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Autore: _Fleff_    09/05/2013    5 recensioni
One shot tutta Faberry !
Quinn e Rachel si incontrano per caso in un locale. Si innamorano subito e vivranno una vita felice. Ma non così tanto... dietro l'angolo si nasconde un ostacolo arduo da superare. Riuscirà l'amore a vincere sulla malattia ?
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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I Fiori d’inverno

12 Novembre 2011

Entrò nel locale, il suo sguardo frugò tra i volti.
Le persone ballavano al ritmo sfrenato della musica. Altre, invece, erano sedute al bancone e mandavano giù un altro drink. Lei era nel mezzo della pista, un vestito nero, attillato, che ne mostrava le perfette curve non lasciando spazio ad alcuna fantasia. Quel vestito non aveva segreti , mostrava ogni angolo di paradiso di quel corpo. Una folta chioma di capelli scuri ondeggiava lasciando scoperto di tanto in tanto il collo bianco.
I movimenti sinuosi catturarono l’attenzione della ragazza dai capelli biondi e spettinati appena entrata nel locale.
Si avvicinò lentamente alla sua preda. I movimenti della ragazza furono interrotti da un sussurro,
<< posso offrirti da bere ? >>  si volto verso  la persona che le aveva parlato, era incredibilmente attratta dalla quella voce calda e profonda.
I loro sguardi si incrociarono
<< puoi offrirmi molto di più stasera che un semplice drink >>
Le labbra piene e carnose si distesero in un sorriso malizioso.  
Gli occhi verde smeraldo dell’altra brillarono di desiderio.
Le avrebbe offerto molto di più quella sera di un semplice drink.
Quella sera le avrebbe offerto il suo cuore, la sua anima, il suo per sempre.
Un anno dopo

Ancora non poteva credere che fosse passato un anno.
Quinn stringeva a se la sua donna che dormiva ,beatamente, stretta da quelle braccia forti. Ripensò a quella sera, alla prima volta che incrociò i suoi occhi, al sapore di quelle labbra, all’odore della sua pelle.
Rachel, aprì lentamente gli occhi sorridendo contro il collo della fidanzata. Avvertì la pelle d’oca dell’altra, sorrise ancora stringendosi maggiormente contro il corpo di Quinn, coperto da una misera canotta bianca.
 << Buon anniversario amore >>  sussurrò Rachel con la voce ancora assonnata
 << Buongiorno >>  
<< ci credi che è già passato un anno >>  disse incrociando lo sguardo di Quinn
<< chi l’avrebbe detto >> continuò poggiando la testa sui seni della compagna
<< già, chi l’avrebbe detto >> le disse lasciandole un bacio sulla testa e carezzandole il braccio
<< allora dove mi porti oggi ? >>
<< chi ti dice che io ti voglia portare da qualche parte >>
<< ti conosco, so che hai in mente qualcosa >>
Quinn sorrise alzandosi di scatto.
<< preparati >> disse sorridendo come non mai in vita sua.
<< dove andiamo ? >> gli occhi di Rachel luccicavano dalla contentezza.
In quel momento, sembrava una bambina che sta per scartare i regali di Natale.
<< sorpresa >> annunciò Quinn fiera.
Rachel mise un broncio carinissimo sperando di persuadere la fidanzata.
Naturalmente non ci riuscì.
 
La macchina sfrecciava sull’asfalto.
Per tutto il viaggio Rachel non aveva fatto altro che piagnucolare sperando di ottenere qualche informazione.
<< si può sapere dove mi stai portando ? >>
<< no >> Quinn fece sbuffare l'altra rumorosamente.
Poco dopo la macchina si fermò su una corsia di emergenza.
<< metti questa >> le porse una benda,
<< cosa dovrei farci ? >> Rachel la guardava perplessa
<< bendarti …te l’ho detto…sorpresa >>
Sbuffando ancora lasciò che la compagna la bendasse.
Dopo essersi assicurata che non vedesse niente, Quinn le diede un leggero bacio sulle labbra, mise in moto e proseguì.
La macchina camminò per altri venti minuti, forse di più, per poi fermarsi. La bionda scese dalla macchina e andò ad aprire la portiera della compagna, porgendole la mano la aiutò a scendere.
Rachel senti le mani di Quinn stringerle i fianchi per poi intrappolarla in un abbraccio. Sentì il seno contro la sua schiena, lasciò andare la testa all’indietro poggiandola sulla spalla dell’altra.
<< ora puoi toglierti la benda >> le sussurrò dolcemente.
Rachel sfilò lentamente quel pezzo di stoffa.
Lo spettacolo che si trovò dinnanzi la lasciò senza fiato.
Una casa, una villetta rosa dagli infissi bianchi, un porticato in legno di mogano e un giardino che in quel momento era interamente ricoperto da neve.
<< non ci posso credere >> sentì le lacrime pungerle ai lati degli occhi
<< ho pensato >> prese una pausa prima di ricominciare a parlare << visto che adesso mi hanno ingaggiato ufficialmente, con tanto di contratto, dovrò avere un posto tranquillo per lavorare. A te invece, serviva un posto isolato per poter provare, senza che, i vicini, minacciassero in continuazione, di sporgere denuncia. Così ho comprato questa casa. >>
La diva si girò in quell'abbraccio per guardarla negli occhi. La bocca era spalancata per lo stupore.
<< puoi…puoi ripetere. Tu hai fatto cosa ? >> quando aveva visto la casa, il suo primo pensiero fu che la fidanzata l'avesse affittata per una breve vacanza. E invece...
<< ho comprato questa casa. La casa dove io e mia moglie andremo a vivere >> disse in tutta calma
<< tua…tua…>> credeva che Quinn  non sarebbe riuscita a sorprenderla ancora. Si sbagliava.
<< già, avevo dimenticato questo dettaglio tecnico…>> si inginocchiò e prese dalla tasca una scatolina blu di velluto. L’aprì, mostrando l’anello al suo interno che luccicò colpito dai flebili raggi di sole.
<< vuoi diventare mia moglie ? >>
Ci fu un attimo di pausa, un attimo che sembrò interminabile
<< si, si ! Lo voglio, voglio essere tua moglie, voglio essere tua moglie e passare il resto della mia vita in questa casa, con te e tanti cani e gatti e fiori, tanti, tanti fiori >>
Quinn si alzò e stinse a se Rachel lasciando che le loro labbra di incontrassero.
<< fiori…i fiori d’inverno sono i sempre i più belli >> disse a pochi centimetri dalle labbra della ragazza.
<< i fiori d’inverno ? in inverno i fiori muoiono…>> fece l’altra perplessa.
La bionda sorrise
<< la neve >> rispose << i fiocchi di neve sono i fiori d’inverno >>
La baciò ancora. Un bacio che sapeva di neve, di inverno, di loro e di un futuro insieme.
 
Passarono cinque anni dal quel giorno. Le due si erano sposate l’inverno dopo, ricorreva il 12 novembre ,la data del loro incontro, la data di quella proposta, la data del matrimonio.
Quinn era nel suo ufficio. Gli occhiali da vista le scivolavano verso il basso. Con una mano li aggiustò, passandosela poi tra i corti capelli. Si abbandonò sulla sedia e sbuffò sonoramente. Era ormai un mese che lavorava a quella sceneggiatura, ma ogni parola sembrava inadeguata.
Il famoso blocco dello scrittore, che aveva sempre ritenuto una legenda metropolitana, era li che bussava alla sua porta e lei aveva lasciato che entrasse.
Adesso era seduta in quello studio, immerso nel silenzio che fissava l’ennesimo foglio bianco.
<< amore, vuoi altro caffè ? >> la voce della moglie la scosse dai suoi pensieri.
<< si, sarebbe l’ideale >>
Dalla porta entrò la ragazza, con indosso, ancora, la camicia da notte, tanto sottile da riuscire a notare che non indossava biancheria intima.
<< così però non riesco a lavorare >> fece Quinn con un sorriso malizioso.
<< tranquilla, ti sto solo portando il caffè. Lo lascio sulla scrivania e me ne vado. >>
<< e tu, credi che io ti lascerò andare via così facilmente ? >> disse, cingendole i fianchi e attirandola a se facendola sedere sulle gambe. Le prese il volto tra le mani e lo baciò intensamente.
<< fammi compagnia, musa ispiratrice >>
<< va bene…adulatrice…di che parla la nuova sceneggiatura ? >>

<< per ora di una bella ragazza che entra in un studio, dove sua moglie tenta di lavorare e non riuscendo a resistere alla tentazione, le toglie la camicia da notte >> cominciò a baciarle il collo…

<< sembra interessante >> sussurrò, non riuscendo a trattenere un sospiro
<< si…lo è…>> 
Le ragazze ripresero a baciarsi e presto vennero travolte da un’intensa passione. Solo quando le mani cominciarono ad addentrarsi nelle loro intimità ,Rachel fermò la compagna.
<< devi lavorare. Lo sai…vogliono la nuova sceneggiatura…>> Quinn sbuffò incrociando le braccia al petto. La moglie rise per quell’atteggiamento infantile. Una delle tante cose che l’aveva fatta innamorare.
<< io scrivo se tu resti qua a farmi compagnia >>
<< basta che non ti distrai >> le lasciò un bacio sulla fronte prima di alzarsi e andarsi a sedere sulla poltrona rossa vicino la finestra. Prese un libro e cominciò a leggere.
<< farò il possibile >> sussurrò prima di rimettersi a lavoro.
La bionda batteva le dita sulla macchina da scrivere. L’ispirazione sembrava essere finalmente tornata. La ragazza scriveva ,senza sosta, da un paio d'ore, quando d'un tratto, un rumore la distrasse.
Rachel si era addormentata e il libro le era scivolato dalle mani.
<< amore, che ci fai qui ? >> Quinn guardò la moglie seduta, in modo scomposto, sulla sedia.
<< mi hai chiesto tu di restare >> ripose perplessa, notando lo sguardo perso nel vuoto della moglie, si alzò avanzando verso di lei. << amore, cos’hai ? >> chiese dolcemente.
<< niente. >> sorrise per non farla preoccupare << cosa dovrei avere ? >>
<< non lo so, mi hai chiesto cosa ci facevo qui, quando mi hai chiesto tu di restare >>
<< ti sbagli, non te l'ho chiesto >> adesso era lei ad essere perplessa.
Rachel sospirò rassegnata.
<< hai ancora questi attacchi. Il medico aveva detto che con quei farmaci sarebbero diminuiti. >>
<< ho l’Alzheimer precoce. Cosa ti aspettavi…>> disse quasi rassegnata sfilandosi gli occhiali e gettandoli sulla scrivania.
<< forse dovresti tornare dal medico >>
<< o magari chiudermi in un manicomio >> 
Si alzò andando alla finestra per osservare la neve che scendeva ,ricoprendo l’intero giardino.
<< non essere stupida >> sospirò << stanno peggiorando e tu lo sai, l’ultima volta non ricordavi nemmeno che c’eravamo trasferite qui >> avanzò verso la ragazza. Quando le fu alle spalle la strinse a se.
<< ti avevo avvertito che sarebbe successo, ma hai detto lo stesso quel si. Sapevi che mi sarei potuta ammalare, ma hai ugualmente accettato di essere mia moglie >> tentò di sciogliere quella stretta, aveva bisogno di allontanarsi. Ma in quel momento, Rachel ,sapeva quanto la moglie, avesse bisogno di sentire che non l'avrebbe mai lasciata.
<< non sono pentita di averti sposata. Sto solo dicendo che dovresti tornare dal medico >>
<< se può aiutarti a stare più tranquilla, lo farò >> spostò la testa di lato per permettere alle loro labbra di incontrarsi.
 
Ma col passare degli anni la malattia ,non fece che peggiorare. I giorni trascorrevano lenti e ogni giorno che passava, era un altro ricordo che spariva.

Passarono altri tre anni, il 12 novembre del terzo anno, Rachel accompagnò la moglie alla casa di cura. Un modo più carino per chiamare i manicomi.

Il dottore aveva detto che sarebbe stata meglio, che poteva andare a trovarla quando voleva, le aveva sorriso tutto il tempo, per rassicurarla. Ormai, la diva sapeva che non avrebbe potuto fare altro per la moglie, così, si arrese a quel dottore tanto gentile.
Non era stata una scelta facile. Non averla a casa ogni istante del giorno, era un dolore enorme da sopportare, ma non poteva fare diversamente. La casa di cura era grande e accogliente, la stanza, piccola e tranquilla, completamente bianca, il che la rendeva abbastanza deprimente. Il panorama non era dei migliori. Alla finestra c’erano enormi grate e quel poco che si riusciva a intravedere era il giardino molto poco curato.

Quell’anno la neve non cadde.

Il tempo trascorreva, gli unici attimi di felicità, erano quelle poche ora in cui potevano stare insieme. Ma la situazione non era delle migliori. La maggior parte delle volte, Quinn, non la riconosceva. Così, pur di stare con lei, si fingeva un’infermiera del posto e insieme passeggiavano. Un giorno era un infermiera, il giorno dopo una dottoressa e quello dopo ancora una cameriera. Ogni giorno si inventava un personaggio che potesse starle vicina. Solo in rare occasioni era la sua compagnia, ma quelle occasioni si ridussero sempre di più, fino a scomparire.

Il baratro. In questo cadeva ogni volta che i loro sguardi si incrociavano ma non si riconoscevano. Cosi, smise di mangiare, di prendersi cura di se. L’assenza del grande amore venne colmata da bicchieri di vodka, rum e scotch. Ma , nella notte buia, un piccolo barlume di speranza la fermava, prima che sprofondasse nel vuoto assoluto, un vuoto, dal quale non c'era ritorno.

Passò ancora un anno.
In quell’anno, niente era migliorato. Solo peggiorato.
La neve continuava a non cadere, sembrava fosse sparita, insieme ai ricordi.
Ormai le visite erano diventate meno assidue degli anni scorsi, vederla le faceva male, tanto male che stava per impazzire. Nella sua famiglia essendo già presenti casi di depressione, seguiti da nevrosi , non ne sarebbe rimasta sorpresa se avesse colpito anche lei, nello stato in cui si stava riducendo.

Quel giorno, Rachel, aveva deciso che sarebbe dovuta essere di nuovo bella. Bella per lei. In fondo ricorreva il 12 novembre, e quel giorno, meritava di essere festeggiato come facevano prima della malattia.
Così ,decise di indossare il vestito da sera blu, che piaceva tanto a Quinn, si truccò e si aggiustò i capelli.
Prima di andare in clinica passò da un fioraio, dove prese un mazzo di gigli, erano i suoi preferiti.
Quel giorno era felice. Sentiva, dentro di se, che finalmente qualche ricordo sarebbe riaffiorato. Era solo una sensazione, ma era forte e le deva speranza.

Quando entrò nella clinica, il dottore la salutò e l’aggiornò sulle condizione della paziente. Non erano migliorate, al contrario, ogni giorno che passava, la sua mente si annullava.
Ma quella flebile speranza era ancora in lei. Così sorrise e si avviò alla stanza della moglie.

Quando fu fuori la stanza, strinse la maniglia, esitando un istante, la girò spalancando la porta. Senza smettere di sorridere, entrò. Quello che si trovò dinnanzi, però, non era quello che si aspettava. Quinn, la donna della sua vita, la persona che amava, era sotto le lenzuola, con un'altra.
Non voleva crederci. Le sembrava di essere in un brutto sogno. Sperava di svegliarsi da un momento all'altro. Ma non fu così. Tutto quello era reale.
<< chi sei tu ? >> chiese la bionda, irritata << si bussa prima di entrare >> sbraitò ancora, coprendosi con le lenzuola bianche.
Rachel, trattenne le lacrime pronte a uscire. Le gambe si mossero da sole e corse via, lasciando cadere i fiori sul pavimento…
Quinn, guardò i fiori, confusa dall’atteggiamento di quella misteriosa e bellissima ragazza.
Scese dal letto e raccolse il mazzo dal pavimento.
<< gigli… >> sussurrò a se stessa << ti sfido ad amarmi…>>
Fu un lampo. Un ricordo, flebile, debole. Ma pur sempre un ricordo.
Vide se stessa, stringeva qualcosa tra le mani, un giglio, stringeva un giglio. Poi c’era Lei. La ragazza che era appena corsa via.
Nevicava e faceva freddo. L’altra ragazza era in piedi di fronte a lei. la fissava intensamente. Le diede il fiore sorridendo.
“ ti sfido ad amarmi “ vide la ragazza sorridere. Sentì il sapore delle sue labbra, sentì il calore nonostante facesse freddo e sentì la sua melodiosa voce.
“accetto la sfida”

<< Cosa ?! >> chiese l’altra ragazza anche lei confusa.
Poi così come era arrivato, quel ricordò svanì.
<< niente…niente…>> disse stringendo a se quei fiori a lei tanto familiari.
 
12 Novembre 2021 .
Fu il baratro e nulla più.

<< Dottore >> chiamò l'infermiera << abbiamo una paziente nuova >> lo informò, guardando il modulo. Poi, sospirò tristemente, notando il nome sul fascicolo.
<< sapevo che sarebbe successo, non avrebbe retto ancora questa situazione….>> disse l’uomo stringendo il fascicolo tra le mani.

La malattia, non le permetteva di ricordare e Rachel, non riuscì più a reggere quella situazione.

Passò qualche settimana, da quando anche la diva fu ricoverata in quella gabbia di dolore. Privata della sua libertà. Libertà di amare, libertà che le fu tolta da una malattia. Una malattia che non si poteva combattere e che, lentamente, logorò prima l’una, poi l’altra.
Forse, era quello che le persone intendevano, quando dicevano “impazzire per amore”.
E lei, lei l’aveva fatto. Era diventata pazza. Pazza di lei, del suo amore, della sua assenza. Pazza. Sola. Malata di mente.
 
Quinn, era intenta a dipingere, nella sala grande che dava sul giardino. Quando, dalla porta principale, fece capolinea nella stanza una ragazza. Una folta chioma di capelli scuri, il viso consumato dal dolore e dall’alcol, gli occhi scavati e stanchi di piangere, le sinuose curve erano scheletriche e morenti. La ragazza, se ne stava in un angolino da sola, stringendo a se un libro che di tanto in tanto apriva, per leggerne una o due parole…

Quel viso, sapeva di chi fosse quel viso. Sebbene, fosse abbastanza diverso, dall’ultima volta che l’aveva visto.
<< sei la ragazza dei gigli…>>
Rachel, alzò lo sguardo verso la sua interlocutrice. Provò a dire qualcosa, ma dalle sue labbra rosee, non usci che un suono indefinito. Anche la voce era stanca di urlare il suo dolore…
Quinn le sorrise. Sbirciò il titolo del libro che la ragazza stringeva tra le mani.
<< oceano mare…è un bel libro. Ricordo di averlo letto, lo so, è strano detto da una con la mia malattia…>> continuò a sorriderle.
Fece per avvicinarsi ma non appena le sfiorò le mani, Rachel si rannicchio contro la poltrona.
Gli occhi spalancati, sembravano avere il terrore di quel tocco così leggero…
<< tu…via…ti prego >>  Quinn, non comprendeva fino in fondo il perché di quelle parole, decise, però, di accontentare quella ragazza, che le suscitava strani sentimenti. Come se il suo cuore, le fosse appartenuto da sempre e per sempre. Possibile che non se ne ricordasse ? Che non riuscisse a riconoscere il volto del suo amore ?

Ma, per quanto la testa possa dimenticare, si può essere certi, che il cuore non faccia lo stesso.
Le ragazze, si incontravano ogni giorno in quella sala.
Quinn, si mostrava sempre dolce e disponibile. Così a poco a poco , Rachel , si lasciò avvicinare. Aveva ancora bisogno di quel tocco, delicato e pieno d’amore.
Il tempo passava. Tra un attacco di Alzheimer e uno di schizofrenia. Ma in quelle poche ore che trascorrevano insieme, le loro menti erano lucidissime. E i cuori, lo erano ancora di più.

Passò un anno…

<< Dottore. Lei è sicuro che non faccia che peggiorare le cose, la loro vicinanza ? >>
<< chi può dirlo. La mente è un mistero, ma il cuore lo è ancora di più. Per il momento, sembra che entrambe le pazienti si siano stabilizzate. Il che è un bene …e poi…guardi. >> disse avvicinandosi alla finestra << sta nevicando >>
 
Il giardino, era un manto bianco. Come si poteva restare a letto, in una notte magica come quella ? Così le due ragazze, erano uscite di nascosto e ora, erano sotto quella pioggia di neve che le carezzava il volto .
<< Una volta , una persona mi disse che la neve, sono i fiori d’inverno >> disse Rachel stringendosi al braccio di Quinn
<< doveva essere una persona molto saggia…>> rispose l'altra sorridendo
<< vorrei solo che tornasse da me, anche solo per un secondo..>>
<< credo che in realtà, non sia mai andata via …>> sorrideva ancora
<< comincio a crederlo anche io >> disse mentre si stringeva sempre di più al corpo dell’amata.
Ci fu un attimo di silenzio. La bionda alzò gli occhi al cielo, poi, spezzò il silenzio parlando con voce calda e delicata.
<< C’è qualcosa in te, di molto familiare >> cominciò a dire << sento come, come se mi fossi innamorata di te, già una volta. Come se tu potessi farmi innamorare ogni volta …>>
<< stai dicendo che mi ami ? >> chiese la diva, allentando la presa.
Quinn la guardò, vide il suo cuore rispecchiarsi negli occhi dell’altra.
<< No. Sto dicendo, che non ho mai smesso di farlo…>>
La strinse forte. Era di nuovo sua, e questa volta, non avrebbe permesso alla malattia di portagliela via.
<< siamo condannate a innamorarci l’una dell’altra, per l’eternità >> disse Rachel sorridendo, stretta da quelle braccia, che le erano mancate. Le erano mancata come l’aria, e adesso, adesso respirava di nuovo.
<< non c’è condanna più gradita >> rispose l’altra, prima di afferrarle i fianchi delicatamente e attirarla a se. Si avvicinò lentamente, non voleva stringerla troppo, per paura di rompere quel suo equilibrio così fragile, ma allo stesso tempo, la desiderava. Le labbra, si posarono su quelle di Rachel.  Delicate, come la neve che si poso sui fiori. Poi si intensificò, la neve divenne bufera e la passione le travolse.

Era da tempo che non nevicava. Ora il 12 novembre, di quell’anno, la neve cadde. Cadde sul loro amore, cadde sulla loro pelle nuda.
Passarono settimane. Poi mesi. Nonostante l’Alzheimer, il volto della donna amata era l’unica cosa che riusciva a riconoscere. Di rado se ne dimenticava, ma quando succedeva, Rachel aveva uno dei suoi attacchi.
Fortunatamente, era questione di minuti, prima che Quinn tornasse a ricordare, facendo così calmare sua moglie.

Ma la malattia è improvvisa.
La malattia ti logora lentamente, prima di distruggerti completamente.

Era il 12 Novembre. Ormai gli anni passavano, avevano smesso di contarli. La bionda non faceva che dimenticare le date, quindi, sembrava futile continuare a portare il conto.
L’unica data che riusciva a ricordare, spesso anche grazie all’aiuto dei post.it gialli, appesi lungo tutte le pareti della sua stanza, era il 12 novembre.
Ogni mattina, Quinn, si alzava dal letto, lasciava un bacio lieve sulle labbra della sua amata compagna e leggeva ogni singolo post.it. Ognuno di quei fogliettini gialli, raccontava la sua storia. Quinn però, continuava a non ricordava niente, se non l’amore che provava per Rachel.

Quel 12 novembre sembrava un giorno come tanti.
Le due erano sedute in giardino.
Si tenevano per mano, come facevano quando erano due ragazzine.
La diva sorrideva, era felice.
Quinn ascoltava con interesse le parole della moglie.
Poi un lampo.
Si dice, che prima di morire, la vita ti passi dinnanzi agli occhi.
Era vero.
Ricordò ogni cosa, ogni bacio, ogni parola, ogni volta che avevano fatto l’amore, ogni lacrima, ogni sorriso. Ogni attimo.
Quinn guardò Rachel, le sembrò di rivederla dopo tanto tempo.
Fermò il flusso di parole con un bacio.
La diva la guardò negli occhi.
<< sono stata io. Sono stata io a dirti che i fiori d’inverno, sono la neve >>
Fu un attimo di gioia. Rachel spalancò la bocca incredula, gli occhi le si riempirono di lacrime.
Ma fu solo quel singolo attimo, prima che gli fu portato via.
Il corpo di Quinn si accasciò in terra.
Gridò per avere aiuto, ma fu tutto inutile.
Morì. Morì sorridendo. Morì dopo aver ricordato. Morì felice, sapendo di aver vissuto, fino all'ultimo, con l'amore della sua vita.

Si dice che prima di morire la vita ti passi dinnanzi agli occhi.
Per Quinn Fabrey fu così.
Morì ricordando il volto di Rachel Barbra Berry. Morì guardando quel volto, che l’aveva accompagnata durante quegli anni.
Morì sorridendo, perché adesso sapeva che l’amore, aveva vinto sulla malattia.

Passarono altri anni. Tanti altri.

Rachel era seduta sul suo letto.
Non c’erano più sbarre alla finestra, non c’era più un giardino non curato, non c’erano pareti bianche.
Non c'era più la malattia, non c'era dolore.
C'erano solo lei e Quinn. C'erano sempre state lei e Quinn in quegli anni.
Quinn, che adesso la guardava, Quinn che sorridendo le porgeva la mano.
Rachel, non esitò nemmeno un istante, prima di afferrarla.
Perchè adesso sapeva. Sapeva che l’amore aveva vinto sulla malattia. Sapeva, che adesso, l'amore stava vincendo anche sulla morte.
Morì sorridendo, perché l’ultima cosa che vide, fu il sorriso di Quinn.
Morì sorridendo, perché l’ultima cosa che sentì, fu la sua mano, che stringeva quella della moglie.

Chiuse gli occhi.
Chiuse gli occhi e li vide. I fiori d'inverno.
Quel giorno nevicava.

 

FINE


Angolo d'autrice: Sono passata al Faberry ! In realtà questo shot doveva essere Brittana, ma visto i tempi duri che corrono, non volevo aggiungere altra tristezza nel fandom. Quindi, ho deciso di scrivere di Quinn e Rachel che ho riscoperto ultimamente e che adoro alla follia.
Spero di non avervi intristiti troppo, ma non sempre c'è il lieto fine. Anche se in un certo senso non è finita poi così male. Si sono amate fino alla fine.
Spero vi sia piaciuta, mi scuso per eventuali errori.
_Fleff_

  
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