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Autore: Lady Nirak91    08/05/2013    1 recensioni
"Lunedì sera.
Era il classico lunedì sera da cena dai nonni. Ogni due settimane insieme alla mia famiglia andavamo a passare un po’ di tempo con loro. Parlavamo del più e del meno e ogni tanto i nonni bisticciavano per cose futili, ma se non lo facevano non sarebbero stati i miei nonni.
Indossai il training come ogni volta che andavo a cena da loro, ma quel lunedì il fatto di indossarlo mi pesava più del solito. Infatti da alcune settimane uno sconosciuto viveva con loro.
Era uno di quei ragazzi problematici, dipendenti dalla droga e dall’alcool. L’hanno accolto in casa perché faceva loro pena. Mamma e papà hanno provato a fargli ragionare, ma senza alcun risultato. I nonni gli avevano perfino trovato un lavoro in un bar, così che poteva guadagnarsi qualcosa e passare un po’ le giornate.
Era un bel ragazzo senza alcun dubbio, se non fosse stato per gli occhi sempre neri dopo una rissa scoppiata per il semplice divertimento di picchiarsi."
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Lunedì sera.
Era il classico lunedì sera da cena dai nonni. Ogni due settimane insieme alla mia famiglia andavamo a passare un po’ di tempo con loro. Parlavamo del più e del meno e ogni tanto i nonni bisticciavano per cose futili, ma se non lo facevano non sarebbero stati i miei nonni.
Indossai il training come ogni volta che andavo a cena da loro, ma quel lunedì il fatto di indossarlo mi pesava più del solito. Infatti da alcune settimane uno sconosciuto viveva con loro.
Era uno di quei ragazzi problematici, dipendenti dalla droga e dall’alcool. L’hanno accolto in casa perché faceva loro pena. Mamma e papà hanno provato a fargli ragionare, ma senza alcun risultato. I nonni gli avevano perfino trovato un lavoro in un bar, così che poteva guadagnarsi qualcosa e passare un po’ le giornate.
Era un bel ragazzo senza alcun dubbio, se non fosse stato per gli occhi sempre neri dopo una rissa scoppiata per il semplice divertimento di picchiarsi.

La prima volta che l’ho incontrato è stato per caso. Stavo tornando a casa da scuola, quando nonna uscì in balcone e mi chiese gentilmente di salire a bere un bicchiere d’acqua. In un primo momento esitai, perché di solito parliamo da balcone a strada senza troppi convenevoli, ma se mi aveva chiesto di salire c’era di certo qualcosa dietro. Con esitazione entrai in casa e mi diressi in salotto – come tutte le volte -, quando lo vidi. Seduto scomposto sul divano, intento a guardare la televisione senza alcun interesse. Rimassi spiazzata dalla sua vista. Aveva già un occhio completamente nero. Corsi subito in cucina dove nonna stava preparando i bicchieri e sbottai: “Chi diavolo è quello in salotto?”
Nonna scoppiò a ridere divertita della mia reazione. La guardai senza parole. Ma cosa stava succedendo?
“Vai in salotto cara, ti spiego tutto dopo”, mi disse come se niente fosse.
Non risposi, feci retromarcia e mi sedetti sulla poltrona, continuando ad osservare quel ragazzo sconosciuto. Lui dall’altro canto non sembrava avesse notato la mia presenza. Nonna arrivò con i bicchieri e sorrise sia a me sia al ragazzo. Attesi con impazienza una spiegazione, ma questa non arrivò.
Ad un certo punto lui si alzò e disse a mia nonna che andava al lavoro. Lo guardai mentre si metteva il capotto ed uscì come nulla fosse. Il mio sguardo passò da lui a nonna in un batter d’occhio. Quando sentimmo il portone chiudersi dietro le sue spalle, nonna mi spiegò chi era. Non tralasciò nulla.
“Siete impazziti? Perché lo state facendo?” domandai incredula.
“Perché ha bisogno d’aiuto” fu la sua unica risposta.
Finì di bere il mio bicchiere d’acqua, presi il mio zaino e la mia giacca e uscì senza dire niente. Ai miei genitori una volta tornata a casa non dissi nulla, l’avrebbero scoperto a tempo debito.
Dopo quel primo incontro disastroso ho rivisto lo sconosciuto diverse volte e siamo riusciti a stabilire un dialogo. Abbiamo parlato del più e del meno e con lui sono persino riuscita a parlargli dei miei problemi e lui è stato ad ascoltare senza giudicarmi, anche se la sua presenza in casa dei miei nonni continuava a mettermi in agitazione. Non riuscivo veramente a capire perché lui fosse qui? Non capivo perché lui aveva bisogno l’aiuto di due persone anziane. Voleva forse approfittarsi di loro?

Con i miei genitori non avevo mai parlato delle mie paure e dei miei presentimenti, perché ero sicura che non sarebbe servito a nulla. Infondo i nonni erano adulti e vaccinati da un sacco di tempo e non potevamo obbligarli a fare qualcosa che non volevano.
Il ragazzo si era sempre comportato bene, le uniche pecche erano alcune risse al bar e perciò aveva sempre gli occhi neri.
Un pomeriggio tornando presto da scuola, l’ho incontrai sotto i portici con un occhio completamente pesto e il naso gocciolante di sangue. Mi avvicinai lentamente, mettendogli una mano sulla spalla.
“Ehi, hai bisogno d’aiuto?” domandai preoccupata.
Lui spostò sgarbatamente la mia mano dalla sua spalla e rispose con un secco no!
Mi sedetti accanto a lui e presi un fazzoletto dallo zaino e iniziai a tamponarli il sangue che gli usciva dal naso. Lui non mi scostò più e si lasciò fare. Dopo un attimo mi alzai e mi piazzai davanti a lui allungandogli una mano.
“Vieni con me a casa, ti potrò medicare meglio” dissi sorridendogli.
Lui mi guardò strabuzzando gli occhi e senza muoversi. Alzai il sopracciglio destro e lo incitai ad alzarsi.
“Guarda che non ti mangio, eh!”
Lui allora mi afferrò la mano e si alzò. Insieme ci dirigemmo a casa mia. Lo feci entrare e lo feci accomodare nella mia stanza, mentre io preparavo l’acqua disinfettante e i fazzoletti per pulirlo. Lo raggiunsi in camera e mi inginocchiai davanti a lui e iniziai a tamponarli l’occhio pesto. Ci misi una mezz’oretta e quando finì sembrava quasi come nuovo.
“Grazie. Ma perché mi hai aiutato?”, domandò.
“Be’ perché se non ci si aiuta tra amici, quando ci si aiuta?” risposi sorridendogli.
“Già” rispose semplicemente. Era un ragazzo di poche parole e se ne stava molto sulle sue. Rimanemmo a casa chiacchierando un po’ e poco prima che tornassero i miei genitori dal lavoro, lui tornò a casa dei nonni.
Dopo questo episodio il nostro rapporto si era rafforzato ancora di più. Quel ragazzo diventò come un migliore amico per me e io per lui. Ci aiutavamo a vicenda.
Finché non riapparve nella mia vita il mio ex ragazzo. Ci eravamo lasciati perché lui da me voleva un’unica cosa: sesso, sesso e ancora sesso. Io non me la sentivo, non volevo una botta e via, ma volevo che fosse qualcosa di importante. Per il primo mese riuscì a calmarlo un pochino, ma più il tempo passava più lui da me pretendeva qualcosa di più, finché non decisi di troncare la nostra pseudo storia sul nascere. Scomparve dalla mia vita come se non fosse mai esistito, fino al suo ritorno.
Il suo messaggio mi sconvolse in tal modo che mi staccai dallo sconosciuto. Volevo capire da sola cosa il mio ex ragazzo volesse dalla mia vita e non volevo coinvolgere troppo lo sconosciuto, perché immaginavo come sarebbe andata a finire: in un bagno di sangue.
Incontrai il mio ex fidanzato pochi giorni dopo il suo messaggio. In un primo momento sembrava sinceramente dispiaciuto e disposto ad aspettare, così decisi di dargli una seconda opportunità.
Passammo dei pomeriggi memorabili e continuavo ad essere convinta che lui fosse cambiato. Non aveva più accennato al discorso “sesso” e sembrava veramente interessato a me e alla mia persona.
Un giorno stavamo facendo un giro sotto i portici tenendoci per mano, quando incontrammo per caso lo sconosciuto. Quando vide che ci stavamo tenendo per mano, mi guardò di traverso e tirò dritto senza dire nulla. Al mio ragazzo dissi che era mio cugino e che da alcune settimane viveva dai miei nonni. Ci credette.
Quando tornai a casa, ad aspettarmi seduto sugli scalini trovai il mio migliore amico, se così potevo ancora chiamarlo dopo il trattamento che gli avevo riservato.
“Ciao” dissi sorpresa di trovarlo lì.
“Ehi.”
“Come stai?” gli domandai per rompere il ghiaccio.
“Bene, per ora niente occhi pesti. Te?”
“Va” risposi semplicemente. Tra noi c’era una strana atmosfera che mi metteva in agitazione.
“Allora quello è il tuo ragazzo? Non sapevo che ne avessi uno. Tua nonna non mi ha mai detto nulla del genere”, disse guardandomi dritta negli occhi.
In un primo momento gli volevo semplicemente mentire. Dirgli che sti stava sbagliando e che aveva equivocato, ma non ne ebbi il coraggio.
“Ci siamo rimessi insieme da pochi giorni.”
“Rimessi? Come mai è finita la prima volta?”
“Incompatibilità. Lui voleva alcune cose che io non potevo dargli. Ci stiamo riprovando.”
“Cos’è cambiato da allora?”
Mi stava interrogando, come se fosse mio padre. Lo guardai di traverso. “Io sono cambiata e voglio provarci. Voglio dargli una seconda possibilità, tutto qui.”
“Eh se non funziona lo lasci di nuovo e poi quando tornerà gli darai una terza opportunità?” disse con rabbia.
Iniziava a fare freddo e gli occhi iniziavano a riempirsi di lacrime. Non gli risposi, non sapevo cosa dire. Aveva maledettamente ragione!
“Se non è funzionata la prima volta la seconda non potrà andare meglio, soprattutto se la rottura è dovuta dall’incompatibilità tra di voi. Però io non sono nessuno per giudicare le tue scelte, sappi solo che sei avrai bisogno di una spalla su cui piangere, sai dove trovarmi!”
Così dicendo si alzò e senza più guardami negli occhi, tornò a casa. Rimassi immobile davanti ai tre gradini che mi separavano dal portone a ripensare alle sue parole.
Mi aveva distrutto, ma volevo dimostrargli che non aveva ragione. Che per una volta avevo fatto la scelta giusta.
Purtroppo o per fortuna a dipendenza dei punti di vista, avevo sbagliato nuovamente. Dopo i primi giorni il mio ragazzo iniziò a pretendere qualcosa di più, la stessa cosa che aveva rovinato tutto la prima volta.
Ma la cosa che mi dava più fastidio, era dare ragione allo sconosciuto. Conosceva me da poco tempo e ancora meno il mio ragazzo, ma aveva azzeccato tutto. Con quale coraggio lo avrei guardato in faccia la prossima volta che l’avrei visto?

Lunedì sera.
Era il classico lunedì sera da cena dai nonni.
Ero maledettamente nervosa. Non avevo più visto lo sconosciuto dalla nostra discussione sotto casa mia e incontrarlo a casa dei nonni mi metteva in agitazione. Come dovevo comportarmi? Come si sarebbe comportato lui?
Arrivammo al portone e papà suonò il campanello. Aspettammo che qualcuno ci venisse ad aprire e sperai con tutto il cuore che non fosse lui. Non ero ancora preparata psicologicamente a vederlo. Ci voleva un po’ di tempo!
Ci aprì il nonno con il suo solito sorriso. Lo salutai abbracciandolo e salì le scale lentamente. Appena fui sulla soglia di casa lo intravedi, era intento ad aiutare nonna a portare i piatti in salotto. Non si accorse della mia presenza subito, ma quando stava tornando indietro per portare gli ultimi piatti mi vidi e mi sorrise, come se nulla fosse.
“Ehi. Sei… siete arrivati” disse, correggendosi subito, con molto entusiasmo.
Mi colse impreparata. Non mi aspettavo un’accoglienza del genere. Avrei quasi preferito che mi ignorasse e mi incenerisse con lo sguardo, anche se quella era la casa dei miei nonni. Invece no, era felice di vedermi.
Ricambiai il saluto senza aggiungere nulla di più, non volevo tradirmi e dargli la soddisfazione di avere ragione.
Mi diressi in salotto e mi sedetti a capotavola come ogni lunedì. Non aspettammo molto la cena, nonno aveva preparato tutto con un po’ di anticipo, così da non farci morire di fame.
Lo sconosciuto si sedette all’altro capo della tavola e continuava a lanciarmi occhiate, che io feci finta di non notare, con scarso risultato.
Papà e nonno parlarono della politica e dei vari fatti di cronaca successi nel mondo, mentre io mi concentravo con tutta la mia volontà sul mio piatto. dovevo assolutamente distrarmi.
Ad un certo punto mi arrivò un messaggio del mio ragazzo, in cui mi chiedeva quando mi andava di fare qualcosa di più con lui. Misi il cellulare in tasca, mi alzai e scusandomi comunicai di dover andare un attimo in toilette.
Stavo per entrare in toilette, quando mi sentì afferrare il braccio. Mi voltai e vidi i suoi splendidi occhi che mi osservavano con tenerezza.
“Lasciami, ho bisogno di andare…” non mi permise di finire la frase che mi spinse in bagno. Lo guardai quasi spaventata, cosa gli saltava in testa?
“Dimmi cos’è successo? Ti ha fatto qualcosa? Ti ha toccato?” La sua voce era preoccupata ed ero sicurissima che se avesse avuto il mio ragazzo sotto mano lo avrebbe riempito di botte.
Esitai. Non volevo parlarne con lui. Non volevo parlarne con nessuno, ma chissà per quale strano motivo, lui mi faceva uno strano effetto.
Sospirai con le lacrime agli occhi. “Sempre la solita e maledetta storia. Lui vuole solo portarmi a letto. Io gli servo solo per soddisfare i suoi comodi. Vuole solo portarmi a letto.”
Le lacrime scendevano lentamente sulle mie guance, non lo guardai negli occhi per la vergona. Per il mio ragazzo ero un semplice oggetto.
Aprì la porta per tornare in salotto, lo sconosciuto mi prese la mano destra – quella libera – e me la baciò sussurrando dolci parole di dispiacere. Continuai a non guardarlo per non saltarli addosso.
Non riuscivo a liberare la mano dalla sua stretta, allora continuai a camminare per tornare al tavolo, quando lui mi spinse nella cameretta degli ospiti.
Eravamo al buio e mi spinse contro l’armadio con delicatezza. Sentì i suoi occhi nei miei e aspettai che facesse qualcosa. Qualsiasi cosa.
Iniziai a sentire il suo fiato sul collo, di seguito vicino alle mie labbra. Non reagì, aspettai con il cuore a mille. Una parte di me desiderava ardentemente un suo bacio, mentre l’altra aveva paura di quello che poteva succedere.
Appoggiai le mani sull’anta dell’armadio, lui mi prese il viso tra le mani e finalmente sentì le sue morbidissime labbra sulle mie. In un primo momento serrai la mia bocca, ma durò un attimo, perché subito dopo le nostre lingue furono a contatto. Giocavano e si cercavano.
Le mie mani si spostarono sul suo petto, lui sorrise contro le mie labbra. Mi spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mi asciugò via una lacrime con un tenero bacio. Mi sentì al settimo cielo, come se esistessimo solo lui e io.
Mi trascinò a terra, senza smettere di baciarmi. Mi sdraiai e lui si mise sopra. Non sentì più il cuore battere, ma solo il suo dolce tocco.
Le mie labbra passarono al suo collo. Lo baciai delicatamente e con passione. Mi fermai un attimo e lo guardai negli occhi, nonostante il buio riuscì a vederlo. Sorrisi e ripresi a baciarlo.
Le sue mani esplorarono il mio corpo, ma senza cattive intenzioni. Gli accarezzai i capelli e lo strinsi più a me.
Non volevo che mi lasciasse, nemmeno per un secondo, quando sentimmo dei passi avvicinarsi alla porta. Mi irrigidì e lui stava per baciarmi un’altra volta fregandosene degli altri, ma gli misi una mano davanti alla bocca.
“Ehi vi siete per caso persi? La cena si raffredda!” ci comunicò nonna senza entrare. Grazie. Grazie nonna.
Lui si spostò da me e si mise a sedere giù per terra passandosi una mano tra i capelli. Mi misi a sedere anche io e subito dopo appoggiai la mia testa sulle sue ginocchia, continuando a guardarlo.
“Vorrei stare qui, con te per sempre!”

Il giorno dopo lasciai il mio ex-ex ragazzo dicendogli di non tornare più, che era veramente finita. Subito dopo averglielo detto corsi a casa dei nonni per vedere lo sconosciuto.
Suonai il campanello, nonna venne ad aprirmi e quando gli chiesi di lui il suo viso di rabbuio. Non capivo cosa stava succedendo, ma sapevo che non era qualcosa di bello.
“E’ andato a lavorare?” domandai stupidamente.
Nonna mi fece accomodare in cucina offrendomi una bella cioccolata calda. Bevvi un sorso e ripresi a domandare di lui.
“Allora, dov’è?”
“Se n’è andato. Ci ha lasciato dei soldi e se n’è andato senza dirci dove andava. Mi dispiace, tesoro.”
Scoppiai a ridere istericamente. Non poteva essere vero. Non poteva avermi lasciato dopo quello che era successo la sera prima. Non potevo nemmeno contattarlo sul cellulare, visto che non mi aveva lasciato nessun numero. Forse nemmeno lo possedeva un cellulare.
Guardai nonna, ma sapevo benissimo che non stava scherzando.
Tornai a casa disperata e mi chiusi in camera a piangere.
Attesi una settimana intera il suo riorno, ma lui non si fece più vivo.

Sono passati oramai dieci anni e dello splendido sconosciuto non ho più avuto notizia. Lo aspettai una, due, tre persino quattro settimane, ma lui non si fece più vivo con nessuno, nemmeno con i miei nonni. Era scomparso nel nulla come se non fosse mai esistito.
Dopo quattro settimane ad aspettarlo, persi ogni speranza possibile. Ripresi a vivere e a diventare grande.
Dopo il mio ex-ex ragazzo e lo sconosciuto ho avuto altre storie, ma nessune di queste veramente importante. Una parte di me continuò ad aspettare lo splendido sconosciuto, anche se sapeva che era un aspettare inutile.
In un primo momento dal suo allontanamento l’ho odiato profondamente. Mi aveva lasciata senza nessuna spiegazione, però crescendo lo perdonerei, perché grazie a lui ho imparato una cosa importante.
Lo sconosciuto mi ha insegnato a credere in me stessa e a rispettarmi. A lottare per quello che volevo e non per quello che gli altri volevano.
Lo sconosciuto è stato il mio salvatore, grazie a lui avevo capito chi fosse il mio ex-ex ragazzo e che c’era molto meglio in giro.
Oggi ripensando a lui, sento ancora il suo delicato tocco sulla mia pelle, i suoi baci e gli occhi addosso. Forse è stato tutto frutto della mia immaginazione, ma non smetterò mai di aspettare il suo ritorno.
Non smetterò mai di amarlo!
  
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