Signor
Gold…
Le infermiere pronunciavano quel nome con timore e rancore, non
sembrava molto
apprezzato e le storie che giravano su di lui non erano di certo delle
migliori.
Eppure… Eppure quel calore che provava nel momento in cui
poteva sentire la sua
voce era così piacevole, quella sensazione di
felicità che poteva sentire in
fondo al cuore le rendeva difficile credere a tutti quei racconti che
le
persone le raccontavano per metterla in guardia.
Chi era veramente? Perché non riusciva a darsi una
spiegazione riguardo a
quelle tiepide sensazioni che la rendevano tanto pensierosa?
Ogni volta non faceva che ripensare a quanto accaduto quella fatidica
sera,
quando aveva visto quella palla di fuoco tra le sue mani e a quelle
grida
disperate che continuavano a ripetere “Belle”.
Quel nome continuava a risuonarle nella mente come un eco,
c’era qualcosa che
le impediva di allontanare i suoi pensieri anche solo per un attimo,
era una
sorta di sensazione. O un avvertimento?
Forse era proprio per questo che non riusciva a sentirsi tranquilla in
sua
presenza, se, nonostante quel calore, si comportava violentemente con
lui e
rifiutava ogni forma di contatto, aveva persino rotto quella tazza
sbeccata che
le aveva portato.
Signor Gold…
Chi era veramente quell’uomo che la mandava in totale
confusione? Che genere di
relazione avevano prima della sua perdita di memoria? Amici? Parenti? O
forse
amanti? No, le sembrava fin troppo impossibile, probabilmente erano dei
semplicissimi conoscenti.
Lei sapeva che non era così.
Avrebbe tanto voluto sapere cosa la legava a lui, conoscere il motivo
di quella
continua insistenza da parte sua, ma soprattutto voleva sapere il
significato
di quei segnali mandati dal suo cuore.
Una volta recuperata la memoria avrebbe dato una risposta a tutti
questi
quesiti, doveva solo pazientare…
E sperare.