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Autore: A r l i e    08/05/2013    2 recensioni
Quel giorno Arthur strinse la stoffa della sua divisa all'altezza del cuore, percependo un vuoto a cui non riusciva a dare spiegazione. Alfred si voltò per un momento, i loro sguardi si incontrarono e l'inglese trovò la risposta in quei profondi zaffiri lucenti.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'ℛadici'
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ENGLISH SUMMER RAIN
-seems to last for ages-

Always stays the same, nothing ever changes,
English summer rain seems to last for ages.

 

Un sorriso amaro increspò le labbra di Inghilterra.
Trovava quasi divertente il modo in cui  il suo umore influisse sulle condizioni metereologiche della sua nazione, ma la situazione diventava fastidiosamente umiliante quando la pioggia cadeva proprio in quel maledetto giorno di luglio.
Arthur odiava la pioggia.
La odiava perché era il riflesso del suo stato d'animo. Ogni goccia era un ricordo, un rimorso, un'occasione persa.
Con la mente immersa nei pensieri, si sedette sul davanzale della finestra, posando lo sguardo sulle strade bagnate e scivolose della sua capitale.
Tese l’orecchio, udì la pioggia tamburellare sul tetto e gorgogliare nelle grondaie;  socchiuse gli occhi  e poggiò la testa contro il vetro della finestra, lasciandosi andare ai ricordi.

Hold your breath and count your step,
And fall apart and start again, start again.

 

4 luglio 1776.
Quel giorno Arthur ringraziò il cielo per aver pianto insieme a lui.
Inginocchiato sul terreno bagnato, davanti alla nazione che aveva cresciuto per venti anni,  Inghilterra teneva il viso coperto da una mano, la schiena percorsa dai singhiozzi nel tentativo di trattenere le lacrime.
Poi si arrese e le lasciò scorrere sul viso, arrivando alle labbra.
Erano salate, quasi come l’acqua dell’oceano che solcava con le sue navi  e amare come il sapore di quella atroce sconfitta.

«Eri così grande un tempo…»
 
Inghilterra sussultò, e una voce nella sua testa urlò al suo posto.

“Lo sono ancora, America! ” strizzò le palpebre e prese un profondo respiro “Io sono il Grande Impero Britannico e tu sei la mia colonia, sei parte del mio territorio! Solo, senza me cosa sarai? Nulla.”

L’inglese scosse la testa; quella voce era del Grande Impero Britannico che non voleva arrendersi all'idea di perderlo, ma la voce di Arthur sembrava essere pronta a contrastarlo: “Sei cresciuto, Alfred. Immaginavo fosse accaduto prima o poi, ma non credevo che sarebbe successo così tanto in fretta.”

La sua divisa rossa era ormai intrisa di fango e acqua.
America gli diede le spalle e si allontanò.
Il 4 luglio 1776 l’America riuscì a sconfiggere l’Inghilterra, ottenendo la libertà.
Quel giorno Arthur strinse la stoffa della sua divisa all'altezza del cuore, percependo un vuoto a cui non riusciva a dare spiegazione. Alfred si voltò per un momento, i loro sguardi si incotrarono e l'inglese trovò la risposta in quei profondi zaffiri lucenti: si sentiva abbandonato,  ed era la stessa sensazione che provava Alfred ogni volta che Arthur lo lasciava solo per tornare in Europa.

I’m in the basement, you’re in the sky
 

La pioggia cessò di scendere, un raggio di sole penetrò tra le nubi grigiastre illuminando il viso di Arthur, che aprì gli occhi destandosi dai suoi pensieri.
Le lancette dell’orologio alla parete segnavano le cinque del pomeriggio: era l’ora del tè.
Scese dal davanzale e appena fece per inoltrarsi nella cucina, il cellulare squillò.
Lo prese, e lesse il nome sul display: era Alfred.
Appena rispose, la voce squillante dall’americano perforò uno dei suoi timpani.

«INGHILTERRA!»
«Bloody hell, America! Razza di idiota ci sento ancora, non c’è bisogno di urlare!»
«Perché te ne sei andato?»

A quella domanda, l’inglese rimase in silenzio.
Solo la sera precedente era in America.
Quell’anno aveva stranamente accettato l’invito di andare da lui per il suo compleanno ma, appena scoccò la mezzanotte, prese il primo volo per l’Inghilterra, approfittando della distrazione di Alfred intento a ricevere auguri da tutti gli invitati

«Allora?» chiese America in attesa di una risposta.
«La festa è nella tua nazione non nella mia. A differenza tua, io oggi devo lavorare, quindi ho aspettato la mezzanotte e me ne sono andato.»

Adesso era Alfred a non parlare più. Arthur si preoccupo subito “Non avrei dovuto dire quelle cose

«E-ehi America? Sei ancora in linea?»
«Se ti ho invitato un motivo c’era, dovevi restare.»
«A fare cosa? Non conoscevo nessuno e poi tu eri impegnato, dovevi stare con il tuo capo no?»
«Avrei trovato del tempo per stare anche con te!»

Inghilterra inghiottì un groppo di saliva «E…perché avresti dovuto farlo?» domandò, sedendosi sul divano.
«Io…» Arthur sentì un tonfo dall’altra parte del telefono.
«America ma cosa stai combinando?» chiese, sentendo la sua ex colonia lanciare insulti nel suo inglese americano.
«Stavo preparando il t…Volevo dire….stavo…»
«Preparavi il tè!»
«Certo che no! Insomma, io non bevo quella roba “inglese”.»
«Mr. America!» Arthur riuscì a sentire anche la voce di Lituania  «Mi dispiace ma i biscotti per il tè sono finiti!»
«Non mi dire...» Inghilterra sputò una risata. Un lieve rossore colorò le sue guance « Anche i biscotti!»
«No, non sono per me...insomma...» insistette l’americano.
Arthur sorrise; Alfred quel giorno ottenne l’indipendenza, ma per lo meno quello che gli aveva insegnato non era andato tutto perso “Sono ancora nelle tue fondamenta, dopotutto” pensò e la calda luce del pomeriggio, illuminò la capitale inglese.

 


Angolo di Charlie_ 
Ok, questo argomento è abbastanza trattato, lo so ^^" Ma appena ho sentito questa canzone non sono riuscita a trattenermi. Ho dovuto scrivere una song fic su questo tema, sembra fatta apposta. 
La canzone in questione è English Summer Rain- Placebo. 
Spero che vi sia piaciuta, attendo i vostri pareri
_Charlie Aru

  

   
 
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