oui! » cinguettò lezioso.
« Maledetto depravato levati da sopra di me! »
Pour Hope *-*
{PruIta-GerIta-Spamano-FrUk}.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Bad Friends Trio, Germania/Ludwig, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#03. Needed: Telephone line & turtle – Linea telefonica & tartaruga


Si guardò allo specchio con attenzione, il suo magnifico sorriso si allargò inevitabilmente nel vedere i raggi dorati dello specchio del bagno riflettersi sulla sua stupefacente corona. Se non fosse stato impegnato nella caccia a Feliciano, avrebbe felicemente copulato con il magnifico se stesso. Madre natura si era concentrata solo su di lui quando aveva creato il mondo, non c’era altra spiegazione per cotanta magnificenza in un unico essere sublime com’era lui! Povere Nazioni, adesso capiva perché si erano disperatamente ribellate alla cruda realtà cancellandolo dalla cartina, un abietto tentativo per aumentare la loro inutile autostima. Poveri esseri insignificanti, così smarriti, deboli, così scarsamente abbaglianti nella loro pochezza di spirito!
Uscì dal bagno annuendo, poteva provare solo pietà per tutti quei poveri sfortunati, specie per Roderich, lui era il più sfortunato di tutti. Si accomodò sulla propria poltrona, mentre Gilbird chiudeva la porta di casa da cui il Magnifico Prussia era rientrato dopo un’attesa di due ore. Afferrò il cellulare, attivando la chiamata rapida, era così intelligente da aver scoperto di poter evitare di comporre lo stesso numero quando serviva, povero piccolo West, lui sicuramente ignorava una tale tecnologia.
« Allô?! » soffiò spazientita la cornetta.
« Hai l’onore di parlare di nuovo con il Magnifico Me e prima che tu possa dire qualcosa di poco rispettoso, so che ritieni io ti stia disturbando e ti perdono per questo! » con lui poteva dimostrarsi magnanimo, sì.
« … merci, ma non perdonarmi sempre, qualche volta fa il sostenuto e non chiamarmi! »
« Sono troppo Magnifico per non perdonare le tue occasionali mancanze di rispetto! » così magnanimo.
« Spegni q-quel cellulare frog! »
« Ho interrotto?! Kesesese il Magnifico me è giunto nel magnifico momento! » era così fiero di lui.
« Oui, ma comincio a farci l’abitudine… è Angleterre che si vergogna… »
« V-vergognarmi di cosa?! »
« Di faire l’amour avec moi, mentre parlo con Gilbert e non capisco pourquoi! Non ti vede neanche, Dieu merci! »
« T-that’s not true idiot! Io non faccio un bel niente con te! »
« Oui, oui... alors? » smise improvvisamente di strimpellare il mattarello con cui aveva deciso di dilettarsi.
« Fai sesso, mentre parli con me? »
« Ho detto Amour, non essere volgare! E oui, faccio tante cose quando parlo con te, mon ami. »
« Tante cose… non stai facendo proprio niente al mo… mo… nhm! »
« Non dirmele, ne riparliamo la prossima volta! Ludwig è lì? » una magnifica risatina mefistofelica fuggì via.
« Ludwig, qui? » ripeteva persino le sue parole pur di apparire magnifico, ma poteva perdonargli anche quello considerando il momento in cui si trovava e la sua magnifica magnificenza.
« nh-nhm… What?! » il telefono gli sfuggì di mano per le urla, ruzzolò tra i drappi del mantello di velluto.
« A casa tua Francis! E dì al mono-ciglio di non strillare! » lo sgridò quando l’ebbe ripreso.
Un ringhio e il mugolio addolorato di Francia anticiparono la risposta.
« Mono-ciglio?! Non puoi permetterti d’insultarmi, non sei neanche sulla cart-! »
L’ennesimo ringhio o forse non era proprio quello, ma che importava?! Lui aveva di meglio da fare che ascoltare le capacità venatorie – comunque inferiori alle sue – dell’amico.
« Angleterre non distrarti! E Gil… non ho idea se Ludwig sia a casa mia, pardon. »
« Apri le tue tendine e controlla. » scandì bene, Francis era così poco astuto rispetto a lui. Ovviamente.
Un lungo silenzio seguì la sua saggia affermazione. Aveva colpito nel segno - come sempre - e il suo francesissimo amico doveva essere rosso per la vergogna, in ogni caso era già orgoglioso di lui per non essere scoppiato in lacrime. Stava imparando dal migliore in fondo, lentamente, ma imparava.
« … lo avrei già fatto se fossi a Paris, mon ami, ma momentaneamente non ci sono. »
« Tornaci allora! Se usi quel tunnel per fare entra ed esci da Inghilterra, usalo anche per tornare a casa e controllare! Altrimenti adopera quella tua imitazione di Gilbird per farti trasportare! »
« A-ah… p-per fare cosa?! »
Un altro lungo silenzio seguì la sua saggissima affermazione. A volte, quando sporadicamente gli capitava di osservare la miriade di cartine che affollavano la casa di West, si domandava come facessero ancora a sopravvivere quei due senza la sua magnifica presenza lì sopra a proteggerli. Francis soprattutto, aveva la lingua troppo lunga per non cacciarsi perennemente nei guai e conservarsi intatto senza i suoi sapienti consigli. Per tutte quelle ragioni lo chiamava sempre, doveva controllarlo, aiutarlo con il suo magnifico conforto, tacitamente però, affinché il suo orgoglio non ne soffrisse troppo. Aveva un gran cuore lui, una grande mente, un grande carisma, un grande…
« Alors! Primo, Pierre non è un’imitazione di Gilbird ed è un uccellino da compagnia, sporadicamente anche da salvataggio quando mi capita qualche incidente, non un aereo privato! » strillò infervorato.
« Incidente! » una risata così poco magnifica.
« Secondo! Angleterre torna giù e smettila di ridere! E terzo… Gil ti sono affezionato, ma… »
Gli faceva quasi tenerezza, così desideroso di attenzioni dalla sua magnifica persona! La prossima volta che si sarebbero visti lo avrebbe abbracciato, facendogli tenere le mani in alto e i pantaloni addosso.
« … chiama Antonio per una volta! Au revoir e divertiti. »
Smise di annuire entusiasta della dimostrazione d’affetto. Il telefono aveva cominciato a emettere un suono quanto mai strano e non era del tutto certo che dipendesse da quello che l’amico stava facendo all’inglese. Assomigliava vagamente a un “tu-tu-tu” ripetitivo, come quello delle linee che saltavano sui fronti durante la guerra di alcuni anni prima.
« … Francis?! » chiese dopo qualche minuto, mentre Gilbird si accomodava sulla corona.
Compose nuovamente il numero, ma a rispondere fu una meccanica e per nulla attraente signorina che lo informava della scarsa qualità della ricezione del francese. La prossima volta che si sarebbero visti gli avrebbe consigliato di cambiare gestore o di smetterla di andare in Inghilterra quando il suo Magnifico amico doveva telefonargli per questioni tanto urgenti.
Sospirò facendo ricorso alla sua magnifica pazienza e compose un altro numero.

*-*-*-*-*

Gli porse l’ennesima ciotola di tortillas con un sorriso smagliante. Era entusiasta che il suo piccolo Romano stesse mangiando, considerando la pessima condizione psicologica in cui l’aveva soccorso, si aspettava di dover mettersi subito a impastare pasta per l’intera settimana – cosa che avrebbe dovuto fare lo stesso, nonostante la lasagna in forno -, invece era riuscito a fargli ripulire due tazze di sugo e una di paella. Non era parso particolarmente felice, ma Romano non sembrava mai particolarmente felice, tranne quando la mattina lo svegliava con il suo adorabile strusciarsi sullo stomaco. Si tastò istintivamente l’addome, lì ove molti anni prima, il piccolo italiano si scaraventava con il suo ciuffo ribelle e la sua mente elaborò un metodo infallibile per intrattenerlo. Aveva sempre funzionato in fondo, da bambino lo adorava!
« Romano vuoi vedere la mia nuova tartaruga?! » chiese spostandosi appena sul divano.
Il ragazzo lo fissò con mezza tortillas ancora fuori dalla bocca, l’espressione dapprima apatica si trasformò in pura vergogna quando si fu posata sulle mani dello spagnolo. Il viso ormai sfilato si gonfiò come se fosse improvvisamente tornato bambino, le guance si arrossarono come pomodori maturi. Antonio ebbe il malsano istinto di posargli una mano tra i capelli e scompigliarli amorevole.
« Puoi accarezzarla se vuoi! Ti è sempre piaciuto farlo da bambino, ci passavi ore intere! »
La tortillas che giaceva abbandonata sulle labbra di Romano tra la vita e la morte, cadde esanime sui pantaloni beige della divisa, frantumandosi in mille briciole. Antonio lo fissò comprensivo ignorando la sporcizia che ormai regnava in casa sua, aveva fatto l’abitudine a molte cose da quando conosceva il suo piccolo italiano, sporcizia compresa. L’unica che ancora non gli andava giù, erano le lenzuola bagnate del letto e quella mania di Romano di incolpare gli scoiattoli. In Spagna non c’erano neanche così tanti scoiattoli poi, specie nelle sue piantagioni di pomodori! Fortuna voleva che con il tempo il problema non si fosse più verificato, almeno, lui non era più venuto a conoscenza.
« C-che hai detto bastardo? » lo sentì sputacchiare con un filo di voce.
« Se vuoi vederla! Così fai qualcosa mentre aspettiamo che la pasta sia cotta! » sorrise ancora.
« … » Romano gli scoccò un’occhiataccia agitandosi sul divano.
Non capiva proprio cosa ci fosse di così terrificante o irritante nella sua tartaruga, sino a qualche anno prima l’italiano ci giocava più che volentieri e Antonio ne era sempre stato felice. Gli piaceva che passasse il tempo con cose tanto semplici piuttosto che con i passatempi che andavano così in voga nelle altre parti del mondo. Non che il piano o i teatri non fossero di suo gradimento, ma sporcarsi le mani erano uno dei grandi piaceri della vita ed era soddisfatto che Romano l’avesse capito, anche se ora temeva se ne fosse dimenticato con l'età e l’indipendenza dell’Italia dalle altre Nazioni.
« Non ti va più di farlo? » chiese con rammarico, stringendolo per le spalle.
Romano spostò lo sguardo sulle sue mani con fare meccanico, gli occhi nocciola si posarono sconvolti in quelli verdi di Spagna, deglutì un’ultima volta prima di assumere il suo tipico cipiglio e mollare una testata alla fronte di Antonio. L’altro cadde sul divano ribaltandosi sul pavimento come la tortillas di pochi istanti prima, si portò le mani al sedere ormai dolorante, mentre Romano con il viso completamente rosso balzava sul bracciolo come un gatto a cui hanno appena pestato la coda.
« Stammi lontano brutto bastardo pervertito! » strillò in preda al panico.
« Che ho fatto?! » chiese preoccupato.
Una tartaruga poggiata sul telefono si ribaltò con un tonfo, mentre l’apparecchio prendeva a suonare.

*-*-*-*

Il tedesco sferrò l’ennesimo pugno garbato alla porta della villa sul boulevard parigino dietro di cui attendevano ormai da un’ora, il volto blu per l’impazienza su cui tremolavano gli occhialini da lettura.
« Veeee Ludwig… sei sicuro che il fratellone ci stesse aspettando? »



  
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