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Autore: Padshij angel    10/05/2013    1 recensioni
Che cosa mai potrebbe capitare ai nostri eroi se si ritrovassero a far conti con una richiesta un po’ particolare da parte di una vecchia conoscenza?
Si tratta della revisione di una mia vecchia fan fiction.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ho riscritto questa fan fiction chiedendomi come occupasse un certo personaggio di Yu-Gi-Oh! il suo tempo libero. E sono giunta alla conclusione che anche lui si merita un po’ di sano (??) divertimento. Detto questo buon suici… lettura a tutti.
Lasciatemi un commento, che sia negativo o positivo. Vorrei conoscere le vostre opinioni al riguardo.
Padshij angel
 

Prologo



Il sole aveva lasciato nel cielo lo spazio alle tenebre della notte da un pezzo, ma il presidente della Kaiba Corporation era ancora con le chiappe incollate alla sedia nel suo ufficio, a battere velocemente sui tasti del computer – sempre gli stessi tra l’altro –, quando d’un tratto se ne andò via la luce. Seto rimase immobile per qualche istante, a fissare il monitor spento davanti a sé, convinto che si trattasse di uno scherzo della sua mente.
«Chi è lo stronzo che si è dimenticato di pagare la bolletta della luce?».
Ebbe giusto il tempo di formulare quella frase, che una luce abbagliante lo accecò per un paio di secondi, e quando finalmente si abituò a quell’improvvisa fonte luminosa, si accorse di non essere più nel suo ufficio e, suo malgrado, non avere addosso nemmeno i vestiti che era solito portare. Si trovava su quello che era nientemeno che un palcoscenico, e in qualche modo indossava un abito tutto balze e fiocchi che gli arrivava al ginocchio, lasciando scoperte le gambe perfettamente depilate. Un confetto, insomma. Non appena comprese come era conciato, quasi gli venne un colpo, si portò una mano alla fronte e in quel momento realizzò di avere in testa, come se non bastasse, pure un ridicolo cappello rosso.
«Qualcuno me la pagherà.», si limitò a dire scuro in viso.
D’un tratto una voce richiamò la sua attenzione.
«Nii-sama!».
Il ragazzo levò lo sguardo in alto. Suo fratello Mokuba era appeso ad una corda al soffitto come un salame, con la testa incastrata nel sole fatto di cartone.
«Mokuba! Fratello snaturato! Non mi dire che hai deciso di toglierti la vita?!», chiese atterrito. «Potevi avvertire almeno! Così avrei chiamato le onoranze funebri!».
«Che ridere. Non so come abbia fatto a finire qui, prima di andare a letto mi sono chiuso a chiave nella mia camera e ho sbarrato la finestra con assi e chiodi per evitare di venire rapito per la sedicesima volta, come mi hai intimato», fece una pausa e poi aggiunse con un sospiro. «Invano. E tu che cosa fai vestito da donna? Non sapevo che avessi questi gusti.».
«Non tocchiamo questo tasto.», si limitò a dire. «Spero solo che nessuno mi veda in questo stato, soprattutto Jono-uchi.».
Una voce interruppe il corso dei suoi pensieri.
«Kaiba-kun, anche tu sei qui?».
L’intero corpo di Seto, al sentire quelle parole, venne percorso da un brivido da capo a piedi. Si voltò lentamente incontrando i grandi occhi viola del suo rivale numero uno, Yuugi Muto. Infilato nel costume da lupo. E pensare che il presidente era convinto che fosse bonkotsu quello con la fissa di travestirsi da animali. Come a far eco ai suoi pensieri, i tre vennero raggiunti sulla scena da Jono-uchi, seguito da Anzu e Honda.
«Quindi eri proprio tu Seto, da lontano ti abbiamo preso per qualcuno in procinto di andare al convegno per i soli gay». Jono-uchi lo squadrò da capo a piedi, il che diede non poco sui nervi al ragazzo che serrò i pugni. «E lo penso tuttora.», concluse.
Prima che Seto avesse il tempo di replicare, si sentì il rumore dei passi che si avvicinavano.
Qualcuno uscì da dietro le quinte con indosso una maschera per impedire agli altri di essere riconosciuto.
«Shadi?», chiesero tutti all’uniscono.
«Non sono io!», esclamò sulla difensiva una voce famigliare. «Volevo dire, non so di chi state parlando!», si affrettò a correggersi.
«Solo un coglione come te avrebbe lasciato in bella mostra sul petto la Chiave del Millennio prima di uscire allo scoperto…», disse Seto.
«Immagino che vi state tutti chiedendo perché vi abbia trasportati qui…», iniziò, ignorando la frecciatina.
«Faresti bene ad avere una buona scusa per averlo fatto, se non vuoi che ti…».
«Sono uno spirito, Seto», lo interruppe. «Non mi potete fare niente. Vi ho fatti riunire tutti qui, in quanto mi sentivo solo e mi stavo annoiando, oserei dire, da morire».
«Che battuta di merda, degna del tuo nome.», disse Jono-uchi.
«Hai mandato a puttane il mio lavoro di una notte solo per questo? Dammi un buon motivo per non aspirarti con l’aspirapolvere seduta stante!», Seto tratteneva a stento la rabbia.
«Sarebbe censurato, e poi uno spirito non ha molte cose da fare da queste parti, oltre che a spiarvi intendo dire…», lo disse con una tale spontaneità da lasciare tutti a bocca aperta. «Quindi», continuò. «Se non volete che sveli a tutti, la sporcizia che sono riuscito a scavare su di voi, mi dovrete intrattenere oggi!».
«Che cosa possiamo fare per te?», chiese Seto, tremante dalla rabbia che gli ribolliva dentro. Ci mancava poco che gli uscisse il fumo dalle orecchie.
«Guardalo, è diventato più rosso del cappello che ha in testa!», sussurrò Jounouchi all’orecchio di Yugi. Il ragazzo represse un sorriso.
«Oh non è niente di che, vi assicuro!», disse con noncuranza.
«Mi chiedo come mai non mi fidi…», ribatté Seto e gli altri annuirono.
«Vi sarete resi conto di non avere più addosso le vostre cose».
«Difficile non accorgersi di essere conciato come un pirla.», sbuffò Seto.
«Non mi piace la piega che sta prendendo questa conversazione…», si intromise Anzu, che, paradossalmente, era vestita meglio di tutti gli altri messi insieme.
E meglio di come si veste di solito, notò Seto.
«Quello che sto cercando di dirvi è che vi tocca improvvisare una recita di Cappuccetto Rosso per me!»
Seguì un momento di silenzio che venne interrotto da un colpo di tosse da parte di Honda.
«Non penserai veramente che accettiamo di fare una pagliacciata simile…»
«È esattamente quello che mi aspetto da voi», rispose serio lo spirito.
Anzu corrugò la fronte.
«Avrei una domanda!».
«Anche due», replicò Shadi.
«Perché tra tutte le favole che ci sono pervenute, la tua scelta è caduta proprio su Cappuccetto Rosso?», sembrava sinceramente curiosa.
Seto la guardò stupefatto.
«Pensavo che avresti posto una domanda più intelligente. Come mai, ad esempio, proprio io dovrei fare la parte di Cappuccetto Rosso!».
«Mi sono sempre chiesto come sarebbe poter indossare un cappello rosso, invece di questo turbante…», Shadi fece un sospiro e li guardò uno a uno, triste in volto.
Tutti ricambiarono il suo sguardo con un misto di compassione e di disappunto.
Anzu addirittura tirò su con il naso.
«E per rispondere alla tua domanda, che sapevo mi avresti posto Seto, ho assegnato a te questo ruolo dal momento che, non ti nascondo, ero curioso se i personaggi maschili di Yu-Gi-Oh! avessero le gambe lisce o meno!».
«Ma davvero?», sibilò il ragazzo.
«Che rasoio usi? Coraggio, a me puoi dirlo!».
«Quello che impugnerò per tagliarti la gola», rispose.
Shadi lo guardò per un momento, come se stesse valutando l’idea se credergli o meno. Alla fine giunse alla conclusione che il presidente della Kaiba Corporation non era un tipo a cui piacesse scherzare. E se c’era una cosa che ha imparato nei suoi 3000 anni tondi, tondi, era che nessuno la passava liscia se si metteva contro Seto Kaiba. Così prese la saggia decisione di cambiare il discorso finché era ancora in tempo.

«Se non ci sono altre domande, proporrei di iniziare!», se solo avesse potuto, avrebbe iniziato a sudare freddo.
D’un tratto una voce dall’alto catturò l’attenzione di tutti.
«Potrei sapere perché sono l’unico a trovarmi qua sopra?», domandò Mokuba.
«Avevo bisogno di un narratore!».
«Ma non hai risposto alla mia domanda…», si lamentò il più piccolo dei fratelli Kaiba.
«Perché l’idea di qualcuno con la testa conficcata nel sole è esilarante!», rispose Shadi.
«Io non sto ridendo!».
«Tale e quale al fratello…», Shadi roteò gli occhi e si accomodò tra i sedili del pubblico.
Così lo spettacolo ebbe inizio.
  
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