Prologo
“Oh,
ma
sta’ zitta!” mi
rimprovera mia sorella
duramente, ma sono più che certa che è a causa
della gravidanza. Si, insomma, i
suoi ormoni sono in subbuglio e non è mai stata il massimo
della gentilezza e
cortesia. Un mix perfetto, dunque.
Sospiro,
pensando al fatto che siamo arrivate a questo punto dopo tanto tempo.
Abbiamo
faticato entrambe –dovrei dire tutti e quattro?-, abbiamo
sofferto entrambe, ma
abbiamo finalmente trovato quella stabilità che ci sembrava
ormai perduta ed
irrecuperabile.
Sfoglio
ancora una volta il catalogo di abiti da spose, e sorrido al solo
pensiero che
si sposerà.
Mia
sorella gemella aspetta due gemelli (casualità delle
casualità), e si sposerà
tra un po’: insomma, ha realizzato la sua vita. Una famiglia,
un marito, un
lavoro, due figli.
“Elena”
mi sveglia lei dal mio stato di trance, anche se in realtà
ero solo immersa da
alcuni pensieri.
“Sono
felice di essere venuta da te, sei mesi fa.” Mi confida, e
sono più che sicura
che i miei occhi diventano leggermente lucidi. La mia guancia diventa
rossa- ancora di più se possibile- per il
freddo dell’autunno iniziato da appena metà mese.
Ammettiamolo, anche se siamo
all’inizio di ottobre - tre ottobre, per essere precisi- fa un freddo comparabile
solo con quello
invernale. Siamo,
infatti, sedute ad uno
Starbucks, in un tavolino vicino all’entrata; ogni qualvolta
che qualcuno apre
la porta, entra, dunque, una velata di gelo.
La
gravidanza la fa diventare lunatica, e, solo in questo caso,
più dolce.
Ricorderò questo momento per sempre, e glielo
rinfaccerò per tutta la vita,
quando mi tratterà con la sua finezza ed eleganza tipica di
uno scaricatore di
porto. Okay, sto esagerando, ma la mia gemella è
sostanzialmente diversa da me.
“Sai,
dovresti smetterla di mangiare cupcakes!” la rimprovero
bonariamente io, ed
improvvisamente lei smette di divorare quei dolcetti al cioccolato a
forma di
tazza. Quale briciola le è rimasta attorno alla bocca, ed
emetto una risatina a
quella visuale.
“Dici?”
domanda lei, quasi preoccupata dalla mia affermazione.
“Perché
ne ho voglia, e se non soddisfo questo mio desiderio –o
capriccio, come dici
tu- i bambini potrebbero nascere con la voglia di cupcakes al
cioccolato, e
urleranno ‘Mamma, papà: vogliamo i
cupcakes!’. Oppure lo dici perché sono
grossa come una mongolfiera e così non riuscirò
mai a trovare il vestito da
sposa, e il mio futuro marito non mi vorrà
più!” ed inizia a piangere
istericamente, portando le mani agli occhi, fino a coprirli del tutto.
Sospiro,
e mi alzo dalla mia sedia, raggiungendo mia sorella, di fronte a me.
Vi odio,
ormoni, chiaro?
Le
accarezzo la schiena dolcemente, portando la mano su e giù,
perché quel gesto
l’ha sempre calmata, sin da quando era bambina. Mamma me lo
svelò quando ero
piccina, e da quel momento ho utilizzato questo calmante nei suoi
confronti
quando impazziva –impazzisce, poiché lo fa
tutt’ora.
“E’
tutto
okay, non piangere. Sei sempre bellissima, e l’ho detto solo
per scherzare..”
Le
affermo dolcemente all’orecchio, sperando di calmarla. Per
fortuna fa così,
perché alza la testa e punta il suo sguardo nel mio.
“Ti
piace
farmi arrabbiare, non è così? Vuoi insultarmi e
poi dici che ti piace prenderti
gioco di me! Ti odio, Elena, ti odio!” urla in preda alla
disperazione, mentre
gliene dico mentalmente quattro ai suoi ormoni, ancora una volta.
Prima era
scorbutica, poi dolce, poi si dispera, poi mi urla contro. Vorrei che
partorisse subito quei muffin dei suoi due gemelli, vista
l’enorme pancia. So
che ne porta due in grembo, ma confrontando il suo ventre con quello
delle
vecchie foto di mamma, Miranda, immagino che i suoi gemelli siano come
due
muffin enormi, come quelli che sfornavo io d’adolescente,
sbagliando le
quantità.
“Smettila
di urlare, calmati! Farai del male ai bambini!” le dico,
ricordandole, ancora
una volta, che è incinta, e se urla o si scalda troppo
potrebbe fare del male
ai suoi piccoli. E’ da quando so della sua gravidanza che la
riprendo su
quest’argomento ma sembra che i suoi amati
ormoni non le facilitino la calma.
Adesso
smette di divincolarsi come se fosse posseduta, e sembra essersi
calmata del
tutto. Mi guarda, con gli occhi arrossati e le guance bagnate per le
lacrime,
come se stesse per dirmi qualcosa.
“Elena..”
sussurra, infatti.
“Mi
si
sono rotte le acque” finisce il suo discorso, mentre io
sbarro gli occhi, non
avendo pensato a questo. Okay, questo è il nono mese di
gravidanza, ho sperato
che partorisse i muffin per farle smettere di essere così
sensibile e lunatica,
ma non sono capace di fare certe cose!
“Matt!”
urlo, poiché siamo venuti con lui allo Starbucks. Ecco la
sua chioma bionda che
si gira, dalla fila in cui si trovava per pagare le nostre bibite,
verso di
noi.
“Le
acque!” gli urlo, sperando che capisca all’istante
e in effetti così succede.
Lascia il
suo posto e si affretta a soccorrere in mio aiuto –dovrei
dire in aiuto di mia
sorella?- .
Mi lancia
le chiavi della sua macchina, e aggiunge qualcosa come
‘Muoviti!’ o ‘Apri la
porta’ e ‘Corri in macchina!’ . Ed io
agisco di conseguenza, non sapendo come
muovermi.
Matt
l’aiuta a sedersi al posto accanto al guidatore, e cerca di
farla respirare
profondamente, ma è più o meno impossibile, dato
che insulta ed impreca in
continuazione verso tutto e tutti.
Ma a
questo io sono già abituata. Matt no, perché
sbarra gli occhi, mentre lo
rassicuro che è tutto ok.
Mi
squilla improvvisamente il cellulare. “Pronto?”
rispondo ansiosa.
“Sorellona!
Tutto okay con la
neofidanzata?” afferma
divertito nostro fratello, Jer.
“No,
Jeremy, NO!” urlo un po’ troppo disperata, ma non
posso farci niente, in quanto
mia sorella sta addirittura urlando contro Avril Lavigne, ma non so
perché.
“Come
hai
potuto cantare questo, Lavigne? Wish you were here, padre dei miei
figli!” Io e
Matt siamo scandalizzati, e Jeremy soffoca una risata
dall’altra parte del
telefono.
“Le
si
sono rotte le acque..” dico in un sussurro a mio fratello,
che, improvvisamente,
smette di ridere.
“Chiamo
tutti a raccolta al primo
ospedale vicino da quelle parti!” afferma
lui, usando un tono severo e adulto, diverso da
quelli usati in precedenza. Anche mio fratello è cresciuto
nell’ultimo periodo.
“Grazie, chiama
anche il povero neofidanzato!”
lo avviso, perché non so cosa potrebbe fare mia sorella
senza ‘il padre dei
miei figli’ -testuali parole!
Chiusa la
telefonata, noto che siamo arrivati ad un ospedale, il primo trovato
nella
zona.
Io e il
biondo cerchiamo di far respirare la quasi neomamma,
che sembra voglia farsi aiutare da noi.
“Salve!
A
mia sorella si sono rotte le acque, sta per partorire!”
affermo un po’ troppo
su di giri, e l’infermiera a cui mi sono rivolta lo nota; ci
manda subito in
una camera, lasciando
me e il biondo
fuori.
Lui
rimane fermo, seduto su una sedia, mentre batte, nervosamente, il piede
sinistro
per terra; io,invece, vado avanti e indietro per la sala
d’attesa.
Sembra
che stiano trascorrendo secondi
insopportabili. E pensare che, solo dieci minuti fa, stavo
scherzando
con lei su abiti da sposa! E
se non
fossi all’altezza di essere zia? E se succedesse qualcosa a
lei o ai gemelli?
Qualcosa a causa mia? Se morisse per dare alla luce delle pesti dagli
occhi
chiari? Non me lo perdonerei mai.
Sbotto in
un pianto liberatorio e isterico, mentre con una sola mano mi copro
entrambi
gli occhi.
L’altra,
invece, accompagna i miei movimenti veloci da una parte
all’altra della sala.
“Calmati,
Elena. Andrà tutto bene. Tua sorella è una tipa
tosta, ce la farà.” Mi rincuora
Matt, o Mattie, come lo chiamavo quando ci frequentavamo al secondo
superiore.
Per
fortuna, dopo la rottura, siamo rimasti amici. Non so cosa farei senza
la sua
figura nella mia vita.
Ma,
purtroppo, non riesco a calmarmi. E’ più forte di
me.
Trascorrono
i secondi, i minuti, ed io sono ancora lì a girare,
piangendo, per la sala
d’attesa.
Fino a
che non giungono delle braccia ad abbracciarmi, e mi sembra di
fermarmi, come
se avessi chiuso la manopola della fontana. Le braccia calmanti, le
sole che
riescono a farmi stare bene tutt’ora, dopo tantissimi anni.
Ho
capito.
E’
lui.
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Probabilmente è il peggior prologo mai visto prima d'ora. Ma com'è che si dice? Mai giudicare una fanfiction dal suo prologo.
Il novanta per cento delle lettrici abbandonerà la storia dopo aver letto questro intruglio di parole, ma voglio assicurarvi che entreranno in scena quasi tutti i personaggi del telefilm. E' un racconto che si stacca dal solito, iniziando dal fatto che è un AU. E' una Delena, ma per arrivarci dovremo aspettare qualcosa come... non so, più di dieci capitoli? Non l'ho ancora deciso, ma non affretterò il tutto pur di soddisfare il mio animo di Delena sfegatata.
Non si capisce chi è la gemella di Elena, si capirà nel secondo capitolo, già scritto quasi un mesetto fa. Ebbene sì, ho in mente questa storia da un po', ma ho avuto il coraggio di pubblicare solo ora. Ho scritto, però, a malapena tre capitoli, ma sto cercando di strutturare la fanfiction nel miglior modo possibile. Ci sono più pairing, ma se ve li elenco sono certa che la suspance calerebbe drasticamente. So già che ci sono molte AU in cui sono tutti umani e che molte sono letteralmente, visibilmente, ovviamente più accettabili di questo scritto, ma voglio provare a mettermi in gioco, a vedere se catturo un po' l'attenzione. Elena crescerà, capirà molte cose, sarà cosciente di sentimenti e realtà che non potrebbe mai immaginarsi nella sua vita a Mystic Falls del telefilm.
Il titolo della fanfiction è 'The Doom', cioè 'il destino'. L'esatto corrispettivo di 'destino' in Inglese è 'destiny', ma 'doom' è Inglese antico.
Il perchè di questo nome si capirà nel prossimo capitolo e nel corso della vicenda.
Per qualsiasi delucidazione chiedete.
Un bacio.