Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Juls_RaptorBVB    07/05/2013    2 recensioni
Un amico può diventare qualcosa di più? una storia autoconclusiva sull'amicizia che si trasforma.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

chi cavolo me l'ha fatto fare di venire in Sardegna senza dire niente ad Ale? Non so da che parte girarmi. E tutto per fargli una sorpresa.”

Me ne stavo seduta, imbronciata, al tavolino di un bar con questi pensieri cupi. Mi guardai intorno e notai molti ragazzi e ragazze alternativi che si muovevano tra i tavoli. Non ero abituata a vederne tanti tutti insieme, a meno che.. nella mia mente cominciò a farsi strada l'idea che forse ero capitata a uno dei raduni tra alternativi, senza volerlo. La mia ipotesi si confermò quando sentii delle urla, urla di ragazze adoranti, urla che non sopportavo. Mi voltai e vidi venire nella mia direzione Takeshy Casanova, famosissimo ragazzo di Lugano che spesso partecipava a questi raduni chiamati “Spray”, in compagnia di una decina di ragazzine che non avranno avuto più di 15 anni.

fantastico. Punto della situazione: sono in un locale, da sola, senza conoscere nessuno, con alternativi che parlano un dialetto che pare arabo e delle oche che starnazzano. Peggio di così potrebbe solo capitarmi che uno di questi tizi venga a sedersi qua con l'intento di rimorchiarmi.”Feci una pausa dai miei pensieri poi conclusi “..ma tanto chi mi si piglia. Nessuno si sognerebbe di venire a cercare una come me, anonima insignificante.”

Mi alzai e rimasi appoggiata a un pilastro poco distante. Il dj stava facendo ballare chi era già in pista e io mi annoiavo sempre più. Poco dopo dalla console partirono le note di una melodia che conoscevo: I dare you to move. Strano che a un evento simile mettessero questa canzone. Mi misi a cantare a bassa voce fino a quando non sentii una voce dietro di me. Voce che ormai conoscevo bene.

bella canzone vero? È una delle mie preferite.” guardai chi aveva parlato e proprio dietro di me vidi Ale, che mi sorrideva. Lo osservai perplessa pensando di avere le allucinazioni. Non credo che lui avesse capito chi ero perchè continuava a parlarmi come se non mi conoscesse. A quel punto scoppiai a ridere. Mi guardò come se non avesse capito cosa ci fosse di divertente in quello che stava dicendo.

Ale.. sei tu?” gli chiesi tra le risate.

Mi fissò.

Come fai a sapere chi sono? Aspetta... Giulia?”

annuii sempre ridendo.

Oh mio dio! Cosa ci fai qua?” senza lasciarmi il tempo di rispondere si avvicinò e mi abbracciò. Rimasi sorpresa, poi ricambiai.

Ehi ragazze! Ale si è già trovato il divertimento, diamoci da fare anche noi!”

mi scostai e cercai chi aveva parlato. Dietro ad Ale c'era un ragazzo, più o meno della sua età, insieme con due ragazze. Tutti e tre sorridevano.

Ragazzi avete capito male.. lei è Giulia, una mia amica di Genova. Ci stavamo solo abbracciando:”

poi si rivolse a me “..e mi deve ancora spiegare cosa ci fa in Sardegna.” lo guardai e sorrisi.

ero venuta qua per farti una sorpresa e mi sono trovata a un Durex senza saperlo”.

sul serio? Ma che tenera. Però potevi avvertirmi. Eri da sola!”

lo so, ma che sorpresa era se ti avvertivo?”

Giusto. Ragazzi” disse tornando a guardare gli amici “io e lei andiamo via. Ci vediamo domani?”

si tranquillo. Qui ce la caviamo da soli”.

Ale mi guidò tra i meandri del locale fino all'uscita, poi si voltò e mi guardò mentre mi infilavo la giacca e mi sistemavo.

Dunque.. visto che è bel tempo ti porto in un posto.” lo fissai incuriosita.

dove?”

In un posto. È una sorpresa, mica puoi farle solo tu.” disse sapendo che stavo morendo dalla voglia di sapere dove mi voleva portare. Cominciò a camminare infilando le mani nelle tasche anteriori dei jeans e facendomi cenno di seguirlo. Lo feci. Dopo pochi minuti si fermò. Mi guardai intorno interrogativa. “Sali”. Abbassai lo sguardo e vidi che aveva aperto la portiera di una macchina e aspettava che io ci salissi sopra. Quando mi accomodai lui chiuse la portiera e andò a sedersi al posto di guida. Io mi misi a guardare fuori dal finestrino. Ora che eravamo soli mi sentivo un po' a disagio. Fu lui a rompere il silenzio. “E così volevi farmi una sorpresa.”

si, ti avevo detto che appena potevo venivo trovarti no?”

Si, ma non credevo così presto...mi ha fatto piacere.”

sorrisi. “anche a me.”

poi il mio sguardo si concentrò sul volante, su cui teneva le mani. Ci fermammo a un semaforo, si voltò e seguì il mio sguardo.

cominci a fare la maniaca?”

lo fissai. “Eh?

cosa stavi guardando eh? Porca.”

ma.. ti guardavo le mani!” e gli diedi un pugno sul braccio.

si si, le mani. Adesso si chiamano mani!”

sei tu che pensi male.”

sei tu che mi dai motivo di pensare sempre male.”

lo guardai in cagnesco e mi voltai decisa a non muovermi da quella posizione per un po'.

e dai permalosa!”

non gli risposi e continuai a guardare dal finestrino. Poco dopo si fermò e spense il motore. Mi accorsi che eravamo in cima a una strada sterrata, di fronte a me c'era un enorme prato, circondato da una staccionata. Scesi dalla macchina stupefatta. Mi avvicinai al recinto di legno e aguzzai la vista. Da una stalla poco distante vidi uscire due cavalli. Bellissimi e fieri. Uno era nero e l'altro era marrone con le zampe bianche. Mi guardavano. Provai ad avvicinarli. Quando ebbero messo il muso fuori dalla staccionata mi annusarono e io li lasciai fare. Sapevo che con i cavalli non bisognava fare gesti bruschi perché si sarebbero spaventati. Quando ebbero terminato avvicinai lentamente la mano per accarezzare loro il muso. In quel momento mi ricordai di Ale. Non era sceso ancora dalla macchina o almeno così mi sembrava. Mi volta convinta che mi stesse aspettando là ma in macchina non c'era. Non l'avevo sentito scendere. Lo cercai con lo sguardo, poi lo vidi. Stava uscendo dalla stalla in groppa a un arabo, un bellissimo cavallo bianco, uno dei più alti tra le varie specie, se non ricordavo male. Ero perplessa.

Quando arrivò davanti a me sorrise. “allora.. che te ne pare?”

dimenticai di avercela con lui all'istante. “sono bellissimi. Ma tu che ci fai su quel cavallo? È tuo?”

no, sono di un mio amico. Gli ho chiesto se me ne prestava due per oggi.” non capii, subito.

cosa ci vuoi fare con due cavalli scusa?”

vedi quello nero? È sellato.” seguii il suo dito e solo in quel momento feci caso a tutta la bardatura del cavallo, pronto per essere montato. “oggi ti porto a fare un giro. A cavallo.”

mi illuminai, letteralmente. “oddio.. ma sei sicuro che possiamo? Sono così.. belli.”

certo che possiamo, su sali!” ci riuscii e in un attimo mi sentii altissima. Quell'esemplare era fin troppo alto per i miei gusti. Presi le briglie e diedi un colpo di reni al cavallo, che si mosse. Ale era davanti che guidava, io lo seguivo. Che bella sorpresa mi aveva fatto, sapeva che mi piacevano i cavalli ma non credevo che addirittura mi portasse a fare un giro. Sorrisi tra me e me senza farmi notare. “sai come si chiamano?”chiesi indicando i due animali.

uhm.. me lo aveva detto ma non mi ricordo”. “fa niente.” proseguimmo in silenzio per qualche minuto. “sei ancora arrabbiata?”

aumentai l'andatura e lo raggiunsi, per guardarlo bene in faccia. “mmm.. non saprei. Forse sì, forse no.”

e dai.. dopo questa sorpresa ancora non vuoi perdonarmi?” lo affiancai e gli dissi di fermarsi. Lo fece e mi guardò incuriosito. Mi sporsi quel tanto che bastava e gli diedi un bacio sulla guancia. Poi mi misi composta e spronai il cavallo che partì al galoppo su mio ordine. “chi arriva ultimo paga la cena! E ti assicuro che io mangio!” rimase perplesso poi mi seguì. Facemmo un giro correndo e camminando fino a che non si fece buio. “è ora di rientrare, scema.” lo guardai come fanno i bimbi quando vogliono qualcosa. “e daaaaaai, ancora un po'! Ci si vede ancora. Non fare il suocero rompipalle.”

non ti voglio avere sulla coscienza già il primo giorno, torniamo.”

sei proprio un suocero rompipalle.” e di nuovo tornai correndo al punto di partenza.

Accarezzai il cavallo che mi aveva accompagnata in quel viaggio pomeridiano e scesi. Lo portai nella stalla, gli diedi da mangiare e uscii assicurandomi che avesse anche da bere.

Ale nel frattempo aveva già sistemato il suo cavallo ed era fuori ad aspettarmi. “torneremo, visto che ti piace così tanto.”

grazie. È stato un bel regalo. Come mai hai deciso di portarmici?”

ti piacciono i cavalli no? Ami più loro di me.”

infatti non ti amo.”

che stronza. Mi tratti così dopo quello che ho fatto?”

non te l'ho mica chiesto io.” gli feci la linguaccia e saltai giù dalla staccionata sulla quale mi ero seduta poco prima.

perché scappi? Hai paura di me?”

mi fermai. Ero girata di schiena e non avevo intenzione di farmi guardare in faccia. Non era esatto, non avevo paura di lui, ero imbarazzata. E il mio viso rosso ne era la prova.

no, non ho paura. Sei tu che ti sei lagnato che era tardi e allora ho accelerato il passo.”

non me la dai a bere. Che hai?”

cazzo. E adesso cosa gli racconto? Pensai irritata. Cominciai a camminare nervosamente avanti e indietro cercando di far pensare il mio cervello velocemente. “Giulia?”

mi bloccai. Cosa stavo facendo? Così mi avrebbe beccata subito. “sì?”

girati.” lo feci, molto lentamente. Gli andai a sbattere contro, non mi ero accorta che fosse così vicino.“scusa.. io non...” farfugliai. “che c'è? Non è da te essere così agitata. Qualcosa ti preoccupa?” lo guardai. Sembrava sinceramente preoccupato che io avessi qualcosa. Meglio così, non aveva capito il vero motivo del mio turbamento. Tornai alla staccionata e mi ci sedetti. Mi presi la testa tra le mani e cominciai a scuoterla. “stupida, stupida stupida! Che cazzo stai facendo? Se ne accorgerà prima o poi. Devi essere il più naturale possibile. Lo so, naturale sto cazzo ma devi farlo.” nella mia testa si combatteva la battaglia su quale fosse il comportamento corretto da tenere. Sentii i passi di Ale, si stava avvicinando. Adesso era visibilmente preoccupato e perplesso.

Feci per scendere, per sfuggirgli ancora, ma mi bloccò per le spalle e mi tenne ferma. “Ora mi dici cos'hai se no non ci muoviamo di qua.”

ora si che ero nella merda. Mi toccava parlare, perché dalla sua espressione capii che sarebbe rimasto lì sul serio fino a che non avessi parlato. Sospirai. “Tanto vale che io te lo dica. Mi imbarazzi. Mi agito e faccio cazzate in tua presenza. Ho tenuto anche troppo l'aria da non-mi-tocca-minimamente-averti-a-fianco.” visto che non rispondeva fui costretta ad alzare lo sguardo. Aveva messo una mano sulla mia gamba e l'altra la teneva davanti alla bocca quasi come se si sforzasse di non ridere. “il mio fascino è irresistibile.” disse infine, compiaciuto. Gli scoccai un'occhiataccia e feci per scendere. “no, non scappare. Scusami. È solo che mi sembra così strano e.. divertente. Molto divertente.” rise. Continuai a guardarlo male. “possiamo andare ora?” “no.” “come no, ti ho detto cos'avevo. Il patto era questo. Io ti dicevo cosa mi passava per la testa e poi andavamo via.” “ho deciso che ce ne andiamo tra poco.” “e se io non fossi d'accordo?” “te la fai andare bene.” “ti odio.” “lo dubito fortemente, alla luce degli ultimi avvenimenti.” “montato.” “no, lo sai che lo sto facendo per il gusto di farti arrabbiare.” gli picchiai la mano sul petto, sempre senza guardarlo.“perché?” “perché...” mi costrinse ad alzare il viso. Mi osservò. Osservò la mia reazione. “cosa stai...” “shhh”. Mi bloccai. Non capivo cosa voleva fare, non ero mai stata brava a capire e lui in più aveva la capacità di confondermi e lo sapeva bene. “non sono un pezzo d'antiquariato. Cosa c'è?” rimase in silenzio ad osservarmi, ancora. Sentivo i suoi occhi addosso e io abbassai i miei. Non riuscivo a sostenere il suo sguardo. Avevo ancora la mano sul suo petto. La abbassai mettendomela in grembo. “sei bella.” disse all'improvviso. “che cazzata.” prima cosa spontanea che mi veniva in mente. “sei sempre la solita, autostima zero.” “basta guardarmi e capisci il perché.” “scema.” “hai finito di fissarmi? Mi sto irritando.” “hai ragione..”abbassò la mano che teneva sotto il mio mento e si spostò. Quando stavo per scendere si rimise davanti a me, come se si fosse ricordato all'improvviso di fare una cosa, e si inserì nello spazio tra le mie gambe. Questa volta con fare deciso mi mise una mano dietro la testa e con l'altra mi accarezzava il viso. Sgranai gli occhi. Non riuscii a chiedergli spiegazioni. Semplicemente sorrise e mi baciò. Senza accorgermene appoggiai la mano sul suo petto, esattamente dov'era prima e con l'altra mi sorreggevo. Quando si staccò rideva con gli occhi, e aspettava che dicessi qualcosa. Credo. Ci provai. “cosa.. perché..” “sei bella.” “ancora? Sei un disco rotto.” “scusa se l'ho fatto.. potevi fermarmi se non volevi.” “sai che volevo.” “in effetti si.” scesi dalla staccionata e aspettai che mi seguisse. Mi infilai in macchina e attesi. “perché l'hai fatto?” si voltò e mi guardò. “immagino di averlo fatto perché mi piaci.” “ah davvero?” “si.” cercai nei suoi occhi tracce di inganno. Non ce n'erano. Mi sporsi verso di lui e lo baciai a mia volta. “e tu perché l'hai fatto?” “immagino che tu mi piaccia.” sorrise e mise in moto.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Juls_RaptorBVB