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Autore: Adele_Herondale    12/05/2013    4 recensioni
"- Mi stai prendendo in giro Carstairs? Dai, chi è questa misteriosa donna del tuo passato che ti dà tanta pena ricordare? – lo canzonò Will. Ma Jem non alzò lo sguardo né ricambiò il sorriso. – Jem?
Nessuna risposta."
Ambientata appena prima di Clockwork Angel, contiene leggero spoiler per Clockwork Prince.
RECENSITE se vi va :) le recensioni mi servono per migliorare!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: William Herondale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 The Same Curse_____________

   
 
- La prossima volta ricordati di renderti invisibile, Will – disse James Carstairs al suo Parabatai, in un tono più divertito che di rimprovero. William Herondale si limitò a stringersi nelle spalle e ridacchiare sommessamente, sfilandosi la redingote che copriva la tenuta da combattimento. – Come potrei mai privare così tante belle giovani di una tale visione? E tuttavia, – disse Will, e con un gesto teatrale si levò il cappello a cilindro, descrivendo un ampio arco con il braccio - "Non accetterà mai l’assedio di parole amorose, né sosterrà l’attacco di occhi audaci, né aprirà il suo grembo.."—*
- Giulietta? non ti sembra un po’ esagerato, Will? – scherzò James, guardando divertito l’amico, che sembrava, così interrotto nel bel mezzo di un verso, pietrificato con le mani a mezz’aria come se avesse guardato Medusa negli occhi.
- In effetti, James,- si riprese il Nephilim, sfilandosi con dramma i guanti e varcando la porta del soggiorno dell’Istituto – Non mi si addice molto "né aprirà il suo grembo all’oro seduttore di santi" *, perché se fossi donna, lo accetterei eccome, l’oro dei santi. – dichiarò con un ghigno Will, avvicinandosi al fuoco ormai con indosso solo la tenuta da combattimento e senza stivali.
- Se tu fossi donna, saresti una delle donne più dissolute d’Inghilterra- James scivolò su una grande poltrona accanto al camino, improvvisamente consapevole della spossatezza che gli intorpidiva le membra. Sperò con tutto il cuore che i suoi occhi non fossero chiari e vacui come sapeva diventassero quando la droga si esauriva nelle sue vene. Cercò di non dare a vedere la sua ansia e si concentrò sull’amico. Gli occhi di Will fissavano il fuoco, che si rispecchiava scintillando nel loro azzurro, incorniciato dalle lunghe ciglia nere e il viso rosso per il freddo  – Sarei una prostituta. E i pittori farebbero a gara per ritrarmi – concordò William, senza girarsi.
- Comunque, mia Giulietta – Jem ignorò lo sguardo truce dell’altro, mostrandogli invece un sorriso cordiale – la prossima volta che usciamo, io eviterei di flirtare con mezza Fleet Street e farci sfuggire il bersaglio.
- E' forse gelosia questa? - ribattè Will, ridendo -Ma ovviamente non hai pensato, mio modesto e ottuso amico, che magari quel trionfo di bellezza inglese stesse puntando te?
- Detto così fa pensare a cani che puntano la preda.
- Appunto – Insistette Will, e nel dirlo si passò una mano tra i capelli arricciati e ancora umidi per la pioggia.
- Raccapricciante, Will. – Esordì Jem, massaggiandosi le tempie, i gomiti goffamente posati sui braccioli della poltrona.
- Giustamente tu ti sei risparmiato di ascoltare Jessie quando parla di “accalappiare” mariti. Io non sono riuscito a scamparla.
James fece una sorta di espressione di mal celato disgusto, al che William sorrise leggermente. Si abbandonò sulla chaise-longue in posizione scomposta, guardando l’amico con acceso interesse. Dopo un periodo di silenzio durante il quale William sembrò scegliere le parole, questo ruppe il silenzio: - Jem?
L’amico gli rivolse un sguardo fugace – mh?
- Non vorrei sembrare inopportuno—
- come se non lo fossi sempre – disse Jem, ma Will lo ignorò.
- Tu hai mai–effettivamente– baciato una ragazza–preferibilmente non per rianimarla– prima d’ora?
James restò di stucco. Si voltò completamente verso l’amico, e capì che era serio, e sinceramente curioso.
Il ragazzo si alzò in piedi e si appoggio alla mensola del camino – E tu? Chi è stata la prima ragazza, per William Herondale? – si sforzò di mantenere un tono leggero , ma si sentiva la gola secca e nello specchio davanti al camino vide il proprio viso bianco tingersi di rosso. Will non fece apparentemente caso al cambio di argomento, sebbene la bocca gli si fosse serrata in un leggero broncio. Sembrò pensarci un po’ su. Poi fece un ghigno e agitò una mano a mezz’aria, come se lanciasse quel ricordo verso Jem - Elisie Verlac!
- Una francese?
- Passionali, le francesi. Anche se Lucrezia Santacosta era una furia. –
Will colse lo sguardo perplesso di Jem su di lui, e aggiunse – Italiana – disse, come se bastasse questo per dire tutto. Sorrise, ma si rabbuiò non appena incontrò lo sguardo di Jem, rimasto immobile, le unghie conficcate nello schienale della poltrona su cui prima era stato seduto. E’ vero, non parlavano quasi mai seriamente di argomenti del genere, ma era davvero così imbarazzante per Jem? E se il suo primo bacio fosse stato terribile?
Will aprì la bocca per chiederglielo ma fu interrotto dal rumore di passi affrettati in corridoio. La porta del soggiorno si spalancò e un visino magro si affacciò sul salotto.  Charlotte.
- Oh, siete tornati! – esclamò la donna – Perdonatemi, ero nel laboratorio con Henry, lui…-si bloccò, perplessa – ho interrotto qualcosa?
Will capì che il suo tentativo di apparire il meno infastidito possibile dall’interruzione non era andato a buon fine. Fu Jem che, con un sorriso stanco ma cordiale, rassicurò Charlotte – Figurati, Charlotte. Will ed io stavamo parlando delle indagini. – mentì.
– Che sarebbero potute andare meglio, a dir la verità. – borbottò Will, scontroso.
Charlotte, che in quei giorni di relativa calma (l'abbondante nevicata aveva reso necessaria la cancellazione delle Riunioni con il Conclave) era tornata del suo colore naturale, meno sciupato e grigio per l’ansia, sembrò in un attimo riacquistare tutta la stanchezza che si era risparmiata, quando premendosi i palmi sulla fronte disse – Will, hai picchiato di nuovo un testimone? Non devi sempre percuotere qualcuno per ogni piccola indagine di furto—
- Come se fosse proibito. Gli Accordi non— cominciò Will, ma Jem di fermò accanto alla sua poltrona, e toccò la spalla dell’amico – Quello che Will intende dire,- disse stringendo un po’ troppo la presa sulla sua spalla - è che non c'è stata nessuna rissa, ma l’Ifrit che stavamo pedinando deve aver capito di essere seguito, e l’abbiamo perso nella calca.
Charlotte raddrizzò dunque la schiena, annuendo sollevata, sebbene pensierosa – Oh, beh.. Perché non portate le armi di sopra? Henry ed io…- colse lo sguardo divertito di Will – Beh, ne parleremo a cena! – fece, esasperata, e rivolgendo un’occhiata come a dire “occupatene tu” a James, lasciò la stanza in uno svolazzare di gonne scure.

Will vide Jem espirare e i suoi muscoli rilassarsi. Come mai era così teso? Will sospirò, raccolse gli stivali e le armi che aveva sparso per l’ingresso e fissò l’amico – Andiamo. – lo esortò.
Jem, che gli dava le spalle, stringeva una delle spade angeliche con tanta forza che le dita erano sbiancate, e sotto la pelle candida del braccio Will poté notare la mappa di vene blu risaltare come macchie d’inchiostro sulla carta. Si chiese quanta droga avesse preso Jem, e se fosse questo a renderlo così teso.  Jem scosse la testa in modo distratto, come per scacciare un pensiero, e rimise la lama nella cintura, per poi seguire l’amico verso la soffitta senza proferire parola.

L’armeria scintillava alla luce del sole morente che filtrava dalle finestre impolverate, le lame appese alle pareti riflettevano i raggi in spicchi rossi abbaglianti. Will si schiarì la voce, trafficando con le cinghie della tenuta da combattimento – Prima non mi hai risposto. – Disse a Jem, che nel frattempo sembrava molto concentrato sfilarsi i coltelli dalla cintura.
- Quando? – divagò Jem.
- Mi stai prendendo in giro Carstairs? - fece Will -Dai, chi è questa misteriosa donna del tuo passato che ti dà tanta pena ricordare? – . Ma Jem non alzò lo sguardo né ricambiò il sorriso. – Jem? –
Nessuna risposta.
Will si avvicinò piano, come se Jem fosse un animale ferito che non volesse spaventare. Quando gli fu abbastanza vicino da sentire il calore febbrile della sua pelle, gli posò una mano sulla spalla, esitando. Era fuori allenamento per quel tipo di attenzioni. Jem si scostò con una smorfia quasi sofferente, e Will indietreggiò di un passo. – James? – disse di nuovo. Questa volta Jem, lo sguardo basso sul pavimento e le mani aggrappate alla cornice di una delle alte finestre della sala, girò la testa nella sua direzione. Aveva l’aria più triste che Will gli avesse mai visto in volto. L’espressione d’infinito dolore nei suoi occhi argentei aveva qualcosa di… definitivo. Quando parlò, gli sembrò distante migliaia di miglia. – Non mi ha mai baciato nessuno. – disse – Il solo pensiero di poter farmi amare da qualcuno in quel modo è.. non è possibile.
- Perché? – chiese Will, pur avendo già capito cosa intendesse dire.
L’espressione di Jem era gelida e triste come una vetta solitaria perchè osserva la vita scorrere lenta ai suoi piedi, triste per la consapevolezza di non poterla condividere. Jem sospirò, e Will potè scommettere che gli tremasse la voce – Come potrei farlo? Costringere una persona ad amarmi, per poi vedermi morire tra quanto? Uno, due anni?
Era straziante vederlo in questo stato – tu.. non puoi dire questo, Jem. Non puoi abbandonare la speranza.
- L'ho già fatto, Will! Chi vorrebbe amarmi? Per chi varrebbe la pena?
- Io... - esitò Will.
- Cosa? - disse con voce roca -Ti dispiace che io stia morendo? Che io ti invidi, perché puoi essere amato e amare, senza sentirti in colpa? Anche a me dispiace! Se io..- si interruppe bruscamente, scosso da un attacco di tosse, che lo fece cadere in ginocchio. Will si sedette accanto a lui, offrendogli il suo corpo per non crollare a terra.  Quando Jem si riprese, era ansimante – shh - bisbigliò Will- no, non è vero, James.
L’amico alzò gli occhi, ora di un bianco ghiaccio, in quelli azzurri di Will – Cosa?
- Carpe diem – Disse Will – Tu puoi amare, essere amato e vivere più intensamente di chiunque altro, perché ogni secondo per te è più importante. - esitò - Io posso amare, è vero, ma non posso essere amato.
Con sua grande sorpresa, Jem non gli chiese spiegazioni, non gli fece alcuna domanda. Ma semplicemente pianse, in silenzio, davanti al suo amico. Com’era simile il loro destino, pensò Will. Entrambi destinati in qualche modo a soffrire per amore. Soffrire e morire per esso. Condividevano la stessa maledizione.
 Will gli afferrò delicatamente il mento, sollevando il viso dell’amico verso il suo. Le labbra di Jem risaltavano rosse del sangue, e ricordarono a Will una rosa sulla neve. Da così poca distanza, vide come tra i capelli argentati ne rimaneva ancora qualcuno nero, come ricordi sbiaditi in un dipinto rovinato dal tempo. Will si chinò lentamente sul viso pallido dell’amico, e si baciarono.
La bocca di Jem sapeva di sangue, d’un sapore dolciastro che Will sospettò fosse dovuto alla droga, e di sale. Gli prese il volto umido per le lacrime tra le mani, e premette forte le labbra sulle sue. Will sussultò quando Jem lo circondò con le braccia, affondandogli una mano nei folti capelli corvini. Will sentì il cuore di Jem battere all’altezza della gola, sotto le sue dita, e lo sentì gemere di sorpresa quando, lasciando le sue labbra, andò a baciarlo proprio in quel punto, mentre le mani scendevano sulla sua schiena ancora fasciata dal cuoio della tenuta da combattimento.
Jem si divincolò dalla presa dell’altro, che, in un misto di delusione e confusione, si allontanò per guardarlo negli occhi. Ma prima che potesse dire qualcosa, Jem si abbandonò nuovamente sulle sue labbra, in una serie di brevi baci disperati. Will, spiazzato, quasi cadde all’indietro, e dovette posarsi sui gomiti per non cadere. Sentì il corpo flessuoso e leggero di Jem contro il suo, e si sorprese di quanto gli sembrasse familiare. I muscoli definiti, il corpo snello e forte, le mani affusolate e aggraziate da musicista, i capelli morbidi al tocco come li aveva immaginati. Jem si sentiva allo stesso modo. Capì che in quello che stava facendo non era sbagliato, e se lo era, non gli importava. Perché Will era l'unica persona che era davvero sicuro di amare, e non avrebbe potuto immaginare un primo bacio con un'altra.  
Jem strinse Will a sé, i due corpi che combaciavano perfettamente l'uno contro l'altro. Will si tirò a sedere, e quando lo fece, non si accorse di essere contro la parete, e batté forte la testa. Sentì Jem ridere sommessamente contro le sue labbra, e le sue dita afferrarlo dietro il collo. Will gli fece scivolare le dita dalle spalle alla schiena, e lo strinse a sé, appoggiando la fronte contro la sua.
–Ci sarò sempre per te, James Carstairs – disse, e Jem l’abbracciò come se non volesse più lasciarlo andare.






*versi tratti da "Romeo e Giulietta", W. Shakespeare. 

  
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