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Autore: Chayu Juliette    05/05/2013    8 recensioni
{HunHan} {twoshot}
A-Ma chi siamo per giudicare?
B-Nessuno.
A-Solo umani.
B-Solo miserabili.
A-Solo condannati.
B-Solo la reincarnazione dei crimini altrui. Bestie da macello.
A-E questo è l'inferno.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Sehun, Sehun
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprite una pagina Google e cercate "Corea del nord, campo 22". Magari penserete che scrivere una fanfiction su una cosa simile sia offensivo(?) irrispettoso(?), ma spero mi crediate se vi dico che non l'ho fatto a cuor leggero. Diciamo che mettere nero su bianco questo testo è stato un doloroso travaglio.








Camp 22.

 

Parte prima.

 

 




 

 

A- Questo è l'inferno. Forse.

 

B- Forse siamo la reincarnazione dei crimini altrui. Bestie da macello.

 

A- E la fine?

 

B-Un contrappasso divino.

 

A-Non ti sembra un po' troppo generalizzato, per essere un contrappasso?

 

B-E crudele.

 

A-E doloroso.

 

B-E...ingiusto.

 

A-Il contrappasso non è ingiusto.

 

B-Non dovrebbe.

 

A-Chi lo giudica?

 

B-Dio..credo?

 

A-E tu ci credi?

 

B-In Dio?

 

A-Mh.

 

B-Si, ci credo.

 

A-E cosa credi?

 

B-Che sia un fottuto bastardo.

 

A-Ma chi siamo per giudicare?

 

B-Nessuno.

 

A-Solo umani.

 

B-Solo miserabili.

 

A-Solo condannati.

 

B-Solo la reincarnazione dei crimini altrui. Bestie da macello.

 

A-E questo è l'inferno.

 

 

 

Non sa nemmeno come ci sia arrivato, lui, in Corea del Nord. Ma nel momento in cui vi metti piede, non importa che tu sia un qualunque studente di casata basso-borghese o il figlio di un importante imprenditore. Ammettiamo che una persona possa essere generalizzata in una particella subatomica. C'è chi ha carica positiva e chi ha carica negativa. Bene. La Corea del Nord è una cellula nebulosa che annulla la tua carica e ti rende un involucro di carne e sangue, ti assoggetta, sigilla le labbra, cuce le palpebre; mutila i tuoi pensieri, ne ruba l'essenza e ti restituisce futili moncherini con su scritto va tutto bene. Va bene restare segregato per mesi in una camerata di dimensioni misere, con decine di altre persone, in condizioni igieniche che sono un insulto al pulsare debole e cieco che tiene in vita i corpi scarni. Va bene che periodicamente vengano prelevati gruppetti di persone e va bene non vederli più tornare. E va bene anche quando quello-che-dorme-nella-branda-accanto-alla-mia, un ragazzo appena quindicenne con le labbra sottili e i capelli neri, ti rivela in gran segreto che quelli che se ne vanno sono tutti morti, perché vengono usati come cavie e sottoposti ad esperimenti che al novanta percento coinvolgono armi chimiche; e questa è la fine che al novantanove percento spetta ad ogni prigioniero. Tutto questo se sei fortunato.

Se non lo sei...bé, Oh SeHun è convinto di essere in procinto di scoprirlo che cosa accade se non sei fortunato. Che poi la differenza tra bene e male sia sottilissima, così labile che quasi sembra trarti in inganno affinché tu possa infrangerla, quello lo sanno tutti. Ma chi la oltrepassa non è mai tornato indietro. Tornato indietro da dove, direte? Lo chiamano il Campo ventidue. Secondo Lu Han, invece, era l' inferno. Ma Lu Han è sempre stato uno particolare, uno alternativo. diciamo una particella elettricamente incostante, un po' positiva, un po' negativa. Capace di mettere in crisi la cellula nebulosa. E per questo, destinato alla soppressione.

Al Campo ventidue, le cose accadono e basta. Probabilmente esiste un ordine, una sequenza, un rapporto causa effetto o una serie di validi motivi -che comunque agli occhi delle vittime non apparirebbero mai validi. Ma è evidente che esserne a conoscenza sia un privilegio delle personalità al vertice del governo; coloro che, forti di una superiorità conquistata con la violenza, osservano dall'alto il piccolo mondo da loro creato in segreto, e giocano a fare gli Dei.
 

 

 . ♦



La prima volta che lo vede, lui è nudo. Nelle docce del dormitorio, piccole, strette, sudice. Il suo corpo ossuto e bianco balena a tratti tra gli effluvi malsani del vapore stagnante. E' piccolo e sottile.

Per un istante ha davvero paura che sia una ragazza, gettata per un qualche stupido scherzo nel dormitorio maschile, così, indifesa, carne fresca e ancora non recante i segni della morte. La purezza capace di suscitare l'istinto animale di vittime a lungo recluse, torturate, instabili sia fisicamente che mentalmente. Poi nota i muscoli, seppur appena accennati, delle gambe, della schiena, degli avambracci. No, è un maschio. Ma non basta. E' anche bello. Molto bello. Così bello che a pieno diritto potrebbe sortire lo stesso effetto di una bella ragazza su una massa ansimante di giovani uomini.

Lui ,Oh SeHun, compreso. Sì, perché no? Siamo solo bestie da macello, mormora l'ombra di una voce tagliente, emersa da una delle tante ferite della sua anima, spacciandosi per una considerazione razionale.

SeHun non ha neppure finito di pensarlo che già allunga le mani. Ma alle sue povere dita, ossute e livide, non viene concesso il privilegio nemmeno di sfiorare quel corpo. Il ragazzino scatta, e con un ringhio animalesco gli assesta un calcio in faccia in una spaccata perfetta.

Poi si accascia contro la parete, e si ripiega su se stesso, come un piccolo riccio. Resta a guardare SeHun, ansimante, gli occhi sgranati, i denti serrati e scoperti.

 

-Oh, mavvaffanculo, cosa sei, un selvaggio?!-

 

Gli grida contro l'offeso, tenendosi le mani sul viso.

 

Ma SeHun ha come l'impressione di essersi autoaccusato, perché riesce a vederlo chiaramente quel pensiero tentatore che lo ha spinto ad avvicinarsi in silenzio, giusto nell'attimo in cui si dilegua. Carne fresca. Corpo caldo.

 

L'altro serra le dita sui suoi stessi avambracci, così forte da graffiarsi, e non lo perde di vista un momento.

 

-Sel... vaggio.- Mormora poi. Le sue iridi tremolano appena, e le pupille si dilatano a dismisura. Ha un evidente accento cinese e la voce roca di chi non spiccica parola da parecchio.

 

-Sì, selvaggio, perdio. Io Tarzan tu Jane. Non parli coreano?-

 

-Sì, parlo. Parlo Coreano.-

 

SeHun accenna ad un movimento minimo verso di lui, e questi si ritrae ancora di più, spiaccicandosi contro la parete scrostata e ruvida, che gli grattugia le spalle scoperte.

 

E' evidente che ha già subito prepotenze di un certo tipo. Il suo comportamento tanto scostante e sospettoso non può spiegarsi in altro modo.

 

-No, tranquillo, non ti faccio niente. Come ti chiami? Sei nuovo?- Mormora. Poi pensa che il dialogo potrebbe essere paragonato a quello di due compagni di classe il primo giorno di liceo e ride amaramente, perché il liceo lui non se lo ricorda più.

 

Il ragazzino alza il viso, ed alcune gocce d'acqua sporca si depositano leggere sulle sue guance.

Ha gli occhi grandi e la pelle luminosa, curata. L'ombra di una tinta castana muore in una ricrescita corvina. Probabilmente prima di essere portato al campo era molto ricco.

 

-Ah... non so.-

 

-...In che senso?-

 

-Io... non mi ricordo.-

 

SeHun non sa se ridere o piangere. Ma sono al Campo ventidue, le reazioni emotive non hanno significato, ormai. E' un luogo senza umanità. Quindi la sua espressione rimane immutata. Giusto vagamente interrogativa.

 

-Non ricordi il tuo nome? Hai preso una botta in testa? O ti hanno torturato?-

 

-Non lo so...davvero.-

 

-Sei strano. Ma non fa nulla. Tanto fino a che sei qui niente ha importanza. Ti chiamerò Han, che significa prima dell'alba. Cioè, è l'unico nome cinese che conosco. Ha un suono positivo però, non trovi? Come di speranza.-

 

-Han. Sì, è bello.-

Solo alcuni giorni dopo SeHun decide di anteporre ad Han il nome "Lu", che significa cervo -e non manca di spiegarlo, come se Lu Han non conoscesse il cinese-. Quando Lu Han gli fa notare come i due nomi non centrino nulla l'uno con l'altro, SeHun ride e risponde che sarà il loro segreto, perché nessun altro conosce il cinese nel loro dormitorio, ed un segreto è un bel modo per iniziare un' amicizia.

 

La loro amicizia, la loro breve e pre scandita amicizia, nasce dalla fantasia di una violenza, e un' amnesia totale. Eppure è capace di germogliare, anche se piantata in un terreno arido, innaffiata col sangue, confinata sotto una campana di piombo in un giardino oppresso dalla dittatura.

 

Lu Han e SeHun si aggrappano l'uno all'altro, nella consapevolezza che mai nemmeno l'eco di una supplica raggiungerà i civili; presto o tardi, più di cinquantamila anime sprofonderanno nel suolo arido di Haengyong, una città al confine con Russia e Cina, nascosta alla coscienza mondiale da spesse pareti di roccia, lo stesso materiale di cui Lu Han era convinto fosse stato creato il cuore degli uomini in bianco che ogni giorno prelevano alcuni dei "campioni umani" dal dormitorio. Quale crudele divinità avesse avuto la presunzione di crearli però, non fece in tempo a scoprirlo.
 

 

. ♦
 

 

Un giorno, stanno parlando di Dio. E quando parlano di Dio, anche se ormai Dio è nulla più che una vaga eco che ha già deciso chi salvare, parlano di speranza. E quando parlano di speranza parlano di fuga e di vita vera, di cibo vero, di casa, di famiglia, di innamorarsi e di viaggiare insieme. In realtà, sanno già di amarsi, ma nessuno dei due ha il coraggio di dirlo chiaramente, perché pronunciare ti amo nel silenzio malsano delle docce del dormitorio suonerebbe come una bestemmia, e di bestemmie ne volano già troppe, non solo verbalmente: la vita quotidiana è un insulto all'umanità, nei gulag nord coreani. E poi l'ammettere che la loro bolla amorosa è una particella a sé e senza via di scampo fa paura. Sarebbe come riconoscere che non c'è nessuno là fuori che verrà a salvarli, e questo lincerebbe brutalmente anche gli ultimi brandelli di significato che animano i loro sogni.

 

Un giorno stanno parlando di Dio. E quando parlano di Dio, parlano di speranza. Nessuno dei due sa che è l'ultima volta.

 

Un giorno, stanno parlando di Dio e di speranza. Poi Park Chanyeol fa irruzione nelle docce e SeHun si arrabbia perché accidenti, è l'unico luogo vagamente definibile appartato, eppure lui dovrebbe capire, perché ama Baekhyun e Chanyeol e Baekhyun sono la coppia con cui, a turno, utilizzano le docce per stare soli, perché sono talmente obsolete e mal ridotte che il preferire rimanere sporchi è completamente giustificato. E poi nessuno ha mai smaltito la paura che invece dell'acqua possano fuoriuscire gas tossici.

 

Un giorno, Oh Sehun e Lu Han-senzanome stanno parlando di Dio. Poi Park Chanyeol fa irruzione nelle docce, e SeHun, oltre che arrabbiarsi, pensa che in apparire non abbia nulla da invidiare ai cadaveri che ogni sera vengono trasportati dai laboratori alle fosse comuni. Chanyeol arranca di qualche passo. Le sue gambe sono rigide e le muove come se pesassero tonnellate. Ansima pesantemente e le mani gli tremano. La sua camicia è sudicia, ma in corrispondenza dello stomaco si allarga una chiazza più scura ed umida del resto: probabilmente ha vomitato succhi gastrici.

 

-Baekhyun è morto. Alle camere. Ieri.- Rantola. Più che difficoltà nel respirare, SeHun ha l'impressione che Chanyeol non voglia più farlo. Ha l'impressione che respirare gli provochi una sofferenza atroce e che voglia smettere, al più presto. E lo capisce, e vorrebbe provare pietà. Ma tutto ciò che riesce a fare è stringersi al petto Lu Han, come se il pallore cadaverico di Chanyeol possa rivelarsi una terribile epidemia e contagiarli entrambi.

Poi Chanyeol crolla al suolo, e quando il suono del suo cranio che cozza contro le mattonelle incrostate li fa trasalire entrambi, Lu Han e SeHun sanno che non c'è più vita in Chanyeol e che, allo stesso modo, non c'è speranza, nè un dio.

 

Solo tanti attoniti minuti dopo, SeHun trova il coraggio di raccogliere la fiala trasparente che Chanyeol stringe tra le dita ancora rigide. E' piena per un quarto, ed appesi al collo tramite un pezzo di spago malconcio, vi sono un bigliettino ripiegato più volte e un carboncino scheggiato. Probabilmente, a spaventare SeHun è più il contenuto del foglietto che la consapevolezza intuitiva ma immediata che la fiala racchiude veleno.

 

 

Non c'è speranza per la vita.

Ma c'è speranza per la pace.
Un milligrammo.

 

JongIn

 

Junmyeon

 

Kyungsoo

 

Chanyeol

 

 

 

A SeHun sembra quasi di vedere le mani livide e le dita tremanti tracciare quelle ultime testimonianze di esistenza. Improvvisamente, coglie il significato mastodontico che il piccolo oggetto reca, e sente il proprio cuore raggrinzirsi. La stretta soffice del suo compagno gli accarezza i fianchi. Si guardano.

 

Ora si tratta solo di decidere se possiedono la forza ed il coraggio necessari per portare ciò che rimane di JongIn, di Junmyeon, di Kyungsoo e di Chanyeol, fuori dall'inferno, nel mondo reale. Oppure firmare la propria condanna e passare il fardello a chi ancora è così coraggioso da sperare.

 

D'un tratto, SeHun capisce che questo è il vero eroismo, e riesce a dirlo, ti amo, perché è la penultima certezza, prima della scelta finale, e non ha importanza che suoni come una bestemmia, perché non c'è nessuno lassù a giudicarlo.

 

 

. ♦

 

 

-Tetradotossina. E' una neurotossina cento volte più potente del veleno per eccellenza, il cianuro. E' sufficiente un milligrammo di Tetradotossina per fottere il sistema cardiorespiratorio di un uomo adulto, causandone la morte entro un tempo che va dalle due alle otto ore.-

 

Snocciola Lu Han, con una faccia stralunata che spaventa SeHun ancor più dell'essenza di morte che stringe tra le dita.

 

-Ti amo- risponde d'istinto. Ed è un' affermazione che non ha niente a che vedere con quella di Lu Han, come Lu ed Han sono due nomi che non hanno niente a che vedere l'uno con l'altro.

 

-Cosa?- esclamano all'unisono.

 

E si guardano di nuovo, nel silenzio, anzi no, nel vuoto più assoluto, in cui le uniche certezze sono loro stessi e null'altro che loro stessi. E stanno per baciarsi, SeHun lo sa, perché Han ha gli occhi fissi sulla sua bocca e si lecca le labbra inconsciamente.

 

Stanno per baciarsi e invece le porte del dormitorio si spalancano e i prigionieri gridano e gli uomini in bianco dilagano nella stanza come tanti piccoli spermatozoi che penetrano un ovulo cieco, marcio, infecondo.

 

-Tutti in fila.-
 

 

 . ♦ 




Ore più tardi, Oh SeHun si trova di nuovo nelle docce, solo, e non è poi così sicuro di essere vivo. La fiala di veleno è dove l'ha lasciata, travolto dall'incombenza degli eventi. Il luccichio del vetro ammicca nella penombra, sepolto tra la sporcizia dell'angolo più nascosto delle docce.

 

Oh SeHun, sente improvvisamente il bisogno di catalogare. Così raccoglie l'oggetto, dispiega il bigliettino e, impugnato il carboncino tra indice e pollice, scribacchia alcune lettere storte. Ma non il suo nome. Per quanto frustrante sia l'indecisione, non è ancora sicuro di non avere il coraggio di tentare il tutto per tutto, perché ora non ha nulla da perdere, e non aver nulla da perdere è la condizione dell'eroe.

 

 

 

03 Gennaio 2010. Oggi hanno preso Lu Han.

 

   
 
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