Fratello
sole Sorella luna
Anastasia
e Christian si stavano godendo il sabato pomeriggio, immersi nella piscina coperta
della loro casa, giocando con l’acqua e scherzando fra di loro, finché il gioco
non divenne qualcosa di più profondo ed intenso.
Christian,
semisdraiato nell’angolo con i getti dell’idromassaggio e con la testa
appoggiata al bordo piscina, trattenne la sua sposa fra le sue braccia,
obbligandola a galleggiare sopra di lui, e strusciandosi con movimenti cadenzati
ed eccitanti.
Le
labbra, frenetiche, bisognose più di baci che di ossigeno. Le mani, sempre più
audaci, alla ricerca di nuovi luoghi da esplorare, di nuove sensazioni da
provare.
Il
costume di Christian era finito nel canale di scolo della piscina ed il bikini
di Anastasia galleggiava pigramente verso la vasca grande, mentre la sua
legittima proprietaria si godeva le dolci attenzioni del marito.
Esattamente
nell’attimo prima che la passione prendesse il sopravvento e portasse i due
amanti in una dimensione parallela, la voce di Mia Grey echeggiò tra le pareti
sature di vapore.
<
Christian? Sei qui? >
L’uomo
strinse a sé la donna che amava, per nascondere la loro nudità, quindi, senza
scomporsi più di tanto e senza distogliere le labbra dalla bocca di Anastasia, con
voce bassa e trattenuta, disse:
<
Hai tempo tre secondi per andartene, altrimenti mettiti comoda e goditi lo
spettacolo, perché non ho intenzione di lasciare andare mia moglie per colpa
tua. >
L’uomo
riprese a baciare la sua dolce metà, anche se quest’ultima cercò invano di
darsi un contegno.
<
Christian, scusami, scusami tanto, ma ho bisogno di parlarti urgentemente... davvero...
>
La
voce di Mia si spezzò sull’ultima parola, lasciando sfuggire un piccolo singhiozzo.
I
due innamorati si voltarono contemporaneamente verso la giovane donna, vedendo
per la prima volta il volto, solitamente sorridente, tirato e segnato da un
dolore indefinito e profondo.
Anastasia
e Christian, con quella complicità che si acquisisce solo con una conoscenza
reciproca profonda, contemporaneamente si portarono subito verso la scaletta,
per poter uscire dalla vasca.
Mia
si voltò il tempo necessario per permettere loro d’infilarsi gli accappatoi, di
morbida spugna bianca, che erano stati mollemente appoggiati sulla sedia sdraio
vicino al bordo.
<
Che cosa succede? > chiesero, contemporaneamente, Christian ed Anastasia,
una volta ritrovato un aspetto decoroso.
<
Scusami tanto Ana, ma vorrei parlare a quattr’occhi con mio fratello, se non ti
dispiace > disse la giovane dai capelli corvini.
<
Nessun problema. Vi lascio da soli >
Anastasia,
nonostante fosse figlia unica e nonostante Mia e Christian non fossero fratelli
di sangue, sapeva che il legame fraterno era più forte della semplice amicizia.
Esattamente come ciò che lei stessa provava per Kate.
Diede
un bacio a fior di labbra a suo marito ed uscì in fretta, per concedere loro la
privacy di cui, era evidente, Mia aveva bisogno.
<
Che cosa ti è successo? > chiese dolcemente Christian alla sorella,
facendola accomodare su uno dei lettini e posizionandosi in quello accanto.
<
Ho fatto un casino! Oddio, Christian, sono disperata! >
Mia
scoppiò a piangere e presto fu avvolta dalle braccia confortevoli del fratello.
<
Spiegati meglio, pulce. Se non mi dici tutto non so come aiutarti. >
Pulce. Nel
sentire il nomignolo che Christian le aveva affibbiato quando era piccola, Mia
sentì improvvisamente un’ondata di calore, che la invase riscaldandole il
cuore.
Inevitabilmente
sorrise, lasciando intravedere un barlume di serenità, sul viso triste.
<
Ho fatto una cosa orribile... >
<
Ovvero? >
Mia
abbassò lo sguardo, troppo vergognosa per farsi guardare mentre liberava il suo
cuore da un peso insostenibile.
<
Ho tradito Ethan. >
<
Non è da te una cosa del genere... > disse lui, senza lasciar trapelare
alcun giudizio.
<
Posso raccontarti la mia versione? >
<
Sono qui per te. Dimmi esattamente che cos’è successo e poi troveremo una
soluzione. Vedrai. > disse Christian, rassicurandola.
<
Io ed Ethan abbiamo litigato di brutto, alcune settimane fa. Lui si sta
preparando per la tesi, è nervoso e studia fino a notte fonda. Per non
disturbarmi resta spesso a dormire al Campus, dove c’è un gruppo di studio, tra
cui la sua ex ragazza... >
Mia
si alzò e si mise a camminare lungo il bordo della piscina, troppo nervosa per
stare ferma, scalciando invisibili granelli di polvere, evidenziati dai raggi
del sole.
<
Lui dice che con lei è finita da tempo, che non devo pensarci, ma io sono
gelosa... lo sai anche tu come sono fatta... >
<
Mmm... sento odore di ripicca... >
<
Già... Adesso ho capito che non è successo niente, ma io ero certa che mi
avesse tradita con quella puttanella che gli sta sempre addosso. Gli ho fatto
una sfuriata degna del peggior dramma di serie B, quindi me ne sono andata,
sbattendo la porta in modo plateale. >
<
E poi? Non può essere tutto qui... >
<
Sono andata al club. Ho bevuto un paio di drink, quindi sono passata a qualcosa
di più forte. >
<
Mia, ti prego, non dirmi che... >
<
Mi sono svegliata la mattina dopo in un letto che non era il mio e con un
maledetto cerchio alla testa. >
<
Cazzo! >
Christian
si prese la testa fra le mani, passando più volte le dita trai capelli ancora
bagnati.
<
E non è tutto... > disse la sorella, sorridendo tristemente verso il destino
che, beffardamente, l’aveva messa in quella situazione.
<
Dopo alcuni giorni volevo confessare ad Ethan quello che era successo e
chiedergli perdono. Lo amo così tanto e non voglio perderlo! Ma ora non so come
fare a dirglielo. >
<
Siete sposati da poco, dovete ancora trovare il vostro equilibrio come coppia.
Sono certo che, se sarai completamente sincera, Ethan ti perdonerà. >
Mia
interruppe la dolce replica del fratello.
<
Christian? >
<
Sì? >
<
Ho appena scoperto d’essere incinta e non sono certa che il padre sia Ethan
>
Mia
scoppiò in lacrime ed il fratello si alzò dal posto in cui era riuscito a
restare fermo ad ascoltare per andare ad abbracciare la sorella.
<
Troveremo una soluzione. Te lo garantisco. >
<
Ma come faccio a tornare a casa, adesso? >
<
Dopo la lite, tu ed Ethan non vi siete più parlati? >
<
Ho fatto in modo d’evitarlo... Sono stata così stupida... Lui ha cercato più
volte di parlarmi, ma io l’ho ignorato, prima per la rabbia, dopo perché avevo
paura che mi leggesse in faccia il mio
tradimento. >
<
Vedrai che si sistemerà tutto. >
<
Che cosa devo fare, Christian? Non voglio perdere Ethan. >
L’uomo
prese un respiro profondo, quindi chiese alla giovane donna:
<
Sto per farti un discorso che non è da me, per cui lo farò una volta sola e poi
non lo tirerò più fuori: hai preso in considerazione l’aborto? >
Mia,
con il volto appoggiato al petto del fratello, tirò su col naso, in modo poco
raffinato, poi disse:
<
A dire il vero sì, l’ho fatto, ma non potrei mai abortire. Sarebbe la via più
facile. Poi ho pensato che se io sono viva è perché la mia madre naturale non
ha scelto la via facile. Anche lei ha dovuto fare i conti con una gravidanza
indesiderata, con la differenza che lei era un’adolescente senza soldi e senza
famiglia mentre io sono un’adulta. Ho dei genitori che mi amano ed ho due
fratelli che adoro. Posso prendermi cura di questo bambino. Lui non ha colpe, non
deve pagare con la sua vita, per un mio errore. >
Christian
avvolse fra le sue braccia Mia, stringendola forte.
<
Sono fiero di te. >
E
per la prima volta, dopo diversi giorni, sul volto di Mia comparve un sorriso
sincero e felice.
<
Adesso che si fa? >
<
Tu vai a casa e cerca di tastare il terreno con Ethan, per capire se è
bendisposto nei tuoi confronti. Intanto io chiedo a Welch di trovare delle
informazioni sul bastardo che s’è approfittato di una donna ubriaca. Me ne
viene in mente solo uno, ma non credo sia lo stesso... >
<
Di chi parli? >
<
Josè, l’amico di Ana. Ci aveva provato con lei una sera che lei era
praticamente in coma etilico! Che bastardo! Se ci penso mi sale ancora la bile
in bocca! >
<
Sei sposato con Anastasia da sei anni ed ancora ti arrabbi per una cosa
successa prima che vi metteste insieme? La tua gelosia è decisamente fuori
luogo! Sei davvero incredibile! >
<
Lo prendo per un complimento! Torniamo a te. Sai il nome dell’uomo con cui sei
stata? >
<
No >
<
Lo riconosceresti se lo vedessi di nuovo? >
<
Ricordo solo che era alto e che... assomigliava ad Ethan. >
<
Un po’ vago, ma Welch è il migliore. Saprà rintracciarlo. Dobbiamo scoprire il
più possibile di lui. Capire se sapeva chi eri e l’ha fatto apposta o se è
stato solo un incontro casuale. >
<
Una cosa che ci può essere utile la so. Mi sono svegliata in un
miniappartamento, nella zona sud di Seattle, vicino al club. Era un ambiente
pulito ed in ordine, ma molto spoglio. >
<
Probabilmente è uno dei ragazzi che lavorano al club. È già qualcosa. >
<
Speriamo bene. Ora vado. Chiedi scusa da parte mia ad Ana per aver interrotto
il vostro momento >
<
Le scuse sono solo per lei? Ed a me niente? Vorrei farti notare che anch’io
sono rimasto fregato dalla tua inopportuna entrata in scena! > disse l’uomo,
con tono ironico.
<
Ok, scusami anche tu! >
I
due fratelli si sorrisero, poi Christian tornò serio.
<
Mia? >
<
Sì? >
<
C’è ancora una cosa che dovresti fare. So che non ti piacerà, ma è tuo dovere.
>
<
Che cosa? >
<
Dirlo ad Ethan. >
Fratello
e sorella si salutarono con un abbraccio, quindi la donna prese la sua auto per
tornare a casa, mentre l’uomo, dopo essersi rivestito, andò nel suo studio per
fare alcune telefonate.
Mentre
era ancora intento a riflettere, Anastasia bussò piano allo stipite della porta
aperta.
<
Posso? >
<
Certo che sì. Non devi chiedere il permesso. È casa nostra. >
<
Lo so, ma eri così concentrato che non volevo disturbarti. >
<
Tu non disturbi mai. >
Anastasia
si avvicinò al marito che, quando fu a portata di mano, l’attirò sulle sue
ginocchia.
<
Va tutto bene? Non voglio intromettermi fra te e Mia, ma se hai bisogno di
parlare, sai che io ci sono. >
Anastasia
depositò un bacio leggero sulle labbra di Christian.
Normalmente
l’uomo, in quel contesto, avrebbe approfittato della situazione per riprendere
quanto era stato interrotto in piscina, invece, questa volta, si limitò ad
assaporare il gusto dolce e sensuale di sua moglie, poi sospirò piano.
<
Sono un ipocrita. >
<
Perché dici così? >
Christian
si passò una mano fra i capelli scompigliati, quindi raccontò ad Anastasia le
novità che riguardavano la sorella, infine scosse la testa.
<
Di certo non è una situazione facile. Le hai dato sostegno e rassicurazioni. Ma
perché tu saresti un ipocrita? > chiese lei.
<
Ho detto a Mia che Ethan l’avrebbe perdonata, se gli avesse dato il tempo per
digerire il tutto. Con che coraggio l’ho fatto? Io andrei fuori di testa, se tu
tornassi a casa e mi dicessi d’aver passato la notte con un altro uomo e, di
certo, non devo ricordarti la pessima reazione che ho avuto quando mi hai detto
d’essere incinta di Teddy, tenendo presente che non ho mai avuto alcun dubbio
sul fatto che il bambino fosse mio. >
<
Al posto di Ethan tu mi ripudieresti? >
<
Non lo so... Non credo, perché so quanto male faccia vivere senza di te, ma puoi
star sicura che ti punirei e di certo non ti renderei la vita facile. >
<
Christian, scusa se te lo dico, ma vivere con te non è mai stato propriamente
“facile”! >
Anastasia
sorrise, nel vedere il volto sorpreso di suo marito, quindi approfittando del
suo sgomento, proseguì il suo discorso.
<
Non sei una persona facile, con cui stare, ma ne vale maledettamente la pena.
Non cambierei una virgola, della nostra vita insieme! >
Quindi
lo baciò con passione.
Christian,
dopo un primo momento di impasse, si
rilassò visibilmente ed alla fine, staccandosi appena dalle labbra di sua
moglie, riuscì a dire:
<
Salvata in corner, Mrs Grey! >
Ed
a quel punto, tanto per non smentirsi, approfittò della vicinanza della donna
che amava per recuperare il tempo perso e coinvolgerla in un lungo e focoso amplesso,
molto più che soddisfacente per entrambi.
∞ ∞ ∞
<
Se n’è andato... ha lasciato l’appartamento ed è andato a stare da un suo amico
>
Il
mento tremante, nel tentativo di trattenere le lacrime, tradiva il panico che
Mia stava cercando di domare.
<
Mi dispiace. > disse Christian.
<
Dovevo dirgli la verità. Non potevo guardarlo in faccia e fingere che fosse
tutto come prima. Io stessa non sono più quella di prima. >
<
Sono certo che ti perdonerà. Siete fatti per stare insieme. >
<
Tu sei troppo ottimista, ma d’altro canto non potrebbe essere diversamente, tu
ed Anastasia, da quando state insieme, non avete mai dovuto affrontare nulla
del genere... >
Christian
si sorprese di quell’affermazione, ma in fondo sua sorella non sapeva nulla del
suo passato.
Rimase
zitto per un po’, poi si decise a rivelarle qualche dettaglio, giusto per
infonderle fiducia.
<
E se ti dicessi che una volta ci siamo lasciati? >
<
Tu ed Ana? Davvero? >
Mia
non riusciva a credere alle proprie orecchie.
<
Sì. Stavamo insieme da poco, poi io mi sono comportato da vero idiota e lei mi
ha scaricato. >
<
Ma io credevo che... >
<
Siamo stati separati per cinque giorni. Cinque fottutissimi, maledettissimi e
lunghissimi giorni. >
<
E poi cos’è successo? Come siete tornati insieme? >
<
Mi conosci. Io non mi arrendo facilmente! L’ho perseguitata finché non sono
riuscito a convincerla a parlarmi ancora. Una volta che ci siamo ritrovati a
quattr’occhi l’ho convinta che sarei cambiato e lei mi ha dato una seconda chance. Non è stato facile, ma ne è
valsa la pena. Tu sei pronta a fare di tutto per riavere Ethan? >
<
Certo che sì, ma dubito che la vostra lite sia paragonabile a quello che ho combinato
io! >
Christian
si passò una mano fra i capelli, poi disse:
<
Quello che sto per dirti devi tenerlo per te. Lo sa solo la mamma... >
<
Che cosa? >
<
Anch’io una volta ho tradito Anastasia. >
<
No! Non ci credo! >
Mia
era sconvolta e Christian strinse le labbra, in ricordo del dolore che aveva
provato allora.
<
Lei mi aveva appena detto d’essere incinta di Teddy ed io la presi malissimo.
Non ero pronto a diventare padre, o almeno così credevo. Sono uscito di casa
sbattendo l’uscio e sono andato in un bar, in cerca di una buona bottiglia di
Bourbon. Lungo la strada ho incontrato una mia ex. È stato un incontro casuale,
ma andammo insieme a farci un bicchiere. Io sapevo che Anastasia odiava quella
donna eppure, in quel momento, non mi resi conto che stavo tradendo la fiducia
di mia moglie. Le avevo promesso che non l’avrei più rivista e tantomeno
frequentata ed invece ho ceduto al mio bisogno di sfogarmi, senza tenere conto
dei sentimenti di Anastasia. Mi sono comportato male ed ho pagato a caro
prezzo, quel momento di egoismo. >
<
Ci sei andato a letto? >
<
No, anche se lei ci ha provato con me. >
<
Allora non è stato un vero tradimento... >
<
Mia, in quel momento io ero in un bar in compagnia di una donna che mia moglie
odiava mentre lei era a casa da sola, in lacrime, per il mio rifiuto di
accettare nostro figlio. Davvero è una cosa da niente, secondo te? >
<
Messa così, in effetti, non è stata una gran mossa la tua... >
<
Decisamente. Ma Anastasia mi ha perdonato. Quando ci si ama davvero, si può
superare tutto. Credimi. Anastasia ne ha dovute mandar giù parecchie, da quando
sta con me, ma è sempre al mio fianco e so che non mi lascerà mai, come so che
nemmeno io potrò mai farlo. >
<
Ho capito quello che vuoi dirmi. Se il nostro amore sarà abbastanza forte, ci
riprenderemo. >
<
Esatto. >
<
Ma come faccio a parlargli? Lui non mi risponde né al telefono né alle mail. Gli
ho lasciato messaggi in segreteria ma non mi ha mai richiamata. Gli ho mandato
dei fiori, con un corriere, ma non ho ricevuto alcuna risposta, da parte sua.
>
<
Il fatto che non ti risponda non significa che non apprezzi il tuo tentativo di
avvicinarlo. Insisti. Noi Grey sappiamo essere molto persuasivi, se vogliamo.
Tempestalo di biglietti, lettere, messaggi e tutto quello che vuoi. Lui non
potrà ignorarti in eterno. Prima o poi cederà ed accetterà di incontrarti ed a
quel punto il fascino dei Grey farà il resto! >
Christian
sorrise a sua sorella, sperando, in cuor suo, d’essere riuscito ad infonderle
un po’ di ottimismo.
<
Ok. >
Mia
si alzò dalla poltrona che aveva occupato fino a quel momento. Si lisciò la
gonna e poi disse:
<
Posso chiederti una cosa? >
<
Certamente. >
<
Chi è la ex di cui mi hai parlato prima? Io credevo che Anastasia fosse la tua
prima ragazza! >
Christian,
suo malgrado, sorrise poi, leggermente imbarazzato, rispose:
<
Ho avuto parecchie donne, prima di incontrare Anastasia, ma non le ho mai
portate a casa nostra perché erano solo delle partner occasionali. Voi avete
conosciuto solo Ana perché sapevo che lei era quella giusta. È la sola donna di
cui mi sia innamorato. >
<
Parecchie? Davvero? Quante? > chiese Mia incredula.
<
Vattene! Non ti dirò altro! >
Christian
spinse la sorella in malo modo verso la porta di casa, sperando che questo
bastasse a farle capire che il capitolo era chiuso. La donna si lasciò
trasportare fino alla soglia poi, impertinente come sempre, disse:
<
Il resto della storia lo chiederò ad Ana! > e facendogli una linguaccia andò
via, con la speranza nel cuore che, forse, le cose con suo marito si sarebbero
aggiustate, prima o poi.
Una
volta giunta a casa, però, la speranza, alimentata dalla storia personale di
suo fratello, fu scalzata via dall’evidenza dei fatti.
L’armadio
era stato svuotato per metà, così come i cassetti del comò della camera. Ethan
era stato lì mentre lei non c’era ed aveva preso le sue cose. Non sarebbe più tornato.
Passarono
diversi giorni in cui Mia, senza mollare mai, scrisse i suoi sentimenti sia
all’uomo che amava, sia in un blog che aveva aperto su internet, con uno
pseudonimo, dove aveva raccontato la sua storia e dove filtrava i suggerimenti
di chi, prima di lei, c’era già passato.
Il
fatto che altre persone avessero vissuto la sua stessa esperienza, la faceva
sentire meno sola ed, onestamente, un po’ meno stupida.
Parlò
molto con un tale che si firmava Psycho, nome
alquanto inquietante, ma che sembrava capirla, ascoltarla e consigliarla più di
altri, che si limitavano a dirle di lasciar perdere o che si proponevano di
farle compagnia.
Ma
tutto ciò non cambiava l’evidenza dei fatti. Suo marito era sparito.
Dopo
un paio di mesi di allontanamento, Mia cominciò a pensare che fra lei ed Ethan
fosse finita del tutto. Presa dal panico, scrisse l’ennesima mail in cui gli
proponeva un incontro per parlare.
Il
luogo prescelto era il molo, un posto dove loro due, un tempo, andavano spesso
a passeggiare. I ricordi che circondavano quel luogo la confortavano e, testarda
come solo lei sapeva essere e con la speranza nel cuore, nonostante lui non
avesse risposto alla sua richiesta di vedersi, si recò all’appuntamento.
Rimase
a lungo seduta sulla “loro” panchina, guardando il via vai delle persone.
Vide
coppiette passeggiare, mano nella mano o che si scambiavano baci appassionati.
Vide mamme con bimbi piccoli intente a dar loro la mano, per non perderli mai
di vista. Vide ragazzi rincorrersi, giocando e godendo di quel bel pomeriggio
soleggiato. Vide uomini d’affari camminare veloci, con l’orecchio incollato al
telefono. Vide anziani camminare lentamente, solitari nel loro incedere, con
gli occhi velati dalla nostalgia e la mente persa in ricordi antichi.
Quando
ormai credeva che lui non si sarebbe più presentato, un taxi si fermò davanti a
lei e ne scese Ethan.
Era
bello come ricordava o forse anche di più, ma lo sguardo era severo.
L’uomo
si limitò a dire al tassista di aspettarlo. Evidentemente prevedeva un discorso
breve.
Rimase
in piedi, a gambe divaricate, le braccia intrecciate sul petto, la bocca tirata
in una linea sottile e gli occhi rivolti verso il mare, invece che su sua
moglie.
Mia
si alzò in piedi. Prese un bel respiro e cominciò a parlare.
<
Ciao Ethan. >
<
... >
<
Mi dispiace. Mi dispiace davvero molto. Per tutto. >
<
... >
<
Ti ho scritto molte volte, cercando di farti capire come sono andate le cose.
So che non è una giustificazione, mi sono comportata davvero da stupida >
<
Infatti. >
<
Volevo farti sapere che sono pentita, che sono mortificata, che mi sento una
perfetta idiota, per aver dato retta alla mia gelosia e non al mio cuore.
Vorrei poter tornare indietro nel tempo e cambiare tutto. Darti tutto l’amore e
la fiducia che meriti e che io non ti ho saputo dimostrare. Credimi, quando ti
dico che sei la persona che mi è più cara al mondo! >
La
voce di Mia si spezzò in un singhiozzo, ma Ethan non si scompose minimamente. <
C’è altro? >
<
Per quel che conta... ti amo >
L’uomo
piegò la bocca in una smorfia, nell’udire quell’ultima affermazione, quindi rimontò
nel taxi e lasciò che il veicolo si allontanasse, senza mai voltarsi.
Mia
si risedette sulla panchina e cominciò a piangere a dirotto.
L’aveva
perso. Il suo cuore s’era spezzato in mille schegge, lo aveva sentito
chiaramente creparsi nel momento esatto in cui lui si era allontanato.
In
preda allo sconforto, chiamò l’unica persona in grado di consolarla.
Christian
rispose al primo squillo e dopo una decina di minuti, la sua R8 nera accostò al
marciapiede, vicino alla panchina dove sua sorella singhiozzava disperata.
Si
sedette accanto a lei e l’abbracciò affettuosamente.
<
È finita. L’ho perso! >
<
Non dire così, sono certo che ci ripenserà! >
<
No, Christian. Avresti dovuto vedere la sua faccia. Era di pietra! >
<
Era solo arrabbiato. >
<
No. Non ci credo più. Ormai ho buttato alle ortiche tutto quanto. Dovrò farmene
una ragione e convivere con la mia stupidità. >
<
Su, pulce, non dire così >
<
Oh Christian! >
Ed
una nuova ondata di lacrime inzuppò la camicia del fratello.
Mia
era inconsolabile. Pianse senza riuscire a darsi un contegno, ma in quel
momento non si curò certo di quello che le persone avrebbero potuto pensare di
lei.
Si
limitò a soffocare i suoi singulti sul petto del fratello che, pazientemente,
le rimase accanto, stringendola amorevolmente ed accarezzandole la testa.
Il
cellulare di Christian si mise a squillare, ma l’uomo ignorò la chiamata, per
non distogliere le sue attenzioni da sua sorella.
Dopo
pochi istanti risuonò. Mia si staccò appena e disse:
<
Rispondi pure. Non voglio recare danno anche a te. >
<
Non preoccuparti. Tu sei più importante. >
Christian
lasciò che il cellulare squillasse a vuoto. Avrebbe risposto solo se fosse
stata Anastasia ma sapeva che non era lei, visto che la suoneria abbinata al
suo numero era diversa. Tutti gli altri avrebbero aspettato.
Purtroppo
per loro, il telefono sembrava impazzito e non smise finché Christian,
spazientito, tirò fuori il suo BlackBerry con l’intenzione di zittirlo.
Rimase
interdetto alcuni istanti nel leggere il nome del chiamante.
<
È Ethan! >
<
Cosa? Rispondigli subito! >
<
Pronto? Ethan? >
<
Come sta lei? >
<
Come credi che stia? Sta soffrendo. >
<
Pensavo di farcela, ma non ci riesco. >
<
A fare cosa? >
<
A lasciarla. >
Ethan
sospirò piano e Christian approfittò di quel momento di pausa per fare una
piccola divagazione.
<
Come mai hai chiamato me? >
<
Perché so che sei l’unica persona con cui si confida. >
<
Capisco. >
<
...ed anche perché sono in fondo alla strada. Vi vedo sulla panchina. >
<
Che cosa? >
Christian,
per la prima volta, sorrise fiducioso e Mia lo guardò stupita.
<
Credevi davvero che l’avrei lasciata lì da sola? Io ci tengo a lei. Più di
quello che sono disposto ad ammettere. >
<
E adesso che pensi di fare? >
<
Non lo so. >
<
Che ne dici di venire qui e parlare con lei? >
<
Non so cosa dirle. Non voglio che creda di potermi trattare come uno zerbino
>
<
Vieni qui e vomitale addosso tutto il tuo risentimento, la tua frustrazione, la
tua rabbia. Urla ed impreca, se ti fa stare meglio, ma poi lasciatevi questa
storia alle spalle. Adesso come adesso, vi state solo facendo del male a
vicenda. >
<
Non so... >
<
Se non ci provi è finita >
<
Questo è vero... >
Il
giovane si lasciò sfuggire un altro sospiro, poi disse:
<
Aspettatemi lì >
Christian
chiuse la chiamata e guardò sua sorella.
<
Sta venendo qui per parlare con te >
<
Davvero? >
<
Sì. È sempre stato qui. Non ti voleva lasciare da sola, sconvolta com’eri. >
<
Lui era qui? >
Mia
si guardò intorno e vide il taxi, che poco prima aveva portato via suo marito,
tornare sulla strada percorsa ed, istintivamente, si alzò per andargli
incontro, sempre affiancata dal fratello.
Ethan
scese titubante. Rimase fermo alcuni istanti, con le mani in tasca per
nascondere i pugni chiusi dall’ansia, poi si avvicinò a sua moglie ed a suo
cognato.
<
Abbiate cura di voi. Vi lascio soli. > disse Christian, quindi salì sulla
sua auto e lasciò che i due giovani sposi se la sbrigassero fra loro.
<
Ciao. >
<
Ciao. >
<
Ethan, io... >
<
Tu hai parlato prima. Ora è il mio turno. >
<
Va bene. >
Mia
abbassò lo sguardo, in attesa della sfuriata che lui, giustamente, le avrebbe
fatto di lì a poco.
<
Credevo di farcela. La testa mi diceva di lasciar perdere tutto quanto, ma a
quanto pare il mio cuore non è della stessa idea. >
Con
non poca sorpresa Mia si sentì avvolgere dal profumo di Ethan. Lui si era
avvicinato e la stava abbracciando.
<
Come stai? >
<
Non lo so. Sono confusa. >
<
Mi ami davvero? >
<
Sì. Questa è l’unica certezza che ho! >
<
Non farlo mai più >
Poi
lui le prese il volto fra le mani e, dopo averle asciugato le lacrime che
ancora le bagnavano le guance, la baciò con dolcezza.
Dopo
aver pagato e congedato il tassista, si sedettero sulla stessa panchina che,
per tutto il pomeriggio, aveva assistito ai loro drammi familiari.
<
So cos’è successo e so che la situazione ti è sfuggita di mano. Anch’io mi sono
fatto prendere dal momento ed ho agito d’impulso. Ammetto che la storia della
gravidanza mi sconvolge ancora, ma sono d’accordo con te: questo bimbo non ha
colpe >
Mia
guardò suo marito con somma sorpresa. Gli aveva detto del bambino, ma non aveva
mai avuto modo di dirgli che, indipendentemente da tutto quello che avrebbero
deciso di fare o non fare, lei non avrebbe mai abortito. Come faceva a sapere
quel dettaglio?
Ethan
sorrise, vedendo lo sguardo confuso di sua moglie, e rispose alla sua domanda
inespressa.
<
L’hai scritto sul tuo blog >
<
Tu hai letto il mio blog? >
<
Non solo ho letto tutto, ma ci siamo anche scritti molte volte. >
<
Davvero? >
<
Chi credi che sia Psycho? >
<
Tu?!? >
<
Lo confesso. Sono io. >
<
Perché non me l’hai detto? >
<
Volevo sondare il terreno, capire le tue ragioni, con mente distaccata. Io ero
troppo coinvolto emotivamente, per essere obiettivo, Psycho era più professionale e pronto ad ascoltare la tua verità.
>
<
Ecco perché mi trovavo bene, a parlare con lui! >
<
È stata una buona palestra. In futuro però dobbiamo imparare ad essere più
sinceri. Se faccio qualcosa che ti da fastidio, non buttarti fra le braccia del
primo che capita, ma parla con me. Ok? >
Mia
arrossì ed Ethan la strinse forte a se.
<
Dio, quanto mi sei mancata! >
<
Anche tu! Non immagini quanto! >
<
Che ne dici? Andiamo a casa? >
<
Sì. >
Si
alzarono in piedi e Mia fece per prendere la sua borsa, una specie di mezza
valigia in cui lei infilava qualunque cosa e che, di solito, pesava quanto il
bagaglio a mano per un viaggio di un mese, quando Ethan la precedette e se la
mise a tracolla. < Non devi fare sforzi, nelle tue condizioni. Devi pensare
al nostro bambino. >
<
Oh Ethan! >
Lei
sorrise, sollevata, e lui piegò le labbra in una piccola smorfia.
<
Devo confessarti una cosa. >
<
Che cosa? >
<
La mia ex... quando ha saputo che avevamo rotto, ci ha provato spudoratamente
con me. >
<
Avevo ragione a dubitare di lei! >
<
Sì, su di lei sì, ma tu devi fidarti di me. È di me che non devi dubitare mai
più! >
<
Non lo farò. Te lo prometto! >
Si
guardarono con intensità, poi, stretti in un abbraccio, cominciarono a
camminare verso il loro futuro.
∞ ∞ ∞
Visto
che buona parte del pomeriggio ormai era andato, Christian decise di recarsi
alla Grey Publishing, per fare una sorpresa a sua moglie.
Quando
arrivò sul posto Hannah gli disse che Anastasia era in riunione con lo staff.
Si
offrì d’andare ad annunciarlo, in fondo lui era il capo del capo del suo capo,
ma Christian preferì aspettarla nel suo ufficio, approfittando del computer di
lei per collegarsi al sistema informatico della Grey Enetrpises Holding Inc. e
lavorare un po’.
Quando
Anastasia aprì la porta del suo ufficio rimase interdetta nel vedere Christian
seduto al suo posto.
<
Sorpresa! > disse l’uomo.
Lei
non perse tempo nemmeno a rispondergli. Sorrise radiosa, si fiondò fra le sue
braccia e lo baciò con foga.
<
Mmmm... se mi prometti che sarà così tutti i giorni, trasferisco il mio ufficio
qui da te! >
<
Non credo che si possa fare >
<
Perché? Pensi che ti verrei a noia? >
<
Ovviamente no! Ma il nostro lavoro potrebbe risentirne! >
<
Vero >
<
Posso chiedere il motivo di questa bella sorpresa? >
<
Sono portatore di buone notizie: Mia ed Ethan hanno fatto pace. >
<
Davvero? Che meraviglia! Sono molto felice per loro! >
<
Anch’io. Non avevo mai visto Mia così disperata. In un certo senso, per un po’,
ce l’ho avuta con Ethan per averla fatta soffrire così tanto. >
<
Bhè, non credo che lui sia stato molto meglio, in questi mesi. >
<
Corretto. >
<
Non te l’ho mai chiesto, ma hai poi saputo chi è stato a... passare la notte
con Mia? >
<
Welch l’ha scoperto dopo solo un paio di giorni. >
<
E perché non ne hai parlato con nessuno? >
<
Perché si tratta di un ragazzo che non sa nemmeno d’essere al mondo. >
<
In che senso? >
<
Terrai la bocca chiusa con Mia? >
<
È così grave? >
<
No. Ma si tratta di una di quelle persone che vengono assunte per dar loro una
possibilità. È un uomo di circa 35 anni, ma con la mentalità di un ragazzino. È
ritardato e probabilmente non s’è reso conto di quello che stava facendo. Ha
solo assecondato un istinto fisico e s’è goduto il suo momento di gloria,
mentre Mia era troppo ubriaca per capire che aveva a che fare con un
adolescente nel corpo di un adulto. >
<
Le proporrai di far fare il test del DNA al piccolo? >
<
No, è ininfluente, perché anche se risultasse figlio di quest’uomo, lui non
potrebbe occuparsene comunque. A questo punto è meglio per tutti che sia figlio
di Ethan. >
<
Sì. Ethan gli vorrà bene lo stesso. >
<
Ed anche tutti noi. Sarà comunque un Grey! >
<
Sarà un Kavanagh! >
<
Bhè, sì, anche! >
<
Ad ogni modo gli vorremo bene, proprio come ogni bimbo merita. >
<
Concordo pienamente. >
Christian
cominciò a spegnere le apparecchiature per poi andare a casa con sua moglie,
mentre lei ultimava la programmazione per il giorno dopo.
<
Mi ci potrei abituare davvero a lavorare con te nello stesso ufficio. Mi piace
averti intorno! >
<
Guarda che sei tu quello in prestito. Questo è il mio ufficio non il tuo! >
disse lei sorridendo.
<
Devo pagarti l’affitto per l’uso della tua scrivania? > chiese l’uomo,
visibilmente divertito dall’ironia della situazione, visto che, di fatto, la
Grey Publishing era una sua proprietà.
<
Il denaro non mi è mai interessato, Mr Grey, credo che un pagamento in natura
possa andar bene. > disse lei con tono impertinente.
<
Che cosa pensavi, nello specifico, Mrs Grey? >
Anastasia
non rispose, ma si limitò ad allacciargli le braccia intorno al collo ed a farsi
dare uno di quei baci speciali che solo lui sapeva magicamente creare.
<
Credo che possa andare. Ovviamente è un canone giornaliero che mi dovrai
corrispondere con regolarità e che subirà un inevitabile aumento annuale, in
base al costo della vita. >
<
Tutto sommato sei stata poco esosa. Però avrei una domanda da farti >
<
Dimmi >
<
Se io ti devo dare un bacio al giorno, per poter usare la tua scrivania e la
tua sedia, che cosa mi devi tu, per poter usufruire di tutto l’ambiente che ti
circonda, degli impiegati, delle apparecchiature ed anche della macchinetta del
caffè? Sbaglio o sono il capo del tuo capo? >
<
In effetti sì, temo di dover ricambiare il favore >
Anastasia
riavvicinò le labbra a quelle del marito, per poterlo baciare di nuovo con lo
stesso trasporto, ma lui si fece indietro, sollevando contemporaneamente un
sopracciglio, in segno di protesta.
<
Credi davvero che io mi possa accontentare di così poco? >
<
E cosa vorresti? >
<
Riprova >
Lei
sorrise furbescamente, gli prese il volto fra le mani e poi lo baciò con tutta
la passione che riuscì a convogliare in quel contatto.
Dopo
aver ripreso fiato, Christian disse:
<
Ci sei andata vicino, ma non è abbastanza >
<
In che senso? >
<
Voglio un bacio speciale >
<
In che senso? >
<
Indovina! >
Lui
sorrise sornione e lei finse di non capire.
Gli
diede un dolce bacio sulla guancia.
<
Acqua, Mrs Grey >
Allora
lasciò una piccola scia di baci che andavano dalla mascella al collo di lui.
<
Ancora acqua, Mrs Grey >
Gli
baciò il petto.
<
Proprio non ci siamo, Mrs Grey >
Anastasia
si morse il labbro poi si inginocchiò davanti a suo marito.
<
Fuochino, Mrs Grey >
Slacciò
la fibbia della cintura e la fece scorrere delicatezza lungo i passanti degli
eleganti pantaloni di sartoria.
<
Molto bene, Mrs Grey >
A
quel punto slacciò il bottone e fece scendere la cerniera lentamente, liberando
l’erezione di suo marito.
Si
umettò le labbra, passandoci la lingua, per lubrificarle e per godere dello
sguardo estasiato di suo marito, quindi depositò un bacio sulla parte alta del
membro di lui, mentre con la mano fece scorrere le dita lungo tutta la sua
lunghezza.
<
Fuoco, Mrs Grey! >
∞ ∞ ∞
I
mesi passarono in un lampo e presto fu tempo, per Mia, di dare alla luce il suo
primogenito.
Dopo
un travaglio relativamente lungo, venne al mondo un sano bimbetto, tutto
smorfie e amore, che trovò subito riparo fra le braccia di suo padre.
Ethan
uscì dalla sala parto per far conoscere il nuovo arrivato a tutta la famiglia
al completo, che si era radunata per condividere l’emozione del lieto evento.
<
Mio figlio! > disse con emozione, agli astanti.
I
nonni se lo accaparrarono subito, prima che la zia Kate lo sequestrasse per ammirarlo
e fargli una marea di fotografie.
Il
neo papà approfittò di quel diversivo per parlare con Anastasia e Christian.
<
Congratulazioni, Ethan. > disse Christian, stringendogli la mano con stima.
<
È bellissimo! Ti assomiglia! > esclamò felice Anastasia, mordendosi poi subito
dopo la lingua, per la gaffe.
<
Voi potete anche avere dei dubbi, ma io so per certo d’essere il padre naturale
>
<
Davvero? >
<
Sì. Alcuni mesi prima che Mia rimanesse incinta aveva
avuto una reazione allergica alla pillola ed aveva dovuto sospenderla. Per cui,
in quel periodo, dovevamo usare delle precauzioni diverse. Coito interrotto,
condom, temperatura basale e cose così. Tutti metodi molto rischiosi, se l’uomo
non sta molto attento. Ed io so di non essere stato particolarmente cauto, almeno
in un paio d’occasioni, perché mi sono fatto prendere dal momento. In particolare
una volta, che combacia con i tempi della gravidanza, mi si è sfilato il
preservativo mentre ero ancora dentro lei. >
<
Bhè, con queste premesse, è già molto che non siano nati tre gemelli! >
<
Lo credo anch’io. E comunque, non importa il suo DNA, importa quello che gli
insegneremo noi. Voi fratelli Grey ne siete l’esempio lampante. >
<
Hai tutto il mio rispetto, Ethan. > disse Christian, sinceramente ammirato
dal comportamento maturo ed esemplare di suo cognato.
Kate
li raggiunse in quel momento, con il neonato in braccio.
<
Andiamo a fare una bella foto di famiglia >
<
Bell’idea, sorellina >
Ethan
sorrise a Kate, quindi prese in braccio il bambino, che dormiva beato, e
raggiunse la neo-mamma.
Si
misero tutti in posa e nell’attimo esatto in cui l’infermiera, che era stata momentaneamente
promossa a fotografa, immortalò la scena, Ethan guardò orgoglioso suo figlio e
disse:
<
Finalmente un Kavanagh, in mezzo a tanti Grey! >
∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞
Ebbene
sì, la frency è tornata!!!
Sono
stata piuttosto incasinata, in questi ultimi tempi.
Non
che non avessi più voglia o tempo di scrivere ma, al contrario, ho avuto una
serie di piccole idee che ho cercato di non lasciarmi sfuggire ed ho cominciato
a buttarle giù, ritrovandomi con tante cose iniziate e nessuna finita! -.-’
Oggi,
finalmente, ho messo un punto fermo a questa storia e spero che vi sia
piaciuta.
Mia
ed Ethan sono due personaggi così poco trattati, nel libro, che mi
incuriosivano.
Spero
d’avervi regalato un momento piacevole.
Come
sempre confido nella vostra clemenza coi commenti! :P
Un
bacio
Frency70
Ps.
Il titolo, lo avrete riconosciuto tutti, è preso dal Cantico delle Creature di
San Francesco d’Assisi.
Il
riferimento è al fatto che Christian e Mia sono diversi come il sole e la luna
ma, nonostante tutto, sono sempre in sintonia.
Me
lo passate? :D