Il nostro è un amore proibito.

Lo sapevo.

Non c'era bisogno che me lo dicesse nessuno.

Ma quando ero con te mi sentivo bene.

Certe notti mi sveglio, sopraffatto dai sogni in cui ti vedo sorridere, ancora.

Il mio cuore batte all'impazzata.

Continuo a vederti, mi sorridi.

Non sei andato via, sei ancora con me.

Nei miei sogni siamo su un prato verde.

Corro, non so perché, ma so che è solo per te che corro tanto.

Arrivo davanti a una figura.

Sei tu.

Mi dai le spalle, ma quando ti accorgi di me ti volti e mi sorridi, come vorrei facessi anche ora.

Ma non ci sei, non puoi sorridermi.

Ma questi sogni, li avevo anche prima che tu andassi via.

Erano una premonizione...

L'abbiamo sempre tenuto nascosto, era il nostro segreto.

Nessuno lo sapeva, ci amavamo di nascosto per non essere disturbati, per non essere giudicati.

Per non essere divisi.

Ma i peccatori ricevono sempre una punizione. E quando ero sicuro che saremmo sempre stati felici, quando avevo la sensazione di poter toccare il cielo con un dito, di poter prendere le stelle e donartele, l'incantesimo si è rotto.

Ci hanno scoperti e ci hanno giudicati.

Persone fredde che ci guardano, sguardi indagatori di disgusto, parole dette sottovoce all'orecchio, piene di pregiudizi.

I ricordi che ho del giorno in cui ci hanno divisi sono solo questi.

Davanti alla corte marziale, pure le tue lacrime sembravano fredde.

Ed io mi sentivo vuoto.

Le sere che passavamo insieme non ci sono più.

Il periodo che abbiamo trascorso lontani è stato orribile.

La notte non dormivo.

Guardavo fuori dalla finestra, guardando le stelle, chiedendomi se le stessi guardando anche tu.

Passavo i giorni così, ricordando i momenti con te.

E quando nevicava ricordavo quella sera, quando uscii dalla doccia e ti trovai a fissare fuori dalla finestra la neve che cadeva. Ti voltasti verso di me e mi sorridesti, come nei miei sogni, dicendomi che amavi la neve e che se un giorno ci saremmo potuti sposare, l'avresti fatto in un giorno di neve.

Ma non accadde.

E ,chissà, forse non sarebbe mai potuto accadere.

Anche se tu fossi rimasto qui.

Correvo.

Veloce.

Come nel sogno.

Verso di te.

Sicuro di poterti vedere.

Di poterti finalmente stringere a me.

Perché finalmente ci avevano accettato.

Finalmente avevamo scontato la nostra pena.

Non c'era più bisogno che ci tenessimo lontani, che non ci potessimo più vedere.

Me l'avevano detto in un giorno di neve.

E mentre correvo verso il tuo appartamento stava ancora nevicando.

Entrai dentro casa tua con la chiave che mi avevi dato qualche tempo prima che ci vietassero di vederci.

Entrai.

Contento, gioioso, entusiasta di poterti dare quella notizia.

Ma non te l'ho mai data.

E non avrò più occasione di ridartela.

Perchè quella sera non eri in piedi a guardare la finestra mentre nevicava, come mi raccontavi sempre.

Eri sul letto, adagiato, con il polso tagliato ed il sangue che sgorgava copioso, macchiando le lenzuola diafane che erano testimoni del nostro amore, del nostro peccato.

Il tuo viso era perfetto, immacolato.

E la lametta con cui ti sei tagliato le vene stretta il mano.

Un'espressione triste e gli occhi gonfi dal pianto chiusi.

E restai a fissarti, così, mentre pian piano mi svuotavo dentro.

Ma sono stanco di vivere nei ricordi.

Di sognarti la notte e non poterti toccare, avere con me.

Di vederti sorridere quando invece non puoi farlo.

Non posso chiamarla "vita" un'esistenza senza di te.

Se tu sei morto perchè non potevi stare con te, allora morirò per poterti raggiungere.

E' un giorno di neve, oggi.

Prendo una lama, mi taglio i polsi.

E l'ultima cosa che vedo, dopo il rosso del sangue ed il buio della notte, è la neve che scende dietro i vetri della finestra, e le lenzuola bianche dove abbiamo dormito insieme.

E poi tu, che mi sorridi.

E mi dici che ami la neve.

Si.

Anche a me piace quando nevica, Edward.

Anche a me.

Perché è stato in un giorno di neve che ti ho raggiunto.

Ed ora ho capito il senso di quel sogno.

Della mia corsa disperata verso di te.

Del tuo sorriso, mentre ti volti a guardarmi.

E mentre morivo sentivo un solo desiderio rimbombarmi nella testa.

Voglio vederti.

Voglio vederti.

Voglio vederti.

Voglio vederti.

Non voglio avere una seconda occasione.

No.

Perchè non voglio vivere.

Perchè non posso vivere.

Ci ho provato a farlo senza te.

Ma solo tu puoi donarmi la vita.

Tu e nessun' altro.

E se anche ci fosse qualcuno disposto a prendere il tuo posto nel mio cuore, capace di farlo, non lo voglio cercare.

Non lo voglio trovare.

Perché a me basti tu.

Perchè a me servi tu.

Perchè per me, non voglio trovare nessun'altro.

Ti amo Edward.

Questo non si può cambiare.

Questo non si può giudicare.

E' l'unica cosa certa nella mia vita, l'unica verità dopo tante menzogne.

L'unico desiderio che ho è quello di poterti stringere e farti sorridere, come nel mio sogno, esattamente come nei miei ricordi.

Ma non voglio sia un sogno, non voglio che sia un ricordo.

Voglio che sia reale.

Ma se non si è vivi non si può più avere niente di reale.

Quindi, non voglio più vivere.

Non voglio più innamorarmi.....

Perchè il mio amore era, ed è, l'unica cosa che mi lega a te.

Ed io voglio continuare a restare al tuo fianco, ad averti come sostegno.

Quindi Ed, ti prego, prendi la mia mano, portami via con te.

Tu sei l'unica cosa che voglio.

La mia unica speranza.

L'altra parte di me che ho imparato ad amare.

L'altra parte di me....... Una parte che nessuno potrà mai occupare.

E mentre mi spengo, mentre sento le mie palpebre più pesanti, istintivamente allungo un braccio alle lenzuola bianche che stanno scomposte a terra.

Le stringo, come se il mio corpo stesse ancora cercando di appigliarsi alla vita.

Sorrido beffardo, stancamente.

No.

Non gliela darò vinta.

La mia mano lascia la presa.

Le lenzuola ricadono a terra.

Adesso posso andare con te.

Adesso posso morire per te.