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Autore: ElfoMikey    30/11/2007    1 recensioni
Mikey soffre di solitudine e ha un grosso vuoto dentro al cuore da quando la nonna è morta... riuscirà a ritrovare la felicità??
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mikey Way
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“beautiful memories”

La penombra mi fa intravedere la stanza in cui ho messo piede: è sporca e i mobili sanno di antico. Il letto con le lenzuola ricamate è quasi grigio per la polvere. Sono anni che nessuno mette piede in questa stanza, un po’ per i ri-cordi, che fanno male e un po’ perché tutti vogliono che questa stanza resti e-sattamente come è stata lasciata più di un anno fa. Io e Gerard passavamo ore qui dentro a farci raccontare le favole.
Nonna, è passato del tempo, ma la tua immagine è viva nei miei pensieri. Mi viene in mente il giorno di Natale, quando io e Gerard ti abbiamo portato la colazione a letto per farti una sorpre-sa e tu ci hai accolto con un sorriso. Mio fratello aveva otto anni io cinque e dall’ora ogni anno a Natale succedeva questo. Oh nonna, mi ricordo ancora quando un giorno, entrasti in camera mia, mentre io mi stavo disperando per cercare di imparare a suonare il basso. Stavo piangendo. Non lo facevo mai davanti alle persone e faccio tutt’ora così, ma con te tutto era diverso. Mi scompigliavi i capelli, sempre troppo in ordine e ti sedevi accanto a me, por-gendomi una tazza di cioccolato caldo. E mi dicevi:
“Mikey, non disperare. So che ce la farai. Sarai un ottimo bassista e tuo fratello rimarrà estasiato dalla tua bravura. Fidati. E abbi pazienza.”
Ci ri-penso sempre quando qualche accordo va male, e allora riprovo e continuo fin-chè non ci riesco. Tocco con la punta delle dita il legno consunto del comodino, dove sopra sta una cornice con una foto tua e del nonno. Vi amavate tanto… e il nonno continua a farlo anche se tu non sei qui. E sono sicuro che anche tu, in cielo, lo continui ad amare. Spero anch’io ti amare così un giorno. Di trovare una persona a qui dare la vita e il cuore. Arrivederci nonna Helena. So che un giorno ti rivedrò e ti potrò raccontare tutte le cose che mi sono successe, solo per ricevere ancora quella carezza sui capelli…
“Mikey, tesoro è tutto a posto?” mia mamma. La vedo sbucare dall’uscio della cucina con aria preoccupata. Io la raggiungo in cucina dove lei, ha prepa-rato dell’ottimo caffè.
“si. Scusa, ma avevo bisogno del bagno.” Non capisco nemmeno io per-ché gli ho raccontato un bugia, ma penso che sia meglio così. Ci sediamo uno di fronte all’altra.
“ è da un po’ che io e te non facciamo quattro chiacchiere!” esclama con un sorriso.
“già… colpa mia mamma ho avuto tanti impegni e cose da sistemare che…” le dico con uno sguardo triste
“spero che tra questi impegni ci sia anche una donna…” mi interrompe, facendomi sorridere. Mi fa una carezza sulla guancia, come faceva quando ero bambino.
“ quando ripartite per il tour?” mi chiede sorseggiando, in contempora-nea a me, il caffè.
“uhm… non prima di due mesi. Così io e Gee ti verremmo a trovare più spesso!” le annuncio, sapendo quanto le facciano piacere le nostre visite, infat-ti la vedo sorridere apertamente.
“sono felice!! Vi meritate del riposo e io mi merito qualche visitina in più!” mi dice con una smorfia buffa. Adoro mia mamma, la sua capacità di farmi uscire un sorriso, anche nelle situazioni peggiori è stupefacente!
“devo dire che questa nuova montatura di occhiali ti sta bene! Sembri un Mikey diverso…” mi dice, indicando i miei occhiali, con la montatura bianca e nera.
“in che senso diverso?” le chiedo alzandomi e riponendo le tazze vuote nel lavello.
“ sei cresciuto molto da quando nonna Helena non c’è più. Ti sei fatto uomo. Ma per me resterai sempre il mio piccolo Mikey.” Non posso restare im-passibile a queste parole, così l’abbraccio, calorosamente, ricambiato. Sono sempre stato un gran mammone devo ammetterlo. Nessuno e niente al mondo mi toglierà questo abbraccio dalla vita. Stiamo così per qualche minuto, finchè sento il mio cellulare suonare. Un messaggio. Mi stacco dall’abbraccio della mamma, che sbuffa, anche lei come Gerard odia la tecnologia. Prendo il cellu-lare dalla tasca posteriore dei jeans. Non posso fare a meno di sorridere dol-cemente, scoprendo di chi è il messaggio che ho appena ricevuto. Lo leggo ve-locemente e altrettanto velocemente rispondo. Finito di armeggiare col telefo-no lo ripongo al suo posto. Ecco. Ora chi mi toglie dalla faccia questo sorrisino ebete?
“ah… le donne… perché da quel che leggo sul tuo viso si tratta di una ra-gazza e piuttosto speciale…” mi apostrofa con un dito alzato, ma sempre col sorriso.
“era di Frank. Parlava delle prove.” Piccola, ma necessaria bugia. Mia mamma mi guarda ancora, cercando di farmi piegare, io sostengo il suo sguar-do senza battere ciglio.
“aah. Tanto è inutile farti uscire da quella bocca chi è veramente. Ma sappi che sono disposta ad ascoltarti sempre. Sei proprio come tu padre: uno più riservato e testone dell’altro…” si arrende mettendo le mani sui fianchi e scuotendo i capelli biondi. Io rido di gusto poi l’abbraccio.
“ora devo andare. Sta sera ho un impegno vorrei essere presentabile. Ci sentiamo okay?”
“ va bene. E divertiti almeno sta sera. Non pensare sempre e solo a quel basso! Ti voglio bene.” Mi rimprovera. Io alzo un attimo gli occhi al cielo, poi mi chino e le bacio una guancia.
“ciao. Ti voglio bene anch’io.” Esco di casa e mi dirigo verso la mia auto parcheggiata nel vialetto, vedo mia madre sull’uscio che mi saluta con la ma-no. In macchina accendo lo stereo e metto su un cd degli Smashing Pumpkins. canticchio per tenermi occupato mentre il traffico diventa sempre più lungo. Guardo l’ora: le quattro e mezza. Per le otto devo essere sotto casa sua e non so quando riuscirò ad uscire da sto inferno! Sbuffo sonoramente e appoggio la testa contro il sedile. In questi casi essere Harry Potter mi aiuterebbe molto!! Passano i minuti, le ore, ma non il mio nervosismo, che continua ad aumentare vertiginosamente. Le sei e mezza. Che cazzo! La strada da casa di mia madre alla mia non è poi così lunga!
Finalmente dopo ore di agonia riesco ad ar-rivare quaranta minuti prima delle otto. Non molto ma me li farò bastare. salgo in casa e subito la mia Pumpkin mi viene a salutare, facendomi le fusa tra le gambe. La saluto con una carezza e un bacio sul muso umido. Corro in bagno spogliandomi strada facendo, con una strana fretta addosso. Mi infilo nella doccia e come sempre perdo quei dieci minuti sotto il caldo getto dell’acqua. Esco come un razzo dirigendomi in camera mia, dove cerco nelle valigie, anco-ra da disfare, qualche vestito decente. Opto per una T-shirt nera e sopra la mia solita giacca, sempre nera, con la cerniera, un paio di pantaloni grigio scuro e ai piedi le vans. Mentre aspetto che la piastra si scaldi, mi dirigo in cucina e prendo dalla credenza i croccantini per la mia gattina. Glieli metto nella ciotola e le riempio quella dell’acqua. Lei si avvicina e io la prendo in braccio.
“lo so, dispiace anche a me lasciarti qua da sola, ma ti prometto che do-mani stiamo io e te soli soletti. Okay?” le dico accarezzandole il pelo liscio, lei per tutta risposta mi lecca il naso. La metto giù e corro a farmi la piastra. Tra venti minuti devo essere sotto casa sua. Non sono mai stato agitato per un ap-puntamento. Insomma credo che mi faccio più problemi ora che in passato. Prima di uscire spengo tutte le luci, tranne quella del soggiorno. Prendo il cellu-lare sul mobile nell’ingresso e saluto Pumpkin che si sta godendo la sua cena in tutta tranquillità. Arrivo sotto casa sua alle otto meno uno. Mi rilasso con un sospiro. Scendo dall’auto e citofono.
“si? Chi è?” la sua voce è resa metallica, ma mi fa comunque venire un leggero tuffo al cuore.
“sono io, Mikey.” Rispondo.
“oh!scendo subito! Dammi un secondo!” risponde con la voce mezza agi-tata. Già un secondo… io li conosco i secondi delle donne, ma la cosa non mi infasti-disce, anzi mi fa sorridere. Lei si chiama Alicia. L’ho conosciuta non molto tem-po fa. Ero in tour estivo con la band. Anche lei è una bassista, ma non ha una band tutta sua. È la persona più dolce e pazza che abbia mai incontrato. Ci frequentiamo da un mesetto ormai, ma non mi piace affrettare le cose quindi a parte qualche bacio innocente sulla guancia, tra noi non è capitato altro. Anche lei ama i gatti. Ne ha uno. L’ha appena preso. Si chiama Bunny Marie. L’ho vi-sta in foto ed è davvero dolce. Gli altri non sanno che mi sto frequentando con Alicia. E un po’ mi dispiace. Ma preferisco tenere la cosa privata, finchè non sono sicuro che possa funzionare realmente. Dopo qualche minuto la vedo scendere. Bellissima come sempre. I capelli neri sciolti, il solito trucco nero su-gli occhi, che fanno risaltare il loro azzurro. Mi sorride e anche io lo faccio. Mi bacia leggera sulla guancia. Io ricambio.
“è da tanto che non ci si vede! Come andata la fine del tour?” mi chiede allegra.
“benone! Abbiamo spaccato alla grande!” esclamai orgoglioso. Lei sorride dolce.
“come sempre allora!!” poi aggiunge: “ dunque… dove mi porta questa sera Mr Way?” in realtà non sono un grande organizzatore. E lei lo sa benissi-mo, quindi ci penso un po’ su.
“una pizza?” propongo. Lei annuisce e sale in auto, io mi sistemo accanto a lei mentre la vedo frugare tra i cd. Ogni volta che usciamo fa così, tutte le volte mette un cd diverso che ci farà da colonna sonora per la serata. decide per un cd dei Misfits. Insieme ci mettiamo a canticchiare la splendida “Ballroom bliz” e successivamente “Dream lover” favolosa. Il resto della serata la passia-mo in allegria accompagnati da una strana magia. Troppo romantico? Uhm.. forse.
“ti va un gelato? Io ho ancora fame!!” mi propone Alicia. Io la guardo strabuzzando gli occhi. Con tutto quello che ci siamo strafogati, lei aveva anco-ra fame!!
“ okay, però io ti guardo. Sono piene fino a scoppiare!!” esclamo. Lei ri-de.
“allora andiamoci a piedi. Ne conosco una qui vicino, che fa i gelati più buoni di tutta l’America!” mi dice, saltellando come una bambina. È adorabile. Un attimo Mikey. Tu sei il ragazzo chiuso, quello riservato e timido, quello ra-gazzo che è una frana con le donne. Ma perché sta sera non è così? È successo anche tutte le volte che sono uscito con lei. Mi sono sentito libero di parlare e fare battute senza imbarazzo. Sarà amore? Mia nonna mi direbbe subito di si. Quanto vorrei confidarmi con lei ora… cosa avresti fatto,nonna al mio posto? Alicia mi risveglia dai miei pensieri.
“Mike? È tutto okay?” sembra un po’ preoccupata e io le sorrido rassicu-randola.
“allora dov’è questa gelateria? Mi hai fatto venire voglia anche a me di gelato.” Lei sorride e mi prende per mano e io non posso fare altro che strin-gerla e ascoltare i miei battiti aumentare velocemente. A mezzanotte passata decidemmo di tornare a casa.
“eccoci, qui.” Esclamai fermandomi davanti al portone. Sento Alicia so-spirare, come se volesse dire qualcosa.
“qualcosa non va?” chiedo dolcemente. Lei nega, ma poi ci ripensa e an-nuisce.
“ti ho fatto qualcosa di grave?” continuo Lei negò ancora. Sembrava a-vesse paura.
“cosa c’è allora?” le chiesi, mantenendo un tono di voce tenero.
“sta sera sono stata bene, anzi benissimo… però mi prometti che non andrai via da me?” me lo dice in un modo semplice con una timidezza che non le ho mai visto passare in quei occhi così azzurri. Sorrido semplicemente. ab-bracciandola. Lei appoggia la sua testa sulla mia spalla e sento il suo respiro sul collo.
“cosa ti viene in mente? Non lo farei neanche sotto tortura!” esclamo, sapendo che le sue labbra si sono curvate in un sorriso. Stiamo così per molto tempo e a me, sinceramente, sembrano solo pochi secondi. Alicia si stacca da me lentamente e mi guarda con un sorriso allegro. Si avvicina sempre più, dandomi un piccolo e veloce bacio sulle labbra. La cosa mi lascia letteralmente senza fiato. Sorride ancora poi scende dalla macchina.
“sogni d’oro Mikey…” dice prima di sparire dietro lo spesso portone di le-gno. Io alzo la mano in segno di saluto, con la bocca quasi aperta. Mi riscuoto quando sento il portone chiudersi in un tonfo.
Riparto e appena arrivato a casa mi butto sul letto completamente vestito. Sento Pumpkin entrare placi-da nella stanza, salire sul giaciglio e accoccolarsi sul cuscino vicino al mio. Ha già capito che c’è qualcosa in me che non va. La mia mente vaga frenetica tra i pensieri: mi ricordo della mia prima ragazza. Si chiamava Sarah. Era una bella ragazza. alta, bionda, dolce e giudiziosa. Mi dichiarai a lei dopo tre anni che le sbavavo dietro. Non ero una bellezza a quel tempo però mi ricordo che lei mi sorrise e mi baciò una guancia. Siamo stati insieme quattro anni. Con lei ho condiviso quasi tutto: il primo bacio, le litigate, le gioie, la prima volta, i dolori, le riappacificazioni…
Mi ricordo quando parlai di Sarah a mia nonna. Lei sentiva già che qualcosa non andava, mentre io le dicevo che ci amavamo tan-to e che non ci saremmo mai lasciati. Sta di fatto che due settimane dopo la beccai con un tipo. Quando glielo dissi lei mi accolse fra le sue braccia, ascol-tando il mio sfogo con pazienza e amore. Sapeva che mi vergognavo a sfogar-mi davanti agli altri e per questo non disse niente a nessuno. Quello era il no-stro piccolo segreto. E adesso posso quasi sentirla entrare in camera di sop-piatto e chiedermi con la sua voce dolce cosa fosse successo.


questa è la mia seconda fan fiction non è un gran che.... comunque.... recensite pleaseeeeeeee!!!!!!!!!!!! bacio!!
  
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