Puppet Prince
[Alla fine era successo. Di nuovo.]
Probabilmente
odiava quella Porta.
Perché
glielo aveva portato via. Una e più volte.
Perché
rappresentava qualcosa che lui non sarebbe mai riuscito a dargli.
Perché
non poteva aprirla. Non poteva chiuderla.
Non poteva
cancellarla e nemmeno nasconderla.
Si, odiava
quella Porta.
E non gli
importava se era un comportamento infantile, inutile e incoerente, come diceva Kairi, perché,
almeno in quell’odio, trovava consolazione.
Forse non
era colpa sua se se ne era andato.
Forse era
colpa di quella stupida, stupida porta!.
Gli
sembrava di essere stato lasciato indietro.
Insieme a
Kairi.
E questo
faceva un po’ male.
Perché
Kairi era
Sora lo
sapeva. Gli sarebbe piaciuto, ma sapeva di non poterlo fare da solo. E quindi
c’era Riku.
Sempre e
comunque.
Anche
quando era stato dato per disperso lo aveva aiutato. Eppure non voleva farsi
vedere.
Riku e
Sora proteggevano Kairi e i Mondi.
Riku
proteggeva Sora, Kairi e i Mondi.
Riku non
si era mai accontentato della normalità, e mai l’avrebbe fatto.
Lo
dimostrava il suo aspetto.
Lo
dimostravano le sue azioni.
Lo
dimostrava la sua irrefrenabile passione per il pericolo.
Era sempre
stato lui a proporre lo sfide. Le condizioni e i premi.
E poi
aveva visto quella porta. Quella serratura.
Da
bambino.
Lui
l’aveva vista e Sora invece no.
Una porta
senza serratura.
Sembrava
una sfida.
E Riku
decise che era tale.
E’ chiusa? Benissimo, io
riuscirò ad aprirla.
L’oscurità riesce a
sopraffare tutti i cuori? Benissimo, io riuscirò a dominarla.
E alla
fine Sora non faceva parte di nulla.
Non era la
sfida.
Non era il
premio.
Non era
una Principessa e nemmeno un Cavaliere.
Cos’era,
Sora, senza Riku?
E una voce
che gli urlava nella testa.
[Principe Fantoccio!]
Riku se ne
era andato di nuovo.