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Autore: taisa    30/11/2007    4 recensioni
Piccola riflessione di Roy quando si trova in ospedale dopo lo scontro con Lust.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L

L’AMBIZIONE DI UNO STUPIDO

*

“Mi abbandoni signore! Mi lasci qui!” aveva gridato il sottotenente Jean Havoc osservando il volto del suo superiore.

Lo aveva guardato negli occhi, aveva stretto tra le sue dita la tunica da ospedale che il colonnello Roy Mustang indossava.

Mentre lui, il suo comandante, si limitava a fissarlo con gli occhi di chi sentiva di perdere una parte del suo, insostituibile, gruppo.

E già uno ne aveva perso, il colonnello Mustang, uno di quei soldati che lo avevano sostenuto fino a quel giorno.

Voglio vedere sin dove i tuoi immaturi ideali cambieranno il paese che ha costruito King Bradley, colui che non ha paura neanche di Dio” gli aveva sussurrato Maes Hughes in quel modo un po’ burlone che aveva di promettergli le cose.

Non lo avrebbe mai visto.

Hughes lo aveva abbandonato ben prima che l’immaturità dell’alchimista di fuoco giungesse tanto in alto da realizzare ciò che lui stesso aveva definito un “ideale”.

Il tenente colonnello Hughes, anzi no… il generale di brigata Hughes era solo riuscito a far piovere in un giorno di sole.

E Roy Mustang ancora lo malediceva per essersi beccato quella pallottola che lo aveva portato ad incidere il suo nome su una lastra di pietra.

Roy Mustang era uno stupido, e lui stesso era disposto ad ammetterlo.

Non ne avrebbe abbandonato un altro, non gli avrebbe permesso di marcire in un letto d’ospedale, né gli avrebbe permesso di passare la sua esistenza dietro ad una scrivania di legno, costretto a farsi per amico un telefono.

Havoc era uno dei suoi migliori soldati… un soldato, questo e null’altro.

Quando gli occhi del colonnello si posarono sul suo sottoposto lo guardò con quella freddezza che era solo apparenza, perché dentro di sé, l’alchimista di fuoco, bruciava.

“Tutti se ne vanno prima di me! M***a! Non lascerò che tu muoia prima di me! Havoc!” aveva urlato al vento osservando il sottotenente riverso nel suo stesso sangue, incurante del rivolo rosso che stava sgorgando dal suo fianco, perché di esso non gl’importava nulla.

Bruciare era la cosa che meglio gli riusciva, e fu ciò che fece, Roy si ustionò la ferita, così come quelle del suo sottoposto.

Non gli bastava avergli salvato la vita, era un suo soldato, e come tale lo voleva.

Ai suoi comandi.

“Io vado avanti. Resterò ad aspettarti in cima stabilì l’alchimista immaturo e dagli ideali di uno stupido.

Roy Mustang era uno stupido, e questo lo sapevano tutti.

Eppure, di stupidi, ne esistono di diversi tipi e il colonnello era del tipo ingenuo, o quantomeno era ciò che fingeva di essere.

“Secondo me non è male che in questo mondo ci sia almeno uno stupido come lui” così aveva risposto il tenente Riza Hawkeye alle imprecazioni di un sottoposto che uno stupido non aveva ancora rinunciato ad aiutare.

Così come, quello stesso stupido, non aveva mai rinunciato ad aiutare quel bambino seduto su una sedia a rotelle, menomato e dallo sguardo fisso sul pavimento sottostante, “Io ho visto in lui occhi che bruciavano come il fuoco!” fu la descrizione che il colonnello diede di lui dopo averlo incontrato la prima volta.

E quegli occhi d’oro, Roy, non aveva mai smesso di vederli bruciare, e mai, a modo suo, avrebbe permesso che le fiamme si disperdessero.

Forse, Edward Elric era stupido quanto lui.

Eppure lì, su quel cestino di un ospedale, era seduto uno stupido che ancora si domandava fin dove la sua ambizione lo avrebbe portato.

L’eroe di Ishbar osservava i suoi piedi con una smorfia di dolore chiedendosi quanti ancora avrebbe dovuto perderne.

Quanti altri visi senza un nome si sarebbero spenti ai suoi piedi, inconsapevoli di pestare tante vite umane.

Molte ne aveva spezzate la sua alchimia, “Maestro. Io credo che ci sia un legame tra la gente e l’esercito, e penso che l’alchimia possa essere utile a entrambi” parole di un uomo che ancora non sa cosa sia una guerra.

L’avrebbe presto scoperto, quel giovane dagli occhi neri e dallo sguardo determinato.

Quegli stessi occhi che presto sarebbero stati paragonati a quelli di un assassino.

Perché anche a questo portava, l’essere uno stupido.

“Volente o nolente può solo farsene una ragione e andare avanti…non è così, FullMetal?” era stato lui stesso a pronunciare questa frase, l’aveva detta in una giornata piovosa.

In una di quelle che lo facevano sentire tanto inutile.

Una di quelle che facevano sembrare i suoi ideali tanto lontano ed irraggiungibili.

“Siamo soltanto dei minuscoli esseri umani…” si era sentito rispondere dal ragazzino dagli occhi dorati che aveva fin troppo presto scoperto la crudeltà della vita.

Roy Mustang lo sapeva bene questo, lo aveva capito a Ishbar, mentre tutti lo chiamavano eroe lui sapeva di essere solo spazzatura.

Una delle vite umane che qualche suo superiore avrebbe calpestato senza neanche accorgersene, “Ma anche la spazzatura ha il suo orgoglio” e di questo era convinto.

Un altro dei suoi immaturi ideali che lo avevano portato dove si trovava.

Voleva diventare un alchimista di stato per aiutare la gente, aveva finito per ucciderla, sterminarla.

“Diversamente dalle armi bianche, un’arma da fuoco non ti lascia la sensazione di aver ucciso qualcuno con le tue mani” ecco un’altra persona stupida.

Un inganno, e Riza lo sapeva bene quando pronunciava a sé stessa e agli altri quelle parole.

Lo ricordava quel giorno, il colonnello Mustang, si ricordava della donna che si presentò davanti alla sua scrivania con indosso la divisa dell’esercito mostrandosi a lui come un qualsiasi soldato.

La stessa donna che gli aveva chiesto un favore, “Voglio che bruci la mia schiena con le sue fiamme” l’aveva implorato, per tornare ad essere una persona qualunque.

Persona che non poteva essere, perché ciò che si portava sulla schiena era ben più di un peso simbolico, era il simbolo di un’alchimia con la quale Mustang si era guadagnato il titolo di alchimista di fuoco.

“Mi seguirai?” aveva infine chiesto Roy intravedendo nella figlia del suo maestro un altro valido soldato.

I rumori di passi interruppero i suoi pensieri.

Non alzò il capo, Roy Mustang, attese che la donna dai capelli dorati gli fu abbastanza vicino “La ferita rischia di riaprirsi. Faccia attenzione, non si sforzi troppo” gli raccomandò con aria preoccupata.

Roy aveva ancora gli occhi chiusi in una smorfia quando le ordinò “Portami la mia uniforme” le bruciature sul suo corpo non erano nulla di grave in confronto all’eventuale perdita di un altro valido elemento.

Ciononostante, lui, doveva andare avanti.

*

“Per quanto ancora intendi essere uno stupido Roy Mustang?”

“Fino a quando arriverò in cima

*

Esistono diversi tipi di stupidi.

Roy Mustang era del tipo ambizioso.

*

FINE

*

*

Storia scritta per il contest di FullMetal Alchemist indetto su Writers Arena

Tutti i dialoghi in corsivo sono copiate alla pari dal manga.

  
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