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Autore: raimbowcomet    12/05/2013    4 recensioni
"Si chiuse in un mutismo ostentato, cercando di capire come fosse realmente il ragazzo sedutole accanto. Le faceva scoppiare il cervello, ogni volta che pensava di averlo compreso ecco che spuntava fuori un nuovo indizio e mandava in fumo la precedente ipotesi.
Bello e dannato? Un po'.
Cinico e menefreghista? Leggermente.
Dolce e sensibile? Affatto.
Oppure si?
Alessandro le si avvicinò e le sussurrò all'orecchio una frase che non si sarebbe mai dimenticata:
-Dovresti imparare a conoscere prima di giudicare sai Lavinia? E' sintomo di stoltezza non dare possibilità alle persone di rivelare la loro vera natura. Per iniziare potresti conoscere me, naturally if you want, baby."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note a fine capitolo, spero che questo capitolo vi soddisfi come soddisfa me.






"Just give me a reason, just a little bit's enough,

just a second we're not broken just bent,
and we can learn to love again."











Lavinia aveva sempre pensato che fare sogni ad occhi aperti in classe e scarabocchiare i libri scolastici con stupide frasi di canzoni fossero cose per ragazzine da film americani, ma si era dovuta ricredere facilmente perchè ne era diventata davvero il prototipo perfetto. Passava ore ed ore a sospirare e a battere ripetutamente la punta della matita sul banco, incurante degli sguardi scocciati dei professori e di quelli preoccupati di Noemi.
Non ce la faceva proprio ad ascoltare discorsi riguardo Lucrezio o Sant'Agostino o, ancora peggio, seguire i processi matematici spiegati  da La Fratta. Era più forte di lei.
La sua mente era completamente rivolta ad un certo ragazzo dell'altra sezione e non riusciva a trovare una ragione valida per non pensare a lui.
Chissà cosa stava facendo. E con chi lo stava facendo.
Avrebbe dovuto smetterla, lo sapeva, ma era troppo tardi.
Se ne era innamorata, e una come lei, che difficilmente si lasciava andare, una volta riconosciuti i suoi sentimenti li viveva appieno, che fossero ricambiati o no. Per questo era corrosa dalla gelosia ogni volta che lo incrociava in corridoio e lo vedeva parlare con una sua compagna di classe, mentre lei abbassava gli occhi e desiderava scomparire il più velocemente possibile. Non aveva problemi ad ammettere che fosse gelosa. Odiava sapere che solo con lei era freddo, che solo con lei non parlava e non aveva intenzione di farlo.
Poteva però biasimarlo? No, affatto.
Era stata tutta colpa sua, era stata lei a costringerlo a comportarsi così; anche se inutilmente aveva provato a rimediare e lui l'aveva respinta. Giusto. Non poteva sperare di cavarsela con uno 'scusa' e un sorriso di circostanza, avrebbe dovuto trovare qualcosa per dimostrare il suo pentimento e il suo interesse, ma se ne sarebbe occupata poi. Ora doveva assecondare la sua vicina che le stava chiedendo incessantemente da diversi minuti di accompagnarla a prendere il caffè.
-Dai Vì, per favore!- tentò di convincerla: non ce la faceva più a vederla così passiva, essendo fermamente convinta che quella sofferenza era davvero inutile, visti i soggetti.
-No Emi, non insistere.- la bionda sospirò nuovamente e si massaggiò le tempie, percependo i postumi dell'ennesima notte in bianco.
-Su! Hai bisogno anche tu di una bella dose di caffeina, lo vedo.- la prese e la sollevò di peso, mettendole in mano cinquanta centesimi e spingendola leggermente verso la porta.
-Va bene, va bene. Smettila di spingere, per la miseria.- la riprese sbuffando e passandosi una mano tra i capelli, per dar loro una parvenza di ordine.- Sei terribile.
-Lo so,- sorrise la sua amica- è per questo che mi vuoi bene.- le disse sbattendo in modo plateale le ciglia e sorridendo come una bambina. Lavinia scosse la testa e si incamminò lungo il corridoio, guardandosi intorno.
Ed eccolo lì, vicino al termosifone a parlare con gli amici, con in mano il bicchierino del caffè, mentre rideva e scherzava come se nulla fosse accaduto, come se nulla lo avesse toccato, come se lei non fosse neanche esistita nella sua vita.

Forse si faceva troppi problemi.
Forse lei gli piaceva ma nulla più.
Forse aveva già voltato pagina.
Forse già faceva l'idiota con qualche altra ragazza.
A guardarlo in quel momento, Lavinia poteva anche eliminare tutti i 'forse', visto che sembrava così a suo agio da farle venire voglia di correre in bagno disperata e piangere fino al giorno dopo. Era lei quella nuova, era lei quella che si sarebbe trovata in difficoltà maggiori tra quei corridoi, lui era di casa. Merda.
Eppure non le importava, no di certo. Avrebbe trovato il modo per riscattarsi ad ogni costo, ne era sicura. Doveva solo prendere coraggio e il gioco era fatto.
Nonostante l'indifferenza di Alessandro, lei non poteva smettere di sperare.
Nella vita si fanno tanti errori, ma la vera vittoria è saperli riconoscere.
In quel momento, appoggiata alla macchinetta delle bevande, era riuscita a comprendere: era cambiata. Non sapeva se in meglio o in peggio, ma era cambiata.
Si stava sciogliendo sempre di più e desiderava l'affetto di una persona, cosa che prima di allora non le era mai capitato. Crescendo si cambia. Non era sempre un male, ci aveva riflettuto molto. Se adesso sentiva il bisogno incessante di attirare l'attenzione, o meglio, la sua attenzione, non poteva colpevolizzarsi: era naturale e giusto. L'unica cosa sbagliata però, era il metodo. Doveva imparare ad aprirsi e a fidarsi delle persone.
Sorrise senza accorgersene mentre Noemi le dava un colpo con il gomito:
-Vì! Sta arrivando Ale!- la informò concitatamente.
-Cosa? Ma che cazzo dici?- sgranò gli occhi e iniziò a respirare affannosamente.- Ne sei sicura?
-Sì! E sembra proprio agitato, sai?- rispose osservandolo con un sopracciglio alzato.
-Non ci credo... che devo fare? Oddio...
-Calmati,- la riprese- respira e vediamo cosa vuole.- la bionda annuì e si passò una mano sul collo, facendo finta di nulla e schiarendosi lievemente la gola.
Se prima la vicinanza di Catini la rendeva irritabile e scostante,
 adesso invece con la consapevolezza che sarebbe arrivato vicino a loro, il cuore aveva preso a batterle ad un ritmo forsennato e non sapeva come calmare il respiro che le era accellerato. I propri sentimenti giocavano un brutto scherzo.
Alessandro, da parte sua, non sapeva cosa avesse in mente. Stava andando da Noemi con una scusa qualsiasi, solo per guardare Lavinia da vicino. In realtà la mora l'aveva avvertito nei giorni passati che lei non era stata molto bene anche a causa sua, aveva cercato di fare da intermediario sperando di farlo cedere e di provocare qualche senso di colpa per spingere a parlarle.
C'era riuscita, quella serpe.
La sua Vì aveva provato a scusarsi ma lui l'aveva allontanata. Si era offeso e aveva voluto mantenersi su quella falsa riga per un po', convinto che avrebbe trovato il modo per risolvere la situazione. In realtà era arrivato solamente alla conclusione che potessero avere un semplice rapporto, senza gridarsi contro, anche se non era quello che in realtà desiderava. Quallo che desiderava veramente era facile immaginarlo.
Avrebbe voluto stringerla fra le sue braccia e non lasciarla più andare, riempirla di attenzioni e farla solo sua, ma non sapeva se ci sarebbe mai riuscito.
-Ehi Emi!- finto allegro, ovviamente. Cos'altro poteva fare?
-Ciao Ale!- sorrise allusiva, ben sapendo il fatto suo.- Quale buon vento?
Già, quale buon vento? Che minchia si inventava adesso?
-Emh... i-io... mi chiedevo se per caso avessi... un libro in più di filosofia, sì ecco.- scusa accettabile. Avevano lo stesso in entrambe le sezioni, non sarebbe sembrato sospetto.
-Veramente questa mattina l'ho dimenticato a casa, puoi prestargli il tuo, Vì?- sorrise angelica.
-Eh?- sbiancò quando i suoi occhi si puntarono in quelli di lui.
Così profondi, così scuri.
Da quando non riusciva ad ammirarli? Tanto, troppo.
Eppure, nonostante tutte le sue previsioni, anche lui non sembrava al massimo delle forze; appariva piuttosto sciupato e dallo sguardo triste. Che fosse per...?
Scacciò quel pensiero funesto e si affrettò a rispondere.
-Sì, certo. Tranquillo, v-vieni con me che te lo do.- tentò di sorridere nervosa mentre si muovevano per il corridoio entrambi a disagio. In silenzio, cercavano di abituarsi nuovamente alla presenza dell'altro, per scoprire poi, in segreto, che era come se non fosse passato neanche un minuto da quando camminavano scherzando e sperando in qualcosa di più, appena un mese prima.
'Chi scherza col fuoco prima o poi si brucia', dice un detto. Ne erano la prova vivente.
Ci avevano provato e si erano bruciati, nonostante fossero andati con calma. Lavinia non ne era convinta fino alla fine e se ne era accorta troppo tardi, semplice.
Come avrebbero fatto ora? Entrambi desideravano rompere il ghiaccio e semplicemente ricominciare da capo, ma non era possibile. Avrebbero dovuto imparare dai loro errori ed andare avanti, per cercare di costruire un rapporto solido e duraturo.
Il punto era, ci sarebbero riusciti? O le loro differenze li avrebbero pregiudicati, rendendo ogni sforzo vano?
Gli sguardi di tutti si puntarono su di loro non appena entrarono in aula, e Alessandro squadrò tutti con cipiglio sbruffone, alzando un sopracciglio e sfindandoli con lo sguardo a fare qualche battutina.  Che ci provassero, poi avrebbero assaggiato la sua furia.
-Grazie.- sussurrò quando la bionda gli consegnò il libro e le loro dita si sfiorarono impercettibilmente: come se una scossa avesse attraversato i loro corpi.
I loro sguardi saettarono l'uno verso l'altro e si incatenarono, non avendo altra scelta.
-Io...-fu sul punto di dire il ragazzo, ma la campanella di fine intervallo suonò e mise fine ad ogni possibile tentativo di conversazione. Segno del destino? Bhe, se ne sarebbe altamente fregato del destino, la sua vita era nelle sue mani.
-Dimmi.- rispose velocemente Lavinia. Se lui aveva trovato il coraggio di parlare, non poteva lasciarlo andare via così, per nessuna ragione al mondo; purtroppo però l'insegnante era appena entrata in aula, così Catini afferrò il libro e uscì dalla porta, mimandole l'atto dello scrivere sul cellulare.
Infatti passò l'ora restante a scambiarsi messaggi con lui su WhattsApp: aveva già controllato nei giorni passati che il suo nome le era comparso nell'elenco contatti e non aveva potuto fare a meno di constatare che finalmente il tanto atteso iPhone era arrivato.
La loro situazione cambiava così velocemente che le faceva venire il mal di testa, due secondi prima non si parlavano e due secondi dopo invece tentavano di chiarirsi, anche se avevano aspettato un bel po'. Erano proprio due adolescenti innamorati.


Scusa sono dovuto scappare in classe...


Non fa nulla tranquillo, solo mi chiedevo come mai ti sei deciso a parlarmi.


Volevo solo chiarire, e ho riflettuto più volte sul fatto che non devi sentirti a disagio con me, cioè, forse sono stato troppo avventato...


O forse sono stata io troppo stupida... ancora non mi sono scusata abbastanza, non avrei dovuto mentirti.


E Lavinia intanto prendeva il coraggio a due mani e sputava il rospo, un po' perchè dietro uno schermo era più facile, un po' perchè non avrebbe voluto aspettare un altro secondo in più per metterlo a conoscenza di tutto. Non ne poteva più e non voleva lasciare spazio ad altri fraintendimenti, come spesso poteva capitare con quei mezzi di comunicazione.


No, hai ragione, non avresti dotuto, ma non mi devi niente tu, giusto? Sono un tuo amico (se ancora mi consideri così!) e come tale devo restare al mio posto, facendomi gli affari miei e accettando quello che vuoi dirmi e quello che vuoi tenermi nascosto :)


No! Non è questo! Te l'ho detto, è che non sono abituata ad aprirmi e volevo un po' di tempo, ma a quanto pare ho rovinato tutto... avrei dovuto fidarmi di te e invece non l'ho fatto, è tutta colpa mia, sono una stupida!


Non devi darti della stupida per farmi piacere.


Non lo sto dicendo per farti piacere, idiota, ci mancherebbe anche! Solo, ti sto dicendo che ho sbagliato, quindi apprezza prima che ritiri tutto!


Ci mancherebbe signorina ;) però vorrei chiarire faccia a faccia, si può? Credo che ancora non ci siamo detti tutto e queste parole taciute non ci fanno bene.


Così scrisse Alessandro, ben sapendo a ciò che andava in contro. Aveva una folle paura di quello che gli avrebbe detto, del rapporto che praticamente poteva essere troncato in ogni minuto e del fatto che gli avrebbe detto una volta per tutte che non lo voleva.
Anche se ogni singolo muscolo gli faceva male solo a pensare concetti del genere, non poteva tirarsi indietro: doveva affrontare una volta per tutte quella piaga e sarebbe andato avanti. Probabilmente con il cuore a pezzi, ma non poteva continuare così. Lavinia acconsentì e lui sospirò posando la testa sul banco, consapevole che quella chiacchierata avrebbe cambiato la sua giornata, se non la sua vita.

**

La ragazza camminava ansiosamente per la strada, cercando di organizzare mentalmente le idee per decidere come prendere la situazione. Cosa doveva fare? Come doveva comportarsi?
Alessandro le aveva chiesto di incontrarsi al parco a due isolati da casa alle sei e lei era uscita di casa alle quattro e mezza. Fanculo lo studio! Era proprio il suo ultimo pensiero.
Il telefono le squillò e sobbalzò istantaneamente, già con il fiato corto e lo afferrò con le mani sudate; fortunatamente era solo Noemi che voleva sapere cosa avrebbe fatto.
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 -Allora?- le strillò nell'orecchio eccitata.- E' arrivato?
-Ancora no. Sono io ad essere in anticipo...- sospirò agitata.
-Oh Vì sono così felice! Finalmente si sistemeranno le cose, vedrai.- la ragazza non ci credeva neanche un po', ma la speranza era l'ultima a morire. Si sarebbe limitata a fargli le scuse e ad esprimere i suoi sentimenti, lui l'avrebbe ascoltata e le avrebbe risposto che ormai era troppo tardi. Semplice.
Si, col cazzo.
Le veniva da piangere al solo pensiero ma non c'erano altri modi. Doveva farlo.
Le avevano sempre insegnato ad essere sincera e già troppe volte non lo era stata, bisognava farla veramente finita, perchè non si riconosceva più. Era cambiata e voleva iniziare a fare le cose per bene.
-Lo spero davvero Memi, lo spero davvero.- disse chiamandola con il nomignolo terribile che le aveva affibbiato qualche settimana prima. La sua amica lo adorava, strano.
-Ma su, anima!- facile dirlo, per lei.
-Mh. Sono arrivata al parco.- la informò intanto, guardandosi intorno.
-Ecco brava, mettiti seduta e fai un bel respiro!
-Va bene, va bene.- la assecondò cercando di rilassarsi.
Continuarono a parlare per un tempo indefinito, la bionda esprimendo le proprie paure e la mora cercando di consolarla, senza riuscirci. Ad un certo punto Noemi si fece triste:
-Io adesso devo andare tesoro, mi aspetta la parrucchiera, ma ci sentiamo questa sera, ti chiamo e mi dici ogni singola cosa eh! Bacione!- le promise e riattaccò. Ora non le restava nulla da fare se non aspettare che arrivasse Catini, perfetto. Non si era neanche accorta che ormai erano le sei, persa tra sfoghi e paure. Per questo, quando lui le spuntò dietro silenzioso, sobbalzò e spalancò gli occhi.
-Ehi, non volevo spaventarti.- sorrise leggermente.
Alessandro aveva passato un pomeriggio terribile: si era persino scritto un discorso e l'aveva provato davanti allo specchio, neanche fosse in un film. Voleva fosse perfetto. Voleva convincerla.
-Figurati, ti stavo aspettando.- lo rassicurò e si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-E' tanto che sei qui? Sono in ritardo? Scu...
-No.- lo interruppe.- calmati, se iniziamo ad essere agitati ora è la fine.- risero entrambi, imbarazzati.
-Punto per te, bionda.- ammise e sorrise sghembo, passandosi una mano tra i capelli e facendo mente locale: come avrebbe iniziato? Ora che si trovava lì non ne aveva la minima idea e rischiava di fare la figura dell'idiota ma era troppo tardi per tirarsi indietro. Aveva fatto una passeggiata a piedi nonostante il tempo fosse nuvoloso ed ora si sentiva infreddolito ed impaziente.
-Lo so, io vinco sempre.- si vantò, da brava snobbetta. In realtà si sentiva molto tesa e cercava di mascherarlo in quel modo, neanche dovesse operarsi o farsi prelevare un litro di sangue.
Ne aveva passate di peggiori, ma quando si è adolescenti ed inesperti le pene d'amore sembrano problemi insormontabili. E' buffo, perchè poi da adulti ci si ripensa e si ride, ammettendo l'imbranatezza e la timidezza.
-Già, sempre.- scosse la testa, come per scacciare un brutto pensiero e la guardò negli occhi.
Quelli occhi che aveva imparato a conoscere e ad adorare, non avevano più segreti per lui.
-Lavinia- iniziò- siamo qui per cercare di chiarirci, giusto? Ebbene, non cerchiamo di prendere tempo e facciamola finita, rimandare non serve più adesso.- fece, forse un po' più brusco del necessario.
La ragazza capì male e subito percepì un fuoco incendiarla dentro, portando a galla il suo lato battagliero e insolente. Come si permetteva? Come se fosse stata lei ad evitarlo per tutto quel tempo!
-Cosa? Speri di cavartela con poco e poi di tornare a casa come se nulla fosse? Mi sembra ovvio,- sbuffò ironica- tanto cosa cambia a te?
-Non spero di cavarmela con poco! Piuttosto spero che non sorgano discussioni inutili!
-Inutili? Se sorgono vuol dire che servono, scemo!- si stava proprio incazzando, cosa l'aveva chiamata a fare allora? Credeva di potersi presentare, dirle che si era sbagliato e tornarsene a casa?
-Ecco, lo vedi che parti con gli insulti? Calmati!- provò a dire, ma fu interrotto.
-No che non mi calmo e ti insulto perchè sei un'idiota!- strillò alzandosi, mentre calde lacrime prendevano a rigarle le guance. Si era ripromessa di non piangere, ma ultimamente faceva sempre l'opposto di quello che pensava, dannazione. Voleva sembrare forte e coraggiosa ma sapeva che in realtà non era affatto così. Aveva capito di voler qualcuno che la consolasse e vezzeggiasse, che la facesse sentire protetta e che le dicesse che insieme avrebbero affrontato ogni cosa.
Voleva che fosse lui quel qualcuno, ma ogni secondo che passava comprendeva che le sue speranze erano superflue e impossibili. Strinse forte i pugni e conficcò le unghie nei palmi, cercando di trattenere le lacrime, altrimenti sarebbe diventata un panda.
-Meglio idiota che bugiardo!- alzò la voce anche lui e le si mise di fronte, fissandola rabbioso- Credi che sia stato facile per me scoprire che mi avevi mentito?
-Era una piccola omissione!- alzò gli occhi al cielo e calmò il tremore delle gambe, provando a riparare.
-Non mi interessa Lavinia, non mi interessa di che cazzo di bugia si tratta!- alzò un braccio verso il cielo scuro e denso di nubi, come a volerlo indicare, come a voler chiedere il parere di qualcuno di invisibile.- E' il fatto che è alla base che non va bene! Io mi sono fidato di te cazzo, lo capisci? Invece tu no!- lei aveva soltanto finto di affezionarsi e gli aveva fatto capire che non meritava neanche la verità.
-Perchè devi farne una tragedia? Ti ho già detto che non stiamo insieme e non sono obbligata a dirti tutto!- perfetto, stava sbagliando ancora. Per messaggio si erano detti determinate cose e ancora una volta si strillavano contro quando si trovavano faccia a faccia, era più forte di loro. Erano entrambi arrivati al parco con il volere di sistemare ogni cosa e stavano nuovamente mandando a puttane tutto.
-Si tratta di questo quindi? E' perchè non stiamo insieme che pensi di potermi trattare come vuoi? Come se fossi il tuo giocattolino? Sai, di solito sono gli uomini che si comportano così, e voi ragazze vi lamentate piangendo, nel nostro caso invece è il contrario!- fece sprezzante. Erano sempre stati una coppia, se si poteva usare quel termine, strana, ma adesso si sfiorava il ridicolo.
-Non mi paragonare ad una stupida oca che gioca con le persone! Io non sono così, dovresti saperlo!- rispose offesa, mentre nascevano nuove lacrime di indignazione.
-Dovrei saperlo? Sul serio? Perchè arrivati a questo punto, non sono più sicuro di sapere realmente chi sei, non sono più sicuro che tu sia la ragazza che ho conosciuto e che ho imparato ad apprezzare!- strillò roco, sbattendo un piede per terra. La sua voce era cresciuta parola dopo parola, arrivando ad attirare l'attenzione di alcune persone che stavano facendo jogging lì vicino, nonostante fosse un'area piuttosto appartata del parco. Fortunatamente stavano andando tutti a casa, visto che iniziavano a cadere le prime gocce di pioggia, ma a loro non interessava.
-Oh ma per favore!- ribattè acida la bionda- Parli proprio tu, che con i tuoi sbalzi d'umore me ne hai fatte passare di tutti i colori? Proprio tu che non sai quello che vuoi?
-Io non so quello che voglio?- le afferrò velocemente il polso e le impedì di voltarsi per andarsene.- Ne sei sicura? Io so perfettamente quello che voglio e ho tentato di fartelo capire, ma sei troppo stupida per capirlo!- stranamente, anche lui aveva gli occhi umidi. Non l'avrebbe mai ammesso con nessuno, ma il suo cuore si stava spezzando in quegli attimi. Aveva creduto seriamente che non sarebbe più riuscito ad amare nessuno dopo Sara ed invece, contro ogni aspettativa, c'era riuscito. Aveva trovato una persona che lo completava e per cui valeva la pena di lottare, ma non sapeva proprio come fare. Non ci era abituato e secondo dopo secondo, sembrava che a lei non importasse nulla. La voleva. La voleva disperatamente, ma certe volte non bastava, se il sentimento era a senso unico. In una relazione si è in due, punto fondamentale, e Lavinia evidentemente non voleva.
Sapeva che aveva detto 'basta' all'amore. Ma se dicevi 'basta' all'amore, cosa rimaneva poi?
-Penso che invece sia il contrario, sai?- sussurrò questa volta lei. Ne aveva fin sopra ai capelli delle loro urla, e anche se adorava la sua voce, la preferiva quando era bassa e dolce, non quando usava parole affilate come rasoi per ferirla.
-Non lo so più, Vì.- anche lui aveva abbandonato immediatamente i toni alti, per parlare a voce roca.- Non sono più sicuro di nulla.- sussurrò passandosi una mano nei capelli che iniziavano a bagnarsi: nessuno dei due aveva un ombrello e sarebbero dovuti correre a ripararsi, ma restarono a fissarsi per secondi interminabili, immobili come pietre.
-Cosa vuoi dire?- sibilò lei, tremando, non sapeva se per l'acqua che le trapassava i vestiti e le bagnava la schiena, o per quello che avrebbero potuto significare le parole di Alessandro. Ormai le lacrime si confondevano con le pioggia e in pochi secondi il silenzio fu rotto dal rumore dell'acqua che scendava incessante e copiosa.
-Voglio dire che penso sia meglio finirla qui, continua la tua vita con tranquillità e non pensare a me, sarà come se non fossi mai esistito...- scosse la testa sentendo il cuore sempre più pesante, insieme ai vestiti impregnati d'acqua. Le lasciò delicamente il polso, come se non riuscisse più a toccarla, come se il solo contatto fisico gli provocasse dolore e abbassò lo sguardo.
-E' questo quello che vuoi veramente?- domandò lei, con i capelli attaccati al volto e il trucco colato. Rabbrividì nuovamente e spostò il peso da una gamba all'altra.
No.
-Sì.- rispose Alessandro. Sperava di aver capito male. Nonostante lo avesse solo sussurrato e la forte pioggia coprisse ogni cosa, era sicura che non ci fossero fraintendimenti. Con il cuore che sembrava scoppiarle nel petto e rimbombare nella gola e nelle orecchie, tirò su con il naso, mentre il respiro le veniva meno. Lui si era girato e si stava lentamente incamminando verso l'uscita del parco, tentando ci coprirsi come poteva con il cappuccio del giaccone. Era dunque questa la fine del loro rapporto? O meglio, la fine di qualcosa mai iniziato.
No, non poteva essere.
Non poteva essersi ridotta in quello stato per poi rimanere con nulla in mano.
Non poteva lasciare che la sua unica possibilità di felicità le sfuggisse come una farfalla che vola lontana. Non poteva e non voleva.
Prese a correre a perdifiato per raggiungerlo, incurante delle conseguenze che le avrebbe portato quel gesto. Sapeva che probabilmente non sarebbe servito a nulla, che l'avrebbe respinta e che si sarebbe sentita ancora più umiliata, ma quando si è innamorati si fanno cose stupide e lei non era da meno.
Lo afferrò per la camicia e lo voltò velocemente, rischiando di cadere nel fango.
-E' quello che vuoi tu, brutto idiota, ma non è quello che voglio io!- urlò a squarciagola, mentre la pioggia non le permetteva di vedere e respirare bene. Non le importava, ormai era fatta.
Alessandro spalancò gli occhi incredulo e se la ritrovò attaccata al torace, mentre lo tempestava di spinte e di parole dure:
-Voglio poter essere una coppia, sai? Voglio andare in giro mano nella mano, e non sembrare una razza di disadattata in imbarazzo al tuo fianco! Voglio poter essere sicura dei tuoi sentimenti per me, perchè onestamente, razza di imbecille, non ho la più pallida idea di quello che provi nei miei confronti! Voglio poter urlare al mondo che ti amo, senza avere la paura di essere rifiutata!- la voce le venne a mancare mano a mano che andava avanti, e i colpi che tentava di dargli divenivano sempre più deboli ma nonostante tutto, non si era interrotta ed aveva sputato fuori tutto quello che la opprimeva e le impediva di andare avanti.- Ma tu non capisci, tu non mi vuoi!- pigolò disperata, attaccandosi a lui, terrorizzata dal fatto che la potesse respingere. Non voleva separarsi da lui.
Avrebbe trovato un modo di stargli per sempre accanto, anche se lui non la voleva.
Alessandro nel frattempo era come bloccato, come se il tempo si fosse cristallizzato e i suoi neuroni avessero cessato di funzionare tutti insieme. Non appena realizzò le parole della bionda, la avvolse tra le sue braccia e la strinse a se, facendole mancare il respiro. Non ci credeva!
Lei... Lei... Lei era innamorata di lui. Non... cioè... era...
-Non ti voglio, brutta scema?- le sussurrò all'orecchio piangendo mentre lei si stringeva ancora di più- Ma se sono innamorato pazzo di te quasi dal primo momento in cui ti ho vista.- rise con la voce che gli veniva meno. Non avrebbe mai ammesso con nessuno che aveva pianto, ma non poteva farne a meno in quell'istante: lei lo amava!
-Cosa?- alzò immediatamente il viso, incurante di tutto, e lo fissò negli occhi- Non è vero...- non ci credeva neanche un po' ma nonostante ciò non poteva impedire al suo cuore di battere ancora più velocemente e a quel pizzico di speranza rimasta di moltiplicarsi.
-Si che è vero, pensavo lo avessi capito e che semplicemente non mi volessi...- infilò il volto tra il suo collo e la spalla e ispirò forte, avvertendo il profumo di pioggia e di pesca, mentre lei lo stringeva ancora più forte, pronta a ridere istericamente.
-Siamo due coglioni, lo sai?- rise contro le lacrime e scosse la testa, incredula.
-Si, ma ora ci siamo trovati, e non ti lascerò andare per nessuna ragione al mondo.- sorrise leggermente e le prese il viso tra le mani, carezzandole dolcemente le guance e le labbra.
-Ti amo.- ammise guardandola fisso negli occhi- E scusa se ti ho fatto penare così tanto.
-Non fa nulla.- la bionda scosse impercettibilmente la testa, felice.- E sei fortunato, perchè ti amo anche io, nonostante tutto.
Sorrisero ancora una volta e avvicinarono tremanti i loro volti, per far incontrare finalmente le loro labbra. Dopo tutte le incomprensioni, tutti i litigi, tutti i momenti brutti e quelli belli, dopo le occhiate furtive e i sorrisi nascosti, finalmente potevano essere loro stessi. Potevano amarsi alla luce del sole e crescere insieme, far evolvere il loro rapporto senza problemi ulteriori.
Anche se per entrambi non era il primo bacio, era come se lo fosse.
Dapprima fecero scontrare delicatamente le labbra, non essendo ancora sicuri se quello fosse un sogno oppure la realtà, e successivamente iniziarono a prendere confidenza. Schiusero le bocche, facendo incontrare le loro lingue e assaporando i loro sapori, mordendosi le labbra e carezzandosi.
Image and video hosting by TinyPic-Sarebbe meglio trovare un posto dove ripararci però,- sorrise Alessandro- non vorrei che prendessimo una polmonite.
Lavinia annuì e si staccò, afferrandogli la mano e iniziando a correre verso l'uscita del parco; il ragazzo la condusse verso una vecchia cabina telefonica lì vicino e dopo averla fatto entrare, chiuse alle loro spalle la porta, respirando a pieni polmoni.
-Per la miseria, fortuna questa, già siamo fradici!- ammise tentando di strizzare la felpa.
-Direi che ce la siamo cercata, eh!- fece con il solito tono da sapientina la bionda.
-Siamo rimasti ad urlarci contro sotto la pioggia chissà per quanto...
-Già, ma ne è valsa la pena.- le mise le mani sui fianchi e l'attirò a sè, facendo nuovamente incontrare le loro bocche. Si baciarono a lungo, mai sazi.
-Quello che è fatto è fatto, ora è tempo di iniziare da capo.- disse mentre lei sorrideva e gli carezzava una guancia- Ce la possiamo fare, Vì.
-Sarà difficile, lo sai?- le prese il mento tra due dita e la costrinse a guardarlo:
-Non fa nulla, sei troppo importante per me, non posso lasciarti andare per nessuna ragione al mondo, non dopo tutto quello che abbiamo passato. Non siamo rotti, siamo solo piegati, possiamo amare.
Si strinsero, incapaci di proferire altro dopo quelle parole, e restarono così, colmi di amore e speranza.



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Bene, eccomi qui dopo cinque mesi di assenza.
Inizio con il dire che c'è stato un motivo (anzi, più di uno) ma vi basti sapere che non ho più a disposizione un mio pc e mi devo accontentare di un acer vecchio quanto il cucco solo il sabato e la domenica- quando mi va bene- e sono stata emarginata dal mondo virtuale per davvero tanto.
Ho messo un avviso sul mio gruppo ma mi è stato impossibile farlo qui, quindi scusate.
Ho perso il capitolo che avevo scritto e ho dovuto ricominciarlo completamente da capo e se ci sono altre autrici fra i miei lettori, spero sappiate quanto sia frustrante. Però piano piano mi sono rimessa di buono spirito e in due giorni ce l'ho fatta. Ho scritto di getto, non potendo più fare a meno di lasciare questa storia così fino a che non avessi trovato una soluzione. Questa è temporanea, ma finchè dura, bene. Non posso promettervi aggiornamenti regolari, perchè avrete capito che non è una situazione facile ma non vi abbandonerò del tutto. Ci sarò. A rilento, ma ci sarò ;)
Questo capitolo è esattamente come lo avevo immaginato e spero davvero sia di vostro gradimento, dopo 12 capitoli era questa la mia idea perfetta per questi due. La storia non è finita (come molti di voi si chiederanno giustamente) e anzi, ora arriva la mia parte preferita tutta pucci pucci (almeno per un po' emh emh u.u) e vedremo come si evolverà il loro rapporto di coppia :)
Chiedo scusa per eventuali errori se mi sono sfuggiti e mi ritiro nel mio angolino, sperando che qualcuno abbia ancora la voglia di lettere questa storia e di lasciare un parere magari.
Al prossimo capitolo care! (non dico a presto perchè sarebbe impossibile definire il mio 'presto' lol)
Un bacione, Athena xx

PS. frallosa, Sabri e Chiara: vi voglio bene tesore e vi ringrazio per il sostegno, nonostante tutto :*
   
 
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