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Autore: _Carol_    06/05/2013    2 recensioni
"Il timore, una tra le più grandi forme di paura esistenti, si manifestava spesso sotto forma di avvenimenti, oggetti o persone.
Per me, il timore aveva preso il posto del colore nero. Nero, come l’oscurità. Nero, come il cancello d’entrata del casato Nightray.
Ma mi chiedo, posso riuscire a trovare la luce, l’uscita da quell’oscurità che cerca di risucchiarmi ogni giorno di più?
E poi la incontrai, quella luce, racchiusa sotto l’aspetto di un irritabile ragazzo."
Spero vi piaccia! ~
Genere: Angst, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Elliot Nightray, Leo Baskerville
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il timore, una tra le più grandi forme di paura esistenti, si manifestava spesso sotto forma di avvenimenti, oggetti o persone.
Per me, il timore aveva preso il posto del colore nero. Nero, come l’oscurità. Nero, come il cancello d’entrata del casato Nightray.
Ma mi chiedo, posso riuscire a trovare la luce, l’uscita da quell’oscurità che cerca di risucchiarmi ogni giorno di più?
E poi la incontrai, quella luce, racchiusa sotto l’aspetto di un irritabile ragazzo.


Ormai sono passati circa due mesi da quando sono entrato a far parte della famiglia Nightray.
Far parte, poi, che razza di sciocchezza. Quei tipi non fanno altro che guardarmi dall’alto in basso per tutto il tempo: mai un saluto, un sorriso, un gesto gentile nei miei confronti!
Solo perché quel ragazzino ha voluto me come servo e non uno di quei bellimbusti scelti dalla sua famiglia. Chissà perché, poi.
Voglio dire, sono solo una persona qualunque, forse molto più strana dell’ “umano tipico”, con dei capelli quasi più grandi di me…eppure no. Lui voleva me. Soltanto me.
Forse non avrei dovuto stuzzicarlo durante i suoi “tour” alla casa di Fionna. Oltre ad irritarlo, ho contribuito a fargli scattare solo quello strano impulso di scegliermi come servitore.
“Voglio solo qualcuno che mi tratti normalmente, come se non fossi un nobile.” E’ davvero la verità? Non so ben capire il motivo, ma dopotutto credo di potermi fidare di lui.

Tutto si era dimostrato più difficile di quello che credevo: preparare la tavola, aiutarlo con i compiti, portare le cose su un vassoio…ero così impacciato da non riuscire mai a fare qualcosa di buono.
Non avevo mai servito nessun altro prima d’ora, perciò non riuscivo a fare altro che rovinare i preziosi, causare problemi alla famiglia, aumentare il loro rancore nei miei confronti…tutto, tutto sembrava scivolarmi via dalle mani e rompersi con un sonoro “crack”, come la mia vita in quel momento, tenuta in bilico da un vassoio chiamato Nightray.

Per fortuna, ho avuto dei bei momenti con il mio giovane padrone, Elliot. Se non ci fosse stato lui, non so’ proprio come avrei fatto a sopravvivere in quelle quattro mura. Probabilmente non ci sarei riuscito affatto.
Anche se non riuscirò mai a perdonargli il fatto di aver provato a convincermi a tagliare i capelli…

Esatto, i capelli.
Suona strano detto da un maschio, eh? A quel tempo, però, ero dell’idea di dover a tutti i costi nascondermi agli occhi delle altre persone.
Nessuno avrebbe mai dovuto vedermi davvero in faccia. La gente, sentendo il mio nome, doveva ricordarsi solo di una frangia coprente gli occhi e dei capelli fin troppo lunghi. Nulla più.
Lui, però, si era spinto ben oltre, facendo saltare all’aria tutti i miei piani.

“Ehi, Leo, perché cerchi di nasconderti così tanto?”

Non puoi avvicinarti…non puoi mettermi con le spalle al muro, adesso! Tu…non puoi…

“Perché non provi a tagliarli?”

Smettila. Non voglio sentire la tua mano calda toccare la mia fronte, facendoti specchiare nelle mie iridi azzurre contro la mia volontà. Non voglio che tu veda tutto questo.

“E’ davvero un peccato, sai? Con degli occhi così belli…”

Perché io…

“Ell…”

Io…

“La…”

Io sono un mostro.

“Lasciami!”

So benissimo di non essere un codardo e che scappare non è il miglior modo per sfuggirgli, ma in preda all’agitazione del momento è stata la cosa più logica che mi sia venuta in mente. Certo, ho dovuto togliermelo violentemente di dosso spingendolo via per il petto –cosa non molto degna di un servitore–, ma non me la sentivo proprio di lasciarmi convincere. Neanche per sogno.
Eppure, lui non si era ancora arreso: cominciò a rincorrermi, presso il corridoio dell’orfanotrofio, senza nessuna tregua.

“Ehi, Leo!”

Basta. Tutto ciò è solo una finzione.

“Cosa diamine stai facendo?! Leo!”

Finiscila. Non voglio scappare da te per tutta la vita...

“Leo!”

Io non…


« LEO!! »

Al sentire quell’urlo alzo d’istinto la testa, come se fosse un qualcosa che non riuscivo a fermare neppure con il completo controllo del mio corpo.
Improvvisamente, non mi trovavo più nel corridoio della casa di Fionna, ma sul marciapiede vicino alla casa dei Nightray. E davanti a me vedevo con chiarezza il volto preoccupato del mio padrone, con tanto di respiro affannato. Devo averlo fatto preoccupare, in qualche modo.

« …Elliot…? Cosa ci fai qui? » Gli chiedo, perché neppure io ricordo bene cosa stessi facendo.

« Cosa ci fai tu qui, razza di idiota! Ti ho cercato dappertutto, inutilmente! Mi hai fatto prendere un colpo! »

…….Giusto. Adesso ricordo cos’è successo: in breve, uno dei soliti battibecchi con la famiglia, questa volta con la sorella maggiore di Elliot. Una dei tanti familiari che mi odia così tanto da farmi lo sgambetto e far cadere a terra me e i miei due libri, uno dei quali riuscì a cadere esattamente sopra la mia testa. Cavoli, che male.
Ovviamente, neanche una scusa, ma tanto ci sono abituato. Non vorrei dirgli cose del genere, per non portarlo contro la sua famiglia, quindi sono costretto a sopportare in silenzio, portandomi dentro tutto questo odio e dolore.

« Mi dici cosa è successo? »

« …Ho litigato con la signorina Vanessa. Le sue urla mi infastidiscono, quindi sono andato qui fuori dove di sicuro non le avrei sentite. » Mi limito a dire, anche sapendo benissimo che è solo una bugia.
Speravo che ci avrebbe creduto, almeno in parte, ma dalla sua lieve risata intuisco il contrario.

« E’ la scusa più inverosimile che abbia mai sentito. »

Deve comunque aver capito che non gliel’avrei detto, perché subito dopo si allontana da me, avvicinandosi invece all’inquietante cancello del casato.

« Forza, seguimi. Non pensare a Vanessa, mi occuperò io di mia sorella. »

« Sarai anche il legittimo erede del casato, ma lei è comunque più grande di te. » So benissimo che quel momento era qualcosa di epico, sacro, eppure sentivo il bisogno di rovinarlo in un modo o nell’altro. Forse perché non ero abituato alla visione di un Elliot protettivo, saggio e coraggioso, ma di un Elliot arrogante, burbero e facilmente irritante.
Le mie parole ebbero immediatamente l’effetto che desideravo; si gira infatti verso di me con una delle sue espressioni arrabbiate che tanto adoravo.

« Stai dicendo forse che non so farmi rispettare?! »

« Figurati, cosa te lo fa pensare? »

« …Uhmph. Forza, torniamo dentro. Vedrai che risolverò la situazione. »

Tornare? Non una persona come me. Ormai, sono stufo di dover subire le angherie di quei tizi, di dover sopportare tutto ciò, senza neppure poterlo dire al mio unico amico...io…io ho paura.

« Loro mi odiano. »

Non so come sia potuta uscirmi quell’affermazione tanto schietta dalla bocca, credo forse perché dentro di me non potevo sopportare la situazione.
Lui si è fermato appena prima della soglia del cancello dei Nightray, quel cancello che sembra fissarmi minaccioso, pronto ad aggredirmi in qualsiasi momento. Poi si volta, guardandomi con un’espressione spaesata.

« …Come? »

« Mi detestano. Non dovrei più vivere lì dentro. »

Mi allontano ancora un po’ da lui, soffocando un probabile pianto con una piccola risata.

« Eh, eh… Sarà difficile per me, ma almeno riuscirò a causarti meno problemi.. »

Alzo gli occhi al cielo, come se volessi evitare in ogni modo di incrociare il suo sguardo, qualunque esso fosse stato. Come se avessi timore della sua reazione: ed affettivamente, era così.
Non sono affatto convinto di quello che ho detto, ma avrei fatto la cosa giusta. Sarà doloroso per me riuscire a cancellarlo dalla mia vita, ma devo farlo. Perché avrei fatto di tutto, pur di poterlo rendere felice…

Uno, due, tre passi. Il rumore delle scarpe che tocca terra comincia a pervadermi le orecchie e diventa via via sempre più vicino, come le nostre distanze, tanto che potevo già intravedere le sue sopracciglia inarcate come più poteva.

« Smettila di dire cazzate! »

Come tempo fa, ho sentito di nuovo la sua mano sul mio viso. Ma questa volta non l’ho sentita sulla mia fronte, ma sulla guancia alla sua destra, e con ben poca gentilezza.
Non…me lo sarei mai aspettato, davvero. Resto immobile, con la mano sinistra sulla guancia dello stesso lato e gli occhi sgranati rivolti verso di lui.

« …Elliot…? »

« Spiegami perché ti stai preoccupando inutilmente! Spiegamelo ora!! »

Posso chiaramente vederla, tutta la sua ira, mentre mi scruta attentamente con quegli occhi blu e mi scuote per farmi riprendere, poggiando le mani sulle mie spalle.

« Sto’ dicendo la verità. Smettila di fare l’imbecille. »

« QUELLO CHE STA’ FACENDO L’IMBECILLE SEI TU!! »

Di solito, quando urla, io provo di tutto pur di farlo smettere. Ma questa volta, non posso assolutamente fare nulla se non avere dei brividi incontrollabili. Chissà, forse perché è la prima volta che urla contro di me. Oppure so che ha ragione…?

« Dimmi, hai intenzione di fare la femminuccia ancora per molto?! EH?! Non pensare più alla mia famiglia! Perché tu…tu… »

Abbassa il capo per qualche secondo, magari per riordinare le idee. Ma continua a restare nella stessa posizione di prima, come per non farmi scappare, per non farmi reagire. Poi riprende a guardarmi, con una fiera nota di convinzione nei suoi occhi.

« Tu sei il mio migliore amico! E finché resterai con me, non m’importa! »

Mi ha letteralmente spiazzato: non posso fare altro che fissarlo mentre riprende fiato… mai e poi mai aspettato qualcosa di simile da parte sua, conoscendolo!
Eppure, adesso, provo un gran senso di ammirazione nei suoi confronti.
Non avrò mai l’occasione di dirtelo, ma…sono davvero tanto fiero di te. Adesso so cosa fare.

Tossisco, prendendogli entrambe le mani e cominciando a guardarlo con un sorriso gentile.

« Elliot, tu… »

La mia faccia inizia a specchiarsi nei suoi occhi, dato che mi sto avvicinando sempre di più al suo corpo, al suo viso, persino alle sue labbra. Lo vedo arrossire, cercare di allontanarsi, ma ormai era troppo tardi. Ero sicuro di ciò che stavo facendo, e nulla, nulla avrebbe mai potuto farmi cambiare idea.
Sono consapevole del fatto che le mie prossime parole avrebbero cambiato di sicuro la situazione attuale, ma dovevo assolutamente dirgliele, come se non ci fosse un domani. Ne sono sicuro, ora o mai più. Adesso, volevo solo dirgli una cosa…

« Sei davvero un grandissimo pezzo di idiota. »

Mi allontano velocemente da lui, aspettando una sua reazione: ammetto di non essere stato molto gentile nei suoi confronti, ma dovevo assolutamente dirglielo.
Dio, quando amo stuzzicarlo, sentire la sua voce irritata, con la consapevolezza che correggere i suoi sbagli è il mio lavoro, e di non poter essere rimproverato per questo. Oggi non sono stato molto giusto, ma la situazione stava diventando troppo intensa; dovevo assolutamente cambiare l’atmosfera.

Inizia ad arrabbiarsi: mani strette a pugno, sopracciglia incrociati, denti serrati. Comincio quindi a correre via, sicuro che lui mi avrebbe rincorso.

« Brutto bastardo, torna subito qui! »

Rido, lasciandomi rincorrere; proprio come quella volta, ma ora mi sento decisamente più sereno. Anche se riuscisse a superarmi, me la caverò al massimo con pugno. Non mi sento per nulla impaurito, sicuro della perdita di qualcosa che fa parte di me, o altri pensieri simili. Adesso, la mia felicità è tale da poter farmi dimenticare i problemi: Vanessa, gli altri, il mio pessimo modo di servire, tutto. Siamo solo io, e il mio padrone. Con lui, posso riuscire a superare anche l’ostilità del cancello dei Nightray, che, pur non smettendo di emanare quell’aura spaventosa, si sottomette ai nostri voleri.
D’ora in poi, smetterò di preoccuparmi degli altri membri del casato. Continuerò ad andare sempre avanti, senza smettere di perdere il sorriso. Sei riuscito ad insegnarmi un’importante lezione, oggi. Per quello che facesti, hai fatto e che farai per me…
Grazie di tutto, Elliot. Farò del mio meglio per mantenere la nostra promessa.


Il paesaggio è improvvisamente svanito. Le strade, gli alberi e la gente della città non mi sono più visibili. Al loro posto, c’è solo una stanza grigia, e una piccola finestra nella parte destra dalla quale provengono degli spiragli di luce.
Dove sono…? Possibile che abbia solo rievocato in sogno un ricordo passato?
Mi tocco la fronte con la mano destra, ma i miei capelli sembrano più corti di prima, e i miei occhi risultano così scoperti…
No, non sembrano. Lo sono.
Come…come è potuto accadere?! Io…io non avrei mai potuto tagliarli! Non riesco proprio a capire perché…perché?!

« Ben svegliato, capo dei Baskerville. »

Mi giro di scatto, notando qualcuno posto davanti alla porta: un ragazzo dalla chioma bionda, raccolta a coda di cavallo con un nastro rosso, che mi sorride gentilmente. Ma la cosa che più mi incuriosisce sono i suoi occhi: uno dorato, e l’altro di un rosso scarlatto.

Poi mi ricordo di tutto. Gli orfani dispersi, l’ Humpty Dumpty, Isla Yura, Oz e gli altri, ma specialmente di una cosa.
Elliot è morto. E io non posso farci nulla. Non sono stato in grado di salvare il mio migliore amico.

Deglutisco, cercando di non pensarci su. Non posso piangere sul latte versato, specialmente adesso che non sono più un miserabile servo, ma il capo di un’importante casato. Anche se, tutta questa importanza, mai mi ha fatto così male.

Ehi, Elliot. Sono passati un po’ di mesi da quando te ne sei andato. Ma non preoccuparti, nessuno ti ha dimenticato. Un rompiscatole del tuo calibro è indimenticabile!
In quest’arco di tempo ho fatto tante di quelle cavolate…mi sono sempre detto “Ehi! Cosa farebbe Elliot se ti avesse visto?! Sicuramente ti avrebbe dato un bel pugno!” e così ho smesso.
Ricordo ancora le tue ultime parole, sai? Me le ha dette Vincent.
“Mi dispiace, Leo.” Non devi scusarti: secondo me, tu non hai infranto la promessa. Non staremo sempre insieme, anche se tu adesso sei più lontano!
Verrò a trovarti alla tua tomba ogni volta che potrò. Così saprai che ci sono sempre, per te! Anch’io cercherò di tener viva quella promessa, con tutto me stesso!
...Non dovrei piangere sulla tua lapide, adesso. Avevi ragione, sono proprio una femminuccia…

Ehi, Elliot. Hai promesso che saresti stato sempre con me, no?
Allora, spiegami…perché, io…mi sento così…così…solo?



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Nanananaaa! Eccomi, sono io, Carol! L'autrice, yup.

...Lo so, lo so. La ElliotxLeo è la mia OTP, perciò mi sentivo in vena di scrivere qualcosa su di loro. *u*

Potevo fare qualcosa di più allegro, vero? E invece no.
PERCHE' SONO UNA SADICONA MASOCHISTA CHE AMA VEDER SOFFRIRE GLI ALTRI. (?) B'D

...Ehm- poi, boh. Spero che vi piaccia e che lascereste una recensione (PLEEEEASE! ;A; ) e...alla prossima!

_Carol_
  
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