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Autore: Valsi_inkheart    06/05/2013    5 recensioni
Kurtbastian AU: Famous!Kurt - Teacher!Sebastian
". Quando nessuno credeva in lui, Sebastian gli prendeva la mano e gli diceva di aspettare, che il mondo presto si sarebbe reso conto del fatto che dentro di lui c’era un fantastico universo da scoprire. Sarebbe stato amato, un giorno. Lui era troppo per poter essere solo suo, Sebastian lo sapeva: una persona come lui doveva essere del mondo, chiunque avrebbe dovuto avere la possibilità di attingere da una persona come lui. Chiunque avrebbe dovuto avere la possibilità di guardarlo e dire “un giorno diventerò come te”. Proprio come aveva fatto Sebastian."
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La tv è accesa, il volume alto. Sebastian finge di correggere i compiti di francese dei suoi alunni, scarabocchiando qualche appunto accanto ad una frase scritta male, o cambiando qualche accento. È nervoso, è distratto, e non vede l’ora che David Letterman la smetta di intervistare quel dannato skater che nessuno conosce e passi all’ospite successivo.

L’ospite successivo.

Ormai è un personaggio pubblico, è conosciuto da tutti. Ormai cammina per strada e viene fermato da persone di tutte le età. Ormai chiunque gli scrive su Twitter per dirgli quanto sia fantastico, bello, meraviglioso. Lui gliel’ha sempre detto, invece. Quando nessuno credeva in lui, Sebastian gli prendeva la mano e gli diceva di aspettare, che il mondo presto si sarebbe reso conto del fatto che dentro di lui c’era un fantastico universo da scoprire. Sarebbe stato amato, un giorno. Lui era troppo per poter essere solo suo, Sebastian lo sapeva: una persona come lui doveva essere del mondo, chiunque avrebbe dovuto avere la possibilità di attingere da una persona come lui. Chiunque avrebbe dovuto avere la possibilità di guardarlo e dire “un giorno diventerò come te”. Proprio come aveva fatto Sebastian.

“Ed ecco il nostro prossimo ospite: Kurt Hummel! Benvenuto, Kurt”

Kurt gli aveva sempre detto che si sentiva polvere. Aveva due possibilità: farsi portare dal vento e non combinare nulla, o esplodere. Aveva sbattuto la testa contro tanti muri ma alla fine aveva capito come fare ad esplodere, come essere quello che è diventato, alla fine. Sebastian scrive rapidamente una D su un test andato particolarmente male e si rivolge completamente alla tv.

Kurt è bello, ma a questo punto l’hanno notato tutti. Quando si credeva il brutto anatroccolo della storia Sebastian impiegava ore ed ore per convincerlo del fatto che fosse bellissimo. E lui, con un sorriso tirato, gli diceva “va bene, ho capito”, ma non  ci credeva mai.

Sorride, di quel sorriso che illumina una città intera. Sebastian non può che rifletterlo sul suo viso, quel sorriso. Come si può guardare delle labbra così e non sentire la felicità nelle vene? Sebastian guidava per ore, a volte, per portarlo a vede i panorami più belli che l’America potesse offrire. Lui non ne aveva visto nemmeno uno: ogni tramonto, ogni cascata, ogni rift valley, ogni più grande opera di Madre Natura era nulla – nulla – se messa a confronto con il sorriso di Kurt. Il suo viso era il dono che il Mondo gli aveva fatto. E lui lo amava così tanto da lasciarlo libero di andare nel mondo e far sì che fosse di tutti, piuttosto che solo suo. Perché, per lo stesso motivo per cui aveva abbandonato Lima, appena diciottenne, aveva sentito il bisogno di abbandonare New York e poi l’America intera e in fondo, chi era Sebastian per imporgli di restare lì con lui, a ripetere ogni giorno la stessa lezione in una scuola superiore qualsiasi al centro di New York? Nessuno. Aveva sorriso, preso le chiavi della macchina e l’aveva accompagnato all’aeroporto. Un ultimo bacio, un au revoir che sembrava più che altro una sconfitta e il cofanetto con l’anello di fidanzamento ancora nella tasca della giacca.

Non poteva chiedergli di sposarlo. Non avrebbe mai potuto imporre a uno dei 100 uomini più influenti del mondo di sposare un semplice professore.

Perché alla fine con Kurt non si vinceva mai. Con Kurt era un gioco a perdere e benché Sebastian fosse così abituato ad ottenere, ottenere sempre, non riusciva a smettere. Kurt vinceva, e lui glielo lasciava fare. Kurt decideva, e anche se le decisioni riguardavano anche lui, Sebastian subiva. Kurt aveva il coltello sempre dalla parte del manico e per quanto in pubblico fingessero che Sebastian fosse il forte, non si poteva nascondere che anni e anni di bullismo l’avessero temprato. E lui lo sapeva. Entrambi lo sapevano, ma in fondo non importava. Andava bene così. Ma Sebastian avrebbe dovuto immaginarlo, prima o poi quell’ambiente gli sarebbe stato stretto, e allora sarebbe volato via. Esattamente quello che aveva fatto, per l’appunto, un anno e due mesi prima.

“Sei tornato in America da un tour di promozione del tuo libro in Europa, è corretto?”

“Corretto, David. È bello essere a casa!”

“Che farai questa sera? Rivedrai un po’ di gente?”

“Amici, famiglia… sì, penso che farò un po’ di giri di New York.”

“Incontrerai qualcuno di speciale?”

Sebastian chiude gli occhi. Vuole sentire?

“Probabilmente il mio divano, mi è mancato molto…”

Kurt ha sempre il coltello dalla parte del manico. E stavolta la lama è indirizzata dritta nel petto di Sebastian.

Quando spegne la tv lo fa senza pensare. È insopportabile la sua voce che non parla di lui, è insopportabile il suo sorriso che non s’accende per lui, è insopportabile sapere di non essere nei suoi pensieri.

È insopportabile sapere di essere nella sua stessa città e non poter essere con lui. È insopportabile sapere che vedrà delle persone – Rachel, probabilmente, o Blaine: si è trasferito qui da un po’ e forse ne stanno approfittando per stare un po’ insieme.

Sebastian non ci ha pensato nemmeno, a trovare qualcun altro. È solo da un anno e due mesi e, a ventotto anni, la sua vita gli sembra già consolidata routine. Era Kurt il suo fuoriprogramma, ogni giorno. Un fuoco d’artificio, ecco cos’era. Era un fiore sul tavolo quando aprivi la porta dopo il lavoro, era la colazione a letto con un bigliettino che dice “ti amo” e basta, senza nemmeno un punto alla fine. Era la sua redenzione, perché fare il bastardo gli era riuscito bene per tanto tempo ma con lui non c’era proprio verso.

Senza nemmeno capire come si ritrova sotto la doccia. E vorrebbe che lui fosse lì. Anzi: vorrebbe essere il Sebastian Smythe di una volta, quello che usciva e andava nei locali gay a cercare dei ragazzi con cui passare il tempo. O forse essere il Sebastian Smythe, che riusciva a dare all’uomo che amava tutti i riflettori di cui necessitava, senza che questi sentisse il bisogno di fuggire via.

Era così difficile. Si sentiva come se fosse sceso dal suo treno alla fermata sbagliata, e allora che doveva fare? Il treno continuava ad andare, così veloce, e non c’era nessun fottutissimo modo per raggiungerlo. Andare a piedi? Ci avrebbe messo troppo, lui era così lento, senza nessuno che lo aiutasse ad andare dove doveva. L’aereo? Scomodo, così diverso dal treno a cui era tanto abituato. Forse più facile, più confortevole e con più vantaggi ma troppo, troppo lontano da quello che era il suo mezzo preferito. Non c’era modo.

Ancora bagnato, si avvolge un asciugamano alla vita e prese il cellulare. Non ha più sentito Kurt, da quando se n’era andato. Au revoir sono state le ultima parole che gli aveva rivolto, ed ora tutto questo gli sembra così assurdo. Non ha mai amato nessuno come aveva amato – come ama – Kurt e come diavolo può aver resistito più di un anno senza sentire la sua voce? O meglio, senza sentire la sua voce che gli parlasse? È inconcepibile, e come diavolo ha fatto Kurt, senza di lui? Sebastian conosce ogni suo spostamento, Internet è pieno di lui. Ma Sebastian è un semplice professore di francese, Kurt non può sapere come sta, Kurt non può sentire la sua voce, anche in tv o in internet. Improvvisamente la rabbia si impossessa di lui: la vita di Kurt è così perfetta da fargli dimenticare in questo modo Sebastian l’uomo che diceva essere il più importante della sua vita? Il suo orgoglio di uomo immerso nello show business così gigantesco da non permettergli di far nemmeno una chiamata alla persona con cui pensava che avrebbe condiviso l’intera esistenza?

Furente, sfiora la cornetta verde, apparsa sul suo telefono quando aveva selezionato dalla rubrica la voce ‘Kurt’.

“S- Sebastian?”

La furia svanisce così come è arrivata, al suono melodioso della sua voce che pronuncia quel nome. Sebastian quasi sorride, ancora gocciolante.

“Kurt.”

“Hai sentito?”

Sebastian è confuso, non pensa prima di chiedergli:”Che cosa?”

“Oh. Non hai sentito.”

“Kurt, di che parli?”

Gli sembra assurdo, sono mesi che non parlano e tutto quello che riescono a dirsi adesso non ha il minimo senso.

“Ero al Late Show e…”

“Ah, sì. Ti ho visto. Parlavi del tuo divano, poi… ho spento perché…”

“Ecco, il solito tempismo.”

Kurt ha sempre il coltello dalla parte del manico: lui sa di che parlano e Sebastian no. Lui sa cosa diamine c’entri David Letteman e Sebastian no, ad esempio.

“Kurt, ti dispiacerebbe spiegarmi…?”

“Ho parlato con David di quanto ti amo e tu nemmeno hai sentito.”

“Tu cosa…?”

Sebastian non può che sorridere. Prima piano, cauto. Poi il tuo cervello registra l’informazione, e il sorriso diviene quasi una risata. Di quelle che gli fa fare sempre Kurt. Che, tra le altre cose, sa farlo anche ridere quando vuole.

“Eh. Spero sia su YouTube perché, Dio, era davvero un grande discorso. Improvvisato, per di più.”

“Ammirevole.” Ridacchia Sebastian.

“Sono uno scrittore, con le parole ci lavoro.”

“Vero.” Parla a monosillabi, lo sa, ma formulare una frase sembra così difficile in questo momento.

“Ed è grazie a te. Ora però sono stanco di tutto questo, Bas. Il mondo è solo una distesa di terra e mare, senza di te.”

Sebastian non riesce a parlare. Kurt deve accorgersene, perché aggiunge:”Senti, dobbiamo parlarne. Sono giù, mi apriresti la porta?”

Ecco: Kurt ha sempre il coltello dalla parte del manico.

Però Sebastian Smythe è pur sempre Sebastian Smythe.

“Io ti apro, ma sappi che sono nudo. E ho intenzione di restare nudo per tutto il tempo necessario.”

 

 

 

 

Angolino!

Scusatemi, l’angst non è mai stato nelle mie intenzioni ma ieri mi è uscito fuori dalle manine e non ho saputo resistere! Fortunatamente c’è il lieto fine :) Spero gradiate anche i nostri piccolini sotto questo aspetto.

Grazie a chi leggerà/recensirà eccetera eccetera.

Baci

  
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