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Autore: thelandofstories    09/05/2013    1 recensioni
| Kurtbastian; Min. Klaine |
Dal Prologo: "Nuovi vicini, per il piccolo Kurt, di soli cinque anni, potevano dire, probabilmente, solo una cosa: un nuovo amichetto con il quale passare più tempo." (...) "Solo una volta, Kurt, sembrò quasi cedere alla sua richiesta. Quella solita volta, in cui, fu minacciato di morte."
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Prologo.
 

Nuovi vicini.
Nuovi vicini erano arrivati, da Parigi, giusto quel pomeriggio, a Lima, perché, il signor Smythe, aveva accettato un nuovo impiego lì in Ohio.
Nuovi vicini, per il piccolo Kurt, di soli cinque anni, potevano dire, probabilmente, solo una cosa: un nuovo amichetto con il quale passare più tempo.

Infatti, il piccolo, aveva sentito dire dalla madre, che, Charlotte e Pierre, quelli che il bambino immaginava i suoi nuovi vicini, avevano un bambino, della sua stessa età, Sebastian. Il che rendeva, il pargolo dagli occhi azzurri, una creatura entusiasta ed eccitata alla prospettiva di un nuovo amichetto con il quale passare del tempo.

Avrebbero potuto fare tante cose, insieme!

Magari, avrebbero potuto passare anche le feste, come la cena del Ringraziamento, Natale, Capodanno, i compleanni, insieme, con le due famiglie riunite.

Sarebbe stato bellissimo.
Kurt avrebbe avuto il suo amichetto.

Peccato che, però, il nuovo arrivato, era un po’ diffidente e non si fidava mai abbastanza di nessuno. Come biasimarlo? Era appena stato portato via dalla Francia, per ore e ore di aereo, ed era stato trapiantato in una cittadina dove non conosceva assolutamente nessuno, se non i suoi genitori e, quel bambino dagli occhi azzurri, gli sembrò un pochino invadente, già da subito.

Soprattutto quando, appena messo piede in casa, quello era arrivato, saltellante, tendendogli la sua piccola manina paffuta, come gli aveva insegnato mamma, presentandosi come Kurt.

Sebastian, mica gliel’aveva chiesto, come si chiamava.

***

I signori Smythe, qualche giorno dopo il loro trasloco, una volta che ebbero sistemato la casa, diedero una piccola cena, molto intima e privata, per gli Hummel. Dopotutto dovevano ringraziarli per l’accoglienza e per tutte le volte che, durante la sistemazione delle stanze, avevano ospitato Sebastian a dormire con loro e, Burt, si era offerto più volte di dare una mano, per svuotare le pesanti scatole.

Elizabeth e Burt, preceduti da un piccolo bambino, saltellante, di cinque anni, con al seguito il suo peluche di pinguino, che gli aveva regalato la madre e dal quale non si separava mai, si presentarono a casa Smythe, leggermente in anticipo, solo perché, Kurt, li aveva messi a perdere.

Voleva vedere Sebastian.
Voleva giocare con lui.
Aveva grandi progetti, per la loro amicizia.

“Burt! Elizabeth! Che piacere rivedervi!”
Esclamò, il signor Smythe, scendendo dalla scalinata che portava al piano di sopra, accogliendo gli Hummel a braccia aperte e con un sorriso smagliante, prima di avvicinarsi al piccolo Kurt, chinandosi alla sua altezza, per scompigliargli i capelli, con un movimento fluido della mano, in un gesto completamente affettuoso.

“Sebastian è in camera sua, su di sopra. Vai pure.”
Mormorò, guardando gli occhi azzurri del bambino che, a quelle parole, si riempirono quasi di lacrime di gioia. Aveva avuto il permesso di andare in camera del suo nuovo amichetto. Prima di salire le scale, ringraziò Pierre con un piccolo cenno del capo e si girò verso sua madre, quasi a cercare un assenso.

Ovviamente, Elizabeth, gli rispose con un sorriso dolce e gentile e lui si arrampicò, semi-letteralmente, sulle scale, zampettando in giro, alla ricerca della camera di Sebastian, poco prima di sentire, gli adulti, parlare in entrata.

“Charlotte è in cucina. Venite, per di qua!”
“Liza, tu sei sicura che questi non si siano portati l’intera reggia di Versailles, al seguito?”
Chiese, Burt, cercando di non farsi sentire, alla moglie e questa, scuotendo la testa, rispose con una leggera risata, prima di avanzare verso la cucina.

“Burt, sei sempre il solito.”
Nel frattempo, al piano di sopra, Kurt ispezionando tutto il corridoio, infilando il naso in tutte le camere, prima di lanciare un gridolino entusiasta per aver, finalmente, dopo minuti di ricerca, che gli sembrarono ore, la camera di Sebastian.

L’altro bambino nemmeno si accorse della presenza dell’altro, impegnato com’era a stringere il cuscino al petto, sdraiato su un fianco, sopra il morbido materasso, finché, ad Occhi Blu non venne in mente la splendida idea di andare a saltellare sul letto, cercando di attirare la sua attenzione, come gli aveva insegnato mamma per svegliare papà, la domenica, quando voleva andare al parco.

Sebastian! Sebastian! Giochiamo?”
Kurt! Che ci fai tu qui?”
Mugolò, il piccolo francese, prima di lanciare il cuscino in pieno viso a Kurt, che lo fece sussultare e perdere l’equilibrio, prima di trovarsi seduto, leggermente spiazzato da quella botta, guardandolo confuso ed arrabbiato.

Perché l’aveva colpito?

Stava per iniziare a dirgli che era offeso, ma la risata di Sebastian lo precedette; aveva trovato divertente, la visione di Kurt che lo guardava con quei suoi occhioni azzurri, spalancati, confuso e leggermente ferito, moralmente, da quella botta.

“Sei così buffo!”
Esclamò, Sebastian, reggendosi una mano sullo stomaco dolente e l’altra se la passò sugli occhi, per raccogliere le lacrime, mentre l’altro bambino, estremamente ferito nell’orgoglio, strinse al petto il suo pinguino, gonfiando le guance paffute, usandolo come arma da difesa.

Che ci trovava di tanto divertente, da ridere, quello?

Sebastian, smise di ridere e si sedette accanto all’altro bambino e sfiorò quel piccolo pupazzo morbido con una manina, in una leggera carezza e Kurt, per risposta, strinse ancora di più il pinguino al petto, gelosamente.

Quel pinguino era suo.
Gliel’aveva regalato la sua mamma e non lo mollava nemmeno per dormire. Aveva il soliti profumo dolce della donna e, questo, lo aiutava sempre ad addormentarsi.

“Lascialo!”
“E’ così bello.. Chi te l’ha regalato?”
“La mia mamma. Ma tu, perché eri triste?”
Chiese, senza nemmeno dare il tempo all’altro bambino di pensare ulteriormente e, a quella domanda, si rabbuiò un po’, stringendo la coperta tra le piccole dita, socchiudendo gli occhioni verdi, chinando a testolina in avanti.

Mi mancano i miei amici. Mi sento solo.”
Mormorò, Sebastian, in poco più di un sussurro e si morse le piccole labbra sottili, prima di rialzare il viso verso Kurt che lo guardò, quasi con una nota di compassione tra le iridi chiare; lui sarebbe voluto tanto diventare suo amico, ma non poteva costringerlo a fare una cosa simile.

Ma ci avrebbe provato.

Infatti, preso dal momento, gli porse il suo pinguino, con un sorriso dolce sulle labbra ed attese che l’altro reagisse e lo prese tra le braccia, per poi scendere dal letto, attento a non cadere, porgendogli la mano, facendogli cenno di scendere.

Sebastian prima prese il peluche, non comprendendo il motivo di quel gesto e poi scese dal letto, afferrando la manina chiara di Kurt, sorridendo nel vedere l’altro felice, mentre si dirigevano al piano inferiore, in cucina, dove li stavano aspettando i loro genitori.

“Perché l’hai dato a me, Kurt?”
“Perché, adesso, siamo amici.”
E così, il bambino dagli occhi azzurri, si guadagnò un sorrisone entusiasta, da parte dell’altro.

***
 
Andarono avanti così, per anni.

Sebastian fu sempre grato a Kurt, per non averlo abbandonato, nonostante lui fosse diffidente, subito poco dopo il trasloco.
Kurt fu sempre grato a Sebastian, per non averlo abbandonato, quando sua madre, qualche anno dopo l’arrivo degli Smythe, in Ohio, si ammalò e morì.

Smythe aveva provato a riconsegnare il pinguino a Hummel, ma l’ultimo continuava a dirgli che non doveva preoccuparsi e che quello, era un segno della loro amicizia.

Frequentarono le elementari e le medie, insieme, ma, al momento di scegliere il liceo, Sebastian preferì iscriversi alla Dalton Academy, una scuola privata maschile, di Westerville.
Questo, però, non incise sulla loro amicizia; loro erano migliori amici e lo sarebbero sempre stati. Ci sarebbero sempre stati, l’uno per l’altro.

Certo, entrambi, con il crescere in ambienti diversi, avevano messo su caratteri diversi.
Kurt era un ragazzo timido, chiuso e riservato.
Sebastian era completamente l’opposto; cinico, egocentrico e stronzo, nel senso più cattivo del termine.

Non passavano giorno alla Dalton che nessuno lo temesse, proprio per quel suo carattere e, ben presto, anche al difuori di quelle quattro mura, iniziarono a temerlo.
Arrivava prima il suo nome, di lui.
E Kurt lo sapeva, ma lo rispettava. Avrebbe pagato per essere come il suo migliore amico che, certamente, aveva difetti, ma era deciso, spontaneo e senza peli sulla lingua.

A lui, ormai, veniva il male di vivere solo all’uscire di casa.

Il ragazzo dagli occhi verdi gli aveva proposto, più volte, di trasferirsi dal liceo McKinley di Lima alla Dalton di Westerville, ma, il tenore, o per una scusa, o per l’altra, trovava sempre qualcosa da ridire.

Solo una volta, Kurt, sembrò quasi cedere alla sua richiesta.

Quella solita volta, in cui, fu minacciato di morte.



Angolo scrittrice:
Sempre io! Ormai ci ho preso gusto e so di avere altre due long in corso, ma, ormai, le idee, mi vengono da sole, tutte le volte che apro Word per aggiornare le due in corso. x°
Questa, anyway, sarà un po' diversa dalle altre, ma spero che, come le altre due, vi piaccia ugualmente--!

See ya'!

Ps:

Ho messo al mondo anche la mia pagina Facebook, che aggiornerò, in base alle mie FF. ❤
   
 
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