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Autore: Teodosia    27/11/2007    1 recensioni
L'ho scritta per dimostrare che Atena non è del tutto una stronza (con stronza in senso, stupida, allocca). Mi sono innamorata di Odisseo. Zooey
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Tales of Brave Ulysses I
Autore: Zooey
Fandom: Teodosia<3
Avvertimenti: --
Personaggio/Coppia: Atena/Odisseo
Note: la prima OneShot di Teodosia! che bello pensare che se ne resterà per sempre sulla mia moleskine!
Guest Starring: Odisseo


Tales of Brave Ulysses I

"Before I sink into the big sleep
I want to hear, I want to hear
The scream of the butterfly"
When the Music's Over - The Doors


Odisseo era un buon guidatore. Era sicuro, paziente e il contrario di aggressivo. Come del resto era nella vita. Lo era diventato giocoforza, dal momento che passava la vita su quella sua BMW in giro per le affollate, afose strade della città.
Da quando fare l’avvocato era diventato così avventuroso? Era così che viveva. Preoccuparsi, agitarsi era illogico e faticoso, quando uno aveva le parole. Niente che non fosse in grado di parlare gli avrebbe mai strappato un momento d’agitazione.
Sterzando delicatamente, cercò nello specchietto retrovisore traccia di qualche pericolo, ostacolo, e, non trovandone, proseguì tranquillamente.
Fu solamente controllando una seconda volta, per puro zelo, che si accorse di avere un nuovo passeggero ed espresse il suo stupore con un sospiro deciso, sarcastico ma sereno.
“Certo, non è il modo più gradevole che mi viene in mente, ma per lo meno è sicuro” disse lei, arrampicandosi fino al sedile anteriore.
La guardò dolcemente. Nonostante la loro relazione fosse il contrario che definita, provava un certo piacere ogni volta, nella sua voce tremolante e nella sua stupefacente bellezza. Una certa soddisfazione. Se lei non era altro che il frutto della sua immaginazione, doveva averne una meravigliosa.
Lei lo ringraziò di quella strana forma d’affetto stampandogli un bacio all’angolo della bocca.
“Sono felice di vederti” disse lui
“Ultimamente sei un po’ troppo in vista” rispose lei “Non ho nessuna intenzione di complicarti le cose”
Era fantastico o no che si preoccupasse tanto per lui? Sapeva che era un sacrificio. Era consapevole di cosa rappresentava.

“Sei un uomo straordinario. Continuo a chiedermi come ti sia abituato”
“Non vedo in che modo dovrei comportarmi. Non dovrei avere questo lusso. Eppure ti vedo e ti parlo da quando avevo quanto? Sedici anni?” Le piaceva il modo diplomatico con cui cadevano le sue parole. Quella avrebbe dovuto essere la voce di un dio. Il suo atteggiamento. “Si. Non dovrei sentirmi fortunato a conoscere una… una cosa strana come te?” Lei rise “Che è successo?” Lei non si offese. Si, era solita fargli visita quando aveva bisogno di un orecchio rilassante o di una spalla comoda. Ovvio, che lui si ritrovasse schiacciato dalle sue sciocchezze. Ma non aveva nessuna malizia. Quell’uomo così perfettamente acuto sembrava abbassare la testa di fronte alla stupidità dei problemi divini di lei. Era davvero interessato a lei e a quanto provava. O per lo meno, era un bravo attore, non le interessava. In ogni caso pareva capire perfettamente di che materia fosse fatto il suo umore, ogni volta.
Lei sapeva di essere una cosa strana.
Le piaceva il modo in cui le lasciava intendere di essere interessato, per quanto la sua attenzione fosse fissa sulla strada davanti a lui.
“Mi chiedo come tu faccia ad essere così rilassato. Difendi un pregiudicato e cerchi di raddrizzare quell’iroso barbuto che piace tanto a un mio certo fratello.”
Odisseo sorrise. “Adesso sembra di parlare con mia moglie.”
“Oh, non è vero. Penny disprezza la politica e i suoi artifizi. Pensa che avresti dovuto continuare a lavorare pro bono. Ovvio che non capisca la tua ambizione nè il mero bisogno di denaro, dal momento che è sempre stata benestante”
Lui si stropicciò gli occhi e sorrise.
“Achille è una brava persona. E’ per l’ideale. Comunque non sono così buono come credi”
Pausa.
“Credo che sia conveniente che accosti. Sto per baciarti” Lei si avvicinò. Gli occhi di lui dicevano ‘Sono in ritardo mortale’. Fortunatamente il semaforo era rosso.

“Ti amo” disse lei. Lui capiva cosa intendesse? Capiva. Lei si disse che ognuno di Loro avrebbe dovuto avere qualcuno così, per quanto probabilmente non lo meritasse.
Cosa doveva significare amare qualcosa di statico e temporaneo, trovandosi volubili ed eterni?
“Se una volta o l’altra avrai un dubbio e non saprai cosa fare. Ti giuro che lo saprò, e farò del mio meglio” lo aveva detto mille volte. Mille volte, e ci credeva.
“Che è successo?” ripetè. Non era supponente né sarcastico, ma sinceramente interessato.
Sei l’unica cosa vera della mia vita” le aveva detto a vent’anni. Erano così belli e semplici i sentimenti dei mortali.
Lei decise di parlare, perché sapeva di avere uno scopo. Era egoista, ma consapevole.
“Loro sono diversi. Io non sono così. Diversi. Sono… Io sono…Isterica. Li odio. Non riesco ad essere così. A me importa. Le scommesse e il resto. Non riesco a perdere e a pensare che il tempo è infinito eccetera. Non ce la faccio a farmi amare da loro”
“Tuo padre?”
“Lascia perdere mio padre. Lui è il suppurato dei loro peggiori difetti. Ma io lo capisco. Sono così”
“Dio, da non crederci. Sei la cosa più ingenua del mondo. Davvero”
Ingenua? Non ingenua. Perché ingenua?
“Prendiamo tua sorella” continuò.
“Non mi va di parlare di Afrodite. Non mi va di pensare a lei. Volgare, sudicia, sciocca bambola. La sua presunta forza. La sicurezza. Tutto le è perdonato perché lei è… Dio, se spezzerei quel suo collo bianco.”
Lui soffiò. “Dico, merita il suo potere? Il suo dono? Se lo merita? Illude i mortali e dorme con gli uomini delle altre” era strano. Parlava volgare, come impazzito. E avrebbe continuato. Non era vero. Non era vero. E lei, confusa, rispose
“Ora, non direi” timida, abbassò gli occhi di un azzurro tagliente verso la moquette della bmw “E’ sincera, dopotutto, e senza malizia. Quello che fa…non credo che tu possa capire, e…”
Lui sorrise. “E’ commovente il modo come li ami” disse. Nel suo intento utopico di redimerla dall’insicurezza, aveva un aspetto eroico.
“Non li amo. No. Decisamente no” Lei lo sapeva. Temporeggiava perché ognuno di quei minuti aveva un valore prezioso.
“Non li ami. Li capisci perché sono…”
“Diversi”
“Ti ricordi quella volta dei due mortali? Della scommessa del prete?” Lei annuì. “Tu la salvi sempre. Ti ricordi? Quella volta dei cavalli?” annuì ancora.

Il terzo semaforo si fece rosso e Odisseo rallentò. Accanto alla loro macchina nera, in una rossa con la cappotte abbassata, sedevano disordinatamente cinque bionde di bell’aspetto e ben poco vestite, che canticchiavano la stessa canzone alla radio. Nella sua conoscenza, nella sua percezione e nel suo caos mentale incredibilmente più vasti di quelli dei mortali, Lei rivide in loro sua sorella e influenzò involontariamente il suo interlocutore a non rivolgere loro lo sguardo.

Lui lo capì. Stava per andarsene. Era come il calo di pressione atmosferica prima di una tempesta, e aveva imparato a riconoscerlo.
“Quando ti rivedrò?” disse. Lei non si aspettava reazioni. Era la sua roccia. Lui aveva deciso tempo addietro di quanto fossero sciocche e inutili le dimostrazioni di dolore. Avrebbero sofferto entrambi in ogni caso. Cambiò idea.
“Sai” disse “a volte penso di sbagliarmi. Magari sono troppo splendido e perfetto e tu non esisti e sei solo dentro la mia testa. Magari ho letto qualcosa da piccolo e sei una sorta di suppurato tra Dio, una ninfa e un vampiro. Ci penso seriamente, sai? E…”
E basta. Lei sen’era andata.


  
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