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Autore: frency70    06/05/2013    10 recensioni
< Ho fatto una cosa orribile... >
< Ovvero? >
Mia abbassò lo sguardo, troppo vergognosa per farsi guardare mentre liberava il suo cuore da un peso insostenibile.
< Ho tradito Ethan. >
un fratello apprensivo, una sorella disperata, un marito scomparso, un uomo misterioso.
ecco alcuni degli ingredienti che sono stati usati per condire questa storia.
con l'augurio che questo piatto sia di vostro gradimento!
frency70 (la cuoca) :)
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Ethan Kavanagh, Mia Grey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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fratello sole sorella luna

Fratello sole Sorella luna

 

Anastasia e Christian si stavano godendo il sabato pomeriggio, immersi nella piscina coperta della loro casa, giocando con l’acqua e scherzando fra di loro, finché il gioco non divenne qualcosa di più profondo ed intenso.

Christian, semisdraiato nell’angolo con i getti dell’idromassaggio e con la testa appoggiata al bordo piscina, trattenne la sua sposa fra le sue braccia, obbligandola a galleggiare sopra di lui, e strusciandosi con movimenti cadenzati ed eccitanti.

Le labbra, frenetiche, bisognose più di baci che di ossigeno. Le mani, sempre più audaci, alla ricerca di nuovi luoghi da esplorare, di nuove sensazioni da provare.

Il costume di Christian era finito nel canale di scolo della piscina ed il bikini di Anastasia galleggiava pigramente verso la vasca grande, mentre la sua legittima proprietaria si godeva le dolci attenzioni del marito. 

Esattamente nell’attimo prima che la passione prendesse il sopravvento e portasse i due amanti in una dimensione parallela, la voce di Mia Grey echeggiò tra le pareti sature di vapore.

< Christian? Sei qui? >

L’uomo strinse a sé la donna che amava, per nascondere la loro nudità, quindi, senza scomporsi più di tanto e senza distogliere le labbra dalla bocca di Anastasia, con voce bassa e trattenuta, disse:

< Hai tempo tre secondi per andartene, altrimenti mettiti comoda e goditi lo spettacolo, perché non ho intenzione di lasciare andare mia moglie per colpa tua. >

L’uomo riprese a baciare la sua dolce metà, anche se quest’ultima cercò invano di darsi un contegno.

< Christian, scusami, scusami tanto, ma ho bisogno di parlarti urgentemente... davvero... >

La voce di Mia si spezzò sull’ultima parola, lasciando sfuggire un piccolo singhiozzo.

I due innamorati si voltarono contemporaneamente verso la giovane donna, vedendo per la prima volta il volto, solitamente sorridente, tirato e segnato da un dolore indefinito e profondo.

Anastasia e Christian, con quella complicità che si acquisisce solo con una conoscenza reciproca profonda, contemporaneamente si portarono subito verso la scaletta, per poter uscire dalla vasca.

Mia si voltò il tempo necessario per permettere loro d’infilarsi gli accappatoi, di morbida spugna bianca, che erano stati mollemente appoggiati sulla sedia sdraio vicino al bordo.

< Che cosa succede? > chiesero, contemporaneamente, Christian ed Anastasia, una volta ritrovato un aspetto decoroso.

< Scusami tanto Ana, ma vorrei parlare a quattr’occhi con mio fratello, se non ti dispiace > disse la giovane dai capelli corvini.

< Nessun problema. Vi lascio da soli >

Anastasia, nonostante fosse figlia unica e nonostante Mia e Christian non fossero fratelli di sangue, sapeva che il legame fraterno era più forte della semplice amicizia. Esattamente come ciò che lei stessa provava per Kate.

Diede un bacio a fior di labbra a suo marito ed uscì in fretta, per concedere loro la privacy di cui, era evidente, Mia aveva bisogno.

 

< Che cosa ti è successo? > chiese dolcemente Christian alla sorella, facendola accomodare su uno dei lettini e posizionandosi in quello accanto.

< Ho fatto un casino! Oddio, Christian, sono disperata! >

Mia scoppiò a piangere e presto fu avvolta dalle braccia confortevoli del fratello.

< Spiegati meglio, pulce. Se non mi dici tutto non so come aiutarti. >

Pulce. Nel sentire il nomignolo che Christian le aveva affibbiato quando era piccola, Mia sentì improvvisamente un’ondata di calore, che la invase riscaldandole il cuore.

Inevitabilmente sorrise, lasciando intravedere un barlume di serenità, sul viso triste.

< Ho fatto una cosa orribile... >

< Ovvero? >

Mia abbassò lo sguardo, troppo vergognosa per farsi guardare mentre liberava il suo cuore da un peso insostenibile.

< Ho tradito Ethan. >

< Non è da te una cosa del genere... > disse lui, senza lasciar trapelare alcun giudizio.

< Posso raccontarti la mia versione? >

< Sono qui per te. Dimmi esattamente che cos’è successo e poi troveremo una soluzione. Vedrai. > disse Christian, rassicurandola.

< Io ed Ethan abbiamo litigato di brutto, alcune settimane fa. Lui si sta preparando per la tesi, è nervoso e studia fino a notte fonda. Per non disturbarmi resta spesso a dormire al Campus, dove c’è un gruppo di studio, tra cui la sua ex ragazza... >

Mia si alzò e si mise a camminare lungo il bordo della piscina, troppo nervosa per stare ferma, scalciando invisibili granelli di polvere, evidenziati dai raggi del sole.

< Lui dice che con lei è finita da tempo, che non devo pensarci, ma io sono gelosa... lo sai anche tu come sono fatta... >

< Mmm... sento odore di ripicca... >

< Già... Adesso ho capito che non è successo niente, ma io ero certa che mi avesse tradita con quella puttanella che gli sta sempre addosso. Gli ho fatto una sfuriata degna del peggior dramma di serie B, quindi me ne sono andata, sbattendo la porta in modo plateale. >

< E poi? Non può essere tutto qui... >

< Sono andata al club. Ho bevuto un paio di drink, quindi sono passata a qualcosa di più forte. >

< Mia, ti prego, non dirmi che... >

< Mi sono svegliata la mattina dopo in un letto che non era il mio e con un maledetto cerchio alla testa. >

< Cazzo! >

Christian si prese la testa fra le mani, passando più volte le dita trai capelli ancora bagnati.

< E non è tutto... > disse la sorella, sorridendo tristemente verso il destino che, beffardamente, l’aveva messa in quella situazione.

< Dopo alcuni giorni volevo confessare ad Ethan quello che era successo e chiedergli perdono. Lo amo così tanto e non voglio perderlo! Ma ora non so come fare a dirglielo. >

< Siete sposati da poco, dovete ancora trovare il vostro equilibrio come coppia. Sono certo che, se sarai completamente sincera, Ethan ti perdonerà. >

Mia interruppe la dolce replica del fratello.

< Christian? >

< Sì? >

< Ho appena scoperto d’essere incinta e non sono certa che il padre sia Ethan >

Mia scoppiò in lacrime ed il fratello si alzò dal posto in cui era riuscito a restare fermo ad ascoltare per andare ad abbracciare la sorella.

< Troveremo una soluzione. Te lo garantisco. >

< Ma come faccio a tornare a casa, adesso? >

< Dopo la lite, tu ed Ethan non vi siete più parlati? >

< Ho fatto in modo d’evitarlo... Sono stata così stupida... Lui ha cercato più volte di parlarmi, ma io l’ho ignorato, prima per la rabbia, dopo perché avevo paura che mi  leggesse in faccia il mio tradimento. >

< Vedrai che si sistemerà tutto. >

< Che cosa devo fare, Christian? Non voglio perdere Ethan. >

L’uomo prese un respiro profondo, quindi chiese alla giovane donna:

< Sto per farti un discorso che non è da me, per cui lo farò una volta sola e poi non lo tirerò più fuori: hai preso in considerazione l’aborto? >

Mia, con il volto appoggiato al petto del fratello, tirò su col naso, in modo poco raffinato, poi disse:

< A dire il vero sì, l’ho fatto, ma non potrei mai abortire. Sarebbe la via più facile. Poi ho pensato che se io sono viva è perché la mia madre naturale non ha scelto la via facile. Anche lei ha dovuto fare i conti con una gravidanza indesiderata, con la differenza che lei era un’adolescente senza soldi e senza famiglia mentre io sono un’adulta. Ho dei genitori che mi amano ed ho due fratelli che adoro. Posso prendermi cura di questo bambino. Lui non ha colpe, non deve pagare con la sua vita, per un mio errore. >

Christian avvolse fra le sue braccia Mia, stringendola forte.

< Sono fiero di te. >

E per la prima volta, dopo diversi giorni, sul volto di Mia comparve un sorriso sincero e felice.

< Adesso che si fa? >

< Tu vai a casa e cerca di tastare il terreno con Ethan, per capire se è bendisposto nei tuoi confronti. Intanto io chiedo a Welch di trovare delle informazioni sul bastardo che s’è approfittato di una donna ubriaca. Me ne viene in mente solo uno, ma non credo sia lo stesso... >

< Di chi parli? >

< Josè, l’amico di Ana. Ci aveva provato con lei una sera che lei era praticamente in coma etilico! Che bastardo! Se ci penso mi sale ancora la bile in bocca! >

< Sei sposato con Anastasia da sei anni ed ancora ti arrabbi per una cosa successa prima che vi metteste insieme? La tua gelosia è decisamente fuori luogo! Sei davvero incredibile! >

< Lo prendo per un complimento! Torniamo a te. Sai il nome dell’uomo con cui sei stata? >

< No >

< Lo riconosceresti se lo vedessi di nuovo? >

< Ricordo solo che era alto e che... assomigliava ad Ethan. >

< Un po’ vago, ma Welch è il migliore. Saprà rintracciarlo. Dobbiamo scoprire il più possibile di lui. Capire se sapeva chi eri e l’ha fatto apposta o se è stato solo un incontro casuale. >

< Una cosa che ci può essere utile la so. Mi sono svegliata in un miniappartamento, nella zona sud di Seattle, vicino al club. Era un ambiente pulito ed in ordine, ma molto spoglio. >

< Probabilmente è uno dei ragazzi che lavorano al club. È già qualcosa. >

< Speriamo bene. Ora vado. Chiedi scusa da parte mia ad Ana per aver interrotto il vostro momento >

< Le scuse sono solo per lei? Ed a me niente? Vorrei farti notare che anch’io sono rimasto fregato dalla tua inopportuna entrata in scena! > disse l’uomo, con tono ironico.

< Ok, scusami anche tu! >

I due fratelli si sorrisero, poi Christian tornò serio.

< Mia? >

< Sì? >

< C’è ancora una cosa che dovresti fare. So che non ti piacerà, ma è tuo dovere. >

< Che cosa? >

< Dirlo ad Ethan. >

 

Fratello e sorella si salutarono con un abbraccio, quindi la donna prese la sua auto per tornare a casa, mentre l’uomo, dopo essersi rivestito, andò nel suo studio per fare alcune telefonate.

Mentre era ancora intento a riflettere, Anastasia bussò piano allo stipite della porta aperta.

< Posso? >

< Certo che sì. Non devi chiedere il permesso. È casa nostra. >

< Lo so, ma eri così concentrato che non volevo disturbarti. >

< Tu non disturbi mai. >

Anastasia si avvicinò al marito che, quando fu a portata di mano, l’attirò sulle sue ginocchia.

< Va tutto bene? Non voglio intromettermi fra te e Mia, ma se hai bisogno di parlare, sai che io ci sono. >

Anastasia depositò un bacio leggero sulle labbra di Christian.

Normalmente l’uomo, in quel contesto, avrebbe approfittato della situazione per riprendere quanto era stato interrotto in piscina, invece, questa volta, si limitò ad assaporare il gusto dolce e sensuale di sua moglie, poi sospirò piano.

< Sono un ipocrita. >

< Perché dici così? >

Christian si passò una mano fra i capelli scompigliati, quindi raccontò ad Anastasia le novità che riguardavano la sorella, infine scosse la testa.

< Di certo non è una situazione facile. Le hai dato sostegno e rassicurazioni. Ma perché tu saresti un ipocrita? > chiese lei.

< Ho detto a Mia che Ethan l’avrebbe perdonata, se gli avesse dato il tempo per digerire il tutto. Con che coraggio l’ho fatto? Io andrei fuori di testa, se tu tornassi a casa e mi dicessi d’aver passato la notte con un altro uomo e, di certo, non devo ricordarti la pessima reazione che ho avuto quando mi hai detto d’essere incinta di Teddy, tenendo presente che non ho mai avuto alcun dubbio sul fatto che il bambino fosse mio. >

< Al posto di Ethan tu mi ripudieresti? >

< Non lo so... Non credo, perché so quanto male faccia vivere senza di te, ma puoi star sicura che ti punirei e di certo non ti renderei la vita facile. >

< Christian, scusa se te lo dico, ma vivere con te non è mai stato propriamente “facile”! >

Anastasia sorrise, nel vedere il volto sorpreso di suo marito, quindi approfittando del suo sgomento, proseguì il suo discorso.

< Non sei una persona facile, con cui stare, ma ne vale maledettamente la pena. Non cambierei una virgola, della nostra vita insieme! >

Quindi lo baciò con passione.

Christian, dopo un primo momento di impasse, si rilassò visibilmente ed alla fine, staccandosi appena dalle labbra di sua moglie, riuscì a dire:

< Salvata in corner, Mrs Grey! >

Ed a quel punto, tanto per non smentirsi, approfittò della vicinanza della donna che amava per recuperare il tempo perso e coinvolgerla in un lungo e focoso amplesso, molto più che soddisfacente per entrambi.

 

∞ ∞ ∞

 

< Se n’è andato... ha lasciato l’appartamento ed è andato a stare da un suo amico >

Il mento tremante, nel tentativo di trattenere le lacrime, tradiva il panico che Mia stava cercando di domare.

< Mi dispiace. > disse Christian.

< Dovevo dirgli la verità. Non potevo guardarlo in faccia e fingere che fosse tutto come prima. Io stessa non sono più quella di prima. >

< Sono certo che ti perdonerà. Siete fatti per stare insieme. >

< Tu sei troppo ottimista, ma d’altro canto non potrebbe essere diversamente, tu ed Anastasia, da quando state insieme, non avete mai dovuto affrontare nulla del genere... >

Christian si sorprese di quell’affermazione, ma in fondo sua sorella non sapeva nulla del suo passato.

Rimase zitto per un po’, poi si decise a rivelarle qualche dettaglio, giusto per infonderle fiducia.

< E se ti dicessi che una volta ci siamo lasciati? >

< Tu ed Ana? Davvero? >

Mia non riusciva a credere alle proprie orecchie.

< Sì. Stavamo insieme da poco, poi io mi sono comportato da vero idiota e lei mi ha scaricato. >

< Ma io credevo che... >

< Siamo stati separati per cinque giorni. Cinque fottutissimi, maledettissimi e lunghissimi giorni. >

< E poi cos’è successo? Come siete tornati insieme? >

< Mi conosci. Io non mi arrendo facilmente! L’ho perseguitata finché non sono riuscito a convincerla a parlarmi ancora. Una volta che ci siamo ritrovati a quattr’occhi l’ho convinta che sarei cambiato e lei mi ha dato una seconda chance. Non è stato facile, ma ne è valsa la pena. Tu sei pronta a fare di tutto per riavere Ethan? >

< Certo che sì, ma dubito che la vostra lite sia paragonabile a quello che ho combinato io! >

Christian si passò una mano fra i capelli, poi disse:

< Quello che sto per dirti devi tenerlo per te. Lo sa solo la mamma... >

< Che cosa? >

< Anch’io una volta ho tradito Anastasia. >

< No! Non ci credo! >

Mia era sconvolta e Christian strinse le labbra, in ricordo del dolore che aveva provato allora.

< Lei mi aveva appena detto d’essere incinta di Teddy ed io la presi malissimo. Non ero pronto a diventare padre, o almeno così credevo. Sono uscito di casa sbattendo l’uscio e sono andato in un bar, in cerca di una buona bottiglia di Bourbon. Lungo la strada ho incontrato una mia ex. È stato un incontro casuale, ma andammo insieme a farci un bicchiere. Io sapevo che Anastasia odiava quella donna eppure, in quel momento, non mi resi conto che stavo tradendo la fiducia di mia moglie. Le avevo promesso che non l’avrei più rivista e tantomeno frequentata ed invece ho ceduto al mio bisogno di sfogarmi, senza tenere conto dei sentimenti di Anastasia. Mi sono comportato male ed ho pagato a caro prezzo, quel momento di egoismo. >

< Ci sei andato a letto? >

< No, anche se lei ci ha provato con me. >

< Allora non è stato un vero tradimento... >

< Mia, in quel momento io ero in un bar in compagnia di una donna che mia moglie odiava mentre lei era a casa da sola, in lacrime, per il mio rifiuto di accettare nostro figlio. Davvero è una cosa da niente, secondo te? >

< Messa così, in effetti, non è stata una gran mossa la tua... >

< Decisamente. Ma Anastasia mi ha perdonato. Quando ci si ama davvero, si può superare tutto. Credimi. Anastasia ne ha dovute mandar giù parecchie, da quando sta con me, ma è sempre al mio fianco e so che non mi lascerà mai, come so che nemmeno io potrò mai farlo. >

< Ho capito quello che vuoi dirmi. Se il nostro amore sarà abbastanza forte, ci riprenderemo. >

< Esatto. >

< Ma come faccio a parlargli? Lui non mi risponde né al telefono né alle mail. Gli ho lasciato messaggi in segreteria ma non mi ha mai richiamata. Gli ho mandato dei fiori, con un corriere, ma non ho ricevuto alcuna risposta, da parte sua. >

< Il fatto che non ti risponda non significa che non apprezzi il tuo tentativo di avvicinarlo. Insisti. Noi Grey sappiamo essere molto persuasivi, se vogliamo. Tempestalo di biglietti, lettere, messaggi e tutto quello che vuoi. Lui non potrà ignorarti in eterno. Prima o poi cederà ed accetterà di incontrarti ed a quel punto il fascino dei Grey farà il resto! >

Christian sorrise a sua sorella, sperando, in cuor suo, d’essere riuscito ad infonderle un po’ di ottimismo.

< Ok. >

Mia si alzò dalla poltrona che aveva occupato fino a quel momento. Si lisciò la gonna e poi disse:

< Posso chiederti una cosa? >

< Certamente. >

< Chi è la ex di cui mi hai parlato prima? Io credevo che Anastasia fosse la tua prima ragazza! >

Christian, suo malgrado, sorrise poi, leggermente imbarazzato, rispose:

< Ho avuto parecchie donne, prima di incontrare Anastasia, ma non le ho mai portate a casa nostra perché erano solo delle partner occasionali. Voi avete conosciuto solo Ana perché sapevo che lei era quella giusta. È la sola donna di cui mi sia innamorato. >

< Parecchie? Davvero? Quante? > chiese Mia incredula.

< Vattene! Non ti dirò altro! >

Christian spinse la sorella in malo modo verso la porta di casa, sperando che questo bastasse a farle capire che il capitolo era chiuso. La donna si lasciò trasportare fino alla soglia poi, impertinente come sempre, disse:

< Il resto della storia lo chiederò ad Ana! > e facendogli una linguaccia andò via, con la speranza nel cuore che, forse, le cose con suo marito si sarebbero aggiustate, prima o poi.

 

Una volta giunta a casa, però, la speranza, alimentata dalla storia personale di suo fratello, fu scalzata via dall’evidenza dei fatti.

L’armadio era stato svuotato per metà, così come i cassetti del comò della camera. Ethan era stato lì mentre lei non c’era ed aveva preso le sue cose. Non sarebbe più tornato.

 

Passarono diversi giorni in cui Mia, senza mollare mai, scrisse i suoi sentimenti sia all’uomo che amava, sia in un blog che aveva aperto su internet, con uno pseudonimo, dove aveva raccontato la sua storia e dove filtrava i suggerimenti di chi, prima di lei, c’era già passato.

Il fatto che altre persone avessero vissuto la sua stessa esperienza, la faceva sentire meno sola ed, onestamente, un po’ meno stupida.

Parlò molto con un tale che si firmava Psycho, nome alquanto inquietante, ma che sembrava capirla, ascoltarla e consigliarla più di altri, che si limitavano a dirle di lasciar perdere o che si proponevano di farle compagnia.

Ma tutto ciò non cambiava l’evidenza dei fatti. Suo marito era sparito.

 

Dopo un paio di mesi di allontanamento, Mia cominciò a pensare che fra lei ed Ethan fosse finita del tutto. Presa dal panico, scrisse l’ennesima mail in cui gli proponeva un incontro per parlare.

Il luogo prescelto era il molo, un posto dove loro due, un tempo, andavano spesso a passeggiare. I ricordi che circondavano quel luogo la confortavano e, testarda come solo lei sapeva essere e con la speranza nel cuore, nonostante lui non avesse risposto alla sua richiesta di vedersi, si recò all’appuntamento.

Rimase a lungo seduta sulla “loro” panchina, guardando il via vai delle persone.

Vide coppiette passeggiare, mano nella mano o che si scambiavano baci appassionati. Vide mamme con bimbi piccoli intente a dar loro la mano, per non perderli mai di vista. Vide ragazzi rincorrersi, giocando e godendo di quel bel pomeriggio soleggiato. Vide uomini d’affari camminare veloci, con l’orecchio incollato al telefono. Vide anziani camminare lentamente, solitari nel loro incedere, con gli occhi velati dalla nostalgia e la mente persa in ricordi antichi.

Quando ormai credeva che lui non si sarebbe più presentato, un taxi si fermò davanti a lei e ne scese Ethan.

Era bello come ricordava o forse anche di più, ma lo sguardo era severo.

L’uomo si limitò a dire al tassista di aspettarlo. Evidentemente prevedeva un discorso breve.

Rimase in piedi, a gambe divaricate, le braccia intrecciate sul petto, la bocca tirata in una linea sottile e gli occhi rivolti verso il mare, invece che su sua moglie.

Mia si alzò in piedi. Prese un bel respiro e cominciò a parlare.

< Ciao Ethan. >

< ... >

< Mi dispiace. Mi dispiace davvero molto. Per tutto. >

< ... >

< Ti ho scritto molte volte, cercando di farti capire come sono andate le cose. So che non è una giustificazione, mi sono comportata davvero da stupida >

< Infatti. >

< Volevo farti sapere che sono pentita, che sono mortificata, che mi sento una perfetta idiota, per aver dato retta alla mia gelosia e non al mio cuore. Vorrei poter tornare indietro nel tempo e cambiare tutto. Darti tutto l’amore e la fiducia che meriti e che io non ti ho saputo dimostrare. Credimi, quando ti dico che sei la persona che mi è più cara al mondo! >

La voce di Mia si spezzò in un singhiozzo, ma Ethan non si scompose minimamente. < C’è altro? >

< Per quel che conta... ti amo >

L’uomo piegò la bocca in una smorfia, nell’udire quell’ultima affermazione, quindi rimontò nel taxi e lasciò che il veicolo si allontanasse, senza mai voltarsi.

Mia si risedette sulla panchina e cominciò a piangere a dirotto.

L’aveva perso. Il suo cuore s’era spezzato in mille schegge, lo aveva sentito chiaramente creparsi nel momento esatto in cui lui si era allontanato.

In preda allo sconforto, chiamò l’unica persona in grado di consolarla.

Christian rispose al primo squillo e dopo una decina di minuti, la sua R8 nera accostò al marciapiede, vicino alla panchina dove sua sorella singhiozzava disperata.

Si sedette accanto a lei e l’abbracciò affettuosamente.

< È finita. L’ho perso! >

< Non dire così, sono certo che ci ripenserà! >

< No, Christian. Avresti dovuto vedere la sua faccia. Era di pietra! >

< Era solo arrabbiato. >

< No. Non ci credo più. Ormai ho buttato alle ortiche tutto quanto. Dovrò farmene una ragione e convivere con la mia stupidità. >

< Su, pulce, non dire così >

< Oh Christian! >

Ed una nuova ondata di lacrime inzuppò la camicia del fratello.

Mia era inconsolabile. Pianse senza riuscire a darsi un contegno, ma in quel momento non si curò certo di quello che le persone avrebbero potuto pensare di lei.

Si limitò a soffocare i suoi singulti sul petto del fratello che, pazientemente, le rimase accanto, stringendola amorevolmente ed accarezzandole la testa.

Il cellulare di Christian si mise a squillare, ma l’uomo ignorò la chiamata, per non distogliere le sue attenzioni da sua sorella.

Dopo pochi istanti risuonò. Mia si staccò appena e disse:

< Rispondi pure. Non voglio recare danno anche a te. >

< Non preoccuparti. Tu sei più importante. >

Christian lasciò che il cellulare squillasse a vuoto. Avrebbe risposto solo se fosse stata Anastasia ma sapeva che non era lei, visto che la suoneria abbinata al suo numero era diversa. Tutti gli altri avrebbero aspettato.

Purtroppo per loro, il telefono sembrava impazzito e non smise finché Christian, spazientito, tirò fuori il suo BlackBerry con l’intenzione di zittirlo.

Rimase interdetto alcuni istanti nel leggere il nome del chiamante.

< È Ethan! >

< Cosa? Rispondigli subito! >

< Pronto? Ethan? >

< Come sta lei? >

< Come credi che stia? Sta soffrendo. >

< Pensavo di farcela, ma non ci riesco. >

< A fare cosa? >

< A lasciarla. >

Ethan sospirò piano e Christian approfittò di quel momento di pausa per fare una piccola divagazione.

< Come mai hai chiamato me? >

< Perché so che sei l’unica persona con cui si confida. >

< Capisco. >

< ...ed anche perché sono in fondo alla strada. Vi vedo sulla panchina. >

< Che cosa? >

Christian, per la prima volta, sorrise fiducioso e Mia lo guardò stupita.

< Credevi davvero che l’avrei lasciata lì da sola? Io ci tengo a lei. Più di quello che sono disposto ad ammettere. >

< E adesso che pensi di fare? >

< Non lo so. >

< Che ne dici di venire qui e parlare con lei? >

< Non so cosa dirle. Non voglio che creda di potermi trattare come uno zerbino >

< Vieni qui e vomitale addosso tutto il tuo risentimento, la tua frustrazione, la tua rabbia. Urla ed impreca, se ti fa stare meglio, ma poi lasciatevi questa storia alle spalle. Adesso come adesso, vi state solo facendo del male a vicenda. >

< Non so... >

< Se non ci provi è finita >

< Questo è vero... >

Il giovane si lasciò sfuggire un altro sospiro, poi disse:

< Aspettatemi lì >

Christian chiuse la chiamata e guardò sua sorella.

< Sta venendo qui per parlare con te >

< Davvero? >

< Sì. È sempre stato qui. Non ti voleva lasciare da sola, sconvolta com’eri. >

< Lui era qui? >

Mia si guardò intorno e vide il taxi, che poco prima aveva portato via suo marito, tornare sulla strada percorsa ed, istintivamente, si alzò per andargli incontro, sempre affiancata dal fratello.

Ethan scese titubante. Rimase fermo alcuni istanti, con le mani in tasca per nascondere i pugni chiusi dall’ansia, poi si avvicinò a sua moglie ed a suo cognato.

< Abbiate cura di voi. Vi lascio soli. > disse Christian, quindi salì sulla sua auto e lasciò che i due giovani sposi se la sbrigassero fra loro.

 

< Ciao. >

< Ciao. >

< Ethan, io... >

< Tu hai parlato prima. Ora è il mio turno. >

< Va bene. >

Mia abbassò lo sguardo, in attesa della sfuriata che lui, giustamente, le avrebbe fatto di lì a poco.

< Credevo di farcela. La testa mi diceva di lasciar perdere tutto quanto, ma a quanto pare il mio cuore non è della stessa idea. >

Con non poca sorpresa Mia si sentì avvolgere dal profumo di Ethan. Lui si era avvicinato e la stava abbracciando.

< Come stai? >

< Non lo so. Sono confusa. >

< Mi ami davvero? >

< Sì. Questa è l’unica certezza che ho! >

< Non farlo mai più >

Poi lui le prese il volto fra le mani e, dopo averle asciugato le lacrime che ancora le bagnavano le guance, la baciò con dolcezza.

Dopo aver pagato e congedato il tassista, si sedettero sulla stessa panchina che, per tutto il pomeriggio, aveva assistito ai loro drammi familiari.

< So cos’è successo e so che la situazione ti è sfuggita di mano. Anch’io mi sono fatto prendere dal momento ed ho agito d’impulso. Ammetto che la storia della gravidanza mi sconvolge ancora, ma sono d’accordo con te: questo bimbo non ha colpe >

Mia guardò suo marito con somma sorpresa. Gli aveva detto del bambino, ma non aveva mai avuto modo di dirgli che, indipendentemente da tutto quello che avrebbero deciso di fare o non fare, lei non avrebbe mai abortito. Come faceva a sapere quel dettaglio?

Ethan sorrise, vedendo lo sguardo confuso di sua moglie, e rispose alla sua domanda inespressa.

< L’hai scritto sul tuo blog >

< Tu hai letto il mio blog? >

< Non solo ho letto tutto, ma ci siamo anche scritti molte volte. >

< Davvero? >

< Chi credi che sia Psycho? >

< Tu?!? >

< Lo confesso. Sono io. >

< Perché non me l’hai detto? >

< Volevo sondare il terreno, capire le tue ragioni, con mente distaccata. Io ero troppo coinvolto emotivamente, per essere obiettivo, Psycho era più professionale e pronto ad ascoltare la tua verità. >

< Ecco perché mi trovavo bene, a parlare con lui! >

< È stata una buona palestra. In futuro però dobbiamo imparare ad essere più sinceri. Se faccio qualcosa che ti da fastidio, non buttarti fra le braccia del primo che capita, ma parla con me. Ok? >

Mia arrossì ed Ethan la strinse forte a se.

< Dio, quanto  mi sei mancata! >

< Anche tu! Non immagini quanto! >

< Che ne dici? Andiamo a casa? >

< Sì. >

Si alzarono in piedi e Mia fece per prendere la sua borsa, una specie di mezza valigia in cui lei infilava qualunque cosa e che, di solito, pesava quanto il bagaglio a mano per un viaggio di un mese, quando Ethan la precedette e se la mise a tracolla. < Non devi fare sforzi, nelle tue condizioni. Devi pensare al nostro bambino. >

< Oh Ethan! >

Lei sorrise, sollevata, e lui piegò le labbra in una piccola smorfia.

< Devo confessarti una cosa. >

< Che cosa? >

< La mia ex... quando ha saputo che avevamo rotto, ci ha provato spudoratamente con  me. >

< Avevo ragione a dubitare di lei! >

< Sì, su di lei sì, ma tu devi fidarti di me. È di me che non devi dubitare mai più! >

< Non lo farò. Te lo prometto! >

Si guardarono con intensità, poi, stretti in un abbraccio, cominciarono a camminare verso il loro futuro.

 

∞ ∞ ∞

 

Visto che buona parte del pomeriggio ormai era andato, Christian decise di recarsi alla Grey Publishing, per fare una sorpresa a sua moglie.

Quando arrivò sul posto Hannah gli disse che Anastasia era in riunione con lo staff.

Si offrì d’andare ad annunciarlo, in fondo lui era il capo del capo del suo capo, ma Christian preferì aspettarla nel suo ufficio, approfittando del computer di lei per collegarsi al sistema informatico della Grey Enetrpises Holding Inc. e lavorare un po’.

Quando Anastasia aprì la porta del suo ufficio rimase interdetta nel vedere Christian seduto al suo posto.

< Sorpresa! > disse l’uomo.

Lei non perse tempo nemmeno a rispondergli. Sorrise radiosa, si fiondò fra le sue braccia e lo baciò con foga.

< Mmmm... se mi prometti che sarà così tutti i giorni, trasferisco il mio ufficio qui da te! >

< Non credo che si possa fare >

< Perché? Pensi che ti verrei a noia? >

< Ovviamente no! Ma il nostro lavoro potrebbe risentirne! >

< Vero >

< Posso chiedere il motivo di questa bella sorpresa? >

< Sono portatore di buone notizie: Mia ed Ethan hanno fatto pace. >

< Davvero? Che meraviglia! Sono molto felice per loro! >

< Anch’io. Non avevo mai visto Mia così disperata. In un certo senso, per un po’, ce l’ho avuta con Ethan per averla fatta soffrire così tanto. >

< Bhè, non credo che lui sia stato molto meglio, in questi mesi. >

< Corretto. >

< Non te l’ho mai chiesto, ma hai poi saputo chi è stato a... passare la notte con Mia? >

< Welch l’ha scoperto dopo solo un paio di giorni. >

< E perché non ne hai parlato con nessuno? >

< Perché si tratta di un ragazzo che non sa nemmeno d’essere al mondo. >

< In che senso? >

< Terrai la bocca chiusa con Mia? >

< È così grave? >

< No. Ma si tratta di una di quelle persone che vengono assunte per dar loro una possibilità. È un uomo di circa 35 anni, ma con la mentalità di un ragazzino. È ritardato e probabilmente non s’è reso conto di quello che stava facendo. Ha solo assecondato un istinto fisico e s’è goduto il suo momento di gloria, mentre Mia era troppo ubriaca per capire che aveva a che fare con un adolescente nel corpo di un adulto. >

< Le proporrai di far fare il test del DNA al piccolo? >

< No, è ininfluente, perché anche se risultasse figlio di quest’uomo, lui non potrebbe occuparsene comunque. A questo punto è meglio per tutti che sia figlio di Ethan. >

< Sì. Ethan gli vorrà bene lo stesso. >

< Ed anche tutti noi. Sarà comunque un Grey! >

< Sarà un Kavanagh! >

< Bhè, sì, anche! >

< Ad ogni modo gli vorremo bene, proprio come ogni bimbo merita. >

< Concordo pienamente. >

Christian cominciò a spegnere le apparecchiature per poi andare a casa con sua moglie, mentre lei ultimava la programmazione per il giorno dopo.

< Mi ci potrei abituare davvero a lavorare con te nello stesso ufficio. Mi piace averti intorno! >

< Guarda che sei tu quello in prestito. Questo è il mio ufficio non il tuo! > disse lei sorridendo.

< Devo pagarti l’affitto per l’uso della tua scrivania? > chiese l’uomo, visibilmente divertito dall’ironia della situazione, visto che, di fatto, la Grey Publishing era una sua proprietà.

< Il denaro non mi è mai interessato, Mr Grey, credo che un pagamento in natura possa andar bene. > disse lei con tono impertinente.

< Che cosa pensavi, nello specifico, Mrs Grey? >

Anastasia non rispose, ma si limitò ad allacciargli le braccia intorno al collo ed a farsi dare uno di quei baci speciali che solo lui sapeva magicamente creare.

< Credo che possa andare. Ovviamente è un canone giornaliero che mi dovrai corrispondere con regolarità e che subirà un inevitabile aumento annuale, in base al costo della vita. >

< Tutto sommato sei stata poco esosa. Però avrei una domanda da farti >

< Dimmi >

< Se io ti devo dare un bacio al giorno, per poter usare la tua scrivania e la tua sedia, che cosa mi devi tu, per poter usufruire di tutto l’ambiente che ti circonda, degli impiegati, delle apparecchiature ed anche della macchinetta del caffè? Sbaglio o sono il capo del tuo capo? >

< In effetti sì, temo di dover ricambiare il favore >

Anastasia riavvicinò le labbra a quelle del marito, per poterlo baciare di nuovo con lo stesso trasporto, ma lui si fece indietro, sollevando contemporaneamente un sopracciglio, in segno di protesta.

< Credi davvero che io mi possa accontentare di così poco? >

< E cosa vorresti? >

< Riprova >

Lei sorrise furbescamente, gli prese il volto fra le mani e poi lo baciò con tutta la passione che riuscì a convogliare in quel contatto.

Dopo aver ripreso fiato, Christian disse:

< Ci sei andata vicino, ma non è abbastanza >

< In che senso? >

< Voglio un bacio speciale >

< In che senso? >

< Indovina! >

Lui sorrise sornione e lei finse di non capire.

Gli diede un dolce bacio sulla guancia.

< Acqua, Mrs Grey >

Allora lasciò una piccola scia di baci che andavano dalla mascella al collo di lui.

< Ancora acqua, Mrs Grey >

Gli baciò il petto.

< Proprio non ci siamo, Mrs Grey >

Anastasia si morse il labbro poi si inginocchiò davanti a suo marito.

< Fuochino, Mrs Grey >

Slacciò la fibbia della cintura e la fece scorrere delicatezza lungo i passanti degli eleganti pantaloni di sartoria.

< Molto bene, Mrs Grey >

A quel punto slacciò il bottone e fece scendere la cerniera lentamente, liberando l’erezione di suo marito.

Si umettò le labbra, passandoci la lingua, per lubrificarle e per godere dello sguardo estasiato di suo marito, quindi depositò un bacio sulla parte alta del membro di lui, mentre con la mano fece scorrere le dita lungo tutta la sua lunghezza.

< Fuoco, Mrs Grey! >

 

∞ ∞ ∞

 

I mesi passarono in un lampo e presto fu tempo, per Mia, di dare alla luce il suo primogenito.

Dopo un travaglio relativamente lungo, venne al mondo un sano bimbetto, tutto smorfie e amore, che trovò subito riparo fra le braccia di suo padre.

Ethan uscì dalla sala parto per far conoscere il nuovo arrivato a tutta la famiglia al completo, che si era radunata per condividere l’emozione del lieto evento.

< Mio figlio! > disse con emozione, agli astanti.

I nonni se lo accaparrarono subito, prima che la zia Kate lo sequestrasse per ammirarlo e fargli una marea di fotografie.

Il neo papà approfittò di quel diversivo per parlare con Anastasia e Christian.

< Congratulazioni, Ethan. > disse Christian, stringendogli la mano con stima.

< È bellissimo! Ti assomiglia! > esclamò felice Anastasia, mordendosi poi subito dopo la lingua, per la gaffe.

< Voi potete anche avere dei dubbi, ma io so per certo d’essere il padre naturale >

< Davvero? >

< Sì. Alcuni mesi prima che Mia rimanesse incinta aveva avuto una reazione allergica alla pillola ed aveva dovuto sospenderla. Per cui, in quel periodo, dovevamo usare delle precauzioni diverse. Coito interrotto, condom, temperatura basale e cose così. Tutti metodi molto rischiosi, se l’uomo non sta molto attento. Ed io so di non essere stato particolarmente cauto, almeno in un paio d’occasioni, perché mi sono fatto prendere dal momento. In particolare una volta, che combacia con i tempi della gravidanza, mi si è sfilato il preservativo mentre ero ancora dentro lei. >

< Bhè, con queste premesse, è già molto che non siano nati tre gemelli! >

< Lo credo anch’io. E comunque, non importa il suo DNA, importa quello che gli insegneremo noi. Voi fratelli Grey ne siete l’esempio lampante. >

< Hai tutto il mio rispetto, Ethan. > disse Christian, sinceramente ammirato dal comportamento maturo ed esemplare di suo cognato.

Kate li raggiunse in quel momento, con il neonato in braccio.

< Andiamo a fare una bella foto di famiglia >

< Bell’idea, sorellina >

Ethan sorrise a Kate, quindi prese in braccio il bambino, che dormiva beato, e raggiunse la neo-mamma.

Si misero tutti in posa e nell’attimo esatto in cui l’infermiera, che era stata momentaneamente promossa a fotografa, immortalò la scena, Ethan guardò orgoglioso suo figlio e disse:

< Finalmente un Kavanagh, in mezzo a tanti Grey! >

 

 

∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞

 

 

Ebbene sì, la frency è tornata!!!

Sono stata piuttosto incasinata, in questi ultimi tempi.

Non che non avessi più voglia o tempo di scrivere ma, al contrario, ho avuto una serie di piccole idee che ho cercato di non lasciarmi sfuggire ed ho cominciato a buttarle giù, ritrovandomi con tante cose iniziate e nessuna finita! -.-’

Oggi, finalmente, ho messo un punto fermo a questa storia e spero che vi sia piaciuta.

Mia ed Ethan sono due personaggi così poco trattati, nel libro, che mi incuriosivano.

Spero d’avervi regalato un momento piacevole.

Come sempre confido nella vostra clemenza coi commenti! :P

 

Un bacio

Frency70

 

Ps. Il titolo, lo avrete riconosciuto tutti, è preso dal Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi.

Il riferimento è al fatto che Christian e Mia sono diversi come il sole e la luna ma, nonostante tutto, sono sempre in sintonia.

Me lo passate? :D

   
 
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