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Autore: hamtara    10/05/2013    1 recensioni
Sospirai e gli dissi: -Potremo mai innamorarci noi?-
Mi guardò e sorrise.
Mi bastò.
Potevamo innamorarci.
E' una storia scritta a quattro mani, con l'aiuto di un altro ragazzo che coregge e modifica eventuali errori.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lo sguardo

Immaginate quelle ragazze che al mattina verso le sei, si svegliano già con i capelli ricci voluminosi, gli occhi luminosi e un viso da copertina.
Io non sono una di loro.
Sono più quella ragazza che si alza e ha il volto quasi tutto cosparso di nero perché la sera prima per pigrizia o per la troppa stanchezza si è addormentata senza struccarsi, sono quella ragazza con i capelli più ribelli del continente e con gli occhi talmente chiusi che portebbe sbattere da qualche parte, cosa che succede molte volte.
Apro gli occhi e come al solito le guance sembrano quasi paralizzate, altra cosa che mi succede spesso, piango durante la notte non c’è un motivo in particolare ma delle calde lacrime mi rigano il viso di notte e al mattino presto, proprio come la lacrima che mi sta scendendo ora ma la scaccio via in malo modo. Mi scopro scendendo dal letto.
Appena appoggiai il piede sul pavimento  rabbrividii, odio le calze, così scalza andai verso il bagno, sentii la voce di mio padre al piano disotto che continua a parlare,  incessantemente del suo nuovo lavoro che lo entusiasmava. Troppo a mio parere.
Dopo essermi  lavata e vestita con una semplice t-shirt e un pantaloncini con dei collant sotto e delle converse bianche.
Scesi a due gradini per  volta  e mi ritrovai in cucina, subito gli sguardi dei miei genitori scattarono verso di me e i loro sorrisi si aprirono a dismisura.
Non ero una ragazza problematica, certo rivoluzionaria nel vestire ma con la scuola non avevo problemi, amici per bene, niente fumo o alcool che sia e nessun ragazzo, per la gioia di mio padre ma non per quella di mia madre che mi  considerava già una candidata per il concorso ‘Zitella dell’anno.’
Sorrisi all’unico uomo che mi rendeva felice, gli stampai un sonoro bacio sulla guancia e mi andai a sedere dopo aver abbracciata la donna più sorridente al mondo, afferrai  una frittella e mi ingozzai come se non vedessi cibo da qualche anno.
-Rita, smettila di ingozzarti come una scrofa non avrai più quella linea da modella che hai.-
-Carola, smetti di infastidirla deve crescere come si deve e mangiare tutto quello che le va.-
-Daniele tu dai  sempre  ragione a lei ma non voglio mangi cose che le fanno male, lei è la cosa più bella che ho.-  disse guardandomi con un sorriso luminoso.
-Grazie per la considerazione eh-incrociò le braccia mio padre La mamma andò da lui e lo baciò sulle labbra, e da li partirono una serie di fusioni poco caste.
-Mamma! Papà!  Ma vi sembra il modo?- Non c’ero, per loro non esistevo si guardavano e si baciavano come se uno fosse l’ancora di salvezza dell’altro.
A quel punto presi di fretta una frittella e mi  infilai la tracolla e uscii urlando un ‘buongiorno, vi voglio bene’ credo che pure i vicini avessero sentito.
Corsi alla fermata e aspettai per qualche minuto l'arrivo del bus, tirai fuori le mie cuffie e mi preparai all’inferno.
Vidi il pullman arrivare verso di me così presi il mio zaino e salii le scalette. Mi accomodai agli ultimi posti alla destra di una vecchietta che non voleva stare seduta vicino al finestrino.
Cominciai a fissare aldilà del vetro, il bus andava lentamente, molto lentamente e avendo il tempo di osservare tutto e per bene, fissai un uomo molto giovane fasciato da un completo grigio con una cravatta nera, lui alzò lo sguardo ed incrociò il mio mi agitai sul sedile, eravamo fermi ad un semaforo quindi il ragazzo continuava a fissarmi e il tempo sembrava essersi fermato. Era così bello, il colore dei suoi occhi era un misto di colori, i suoi ricci mi facevano venir voglia di spettinarli ancor di più. Si aprii in un sorriso e facendomi un segno con la mano mi salutò, io mi girai pensando che il tipo misterioso non potesse salutarmi in quanto sconosciuto ma lui mi lanciò uno sguardo malizioso e allo stesso tempo divertito, le mie guance presero subito colore e quando bus ripartì benedii tutti i santi del paradiso.
  
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