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Autore: Greta13    09/05/2013    3 recensioni
"Mi sciacquai il viso e mi guardai allo specchio, sembravo diversa. Il mio sguardo era spento, assente, pochi giorni prima ero una sedicenne felice con tutta la vita davanti, carina, intelligente, solare piena di amici e amata dai suoi cari.Ora ero sola, distrutta, il fantasma di me stessa."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nappa, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aprii gli occhi. Ero distesa su un letto che non avevo mai visto. Inutilmente cercai di capire dove fossi.Volevo chiamare aiuto ma non ci riuscii. Un'ombra al mio fianco mi sfiorò il braccio sinistro e subito mi sentii esausta. Non volevo dormire, almeno non prima di aver capito cosa stesse succedendo, i miei sforzi però risultarono inutili.
Quando mi svegliai ero ancora più confusa. Mi girava la testa e avevo sete, avrei dato qualsiasi cosa per avere un sorso d'acqua, la gola arida e secca mi stava torturando. Istintivamente provai a muovermi, subito mi accorsi di avere i polsi legati alle sbarre scure del letto.
Nel cercare di liberarmi da quella morsa sentii una fastidiosa sensazione, mi voltai e vidi che un ago penetrava una vena del braccio sinistro.
Questo era collegato, ad una sacca piena di liquido trasparente, ovviamente non avevo la minima idea di cosa potesse essere. Avevo paura, non sapevo dove mi trovassi nè cosa mi stessero facendo.
Mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime per la tensione un lampo mi attraversò la mente. Risentii le urla, rividi le esplosioni, il sangue e la terra sollevarsi sotto ai miei piedi. Per un attimo ero di nuovo sul mio pianeta, Erimos.
Ero nascosta dietro ad una roccia, tenevo per mano Callia, la mia sorellina.
- Andrà tutto bene Cally- cercavo di tranquillizzarla, anche se ero la prima a dubitare delle mie parole.
- Me lo prometti?- mi aveva risposto senza guardarmi negli occhi, teneva il faccino premuto contro il mio petto, così si sentiva al sicuro.
- Si, te lo prometto- sapevo di mentire. Ancora qualche istante e saremmo morte entrambe; vicine ed abbracciate questa era la mia unica consolazione. Eravamo riuscite a scappare appena in tempo.
- Prendi tua sorella e scappa Naya più lontano che puoi- mia madre mi aveva affidato Callia e mi aveva indicato una scorciatoia per raggiungere le montagne rocciose.
- No mamma ti prego, voglio restare con te-
- Vai è un ordine Naya- Non aveva mai urlato contro di me, non l'avevo mai vista in quello stato.
Lei sarebbe rimasta accanto a mio padre che stava combattendo contro gli invasori alieni. Era un soldato, uno dei migliori e io ne andavo molto fiera, era il mio eroe. Per noi avrebbe fatto qualunque cosa, tranne una, scappare. Avrebbe lottato fino a che quei mostri orribili non lo avessero fatto a pezzi.
Io e Cally avevamo trovato riparo dietro ad un ammasso roccioso, sapevo che eravamo orfane e che presto avremmo raggiunto i nostri genitori. Le accarezzavo i capelli e nell'orecchio le sussurravo una canzone. Le mie mani tremavano tra le sue ciocche corvine, ero terrorizzata ma non volevo che Callia avesse paura. Amavo quella bambina piú di chiunque, avrei reso la sua morte il meno dolorosa possibile o almeno questa era la mia intenzione.
Dopo un paio d'ore le esplosioni cessarono, gli enormi scimmioni che sovrastavano le nostre case sembravano spariti. Senza che me ne accorgessi si era fatto giorno, il sole si alzava dalle dune per illuminare tutta la piana, l'unica zona abitata del pianeta,il resto era deserto. Il silenzio era ancora più terrificante dei boati. Aspettai che il sole fosse alto nel cielo.
- Cally, Callia svegliati dobbiamo andare- la piccola si era addormentata esausta.
Sapevo che era pericoloso ma rimanere lì era una condanna a morte. Non avevamo acqua nè provviste e il caldo stava diventando insopportabile. Presi per mano Cally ancora assopita e ci avviammo verso la piana.
Lo scenario era orribile dovunque macerie e cadaveri.
- Chiudi gli occhi facciamo Cal un gioco- Volevo sottrarre mia sorella a quelle immagini agghiaccianti.
- Fatto, adesso?-
- Adesso immagina la cosa più bella che puoi, e io proveró ad indovinarla-
- Mmm ok- si concentrò per qualche istante
- Guarda Naya che è difficile- sembrava divertita
- Ok. Mi raccomando non guardare, se sbirci perdi.- Mia sorella voleva vincere sempre, cercai di fare leva sul suo senso competitivo.
- Allora è un arcobaleno?-
-No, riprova-
- Ehm vediamo è una torta al cioccolato?-
- No, sei proprio scarsa in questo gioco- rideva, quello era il suono più bello e dolce che sentissi da moltissime ore.
Mentre tiravo a indovinare cercavo tra i resti delle case bottiglie, borracce o qualsiasi recipiente per contenere dell'acqua. Trovai una brocca, mi accontentai. Poche centinaia di metri più avanti c'era il pozzo principale del villaggio, fortunatamente non era stato distrutto.
- Cally prendi l'acqua- aprì gli occhietti e si sporse per prendere la corda attaccata al secchio, io la tenevo per la vita. Dopo aver bevuto riempimmo la brocca, pensai di accamparci poco piú in là dove iniziava la vegetazione.
- mm un gattino?- avevo ripreso il gioco, prima che si rendesse conto di cosa la circondasse, volevo allontanarmi ancora un pó.
La presi per mano, con l'altra reggevo la brocca. Dopo pochi passi sentii che Cally mi tirava verso il basso, era inciampata su un legno secco che non avevo visto. Si rialzò con piagnucolando, come fu in piedi cominciò ad urlare.
- Callia basta stai zitta, zitta dannazione- le tappai la bocca, il recipiente con l'acqua cadde in mille pezzi.
Sentii dei passi. Trascinai mia sorella dietro ad alcune macerie tenendole sempre la bocca per chiusa. Nei suoi occhi leggevo la paura.
Si avvicinarono due individui, uno alto, grosso,enorme sembrava un mostro. L'altro più basso e magro. Entrambi avevano uno strano oggetto sull'occhio, quando si girarono notai anche che avevano una coda.
- Ho sentito un rumore venire da qui-
- Io non ho sentito niente e poi se anche fosse che importanza puó avere?-
- Frezzer ci ha detto di portargli uno degli abitanti di questo pianeta per fare degli esperimenti, se sono tutti morti scatenerà un pandemonio- cosí detto schiacciò quello strano affare che portava sull'occhio sinistro.
Abbracciai mia sorella ancora più forte, lei sembrava calmarsi. Quando guardai nuovamente la piana i due erano spariti. Presi mia sorella per un braccio e corsi piú che potevo, dovevamo raggiungere la foresta lí ci saremmo potute nascondere.
Qualche passo ancora e saremmo state salve.
- Ciao-
Quei due tizi comparvero davanti a noi all'improvviso. Era bastata una frazione di secondo perchè ci raggiungessero sbarrandoci la strada.
- Scappa Callia, corri- avevo spinto mia sorella verso le case distrutte. Estrassi il coltellino dalla cintura minacciando i due stranieri. Mia sorella correva piangendo. Davanti a lei spuntò il più alto dei due invasori, spaventata cadde a terra.
- Naya!!!- mi chiamava in preda al panico
- Noooo Callia!!- quel mostro le si era avvicinato cingendole la testa con le mani.
- Lasciala andare- urlai disperata lanciandomi contro di loro.
- Prendiamo la ragazza- la voce calma e fredda del guerriero più basso mi fecero rabbrividire.
- Come preferisci Vegeta-
Mia sorella stava ancora piangendo quando quel mostro le piegò la testa da un lato, con un unico movimento le spaccò l'osso del collo. I suoi occhi larghi e pieni di paura si fecero vuoti.
- Calliaaaa- feci per trafiggerlo con il coltello ma inutilmente, con uno schiaffo mi spinse contro una roccia. Mi rialzai e lui mi colpí ancora, questa volta persi i sensi.
- La pagheranno- Sussurrai a denti stretti mentre le lacrime mi rigavano le guance.
Finalmente ricordavo ogni cosa. Mi guardai attorno ancora una volta, dovevo essere nella loro navicella spaziale.
Una porta scorrevole si aprí di colpo. - Buongiorno-
Feci per liberarmi e saltargli addosso ma invano.
- È inutile scaldarsi tanto, sei legata con una corda indistruttibile fatta di diamante quindi risparmia le energie-
- Chi diavolo sei tu?- la serenità della sua voce mi faceva impazzire.
- Sono un sayan, non credo abbia importanza comunque il mio nome è Vegeta. Verrai sul nostro pianeta dove faremo degli esperimenti su di te, dicono che quelli della razza siano in grado di adattarsi a qualunque clima siamo curiosi di capirne il motivo-
- Per questo avete ucciso la mia gente?- stavo urlando contro di lui con quanto fiato avevo.
- No ma non ha importanza tu farai quello che ti diremo, questa è l'unica cosa che devi sapere. Fino ad ora ti abbiamo drogata e sedata perchè tu non ci dessi problemi, se intendi fare di testa tua ti inietteremo altri farmaci, dipende solo da te.-
Volevo ucciderlo ma non volevo perdere ancora i sensi, volevo rimanere lucida.
L'altro sayan entrò con cibo e acqua. - Allora farai la brava?- Vegeta fece per slegarmi.
Annuii senza parlare.
- Mangia e bevi tutto, devi rimetterti in forze per fare i test.-Per un attimo mi venne da ridere.
Mi rimettevano in sesto per poi sezionarmi e farmi a pezzi, davvero generoso da parte loro. Feci come mi avevano detto,quando ebbi finito mi legarono nuovamente al letto.
Poco dopo mi addormentai ancora intontita per i sedativi che mi avevano somministrato precedentemente.
Mi svegliai, i due erano già nella stanza. Mi diedero ancora da bere e da mangiare poi parlarono tra loro di cose che non riuscivo a capire.
- Nappa vai a regolare il computer faremo una deviazione-
Rimasi sola con Vegeta mentre terminavo il pranzo.
- Perchè hai scelto me?-
- Detesto i bambini e poi se mi fossi annoiato durante il viaggio saresti stata un intrattenimento migliore- mi guardava in modo sadico e spaventoso.
- Devo andare in bagno- esordii velocemente, mi veniva da vomitare.
- Di qua-
Mi legó i polsi l'uno all'altro e mi fece entrare nella stanza.
- Hai cinque minuti-
Chiuse la porta. Mi sciacquai il viso e mi guardai allo specchio, sembravo diversa. Il mio sguardo era spento, assente, pochi giorni prima ero una sedicenne felice con tutta la vita davanti, carina, intelligente, solare piena di amici e amata dai suoi cari.
Ora ero sola, distrutta, il fantasma di me stessa.
- 3 minuti- Vegeta aveva bussato alla porta. Stavo per uscire quando vidi vicino a lavabo il mio coltellino. - Cosa ci faceva lí?- cercai di afferrarlo, volevo tenerlo tra le mani per poi colpire il sayan. L'illusione svaní in un attimo, non c'era la minima possibilità che potessi colpirlo, non era giusto, non avevo nessuna speranza.
In quel momento avrei voluto avere vicino mio padre, forte, coraggioso che sapeva sempre la cosa migliore da fare, io invece avevo paura, volevo solo fuggire.
Volevo scappare da quell'inferno, svegliarmi da quell'incubo. Volevo scappare e lo avrei fatto. Presi il coltello e penetrai la gola. Una,due, tre volte.
- Esci di lí, subito-
Ero stesa a terra, ricoperta di sangue.
- Maledizione, che cosa cazzo hai fatto- premette le sue mani forti contro il mio collo.
Sentii freddo, mi sentivo cosí stanca che chiusi gli occhi per qualche istante.
Quando li riaprii vidi Callia tendermi la mano. La strinsi alla mia e insieme iniziammo a correre.

  
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