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Autore: Hika86    12/05/2013    0 recensioni
Un nuovo studente si trasferisce al Johnny's Education Institute. Un tutor, una squadra di basket, cellulari rotti e basi musicali per un ambito premio di fine anno. Ma quale obiettivo comune può unire 5 adolescenti tanto diversi? [fic a DUE MANI: Reruchan e Hika86]
Genere: Comico, Commedia, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ninomiya Kazunari, di Katsushika a Tokyo, era un ragazzo che mai, per suo proprio svago, apriva altro libro all'infuori di una guida per videogiochi.
Nonostante questo, era un discreto studente con una media di voti sufficiente a non renderlo un alunno problematico. Inoltre era raramente assente (soprattutto perché la tecnologia che c'era a scuola non l'aveva a casa), eppure un giorno, senza preavviso, il gruppo entrò nell'aula audiovisivi e non lo trovò al suo posto.
«Sbaglio o qui manca qualcosa?» domandò Jun guardandosi intorno
«Il folletto dei computer» ridacchiò Aiba. «Magari è solo in ritardo. Oggi era in classe, no?» chiese girandosi verso Sho, che stava nella stessa sezione di Nino
«Bah, non saprei» rispose stringendosi nelle spalle. «Non ho la tendenza a preoccuparmi delle presenze altrui a lezione, però ora che mi ci fai pensare... no, oggi non c'era»
«Ma come!? Doveva portarci la base finale!» esclamò Masaki mettendosi le mani sulle guance e spalancando gli occhi
«Ragazzi!» esclamò un professore entrando nella sala
«Takada sensei, buongiorno» salutarono tutti (Ohno escluso)
«Avete notizie di Ninomiya kun? Sono cinque giorni che manca e la segreteria non riesce a contattare la famiglia» spiegò loro allarmato.
Tutti (Ohno incluso) si voltarono verso Sho, fissandolo interdetti:mancava da cinque giorni, non da uno! A quell'occhiata lui sollevò le spalle allargando le braccia. «Ve l'ho detto che non mi preoccupo degli altri!» si giustificò
«Ho notato che ultimamente Ninomiya kun si era fatto degli amici e ho saputo che si è iscritto al concorso con voi, quindi speravo sapeste qualcosa. Siamo molto preoccupati»
«Se quel cerebroleso non ne sa niente, si figuri noi che siamo in una sezione diversa» rispose Jun
«Cerebro... ehi!» fece per ribattere Sho
«OHMMIODDIO!» esclamò Aiba con gli occhi spalancati, realizzando in ritardo quello che era stato detto. «Significa che Nino chan è scomparso da cinque giorni e nessuno ne sa niente!?» domandò cominciando ad agitarsi
«E' quello che ti ha appena detto» gli fece Ohno con uno sbadiglio
«Era una domanda retorica!» gli fece notare Masaki. «Potrebbe essere stato rapito dagli alieni oppure essere stato esposto ad agenti chimici ed essersi trasformato in un mutante a cinque teste»
«Ma come funziona il tuo cervello? Come ti vengono in mente certe idiozie?» sospirò Jun
«Non hai visto X-files?»
«Guardo solo Heroes»
«Visto che siete suoi amici, perché non andate a casa sua a vedere come sta? Vado a prendervi l'indirizzo dai registri se non ce l'avete» propose il professore.
Dopo la scuola Satoshi avrebbe preferito tornarsene a casa a fare compagnia a se stesso, invece venne costretto a seguire il gruppo fino a casa di Nino. Lì ad accoglierli trovarono solo un uomo in una casa silenziosa.
«Salve, siamo amici di Kazunari» salutò Jun quando questi aprì la porta e squadrò la banda di adolescenti che gli era arrivata all'entrata. «A scuola dicono che manca da alcuni giorni e non riescono a contattarlo»
«Buffo, pensavo che la parola "amici" non sarebbe mai comparsa della stessa frase col nome di mio figlio» commentò questi incrociando le braccia senza accennare a farli entrare. «Comunque lui non abita più qui»
«Lo sapevo! Gli alieni!» esclamò Aiba che era stato costretto a mettersi dietro a tutti proprio perchè volevano evitare che sparasse idiozie in faccia alla gente.
«Come non abita più qui? E dov'è?» chiese Jun ignorando l'esclamazione alle sue spalle
«E' con quell'altra e con sua sorella... non mi riguarda più, tanto prima o poi divorzieremo ufficialmente» concluse l'uomo senza riuscire a nascondere la rabbia mentre parlava.
Fece per chiudere la porta, ma Sho vi posò la mano per bloccarlo. «Aspetti, avrà almeno un indirizzo, no? O se ne frega a tal punto?» lo accusò seriamente
«Persino un animale ha più senso paterno di lei» pronunciò d'improvviso Ohno rompendo il suo classico silenzio.
Il signore sulla soglia divenne livido di rabbia lanciando al ragazzo un'occhiata carica di odio, dopodiché si girò a rovistare in un mobiletto vicino all'ingresso e porse loro un foglietto. «Mi hanno dato solo questo. Prendetevelo e andatevene» pronunciò lapidario, con voce tremante nel tentativo di trattenersi dal litigare con dei ragazzini.
Per arrivare al nuovo appartamento di Nino dovettero riprendere il treno e cambiare zona. Nessuno di loro sapeva cosa commentare: non conoscevano molto bene Nino nè la sua situazione familiare, ma la questione sembrava seria e si chiedevano in che stato emotivo avrebbero trovato l'amico.
Rispetto alla zona della casa precedente, un villino bifamiliare, il nuovo quartiere era più modesto, con un'alta densità di popolazione e con molti palazzi alti non proprio di nuova costruzione. Però c'era molto verde e sembrava una zona animata.
Indovinarono subito il palazzo dato che davanti c'era parcheggiato un camion dei traslochi e Nino era lì vicino che tentava di scaricare un paio di scatoloni.
«Ninomiya san!» lo richiamò Sho mentre si avvicinavano
«Nino chaaaan!!» lo strillo di Aiba superò in altezza l'esclamazione di Sho e questi si girò proprio sentendosi richiamare a quel modo.
Masaki gli trottò incontro a braccia aperte. «Nino chan!» disse ancora abbracciandolo
«Ma che diavolo. Mollami, ho degli scatoloni tra le braccia!» protestò lui
«Abbraccio anche loro» propose Aiba e così fece
«Aiba chan, lascialo andare» cercò di convincerlo Jun
«Sei fastidiosamente appiccicoso» commentò Ohno
«Concordo» borbottò Nino, cercando di non farsi sfuggire le scatole dalle braccia. «Ma voi cosa ci fate qui?» domandò sbalordito
«A scuola ci hanno detto che non venivi a lezione da qualche giorno e non eri rintracciabile» gli spiegò Jun. «No, non guardare Sakurai san. Lui non si cura degli altri a quanto pare» aggiunse acido
«Non posso immaginare come ti senti, ma puoi contare su di me se sei triste» si propose Masaki mettendogli una mano sulla spalla
«Non sono triste» ribattè Nino
«Se hai bisogno di una spalla su cui piangere, io sono disponibile» aggiunse Jun mettendosi sul lato opposto
«E non devo piangere!» esclamò irritato. «Piuttosto, dato che siete qui e avete tanta voglia di rendevi utili» aggiunse con un sorrisino furbo. «Datemi una mano, su» e mollò le scatole tra le braccia di Aiba.
Scoprirono così che Nino era un pelandrone. Dopo il loro arrivo non spostò quasi niente e non trasportò nessuno scatolone su per le scale. Al massimo svuotò quelli con dentro gli oggetti più leggeri.
Aiba, Sho e Jun continuavano ad andare avanti e indietro dalla strada al terzo piano, aiutando la signora Ninomiya. Nel frattempo canticchiavano a bassa voce. «Perchè non dici nulla? Il tuo silenzio
E' carico di dolore e non vuoi dire
Che cosa ti tormenta. Non devi piangere da solo, parlane con noi
» cantavano facendo su e giù per le scale. «Perchè passano i giorni e non si sa
Che cosa c'è nel tuo cuore che non mostri?
Se ce lo dirai potremmo cominciare a camminare insieme
».
Ohno e Nino se ne stavano in disparte, principalmente a battere sulle sbarre della gabbietta del gerbillo di casa, ma anche Ohno, boffonchiava quella stessa canzone, ma si sentiva a malapena. «Quando lo vorrai Noi ti ascolterem
E' questo quello che fanno gli amici
Non hai bisogno di Gridare forte ma
Sussurra il tuo problema e poi vedrai
Che basterà quello per averci lì
»
«Mi sa che gli stai simpatico, Ohno san» fece Nino ridendo mentre l'animaletto afferrava il dito del ragazzo e lo annusava interessato: non si era accorto della canzone o fingeva di non averla sentita.
«E' amichevole» fece Satoshi smettendo di cantare. «Somiglia a qualcuno di mia conoscenza» osservò pensieroso
«Vero? Saranno quei dentini sporgenti» aggiunse Nino, ed entrambi si trovarono a ridacchiare accucciati nell'angolo.
«Insomma voi due! Volete dare una mano o no!?» gridò Jun che non riusciva a far passare un comodino dalla porta.
In quel momento uno strillo squarciò l'aria del vicinato. «KAZUNARI! Porta subito qui quel tuo culo flaccido!».
Nino spalancò gli occhi, impallidì e cominciò a sudare. «Di chi è questa voce paradisiaca?» fece Jun mentre cercava di girare il comodino di traverso
«Non è chiaro se sei ironico o meno» borbottò Satoshi
«E' mia sorella maggiore» rispose Nino alzandosi con poca voglia
«Uuuh! Sorella maggiore?» fece l'altro spalancando gli occhi con aria estasiata: mollò il comodino sul pianerottolo e si fiondò giù per le scale.
Vicino al camion e di fianco alla signora Ninomiya, c'era una giovane donna ben vestita, con i capelli stretti in una coda di cavallo e del trucco leggero. Quando Jun arrivò ai piedi delle scale rimase affascinato a contemplarla, senza accorgersi che anche Sho, che stava sbrogliando dei cavi, aveva avuto la sua stessa reazione.
«Kazunari! La mamma dice che i tuoi amici vi stanno aiutando, ma non ti ho ancora visto scendere a prendere qualcosa» disse lei in tono deciso, sovrastando il fratello in altezza. «Non starai evitando di faticare come al solito?»
«Hai notato anche tu?» bisbigliò Aiba accostandosi a Ohno che arrivava dietro a Jun. «La sorella lo supera di una spanna» ridacchiò
«Non ci vuole molto» commentò l'amico.
«Non pretenderai che io porti da sola il divano? O che lo faccia la mamma?» insisteva la ragazza
«Ci penso io!» si fece avanti Jun con un sorriso smagliante
«Anche io! Anche io! Sono un grande trasportatore di divani!» aggiunse Sho saltando giù dal camion.
Quella li squadrò da capo a piedi e addolcì il tono della voce. «Ma siete sicuri?» chiese con scrupolo verso gli estranei
«Lasci fare a noi» la rassicurò il primo
«Sono un grande trasportatore di divani!» insistette Sakurai
«Sì, sì lasciali fare» annuì Nino
«Almeno tu fagli strada» insistette lei verso il fratello, poi si voltò e riempì di scatoloni le braccia degli altri due.
I volontari presero il divano da una parte e dall'altra e sollevarono il mobile. Seguendo la voce di Nino, Sho cominciò a salire le scale di spalle, un gradino dopo l'altro. «A destra, a destra!» diceva lo scansafatiche dal pianerottolo, tenendo le braccia incrociate
«Ma destra dove? C'è il muro!» ribatteva Sho
«La mia destra»
«Appunto! La tua destra ha la parete!»
«Allora la tua sinistra!»
«Mi prendi per il culo!?» rimbombavano le loro urla su per le scale
«La piantate voi due? Questo coso pesa! Di cosa è fatto il tuo divano?» sbraitava Jun, che non era proprio un tipo muscoloso.
Lentamente arrivarono fino al secondo piano e mancava loro ancora una rampa di scale, ma erano sudati da far schifo e facevano loro male le mani. «Cosa tocca fare per le donne» borbottò Matsumoto
«E io come un'idiota a seguirti» borbottò Sho
«Vedi a fare lo sgargiante come vai a finire?» ridacchiò l'altro. «Spero che almeno ne valga la pena»
«Siete degli illusi se pensate che vi farò alzare anche solo un dito su mia sorella» mormorò Nino nell'orecchio di Sakurai: aveva sceso silenziosamente i gradini per raggiungerlo senza che se ne accorgesse.
Lui si spaventò e per la paura perse la presa sul divano. Tutto il peso gravò quindi sulle mani di Jun che fortunatamente non aveva ancora cominciato a salire i gradini, ma spinto dal divano si ritrovò schiacciato tra il muro del pianerottolo e il mobile, con un urlo di dolore.
«SHO!» strillò una volta a terra. «Grande trasportatori di divani di 'sto cazzo!» e fu solo l'inizio di una lunga lista di imprecazioni, cosa in cui era molto portato.
L'altro si affrettò a scendere alcuni gradini per recuperare il divano e sollevare Jun dal suo peso, nel frattempo Nino si ficcò le mani in tasca e li fissò dall'altro. «Umpf, fuori uno».

Dopo qualche ora di lavoro il gruppo si prese una pausa e la signora Ninomiya preparò del tè con dei dolcetti per tutti quanti. L'appartamento, dopo tanto lavoro, era stato riempito di tutti i mobili e di buona parte degli scatoloni che ora andavano solo svuotati e sistemati.
I cinque si erano messi in quella che sarebbe stata la camera di Nino: Satoshi girava la ruota nella gabbietta del gerbillo sul balcone per farlo correre più veloce, Aiba ballonzolava sul materasso del letto, mentre Jun leggeva i titoli della libreria mono-tematica e Sho aspettava di vedere tè e dolcetti arrivare dalla cucina.
Quando arrivò la merenda venne poggiata nel tavolinetto basso al centro della stanza e tutti vi si radunarono intorno. «La merenda dei campioni» fece Masaki soddisfatto.
Ognuno si servì e dopo qualche minuto tutti si resero conto che Nino era tranquillo e silenzioso da troppo tempo: osservava sconsolato la sua tazza e mangiava il dolcetto senza appetito.
Gli altri quattro si scambiarono un'occhiata, indecisi sul da farsi o su cosa dire, avendo intuito che il buon umore precedente era stato una finta. «Ho capito, ci penso io come al solito» borbottò Aiba finendo la sua merendina.
Diede una leggera spinta alla spalla dell'amico con la propria. «Cosa c'è che non va?»
«Il dolcetto fa schifo» gli rispose in un borbottio
«Davvero?» domandò Masaki allungando il braccio per prenderne uno uguale, ma Jun lo schiaffeggiò sulla mano e gli lanciò un'occhiataccia.
«Ce l'hai ancora con noi per tua sorella?» domandò Sho con aria colpevole
«Nah. E' troppo intelligente per filarsi uno di voi due» rispose il padrone di casa senza alzare gli occhi dalla tazza
«Sei ancora arrabbiato perchè non abbiamo sistemato le tue consolle come le volevi tu?» provò Jun. «Guarda che è questione di stile, in quel modo si vedono meno cavi» spiegò prima di allungare il braccio a colpire di nuovo Aiba: se sperava di approfittare di un suo momento di distrazione per arraffare un secondo dolce, poteva morire digiuno.
«Tanto quando ve ne andate le sposto» sbottò Nino stringendosi nelle spalle.
Dopo quella risposta cadde il silenzio. I tre amici si guardarono disperati non sapendo cos'altro dire per interpretare l'umore del ragazzo.
«Credo...» disse una voce rompendo la tranquillità della stanza.
Tutti quanti si girarono verso la finestra che dava sul balcone, dove Ohno spilluzzicava la sua merenda lanciando quale briciola al roditore nella gabbia.
«... che tuo padre sia un idiota» concluse dopo qualche secondo.
Ci fu di nuovo silenzio, l'affermazione di Satoshi sembrava un po' azzardata ed eccessiva detta da uno che non conosceva nulla della situazione della famiglia.
«Hai perfettamente ragione!» esclamò Nino con rabbia. Da quel momento in poi tutta la sua ira esplose con furore.
«Non lo so perdonar / pensavo sempre che / potessi contare / su di lui e invece
Ora no / non mi posso più fidare / me la dovrò cavare
Dovrò pensare io alla mia famiglia ormai
» cominciò a cantare abbassando la voce di un tono
«So time to go» lo incoraggiarono gli altri quattro
«Lui ci ha lasciato / Sono tutto solo» continuò con più durezza, incitato dal gruppo
«One way, no doubt» continuarono gli amici battendo il tempo con le mani sul tavolo
«A questo punto / Che significato ha avuto?» domandò accartocciando la confezione della merendina. «Che senso ha avuto avere un padre se ora sono solo? It's a moment of my life
E' tutto finito e non c'è più niente ormai / I can't believe
Devo farcela / So never end / Non posso mollare ora
Ma il mio legame con lui non c'è più / Lui non esiste più / Io non mi fido più
».
Dopo lo strano sfogo canterino, vennero a conoscenza del fatto che il rapporto tra lui e il padre aveva cominciato a logorarsi già da tempo e che si era inasprito quando i genitori avevano cominciato a parlare di divorzio: la persona che doveva essere per lui un esempio da emulare si era rivelata inaffidabile e Nino si era sentito tradito e abbandonato.
«Sai cosa penso?» intervenne Aiba pensieroso. «Che abbia sbagliato anche tu. Non puoi dare tutta la colpa a tuo padre, tu stesso hai detto di non avergli più voluto parlare, ma magari lui avrebbe voluto spiegarsi e tu invece non gli hai dato l'occasione» gli fece notare
«Io non voglio parlarci con quello lì. Non vuole affatto spiegarsi, urla e basta» borbottò Nino
«Forse perchè la separazione era vicina e lui era nervoso. Vai da lui tra qualche settimana, quando anche tu sarai più tranquillo, e provate a confrontarvi» suggerì
«E' un peccato rovinare così il rapporto col proprio padre» si intromise Sho.
L'amico lo fissò per un po', imbronciato e visivamente poco propenso ad accettare quella predica, poi sospirò e annuì mestamente. «Va bene, va bene. Farò un tentativo» cedette.

Ormai il sole stava calando ed era arrivata per tutti l'ora di tornare a casa.
Nino li accompagnò fino alla stazione e li ringraziò dell'aiuto che avevano dato, mettendo da parte per una volta la sua solita ironia.
«Comunque vedi di tornare a scuola la prossima settimana, dobbiamo cominciare a lavorare sulla tua base» gli disse Jun con un sorriso incoraggiante
«Avete ragione, dovevamo incontrarci oggi e io non c'ero. Mi spiace» fece Nino inchinandosi
«Non importa, non importa!» esclamò Aiba con allegria. «Però lunedì ci lavoriamo su»
«Tra l'altro, vorrei ricordarvi che il nostro gruppo non ha ancora un nome» fece notare Sho
«La banda del divano» propose Masaki su due piedi
«Fa schifo» disse immediatamente Nino. «Di solito si usano le iniziali dei nomi, no?»
«Oni sama ai?» ipotizzò Sho
«Scriviamolo col cuore! "Oni sama ♥"» propose Aiba ridendo
«Non parlava sul serio» sbottò Jun
«Sembra il nome di una setta satanica»* osservò Satoshi
«Non importa, abbiamo tempo per pensarci» scosse il capo Nino. «Ora sbrigatevi o perderete il treno».
I quattro amici lo salutarono e si diressero insieme ai tornelli. «Che cosa devo dire? Come si esprime la gratiTudine
Io proprio non lo so» cominciò a canticchiare riprendendo il motivetto che i ragazzi avevano usato mentre portavano su e giù mobili e scatoloni. «Avere degli amici per me è
Una cosa nuova, che devo far?
».
Ninomiya Kazunari li guardò allontanarsi e non riuscì a trattenere un sorriso sereno a guardare quel gruppetto strampalato di ragazzi che per la prima volta poteva definire "amici". «Se apro gli occhi so
Che nell'oscurità ora luce c'è E quelli siete voi
E' solo debolezza la mia, ma un giorno, sì
Saprò come camminare insieme con voi
».

FINE DEL SETTIMO CAPITOLO

Fanfiction written by

Hika86 & Reruchan

Original music by
Arashi
(My Girl & Calling)

Terrible lyric by
Hika86

* oni in giapponese sono i demoni


Saltellando sui confini della demenza: le autrici di confessano.
Z&R: Ooooooh *intenerite al leggere la fine*
Z: ho gli occhi appannati...
R: ooh, non piangere
Z: non sto piangendo, me li sto sgrattando e mò non ci vedo un fico. Che commento faresti a questo capitolo?
R: è stato un capitolo diciamo... *ride*... più serioso. Ma siccome le cose serie non ci vanno mai bene, dovevamo ficcarci dentro qualche cazzata
Z: Divani per esempio
R: e trasportatori di divani
Z: e CHE trasportatori di divani *ammicca*
R: accidOnti
Z: La smetti di aprirmi il braccio con la USB?
R: apriti sesam... APRITI ZUCCHINA!
Z: zucchina? ... ah perchè la mangi
R: non è che si mangia il sesamo ma sì... comunque, andiamo avanti. Secondo me Jun può essere un ottimo incentivo alla dieta
Z: "no che poi diventi ciccione"
R: e Jun non ti guarda più
Z: e non puoi più fare pilates con lui
Z&R: *ridono*
R: che tragedia!
Z: chiudiamo. Saluta gli amici a casa
R: ciAO *misto a sbadiglio*
Z: cheke!

  
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