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Autore: Klaine Kliss Klex    07/05/2013    2 recensioni
Ff male pregnanc, dedicata alla mia migliore amica.
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: Mpreg
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Isn't she lovely, made from love?

Alla mia migliore amica. 
Che è la persona migliore che io conosca,
che mi accetta per come sono,
che è davvero perfetta.
Grazie Susi ❤
Ti voglio tanto bene.

Blaine era sicuro che nel giro di pochi giorni sarebbe esploso.
E non sarebbe stato affatto piacevole, perché avrebbe riempito la piccola e accogliente casa di budella sanguinolente e grasso. Soprattutto di grasso.
Infatti, credeva, che la gravidanza avesse fatto diventare il suo ventre di dimensioni spropositate, le sue braccia piuttosto flaccide e le sue cosce enormi, trasformandolo in un ammasso di ormoni e grasso.
Kurt non la pensava affatto così.
Beh sugli ormoni sì in effetti, dato che suo marito passava le giornate tra gli insulti, la tenerezza, le minacce, la voglia di coccole e il tentato di stupro in piena notte.
Ma sul resto, dopotutto, no. 
Perché amava la curva che si era sostituita al suo ventre piatto e muscoloso.
Amava il fatto di poter guardare quel rigonfiamento e pensare che solo qualche giorno dopo avrebbe potuto tenere tra le braccia il frutto del loro amore.
Amava chiacchierare con Blaine, la sera quando entrambi si tranquillizzavano un poco, del bambin.
Immaginandone il colore dei capelli, degli occhi e della pelle.
Immaginando cosa sarebbe venuto fuori da quei due uomini così diversi tra loro.
Amava ogni secondo di quella gravidanza inaspettata.
Ogni lamento, ogni pianto, ogni scalcio del bambino.
Amava ogni bacio rubato, ogni lite dovuta alla gelosia di Blaine.
Amava tutto quanto, ma ovviamente, di tanto in tanto, aveva un gran bisogno di concedersi una pausa da voglie e richieste senza capo ne coda.
Così si metteva a leggere, in un angolino vicino alla portafinestra della sala, qualche fanfiction sul mulin rouge o qualche libro sulla paternità.
Ed era quel che stava facendo quel giorno di fine aprile, rilassato dal ticchettio della pioggia che batteva violentemente sul vetro.
Aveva sempre amato la pioggia. Lo faceva sentire meno solo quando lo era e Kurt aveva sempre avuto bisogno di compagnia durante la sua adolescenza.
Ormai non ne aveva più, ma continuava ad amare quel clima umido che di solito irritava la gente.
Quando Blaine si era addormentato quel pomeriggio, Kurt aveva tirato un sospiro di sollievo.
Il suo compagno di vita era infatti più nervoso e irrequieto del solito.
Aveva passato la notte insonne, infastidito dai calci insistenti alla pancia e dalla pioggia che, al contrario di Kurt, non amava affatto.
In più aveva chiesto più volte al marito di preparare una frittata con ketchup e uva passa non riuscendo però a smuoverlo dal letto.
Alla fine, come protesta, aveva cominciato a cantare con un tono che pensava essere irritante, ma che in realtà aveva fatto al marito da ninnananna.
Tutto questo insieme di cose aveva portato a una domenica mattina passata a discutere su quale fosse il colore migliore per dipingere la culla tra il verde mela e il verde pisello, una discussione senza senso dato che spettava a Kurt arredare la stanza del bebè, come ogni altra stanza della casa. 
La lite era finita con un Blaine arrabbiato che accusava Kurt di volere il verde mela per ricordare il suo ragazzo del college.
A quel punto però il marito era troppo stanco per ricordargli per l'ennesima volta di non avere mai amato Adam e per questo era andato a correre sotto alla pioggia già insistente.
Arrivato a casa aveva trovato una scena dolcissima.
Nel letto Blaine era sdraiato per largo, con le braccia strette intorno allo stomaco, le gambe piegate e un bellissimo broncio sulle labbra.
I ricci scuri gli cadevano sul viso in modo disordinato e il lenzuolo di lino era attorcigliato intorno alle sue gambe ancora toniche.
Quello fu il momento.
Vedendo il suo adorabile marito, con un enorme pancione.
Vedendolo sdraiato sul letto, nel loro bellissimo appartamento, nella città dei loro sogni.
In quel momento si sentì felice, realizzato.
In quel momento sentì di aver già ottenuto tutto ciò che desiderava dalla vita.
Perché nonostasse avesse solo qualche ruolo secondario a Broadway, nonostante guadagnasse quasi tutto grazie a Vogue.com, aveva una famiglia. E quello era il suo sogno maggiore.
Addormentarsi sul divano, coccolato dall'uomo della sua vita.
Sentire un bambino correre per casa con passetti leggeri sul parquet e sgridarlo perché deve dormire.
Avere una famiglia propria, da amare con tutto se stesso.
Qualcosa interruppe i suoi pensieri.
Il suo nome urlato dalla camera da letto.
"Kuuuuuuurt"
Ogni volta che sentiva quella voce tornava ad essere quel ragazzino innamorato di tanti anni prima.
"Sì tesoro?"
Posò il libro e corse attraverso il corridoio con un sorriso ebete sulle labbra.
"Ho le contrazioni. Aiuto, ho le contrazioni. Sta per nascere. Kurt?"
Kurt non riuscì a muoversi o a parlare per qualche secondo.
Insomma, stava per diventare padre.
In un istante però riprese il controllo della situazione.
Raccattò la borsa già pronta di Blaine dal guardaroba, lo aiutò ad alzarsi e a vestirsi.
Prese le due copertine, una rosa e una azzurra, che avevano comprato per il bambino non sapendone ancora il sesso e i due fiocchetto da appendere alla porta.
Poi diede un bacio a Blaine, dicendogli che sarebbe andato tutto bene.
Uscirono insieme dalla porta di casa, scesero con l'ascensore e salirono in macchina, bagnandosi appena i vestiti.
Il viaggio fu confusionario.
Ci furono strilli e insulti rivolti agli automobilisti.
Ci furono mani che si stringevano per conforto e urli di dolore.
Ci fu il dolore di Kurt. Perché odiava vedere la gente soffrire e ogni volta che succedeva gli si creava un nodo in gola.
Ci fu l'arrivo all'ospedale, con una sedia a rotelle e mille infermiere pronte a far domande cui lui non sapeva rispondere in attesa all'ingresso.
E infine arrivò il momento peggiore.
Quello in cui le loro mani si separarono.
Quello in cui i loro occhi si persero.
Quello in cui Kurt iniziò ad essere davvero terrorizzato.
Perché poteva perdere qualunque cosa al mondo. Ogni persona, ogni oggetto.
Ma perdere Blaine o suo padre l'avrebbe ucciso interiormente, trasformandolo in un guscio vuoto senza anima.
Senza più motivo di credere in qualcosa.
Passò qurantacinque minuti d'inferno, camminando avanti e indietro nella sala d'aspetto.
Arrivò anche Rachel, a stringergli la mano e cercare di calmarlo.
Perché lei lo sentiva. Sentiva che sarebbe andato tutto bene.
E aveva ragione.
Perché dopo quei, all'apparenza interminabili, tra quarti d'ora il medico uscì dalla sala operatoria con un'espressione soddisfatta.
Nessuna complicazione, nessun problema.
Blaine si era già svegliato e chiedeva di lui.
Entrò.
La stanza era piena di persone.
Infermiere che disinfettavano gli strumenti, che pulivano il sangue sul pavimento e che si occupavano di Blaine.
Un Blaine ancora più bello del solito, con gli occhi lucidi ed emozionati.
Un Blaine con un fagottino tra le braccia, avvolto in una copertina rosa pastello.
Kurt s'avvicinò.
"Amore, ciao."
Le lacrime a riempirgli gli occhi.
"Tesoro! Non piangere, su."
Gli strinse la mano con dolcezza, guardandolo con un enorme sorriso sulle labbra.
"Vuoi tenerla in braccio?"
Blaine porse al marito la bambina.
Kurt la prese delicatamente, quasi spaventato all'idea di poterla spezzare e notò la sua bellezza.
La sua pelle pallida, quasi trasparente.
I suoi capelli rosso ramati, corti e umidi.
I suoi occhi verdi, profondi e macchiati da pagliuzze dorate.
Notò la sua incredibile bellezza.
Gli occhi di Blaine e la pelle di Kurt, i capelli ereditati da chissà chi.
Notò il profilo, le labbra aperte in un dolce e minuscolo sorriso.
Notò le gambe e le braccia paffute, il viso tondo.
Kurt notò subito la perfezione di quella creatura, innamorandosi perdutamente di lei.


Diana amava il giorno del suo compleanno.
Lo amava fin da quanto era solo una bambina e i suoi papà la festeggiavano facendo una grande torta al cioccolato in casa e soffiando le candeline insieme a lei.
Amava le feste con i suoi amici, piene di palloncini, gioia e biscotti.
Amava svegliarsi quella mattina speciale e ricevere un regalo chiuso in una scatola con un grande fiocco rosso in cima.
"Tesoro?"
I suoi genitori bussarono alla porta ed entrarono con una scatola a testa tra le braccia, parlando in sincrono.
"Tanti auguri bambina mia!"
Diana sorrise, con il viso schiacciato contro il cuscino.
"Quando smetterete di trattarmi come se avessi cinque anni?"
Kurt si sedette sul bordo del letto, e rispose scostandole i lunghi capelli rossi dal viso.
"Quando smetterai di essere bassa e adorabile come tuo padre ne potremo parlare."
Blaine fece un broncio offeso, e si sedette sull'altro lato, posando dolcemente le labbra sulla fronte della figlia.
"Hai dormito bene piccola?"
Quei due la facevano sempre sentire come se ci fossero raggi di sole che entravano da ogni angolo.
La facevano sentire felice, la tranquillizzavano.
"Ho dormito bene papà."
Si mise seduta sul letto.
"Ora posso aprire i regali?"
Gli occhi scintillanti ed emozionati.
Blaine le passò il suo pacco, con un dolce sorriso sul viso.
Era una confezione piuttosto piccola, ricoperta di una carta regalo improponibile e un fiocco enorme 
Venne sfilato il nastro lentamente e poi sollevato il coperchio della scatola.
Sotto a un foglio di carta velina c'era un ciondolo d'oro attaccato a una catenina sottile.
Una stella di piccole dimensioni, piuttosto semplice con una minuscola incisione in corsivo.
"Isn't she lovely, made from love?"
Diana sapeva cosa significava. 
Era per ricordarle ogni giorno quanto la considerassero una stella.
Alzò gli occhi, un po' lucidi per le lacrime.
"Papà, grazie! È .. bellissima."
I suoi padri la aiutarono ad agganciarsela al collo.
Poi Kurt gli diede il suo pacco, molto più grande.
La carta era di colori pastello, scelta con cura, e il fiocco semplice e rosa.
Dopo aver sfilato quest'ultimo e strappato la carta, aprì la confezione di cartone.
All'interno, sotto a un'altro velo di carta velina, trovò un vestito verde acqua.
Il vestito era di un lungo tessuto sottile, che cadeva morbido fino ai piedi.
Il bustino stretto e ricoperto di perline chiare.
Era bellissimo, semplice ed elegante.
E Diana sapeva cosa significava anche questo.
"Tesoro, ti piace? Era di ... Mia madre. L'ha usato al ballo e pensavamo che lo potessi usare anche tu. Quel colore dona alla tua carnagione."
La ragazza ormai stava piangendo, emozionata dalla dolcezza di quei due uomini.
Li abbracciò entrambi, con grandi lacrime agli occhi.
Poi prese il vestito e corse in bagno a cambiarsi, tornando qualche secondo dopo.
Era bellissima e sì, quel colore le donava.
Blaine si incantò un momento.
"Di-Diana sei bellissima."
L'altra rise. Una risata dolce e allegra.
"Grazie papà, grazie ad entrambi. Ora andate a svegliare James e smettetela di essere così dolci per favore."
I suoi genitori risero e, baciandola sulle guance, uscirono dalla porta. 
Diana amava il giorno del suo compleanno. 
Lo amava grazie ai suoi papà, che rendevano ogni anno quel giorno perfetto.


Angolo Autrice
Buongiorno :3
Allora, per prima cosa sappiate che i maschi incinti mi inquietano. Molto.
Però la mia migliore amica mi ha convinto, quindi l'ho fatto per il suo compleanno.
E non mi piace affatto com'è venuto, tra l'altro u,u
Coomunque spero non vi faccia troppo schifo >.<
Se vi va lasciatemi una recensione ❤
Chiedo scusa se non sto continuando la mia ff I'm never saying goodbye to you, 
ma l'ispirazione manca :/
'Noootte,
Emma.

Ps. Grazie a Nabby, che mi ha aiutato come sempre. Ti voglio bene ❤
   
 
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