Storie originali > Fantascienza
Ricorda la storia  |      
Autore: NicoloCappello    06/05/2013    0 recensioni
L'anno è il 2040, il mondo è finito da un pezzo a causa del morbo che ha reso la stragrande maggioranza degli esseri umani dei rabbiosi infetti sempre in cerca di nuove prede.
In Sicilia ha imperversa per un decennio il Killakommando del Demone, una grossa forza di predoni che si sostentava di razzia in razzia dispensando morte e devastazione.
Gli si frapposero i Giustizieri e le due fazioni si diedero una spietata battaglia senza quartiere dove alla fine il Demone trovò la morte il Kommando si disperse. Era il 2029.
Per un lungo periodo di tempo non ci furono più minacce significative sull'isola e la vita sembrava ricominciare a fiorire. Fino agli eventi di Montecorno.
Tutto quel che leggerete fa parte del background di PROGETTO EDEN - Post-Apocalyptic LARP, una campagna di gioco di ruolo dal vivo tutta siciliana attiva dal 2011, questo un nostro video: http://www.youtube.com/watch?v=8_9quHbG-1k
Se interessati questo è il gruppo di facebook principale: https://www.facebook.com/groups/progettoeden/?fref=ts
Mentre questo è il gruppo che utilizziamo per le giocate stile play by forum: https://www.facebook.com/groups/320814158013249/
Buona lettura ;)
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

‎"Montecorno, io c'ero.
Al tempo mi occupavo di allevare il bestiame, tagliar legna e davo una mano a mio papà coi campi.
Montecò contava una trentina-quarantina di persone solitamente, come capomilizia avevamo Carlos, un quarantenne che ai tempi d'oro era uno dei fidati dello Sceriffo in persona e quindi tutte le minacce fino ad allora erano state tolte di mezzo prima di diventare roba seria.
Le storie di Carlos sui Giustizieri e sulle loro imprese ci tenevano svegli fino a tardi quando di ritorno dal lavoro ci vedevamo per bere allo spaccio, diciamo che fin da quand'ero piccolo il capomilizia era un pò il mio esempio, il mio eroe, sembrava impossibile che qualcuno potesse mai mettergliela in culo.
Noi eravamo da sempre con quelli di Tomorrow quindi dovevamo avere un sovrintendente e quell'uomo era Ub, lui era convinto che la fortuna di Montecò risiedesse nel vicino pozzo petrolifero visto che prima di tutto serve quello per crear benza.
Devo dire che non ci vide sbagliato, per un periodo c'è stato un bel passìo di gente; ogni tanto si faceva un pò di mercato e qualche asta, c'erano persone che venivano addirittura da Urbania o dal 24, alcuni addirittura da Jericho pur di accaparrarsi un pò di petro.
Insomma erano bei tempi, mangiavamo tutti, eravamo in aumento e tenevamo a bada le merde.
A quei tempi il Demone era stato levato di mezzo già da qualche anno e il suo Killakommando di merda era stato sterminato e disperso, c'erano gruppi di predoni potenzialmente pericolosi ma nulla di letale; si sentiva parlare assai di Santa Klauz, dei Bordello Boyz, dei Bastardi di Ogro e qualcuno ogni tanto portava notizie di un certo Commando Suicida.

Nessuno a Montecò s'aspettava quel che accadde la notte del 23 Febbraio 2039...

Arrivarono su di noi con una caterva di automezzi lanciandosi contro le barricate manco fossero kamikaze, uno di loro saltò in aria e aprì un varco di fuoco nel nostro cancello.
Ci svegliammo tutti, dalla mia finestra vidi almeno sei macchine entrare di prepotenza in piazza sbarcando troppi predoni, vidi un pick-up con un uomo in piedi sul cassone che stringeva una mitragliatrice leggera e vidi che c'era ben poca speranza.
Sconfissi il panico, decisi che dovevo salvarmi la vita e così raccolsi l'accetta ed abbandonai papà e mamma... ancora adesso la notte sono tormentato dai sensi di colpa ma credo che loro stessi avrebbero voluto che mi salvassi.
Mentre mi dirigevo tra gli alberi mi accorsi di essere inseguito da uno di quei bastardi, aveva un casco integrale e mi stava col fiato sul collo, caddi.
Quello mi arrivò di sopra, mi voltai di scatto e gli piantai l'accetta in mezzo alle gambe, fu la prima volta che uccisi un uomo, gli infetti gridavano di meno.
Molto di meno.
I suoi amici lo chiamarono puntando le luci nella mia direzione, ero nella merda... Infilai il casco e il cappotto di pelle logoro del mio primo morto e feci un cenno di saluto ai suoi amici.
Uno di loro mi ordinò di andare in piazza. Obbedii senza dire una parola.

 

La piazza era illuminata dai fuochi che divampavano dalle finestre delle nostre case, riversi a terra i miei amici, persone che conoscevo da quand'ero nato con le teste sbocciate come rose fiorite.
In ginocchio a centro piazza i sopravvissuti con le mani legate: c'erano Ub, Carlos e un'altra decina di persone tra le quali mio padre; di mia madre nessuna traccia.
Quello che capii essere il loro capo scese dal pick-up e cominciò a parlare, cercava il pozzo di petro. 
Era un tipo non troppo alto ne troppo impostato, portava una cresta, una gasmask a mezzafaccia e un chiodo pieno di toppe colorate. 
Ub calò le corna e sputtanò ogni info sul pozzo, che pena porco ***... Il capo dei predoni estrasse un coltello militare e gli cavò un occhio, se il pozzo non fosse stato dove diceva gli avrebbe cavato anche l'altro e l'avrebbe lasciato povero e pazzo nel "wasteland". 
Un negrone in armatura da footbey, Hockball o come cazzo si chiamava quello sport lo prese di peso gettandolo nel cassone del mezzo tra grida e dolore.
Carlos sfidò il capo predone a slegarlo, era conscio che sarebbe morto ma almeno avrebbe provato a portarselo nella tomba. Contro ogni aspettativa quello gli lanciò ai piedi il pugnale con ancora attaccati pezzi di cornea... Carlos si liberò attaccandolo, avrei potuto fare qualcosa per aiutarlo, avrei addirittura potuto uccidere il capo mentre mi dava le spalle ma attorno avevo almeno una ventina di quei bastardi, dovevo reggere il gioco.
Carlos attaccò e attaccò, quel tizio schivava e basta fino a quando dopo un affondo mancato fece piovere un gancio direttamente sulla mascella del nostro capomilizia tra le ovazioni dei suoi sgherri.
Il mio eroe cadde a terra sputando sangue, cercò di raccogliere il pugnale caduto ma quello gli pestò la mano alla quale seguì un'anfibiata dritta sul naso che rimase piegato a destra. Pareva finita quando con un gioco di gambe Carl riuscì a buttare a terra il predone afferrandogli il collo, era sopra il nemico, sangue e muco colarono sul volto di quel figlio di cagna e sotto il casco sorrisi per la prima volta in quella notte.
Chissà, forse anche Carlos sorrideva prima che un colpo di Desert Eagle facesse sbocciare un fiore di fuoco al posto del suo volto.
Tutti cominciarono a gridare "Fla-ge-llo" mentre il capo predone si alzava con la canna della pistola ancora fumante. Il negro gli chiese che dovessero fare dei prigionieri, Flagello diede una rapida occhiata ai suoi uomini, poi vide la mia ascia e mi indicò. 

Di quel frangente ho un vago ricordo, credo che sia una delle contromisure della mente per non farci impazzire ma so bene quello che ho fatto... Ricordo bene quando sbagliai mira e staccai solo mezzo collo a Pietro "Due Spaghi"... ricordo ancora i suoi pranzi in mensa, sempre sconditi ma buoni e ricordo anche le sue urla.
Ricordo che giunto a metà lavoro quasi meccanicamente presi ad affilare nuovamente l'ascia ormai spuntata (nella mia testa in quel momento fuori da ogni raziocinio era un gesto di misericordia) e ricordo anche che tenni mio padre per ultimo, forse nel tentativo di prendere tempo o nella vana speranza che arrivasse Tomorrow a salvarci il culo. 
Ma ovviamente non accadde nulla di tutto ciò.
Presi mio padre, tremavo come una foglia, gli misi la testa sul ceppo e lui mi guardò negli occhi, lesse il mio terrore e forse mi riconobbe... Titubai, non potevo farlo, i predoni che non erano impegnati a razziare si godevano lo spettacolo così come Flagello stesso dal suo trono su ruote e quando mi videro esitare cominciarono a fare domande.
Io non dissi una parola e rimasi con l'ascia caricata, tremante in quella posizione... uno di loro mi venne davanti togliendomi sospettoso il casco.
Ero sputtanato.
Non ci misero molto a capire che ero uno del posto e che avevo ammazzato tutti i miei amici per loro... implorai Flagello di lasciar andare almeno me e mio pà.
Il capo predone si alzò e mi mise di fronte a una scelta semplice: o mio padre o entrambi...

feci l'unica cosa sensata.

 

Rimasi di sasso quando mi disse che ero libero, a quanto pare lo impressionai.
Se avessi voluto avrei potuto seguirli, avei potuto essere col Commando Suicida e prendermi ciò che volevo da chi non lo meritava o altrimenti avrei potuto vagare nel "wasteland", solo, senza cibo e alla mercé di qualsiasi infetto o altra banda di passaggio... 

 

Beh, feci l'unica cosa sensata."

 

Memorie di Bart "il Boia", odierna colonna del Commando Suicida

 

Si dice che il Commando Suicida sia divenuto una minaccia rilevante dopo l'assalto a Montecorno; la presa del borgo fu in un certo senso il battesimo del fuoco di Flagello e i suoi.
Difatti grazie al greggio prodotto in discrete quantità i CS potettero muoversi quasi liberamente per tutta la Sicilia Occidentale colpendo bersagli altrimenti impossibili da raggiungere.


  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: NicoloCappello