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Autore: Calipso__    07/05/2013    2 recensioni
[The Selection]
Tutti conosciamo la storia di America e di come sia entrata nelle grazie del principe Maxon... ma nessuno sa ancora come sia avvenuta la prima Selezione della storia di Illéa.
La protagonista è Zoe White, una Cinque, una giovane scrittrice di storie per bambini: le è permesso fare una professione simile perchè, sebbene scrivere per mestiere sia una prerogativa dei Tre, il governo non ritiene che scrivere storia per bambini faccia di lei una vera scrittrice. Quando si sparge la voce che i sovrani di Illéa hanno creato questo reality show per far trovar moglie al loro figlio, il principe Richard, Zoe ha una possibilità: essere tra le selezionate vuol dire diventare automaticamente una Tre e realizzare il suo sogno di diventare una vera scrittrice.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo II

capitolo II

 

 

 

- Wow… - commentai guardandomi allo specchio. Claire mi aveva fatto indossare un vestito che lei aveva definito di un azzurro fiordaliso in chiffon che mi arrivava poco sopra il ginocchio e che si allacciava dietro al collo: splendido, ma non era proprio una cosa che avrei indossato di mia spontanea volontà.

- Non ti vedo convinta… - mi fece notare lei osservando il mio riflesso allo specchio. – Eppure mi sembra che sia del colore dei tuoi occhi… -

- Non proprio, sai… - commentai inclinando la testa di lato perplessa: io non ero tipa da vestiti così frufru, e il fatto che il vestito dovesse essere dello stesso colore dei miei occhi in quel momento era l’ultimo dei miei problemi.

- Sì, forse i tuoi occhi sono più tendenti al grigio che all’azzurro, ma devi ammettere che con questo vestito risaltano molto! – mi fece notare.

Alzai le spalle mentre Claire mi metteva un paio di stivaletti di camoscio grigi.

- Ok, sei perfetta, secondo me! – disse soddisfatta.

Appena arrivata a casa sua, Claire mi aveva forzata ad andare in camera sua e a truccarmi con un filo di matita, un ombretto argento e un rossetto nude, dopo di che aveva tirato fuori il vestito che aveva passato tutta la notte a scegliere pensando a me.

- Dio, mi sentirò un’idiota ad andare all’Ufficio Servizi conciata in questa maniera… - commentai già imbarazzata all’idea.

- Ma smettila! Farai un figurone! – esclamò Claire dandomi una spintarella affettuosa. – Se non verrai scelta per la Selezione sono dei pazzi! –

Andai all’Ufficio Servizi solo con Claire visto che quel giorno Stephan aveva molto da fare e non potei fare a meno di notare la folla di ragazze accorse per la Selezione e in attesa con lo stesso mio modulo in mano. Molte amiche di mia madre, che avevano accompagnato le loro belle figlie a consegnare l’iscrizione, mi salutarono facendomi i complimenti per quanto ero graziosa. Era vero che quasi tutte le ragazze non sapevano della foto: la gran parte indossava vestiti scialbi, alcune avevano ancora la tenuta da lavoro, mentre altre, quelle dei ceti più alti, erano fin troppo agghindate, ma il risultato non era dei migliori, visto che sembravano per metà dei clown e per metà delle prostitute. Ripensandoci con il senno di poi e senza nervosismo, era una scena veramente patetica.

- Ascolta, tra poco tocca a te… - mi sussurrò Claire. – Devi essere splendente per la foto… pensa a come ti sentirai quando diventerai una Tre… -

- Se lo diventerò… - la corressi io.

- Porta questo tuo pessimismo lontano da qui e mandacelo a calci in culo. – disse lei velocemente senza troppi giri di parole. – Quando ti staranno per fare la foto, immagina solo di essere quello che hai sempre sognato: una scrittrice di talento riconosciuta da tutta Illéa. Sii fiera di te stessa in quel momento, dimostra il tipo di persona che sei. –

Mi sembrava molto esagerata, ma non riuscii a non immaginarmi un futuro simile e mi lasciai sfuggire un sorriso.

- Brava, Zoe! Vai e fai una foto stupenda! – mi disse pizzicandomi forte le guance.

- Ahi! – mi lamentai io portandomi le mani sulle guance. – Perché l’hai fatto?! –

- Dà un po’ di rossore naturale alle guance senza che tu abbia l’aria di una che abbia fatto chilometri di corsa! – disse lei allontanandosi da me con un sorriso e i pollici alzati. –

Entrai negli Uffici, firmai il modulo allo sportello e, dopo averlo consegnato, mi fecero sedere su di una sedia. Avevo il cuore che mi batteva a mille. Come era possibile che un modulo e una foto potessero essere in grado di cambiare così radicalmente il mio futuro?

- E’ nervosa, signorina? – mi domandò il fotografo sistemando la macchina fotografica.

- Prego? – chiesi io, troppo agitata per dargli retta. Il fotografo mi sorrise e disse: - Non deve preoccuparsi… è una bella signorina e, se me lo permette, rispetto alla gran parte di ragazze che ho già fotografato, lei mi sembra quella più posata. –

Arrossii al complimento lasciandomi sfuggire un sorriso e, proprio in quel momento, il fotografo ne approfittò per scattarmi la foto.

- Io n-non… non ero pronta! – protestai preoccupata di essere uscita male: dopo tutti gli avvertimenti che Claire mi aveva dato, non potevo aver buttato via quest’occasione per un attimo di distrazione.

- Ma queste sono le foto più belle! – esclamò il fotografo facendomi segno di avvicinarmi a vedere la foto: nella foto avevo le guance leggermente arrossate e un sorriso tenue e naturale sulle labbra; non so come il fotografo aveva fatto, ma in quella foto non mi sentivo nemmeno io… la cosa che mi sorprese di più erano gli occhi: solitamente nelle foto i miei occhi uscivano o rossi o di un azzurro scuro che non mi apparteneva veramente, ma questa volta erano proprio di quella tonalità di colore che stava tra l’azzurro scuro e il grigio, proprio come i miei occhi dal vivo.

- Visto, signorina, che le foto naturali sono le migliori? – mi chiese leggendo bene il mio silenzio sbigottito.

- Com’è andata? Racconta! – esclamò Claire agitata non appena uscii.

- E’ andata… - dissi io con un sospiro, poi aggiunsi subito: - Ora è meglio che torni a casa, per domani devo finire di scrivere altre due storie… -

I giorni passarono lentamente dal momento che avevo consegnato il modulo. M’incontravo ogni giorno con Stephan e Claire e loro non facevano altro che rassicurarmi che ce l’avrei fatta e che non dovevo preoccuparmi: erano praticamente più preoccupati loro di me; i miei non ne parlarono molto capendo che non avevo troppa voglia di affrontare l’argomento, ma mi fecero capire a taciti gesti che comunque fosse andata, erano felici che avessi per lo meno provato a realizzare il mio sogno.

- Inizia, inizia, inizia! – esclamò Stephan agitato saltellando sul divano. Stephan e Claire quella sera si erano uniti alla mia famiglia per vedere in diretta la scelta delle selezionate.

Sullo schermo della tv apparve lo schermo nazionale, partì l’inno, dopo di che apparve Fadaye, con un sorriso enorme, di fronte alla famiglia reale.

- Bene, signore e signori! E’ finalmente tempo di presentare a voi pubblico le trentacinque ragazze che potranno partecipare alla Selezione per la scelta della futura principessa e regina di Illéa! – disse entusiasta, dopo di che spostò la sua attenzione verso il re. - Dica, Sire, perché avete deciso di fare questa selezione? -

Il sovrano era un omone alto e spallato dai capelli grigi e baffoni arricciati. A prima vista faceva timore, ma osservandolo meglio, si poteva notare un sorriso emozionato sotto i baffi e il suo volto diventava improvvisamente sereno.

- Vogliamo ricordare all’intera popolazione che la famiglia reale di Illéa non è solo per il popolo: noi siamo parte del popolo e il popolo è parte di noi. – spiegò il re.

- Così è nata quest’idea di Selezionare delle ragazze come possibili future regine… ma mi dica, principe, ha potuto prendere parte alla scelta delle ragazze? – chiese il presentatore rivolgendosi al principe. Per la prima volta la mia attenzione si spostò su di lui: era per lui e per la sua corona che quasi tutte le ragazze di Illéa stavano guardando quel programma nella speranza di sentir pronunciare il loro nome in diretta. Il principe era alto, magro, con dei capelli così biondi che sembravano platino, quasi argentei; i suoi occhi erano piccoli ma visibilmente emozionati, e sulle labbra spuntava un sorriso lieto che gli metteva in risalto gli zigomi sporgenti.

- In realtà devo ammetterlo: sì, ci ho messo lo zampino. – ammise il principe Richard abbassando appena la testa, come a chiedere scusa. – Ma non credo che permetteranno nuovamente a un principe di scegliere in prima persona le trentacinque ragazze: quelle che ho scelto io sono state veramente poche… -

- Ahh, ci ritroviamo di fronte ad un principe molto pretenzioso! – scherzò Fadaye.

- Non si tratta di essere pretenziosi… - si corresse subito il principe. – Il fatto è che l’agitazione non mi fa decidere facilmente: voglio dire, tra tutte quelle foto avrebbe potuto esserci la mia futura sposa, non si è mai certi di fare la scelta giusta. –

- Ci ha fatto perdere parecchio tempo in effetti… - convenne il re. – Alla fine glie ne abbiamo lasciate scegliere un paio e tutte le altre le abbiamo scelte io, mia moglie e i miei consiglieri. –

- Dite che si potrà già sapere chi sono le prescelte che il principe Richard ha scelto in prima persona? – domandò il presentatore, ma subito il principe prese la parola dicendo: - Non credo che avverrà. Io ho scelto le ragazze per le foto e per i moduli lasciati, ma non mi ritengo perfetto: potrei anche aver fatto delle scelte sbagliate e, conoscendo queste poche ragazze scelte direttamente da me, potrei rendermi conto che non sono affatto quello che mi aspettavo. Quindi non crediate che quelle ragazze scelte da me abbiano qualcosa in più delle altre: partono tutte allo stesso punto. –

- Dai, iniziate a dire i nomi delle selezionate! – esclamò Claire mangiandosi le unghie dall’ansia.

- Iniziamo dunque a festeggiare le seguenti figlie di Illéa, le trentacinque ragazze selezionate! – esclamò Fadaye ad un certo punto, e tutto il salotto di casa sembrò sprofondare nel silenzio più assoluto.

Sulla parte destra dello schermo apparvero due riquadri uno sopra l’altro: in quello in alto c’era il principe Richard, mentre in quello in basso lo stemma della famiglia reale. Fadaye era pronto con dei fogli in mano a leggere i nomi delle ragazze. Sentivo il cuore battermi forte nel petto, sapevo che di lì a poco sarebbe stato un’atrocità unica attendere che il nome successivo a quello appena detto sarebbe stato il mio, e tentavo invano di ripetermi che non sarebbe successo, ma dentro di me l’emozione era tale che non potevo non sperarci.

- La signorina Ashley Williams, Carolina, Due. – annunciò Fadaye e, nel riquadro sotto il principe, apparve una ragazza con i capelli corti e cartani, la pelle pallida e l’aria regale. Gli occhi del principe s’ingrandirono soddisfatti.

- Danielle Butler, Palma, Due. – Apparve il volto lentigginoso di una ragazza dai lunghi capelli mossi e rossi. Il re si avvicinò al figlio per sussurrargli qualcosa all’orecchio.

- Savannah Sullivan, Atlin, Quattro. – Una ragazza dagli occhi di un azzurro intenso sorrise nel riquadro in basso a destra, e il principe mostrò un largo sorriso, annuendo.

- Allora è vero che non prendono solo ragazze dei ceti alti… - commentò mio padre osservando la tv dalla sua poltrona.

- Quello che più importa ora è che dicano il nome di Zoe! – esclamò Claire agitata. Richard non parlava: fissava lo schermo, gli occhi piccoli e le mani conserte vicino alla bocca, manco stesse pregando.

Passarono parecchie altre belle ragazze, ormai anche la mia eccitazione si stava spegnendo dando spazio alla delusione; sì, perché in tutto quel tempo avevo tentato di non illudermi, ma non ce l’avevo fatta a non sognare di realizzare il mio più grande desiderio… ed ora ne pagavo le conseguenze.

- Melanie Campbell, Paloma, Quattro -

- Possiamo per favore spegnere? – dissi io devastata da quell’attesa, mettendomi una mano sugli occhi tentando di nascondere gli occhi lucidi dalla delusione. – Intanto lo sappiamo tutti che non sono stata scelta… -

- La vuoi smettere di essere così… - iniziò Claire, ma non fece in tempo a concludere la frase che la voce squillante di Fadaye decretò: - E, ultima ma non meno importante, Zoe White, Angeles, Cinque! –

In sala scoppiò il caos: mamma e papà si portarono le mani sulla bocca, Richard e Claire si alzarono saltando e urlando, mentre io mi sentii svuotata e incredula. Ce l’avevo fatta, non mi sembrava possibile!

Richard corse subito da me e mi alzò da terra facendomi fare un giro per aria; dopo di che mi abbracciò forte, entusiasta come non mai, e mi guardò negli occhi: i suoi occhi verdi erano lucidi ed emozionati. Eravamo così vicini in quel momento, sembravamo esistere solo noi due e i suoi occhi erano così intensi…

“Baciami…” pensai solo con il cuore in gola e le lacrime agli occhi. Non m’importava se intorno a noi c’erano i miei genitori e Claire che ancora esultavano per la mia vittoria: l’unica cosa che m’importava era che i miei occhi sprofondavano nei suoi, le sue mani ancora attorno alla mia vita e quelle sue labbra carnose appena socchiuse. “Fallo subito o potrei morire…”

- Lo sapevo che avresti vinto! – disse solo lui con un entusiasmo più contenuto di prima, dandomi un bacio sulla fronte.

Ricacciai indietro la delusione annuendo e distolsi lo sguardo da lui sino al televisore, dove il principe Richard applaudiva vedendo la mia foto e nei suoi occhi, ora più grandi, riuscivo a leggervi un’ombra di grigio.

- Zoe, sono veramente contento che tu ce l’abbia fatta: finalmente potrai realizzare il tuo sogno… - mi disse papà dopo un abbraccio.

- Grazie, papà…! – ringraziai tentando di sorridere.

- C’è un’altra notizia che vorremmo darti… - disse mamma sorridendo e, prima che potessi chiederle di cosa si trattava, continuò dicendo: - Sono incinta. –

Dopo un attimo di silenzio e di occhi sbigottiti tutti su di lei, io, Stephan e Claire scoppiammo in un urlo di gioia, ed io corsi ad abbracciarla con le lacrime agli occhi, riuscendo persino a mettere da parte la delusione che mi aveva dato Stephan poco prima.

- Ma è pazzesco! – esclamai entusiasta. – Da quanto lo sapete? -

- Da due settimane. – rispose papà. – Ma volevamo lasciare passare l’annuncio della Selezione prima di dirlo. –

- M-ma… ed ora cosa si fa? – dissi improvvisamente preoccupata. – Dovrò stare al Palazzo fino a quando il Principe non sceglierà una moglie… devo starti vicina, mamma, e lavorare per mettere da parte i soldi per il bambino… -

- Papà fa il suo lavoro direttamente a casa, se dovessi avere problemi c’è sempre lui. – mi rassicurò mamma. – E poi anche se non mi starai vicina, riceveremo dei soldi in base al tempo che passerai là… -

Mi abbassai verso la pancia di mia mamma e, accarezzandole la pancia per ora ancora piatta, dissi con un sorriso: - Hey, piccolino! Sappi che farò di tutto per rimanere là dentro quanto più tempo possibile e lo farò per non farti mancare nulla, quando nascerai! -

La settimana successiva fu caotica: amici e conoscenti passavano per farci i complimenti sia per la Selezione che per la notizia, ormai diffusa, della gravidanza di mamma, mentre funzionari di Illéa andavano e venivano per controllare che tutto andasse bene. Il primo giorno arrivò la mattina una signorotta dai corti capelli rossi e ricci a prendermi le misure per il mio nuovo guardaroba e il pomeriggio delle guardie iniziarono a controllare la casa: a quanto pareva la famiglia reale aveva i suoi nemici, e le selezionate sembravano essere già entrate nella famiglia reale.

Il secondo giorno arrivò un ometto alto, magro, con delle profonde occhiaie blu che sembravano in tinta con i suoi capelli elettrici: ci spiegò che era venuto a spiegarmi le ultime cose prima della mia partenza per il Palazzo.

- Signorina White, tenendo conto che si presenterà come possibile pretendente al trono, la famiglia reale le deve tutte le cure possibili perché lei sia in perfetta salute e ci tiene dunque a farle sapere che d’ora in avanti dovrà prendersi cura di sé stessa. – raccontò con tono annoiato di fronte agli occhi accigliati di me e di mia madre. - Ora dovrà firmare dei moduli con le regole dettagliate della Selezione: non rispettare anche solo una di queste regole porterà all’eliminazione automatica, quindi la prego di portare particolare attenzione. -

L’uomo iniziò a trafficare nella sua borsa e tolse vari medicinali.

- Queste sono delle vitamine: essendo una Cinque ha problemi d’alimentazione, questo la rimetterà in forma; è da prendere una volta al giorno e dovrà continuare a farlo anche a Palazzo. Dato che ho visto che la sua mano è gonfia, probabilmente perché scrive molto, questa è una crema adatta al problema: un paio di giorni con questa crema e la sua mano tornerà come nuova. – alzò lo sguardo verso di me e mi domandò: - Per quanto riguarda la vista? C’è bisogno di un controllo medico per sapere la sua situazione al riguardo? -

- Mi mancano parecchie diottrie in effetti. – dissi e aggiunsi senza troppi giri di parole: - Con il lavoro che faccio sforzo parecchio la vista e credo di essere peggiorata ultimamente, ma non abbiamo soldi da spendere per una visita così costosa dal medico… -

- Beh, allora domani potrebbe venire con noi in clinica. – disse l’uomo prendendo nota su di un foglio. – Se lei acconsente, potremmo sottoporla ad un’operazione al laser: si tratta di una tecnologia moderna utilizzata solo dalle classi più agiate perché è veramente costosa… ma la famiglia reale vuole che le sue ospiti siano in perfetta salute e se vuole sottoporsi a quest’intervento le spese non avverranno a carico vostro e le garantiranno di non dover più portare occhiali o lenti a contatto. Dovrà passare ventiquattro ore al buio ma, mi creda, è tanto costosa quanto efficace. –

Lanciai un’occhiata a mamma: non portare più gli occhiali per il resto della mia vita?! E io non avrei dovuto sborsare un centesimo?! Beh, meglio approfittarne! Iniziai a firmare mille carte e ad un certo punto l’ometto chiese: - Inoltre bisogna avere la conferma che lei sia vergine. –

Mamma strabuzzò gli occhi sconvolta da una domanda simile ed io per poco non m’ingozzai con la mia stessa saliva.

- Ma le pare il caso di chiedere una cosa simile?! – domandai imbarazzata.

- In una maniera così inopportuna, per giunta! – esclamò mia madre scandalizzata.

- Mi dispiace se sono sgarbato, ma dobbiamo saperlo… - insistette l’uomo cercando delle carte.

- La legge parla chiaro, quindi mi faccia subito firmare il modulo in cui dichiaro di essere vergine e finiamola con queste stupidaggini… - sbottai incrociando le braccia.

Dopo aver firmato, l’ometto iniziò ad elencare tutte le regole della Selezione: non avevo il permesso di uscire dal Palazzo se non me l’avesse dato il Principe in persona, solo il Principe poteva decidere se e quando passare il suo tempo con me, non potevo ostacolare o litigare con le altre ragazze e la Selezione non aveva una durata stabilita.

- Inoltre da quando entrerà a Palazzo, dovrà ritenersi una prerogativa assoluta del principe Richard: non potrà avere alcun tipo di rapporto amoroso con altri uomini, dentro o fuori il palazzo, di persona o tramite lettere. Se infrangere le altre regole comporta l’esclusione dalla gara e l’allontanamento dal Palazzo, avere una relazione d’amore con qualcun altro comporta la pena di morte. -

Dopo questa notizia mi sentii il cuore ancora più pesante: certo, non avevo quel genere di rapporto con Stephan, ma sapere di una cosa simile avrebbe compromesso ogni mia possibilità, almeno per lettera, di sapere per lo meno come lui sentiva questo distacco da me.

- Un’altra cosa… se mai il Principe dovesse chiederle di andare a cena, di uscire, se dovesse baciarla o… anche qualcosa in più… è tenuta ad assecondarlo. – disse l’uomo. Arricciai il naso disgustata, ma decisi di non ribattere: non sarebbe servito a nulla farlo. Una volta concluso di elencare le regole, l’ometto consegnò un assegno a mamma, che nascose difficilmente la sorpresa di fronte a tutti quegli zeri su quel foglio bianco.

- D’ora in avanti, signorina White… - disse l’uomo alzandosi in piedi e rivolgendosi a me. – Lei è ufficialmente una Tre. La sua famiglia rimarrà Cinque, ma se dovesse vincere, lei e tutta la sua famiglia diventerete Uno. Tra cinque giorni verrà a prenderla una limousine per portarla a Palazzo. -

Non appena l’ometto se ne andò, mamma mi guardò con un enorme sorriso e disse: - Hai già iniziato a scrivere un tuo romanzo? –

Io le sorrisi alzando le spalle incerta, e andai a sedermi in salotto con un sospiro.

- C’è qualcosa che non va? – domandò seguendomi.

- Io… - iniziai, ma la voce mi si fermò in gola. – Io pensavo solo a diventare una Tre. Ora ce l’ho fatta, ma dovrò stare a Palazzo… e chissà per quanto! Farò di tutto per restarci per i soldi che serviranno al bambino, ma… se dovessi perdermi la sua nascita? Il signore di prima ha parlato chiaro: la Selezione potrebbe durare mesi… -

- Se succederà qualcosa, sono certa che il Principe avrà il buon cuore di farti venire a casa a trovare la tua famiglia… - disse accarezzandomi la testa.

- E poi solo ora mi rendo conto che sto andando a conquistare un uomo che non amo… - dissi incrociando le braccia pensierosa.

- Potrebbe piacerti, chi lo sa? Sappi solo che non sei obbligata a sposarlo se non vuoi… così come non sei obbligata a stare in sua compagnia se non vuoi. Ricordati che preferirei far vivere a tuo fratello una normale vita da Cinque piuttosto che saperti infelice e… violata. – disse con un filo di voce. Capivo che la cosa preoccupava me tanto quanto preoccupava lei; fu così che ci ritrovammo abbracciate come quando ero una bambina.

Quando arrivò il fatidico giorno, indossai come mi avevano ordinato dei pantaloni neri e una camicia bianca, appuntandomi ai capelli il fiore della mia provincia, il fiore di ciliegio. Come promesso, una limousine nera e lucida passò a prendermi, e permisero anche ai miei genitori e ai miei amici di salirvi sino al percorso per arrivare di fronte al Palazzo reale, dove molti abitanti della provincia di Angeles si erano radunati per salutare la selezionata della loro provincia. Erano tutti stranamente taciturni ed io non ero da meno: ora che stavo per andarmene non riuscivo a far altro che pensare a Richard: dovevo dirgli quello che provavo per lui prima di partire, dovevo farlo, non potevo permettermi di aver rimpianti… Il problema era il modo in cui lui si comportava con me, la quasi assoluta certezza che lui non ricambiasse i miei sentimenti, il pensiero di come sarebbe divenuto il nostro rapporto se lui mi avesse respinta… tutte queste cose mi spaventavano tanto quanto rimanere lontano da lui a tempo indeterminato.

Quando scesi dalla limousine mi sentii il cuore in gola: c’era una folla incredibile di persone venute per me. Mi sentii improvvisamente a disagio rendendomi conto solo in quel momento di quanto sarei stata sotto i riflettori della gente. Molte persone urlavano ovazioni vedendomi, altre mostravano enormi striscioni d’incitamento ed altre ancora chiedevano il mio autografo. Mi sentivo sbigottita, ma cercai di salutare tutti con un gran sorriso. Sembrò passare un’infinità di tempo, ma quando la sicurezza mi disse che era tempo di entrare a Palazzo, mi sentii mancare il fiato: era tempo dell’addio.

Abbracciai mamma e papà, chiedendo loro di scrivermi ogni giorno e di tenermi aggiornata sulla situazione del piccolo. Abbracciai forte Claire che mi disse di mettercela tutta per conquistare il Principe, ma che sarebbe stata fiera di me, anche se non ce l’avessi fatta. Infine mi ritrovai di fronte a lui. Richard. Mi fissava con gli occhi lucidi e lo sguardo emozionato.

“Diglielo…” pensai con il cuore in gola avvicinandomi a lui. “Digli per lo meno che lo ami… fallo o finirai per rimpiangerlo chiusa in quelle mura!”

Eravamo così vicini… esattamente come quando, una settimana prima, avevano annunciato il mio nome in tv. Riuscivo a vedere ogni particolare nei suoi occhi… aprii le labbra per dirgli quello che provavo, ma dalla mia gola non uscì alcun suono.

- Buona fortuna, Zoe… - disse solo lui, dandomi una pacca sulla spalla e abbracciandomi velocemente. Non feci in tempo a rispondere che mi trascinarono nuovamente nella limousine mentre i cancelli del Palazzo si aprivano. Chiusa in quella limousine con i vetri oscurati, mi sentivo in trappola, non riuscivo più a trattenere le lacrime: valeva la pena soffrire così per realizzare un sogno?

  
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