Prologo
In quei pochi metri quadri si notavano molte cose, semplicemente fermandoti ad osservare un po'. C'erano ragazze che cercavano disperatamente una superficie trasparente, per potersi specchiare. C'erano ragazzi che sfogliavano pagine di testi scolastici, probabilmente con la speranza che in quell'ora scarsa avrebbero potuto riparare ad un divertentissimo pomeriggio di ozio. C'erano donne adulte, che si limitavano a guardare fuori. C'erano i cafoni, quelli che salivano alla prima fermata, nella periferia, ho sempre cercato di cambiare opinione su di loro, ma ogni volta che mi convincevo di rivalutarli, sentivo le loro voci che sovrastavano la musica che usciva dalle mie cuffie. C'erano quelli che sembravano sempre sul punto di addormentarsi e quelli che chiacchieravano amabilmente, quasi non fossero toccati dal sonno o dalla loro destinazione, mio fratello, con tutta la mia invidia, faceva parte di questi ultimi, aveva un'energia che potevo solamente sognare. C'erano quelli che non scostavano gli occhi dal cellulare, mi chiedevo sempre con chi avessero potuto parlare, a quell'ora del mattino. Poi c'ero io, che osservavo troppo. E c'era lui, che ogni tanto mi distraeva da questa marea di persone,
Alessandro, il mio vicino di casa, che però incontravo solo nel pullman. L'unico che mi faceva sentire una ragazzina in piena crisi ormonale. Mi mandava in tilt ogni volta che sentivo il suo odore.
E quel giorno, il suo profumo mi aveva fatto arrivare stordita a scuola. Non gli ero mai stata così vicina. Non avevo mai avvertito tanta tensione.
Quando salii sul pullman, quella mattina e lo vidi, subito dietro di me, già mi spuntò un sorriso. Andai un po' più infondo e mi aggrappai al sostegno del sedile, poi misi 'play' al mio ipod. Mi girai per osservare chi avevo intorno e trovai i suoi occhi blu, nei quali potevo annegare, si stava dirigendo verso di me o per meglio dire, verso il palo, per appoggiarsi. Purtroppo per il mio cuore però, mi circondò con il braccio per arrivarci, io lo guardai sconvolta, mio fratello lo guardò sconvolto, da lontano, anche l'autista se avesse potuto, si sarebbe girato per fissarlo, ma lui rimase impassibile, come se avesse fatto la cosa più naturale del mondo.
Il percorso tortuoso non aiutava e mi trovavo stesa su di lui ad ogni curva, Alessandro però, restava imperturbabile. Completamente a suo agio, intento a fissare le sue scarpe che sfioravano le mie.
Dopo qualche minuto il simpatico diciottenne con il quale condividevo l'albero genealogioco e la casa, ebbe l'idea di venire verso di noi, in nome della sua vecchia amicizia con la causa del mio imminente arresto cardiaco.
Iniziò a chiacchierare, ignorandomi bellamente e posizionandosi esattamente in mezzo, tra me e il suo 'caro amico'..
La sua infondata e stupida gelosia mi fece innervosire quasi eccessivamente e lo costrinsi, con un pugno e una minaccia mimata di morte, ad allontanarsi da noi. Una volta andato via, tornai ad inebriarmi del profumo di Alessandro, dei suoi occhi e del suo sguardo, che dopo un po', trovai sorprendentemente, su di me.
Nessuna parola, ma era come se avessimo parlato tutto il tempo. E chissà, forse presto ne avrei avuto davvero occasione.
Spazio dell'autrice
Salve a tutti!
Sono tornata con una nuova long perchè non imparo mai dagli errori di cui onestamente, non sono molto sicura. Ho messo giù questo primo capitolo, approfittando dell'ispirazione che è stata quasi completamente assente in questo periodo.
Io vedrò di continuare, ma spero di ricevere vostri commenti, per sapere se ne vale la pena!
Alla prossima (spero!). x