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Autore: elfin emrys    12/05/2013    1 recensioni
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21 Novembre, Martedì, ore 10:20
Non so che fare

La storia si ripete, a quanto pare, ma questa volta, per Aiko, il destino prenderà una piega ancora più strana di quello di suo padre...
Genere: Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chihiro Kosaka, Elsea de Lute Irma, Keima Katsuragi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In nome dell'Amore





Mi alzo.

-Ma... dobbiamo aspettare Elsie e Hakua!

-Sciocchezze. Staranno arrivando, per ora non ci serve il loro aiuto.

Sospiro. Mamma giocherella con i pollici, poi ci guarda.

-Se Katsuragi dice che ce la può fare, io ci credo.

-Grazie.

Degludisco.

Mi sono sempre fidata di papà, sempre, anche quando i suoi consigli mi sembravano assurdi e senza fondamento. Non mi ha mai deluso, mai le cose non sono andate a mio favore, neanche una volta. Sapeva sempre cosa fare e quando farlo, come farlo, da questo è scaturita la mia stima nei suoi confronti.

Smettere di credergli ora... sarebbe assurdo in effetti.

Chiudo gli occhi.

-D'accordo. Ma sai cosa stai facendo, vero?

Annuisce.

Non capisco cosa voglia fare. Sorrido. E va bene. Forza.

 

Camminiamo cercando di essere il più bassi possibile. Ci facciamo piccoli piccoli, passiamo in fretta da un muro all'altro, tentando di non farci neanche scorgere. Tutti i kaketama stanno girando per la scuola, alcuni escono in città -sentiamo delle urla in quel caso, credo che qualcuno possa vederli- altri invece, più deboli, rimangono all'interno, come delle piccole pattuglie.

Takami si trova fuori, davanti alla parte della scuola del liceo. E' poggiato sul dorso, le sei braccia lo reggono.

Sento mamma respirare lentamente e profondamente, sembra terrorizzata. Le metto una mano sulla spalla sinistra, quella più vicina a me, sobbalza e mi guarda.

-Eccolo lì...

Ci stringiamo verso la schiena di papà, che sporge leggermente verso l'esterno.

-Voi restate qui.

-Cosa?

Mamma lo afferra per il braccio.

-Cosa fai?

-Non mi pare il caso che un tipo magrolino come te vada a combattere quell'enorme coso!

-E con questo cosa vorresti dire, scusa?

-Intendo dire che pensavo tu avessi un piano per combatterlo da lontano!

Lui sbuffa.

-Ma non sei tu quella che ha detto che, cito testualmente, “Se Katsuragi dice che ce la può fare, io ci credo”?

-Ma...

Lei abbassa il capo e gli lascia il braccio. Papà le sorride leggermente (sta tentando di essere rassicurante?) poi, lentamente, esce dal nostro nascondiglio e si avvicina a Takami.

-Katsuragi...?

Keima si ferma a poca distanza.

-Sapevo che saresti venuto.

Il ragazzo annuisce.

-Sai che cosa ti aspetta, ora?

-Sì.

-Ma vedo che non sei venuto da solo. Vedo lì Kosaka e l'altra Katsuragi.

Mi metto una mano sulla fronte.

-...Che altra Katsuragi?

-Mh? Niente, non farci caso.

Papà si gira e mi guarda alzando il sopracciglio.

-Altra Katsuragi...? Che significa?

Io scuoto la testa, come per dire di non saperne nulla. Stupido nemico. Mamma mi fissa interrogativa.

Takami si muove leggermente, scuotendo la lunga coda squamosa. Alza una delle mani, allungandola verso papà.

-Lascia stare, adesso, Katsuragi. Piuttosto, vediamo se questa volta ce la farai a distruggermi.

Sorride.

-Anche se l'ultima volta non ti è andata bene, moccioso.

Takami afferra papà e se lo porta vicino al viso. Poi ci guarda.

-Se volete assistere, signora e signorina Katsuragi, accomodatevi.

La maschera sembra aprirsi, spostarsi leggermente mostrando una bocca dalle labbra sottili e violacee. Le apre e sento il suo respiro arrivare quasi a me. In un attimo, ho il terrore che lo inghiottisca, ma non lo fa, poi tutto si fa buio e sento la testa sbattere.

 

Quando mi risveglio, tossisco. Mi guardo intorno. Mamma sta seduta vicino a me (si è svegliata prima, evidentemente). Mi indica papà davanti a noi.

-...Katsuragi...?

Sbarro gli occhi. C'è un ragazzino.

-Che gli è successo?

Mamma scuote la testa.

-Non sembra neanche vederci.

Infatti il bambino sembra non notarci. Non solo, sta semplicemente fermo a giocare ai videogiochi (quello è un game boy?). Improvvisamente, vediamo Takami camminare verso di lui. Ha il corpo che ho visto la prima volta, quello con sole due braccia. Gli mette le mani sugli occhi e gli dice qualcosa.

-Che ne dici, giochiamo?

Papà lascia il game boy sulle ginocchia e mette le manine su quelle grandi di Takami. Le toglie e sorride.

-No.

Sbatto le ciglia. Non capisco cosa stia accadendo.

Mamma mi prende per la spalla.

-E' diventato grande?

-Che?

-Guarda.

In effetti ora sembra che papà sia tornato della giusta età (cioè diciassettenne).

Takami continua a tenergli le mani sul viso, ma sono in una posizione quasi “disordinata” se così vogliamo dire. Il nemico gli toglie gli occhiali, stringendoli fra le dita e rompendoli. Ci guarda alzando un sopracciglio, mentre papà sospira lentamente.

-Katsuragi, sai che perderai, no? Solo per il fatto che siamo qui significa che sto vincendo in partenza.

-Non dire stupidaggini.

-Sai che una volta che un kaketama viene tolto dall'animo di una persona, può ritornarci? Il fatto che ne sono uscito una volta non significa che non posso più tornarci. E in quanto a lei, stavolta potrà fare poco e nulla. Non può agire, qui.

Papà annuisce.

-Lo so.

Assottiglia gli occhi: starà cercando di mettere a fuoco ciò che gli sta intorno. Il problema è che è cieco come una talpa senza occhiali.

-Vedi, io conto di sconfiggerti da solo.

-Chiacchierando con me?

-Più o meno. Non sono io a dovermi muovere, no?

Takami si inalbera, aggrottando le sopracciglia. Le labbra gli fremono. Spinge papà, che cade a terra. Ciò che ci sta intorno sembra cambiare, si sgrana, come in una pellicola danneggiata. Compaiono cose senza senso, paradossi, come un albero con le radici in cielo oppure una cascata che parte dal basso verso l'alto -la sua schiuma forma nuvole cariche di pioggia.

Papà scuote la testa, rialzandosi.

-Non mi sembra il caso di arrabbiarsi così: non ho detto nulla di sbagliato.

Takami gli afferra il viso, guardandolo negli occhi. Mi sembra si faccia più cupo e più rarefatto. Mi alzo e scatto in avanti. Papà cerca di toglierselo da dosso, il demone sembra diventare come una specie di animale, gli graffia il volto, con le mani e con le unghie si tiene stretto al corpo di papà. Sta cercando di forzargli la mente per ritornare nel suo animo. Lo posso vedere, lo posso capire.

Mamma mi chiama, ma non posso fermarmi. Arrivo vicino a loro, Takami mi fa cadere, ma io mi rialzo e cerco di toglierlo da papà, che si sta divincolando. Gli manca l'aria, il nemico ormai sembra solo una strana sostanza scura sul suo viso. Gli impedisce di respirare, di parlare.

E' una lotta silenziosa, quella che nei secondi dopo si compie. Papà cerca di strapparselo dalla faccia, io tento di aiutarlo con scarso successo. Vedo Takami sfuggirmi dalle mani, cominciare a sparire lentamente all'interno di Keima, finchè l'unica parte all'infuori rimasta non è altro che un angolo del corpo ombroso del nemico.

Papà rotea gli occhi, mi guarda un attimo. Mormora qualche parola che non riesco a sentire. Guardo mamma che, a poca distanza da noi, cerca di capire cosa sta accadendo. Sospiro. Prendo papà per le spalle e lo guardo negli occhi.

-Keima.

Non mi risponde, ma posso vederlo nelle sue iridi che non mi è ostile e che sta combattendo per riuscire a vincere. Takami non l'ha ancora sconfitto, ancora non ha alcun controllo vero e proprio sulla sua mente.

Sospiro. Devo cercare di farlo parlare con me, di mantenergli la testa attiva, sveglia, pronta. Sorrido: mi ricorda un po' quelle lezioni di pronto soccorso che ti danno, quando ti dicono che quando una persona perde i sensi e si risveglia bisogna cercare di farla rimanere in sé parlandole.

-Keima, sono Aiko, mi senti? Dunque, tu forse non lo sai, ma da cosa succederà adesso dipenderà tutto il tuo futuro. Hai davanti due percorsi diversi, ok? Uno di porterà a un qualcosa di sconosciuto, probabilmente a un mondo in cui i demoni dell'antico Inferno vagano liberi per il mondo; l'altro porterà alla vita che sicuramente preferisci. Per esempio, ad avere una famiglia, ci sei?

-Fa... mi...

Sbarra gli occhi, per un attimo mi sembra che abbia capito qualcosa, qualcosa che gli sfuggiva.

-Sì, sì, una famiglia, va bene? Potrai avere una moglie e un figlio se ti va, ci sei?

Lui mi guarda, sbatte le palpebre. Mi sembra che Takami stia riuscendo dal suo corpo, ma non ne sono sicura.

Papà abbassa la testa e tossisce, come se stesse rigettando qualcosa. Si mette una mano alla gola, poi con una voce un po' più chiara e limpida sussurra qualcosa.

-Un... un figlio? U... Una figlia!

Il cuore mi salta in petto. Co... cosa?

Tossisce ancora, si tiene la pancia.

Takami sembra uscire nuovamente, come quando si era mostrato prima sulla barca del parco litoraneo, quando mamma si è dichiarata. Sembra essere più forte, però, resiste, ma io non posso fare più di tanto.

Papà alza il capo e guarda me e poi mamma, ha uno sguardo un po' vacuo. Sembra riprendersi.

-Ma certo!

Vedo qualcuno fare uno scatto: non me l'aspettavo e sobbalzo per lo spavento. Takami sta accanto a papà e si sta guardando intorno. Appena sembra riprendersi, mette una mano dietro il capo di Keima, abbassandolo, mentre mi dà un colpo alla pancia facendomi indietreggiare di parecchio.

Mamma mi viene in soccorso.

Il corpo del nemico è scosso da violenti singhiozzi e da tremori. Papà si alza, barcollando un attimo una volta messosi in piedi.

L'ambiente circostante si muove ancora, cambia, nuovi paradossi ci vengono presentati. Però dopo pochi secondi, tutto pare trovare un equilibrio.

Takami si tranquillizza. Ciò che ci sta intorno sembra fermarsi e stabilizzarsi.

Sento dell'acqua fra le mani poggiate a terra e abbasso lo sguardo.

-Una spiaggia?

Nella sabbia qua e là sono sparsi degli oggetti portati dalla marea.

Takami mi guarda, sbuffando, per poi tornare a guardare papà, che si sta chinando per prendere qualcosa dalla sabbia. Un sassolino, forse, o una conchiglia, più probabile.

Mamma si guarda intorno incuriosita, giocherellando con la molletta che tiene fra i capelli.

Sentiamo una leggerissima eco in lontananza, il cielo sembra scosso da un'onda.

-Mhp, queste demoni. Non imparano mai.

Papà alza lo sguardo.

-Fuori di qui, cosa si vede?

-Io che cerco di far fuori le unità anti-kaketama. Sono piuttosto deboli, a dirla tutta, però mi stanno comunque dando qualche problema...

Takami si avvicina lentamente, lo strascico del kimono lascia un segno sulla sabbia che cancella le sue orme. Arriva accanto a papà.

-Hai detto “l'altra Katsuragi”, prima.

-Ancora ci stai pensando? Neanche il mio tentativo di intrusione ti ha tolto la questione dalla testa?

-E poi hai detto “signora e signorina Katsuragi”.

Gli trema una mano.

-Vediamo se ho capito. La nostra cara Imai ha mentito ed è mia figlia, avuta con Chihiro, immagino.

Mamma arrossisce sobbalzando. Mi guarda sbarrando gli occhi.

-Però non riesco a capire come sia arrivata fin qui e men che meno cosa ci faccia qui. Fin dall'inizio si è occupata di te. Suppongo che tu fossi uno dei problemi. Ora che ci penso, però, ha sempre provato a far uscire me e Chihiro. Immagino che non l'abbia fatto per puro caso: essendo lei nostra figlia, dovrebbe essere sicura del fatto che noi saremmo stati insieme comunque, invece ha agito, con il rischio di cambiare il futuro in cui vive. Cosa l'ha spinta a fare una cosa simile? E' ovvio che non era scontato che io e quella che a quanto pare è la mia futura moglie ci mettessimo insieme. E immagino che tutto questo sia collegato con te.

Takami non batte ciglio, mentre mamma mi sta fissando a bocca aperta.

-Ora, ha parlato di Elsie, inoltre conosce Hakua. Ciò significa che ha collaborato con entrambe. Ma Elsie è la mia buddy, stiamo praticamente sempre insieme: è impossibile le abbia parlato in mia assenza e non può essersi messa d'accordo con lei. Posso immaginare, quindi, che se Aiko stessa viene da un qualche futuro, anche l'Elsie cui si riferisce viene da lì. Quindi è giunta fin qui grazie all'Inferno, facendo un qualche contratto, probabilmente. Perchè l'Inferno l'ha contattata per mandarla fin qui? Ovviamente perchè tu stai combinando qualcosa che non va, ma non capisco cosa potrebbe essere.

-Grazie per questa specie di riassunto generale, Katsuragi, non capisco proprio a cosa ti serva. Non sai come cavartela, vero? Anche solo stando così in piedi accanto a te, io sto rientrando nel tuo animo!

Neanche io capisco dove voglia arrivare.

-Aiko (posso chiamarti per nome, vero? Tanto a quanto pare sono tuo padre!), mi puoi gentilmente spiegare cosa è successo? Perchè sei arrivata fin qui?

-I... Io... Zia, cioè Elsie, mi aveva detto che qualcosa era diverso da come doveva essere e che all'Inferno se n'erano accorti. Takami, arrivando dal futuro, stava cambiando le proprie azioni.

-Ma così facendo non ci sarebbero due Takami?

-Quello di questo tempo l'ha ucciso.

Papà sposta un po' di sabbia col piede.

-Mh.

-Grazie anche a te per questa sintesi, Katsuragi figlia.

-Non è proprio il momento di fare sarcasmo, Takami.

Lui lo guarda interrogativo.

-Hai ucciso il tuo te del passato. Ti sei suicidato, hai firmato la tua morte. Come posso dire? Morirai presto.

-Cosa?

-Uccidendo il te stesso passato è impossibile ci sia un te stesso futuro. Perciò, secondo te, quanto ti manca prima di scomparire?

Takami lo afferra per il collo.

-Ma sei scemo? Ho calcolato tutto questo! Ho ancora tempo! Ti stai arrampicando sugli specchi! Io ormai sono il me stesso passato, non me ne serve un altro!

-D... Davvero...? Ne... Sei con... convinto?

Papà si aggrappa alla mano di Takami, cercando di alleviare il dolore al collo sollevandosi con la forza delle proprie braccia.

Il nemico lo lascia cadere a terra.

-Certo che ne sono convinto.

Papà tossisce. Io cerco di alzarmi per arrivare a lui, ma mi fermo.

-Allora, un'altra domanda.

-L'ultima, Katsuragi, mi stai infastidendo.

-Va bene, tu non sei ancora scomparso perchè il te stesso passato (quindi presente) sei tu. Ma ciò non dovrebbe valere per Aiko. Cioè, da quello che si è detto, sembra che il fatto che io e Chihiro ci mettiamo insieme è strettamente collegato alla riuscita o meno del tuo piano, che suppongo sia quella di far risorgere l'antico Inferno.

-In che senso?

-Nel senso che, se Chihiro non mi avesse baciato, tu non saresti mai uscito, no? E se tu ora vincessi e rientrassi in me, io non mi metterei mai con Chihiro, no?

-Sì.

-Quindi, se io e Chihiro non ci mettiamo insieme, non ci sposiamo e non abbiamo Aiko come figlia.

Con la coda dell'occhio, vedo mamma spostare la sabbia come se fosse alla ricerca di qualcosa, poi si sposta più in là, lontano da me. La sento trascinare qualcosa, ma i miei occhi sono fissi ai due davanti a noi.

-Mh...

-Perciò non ti insospettisce il fatto che lei sia ancora qui? Non ha senso che lei non sia scomparsa se il tuo piano è destinato a riuscire, non trovi? Significa che, a prescindere, il fatto che lei sia venuta qui sottointendeva che vinceremo.

Takami mi guarda, sbarrando gli occhi. Gli tremano le mani.

L'ambiente circostante ricomincia a modificarsi, a cambiare. Il nemico mi guarda e si avvicina. Mi allontano, ma lui allunga il passo. Mi sento improvvisamente sprofondare.

Sbarro gli occhi. Cosa vuole farmi? Tra me e lui c'è un bastone. Faccio uno scatto allungando la mano per prenderlo, ma lui mi pesta il polso con il piede. Sospiro, vedendolo allungare il braccio verso di me, però poi lo vedo cadere a terra.

-Mam...

Mamma mi fa alzare, lanciando lontano il tubo con cui ha colpito Takami. Corriamo poco più in là, ma la terra cambia in continuazione. Vedo papà alzarsi e sospirare.

-Pensavo che non avessi capito cosa dovevi fare.

Mamma gli sorride.

Sentiamo un'altra eco lontana, questa volta ci sembra anche di sentire delle voci oltre il cielo.

-Questo posto è solo un'illusione. Quando ci risveglieremo staremo nel bel mezzo di una battaglia.

-Ma come faremo a uscire da qui? Se Takami ci vuole tenere qui, lo farà.

Papà annuisce.

-Sì, però noi abbiamo una chiave per andarcene fuori.

-E sarebbe...?

-Finchè sono io a farlo di mia spontanea volontà, credo dovrebbe funzionare.

-Ma cosa?

Takami si alza e scrolla le spalle.

-Che tentativo inutile.

-Ci stai guardando?

-Come, prego?

-Ci stai guardando bene?

-Sì, vi osservo e penso che presto vi avrò tutti e tre.

Takami sorride e vedo la sua mano destra assottigliarsi, come l'avevo visto fare altre volte.

-Scusami, Aiko.

Papà mi fa spostare un attimo. Takami sta per fare un passo avanti.

Keima prende fra le mani il viso di Chihiro, posa le proprie labbra su quelle di lei. Io trattengo il fiato. Mamma arrossisce fino alla punta dei capelli.

Takami allunga le dita della mano sinistra.

-Non...

Improvvisamente sento un boato e una voce.

-Aiko-sama!

Siamo... siamo fuori...? Cioè... bastava questo? Ma...?

Alzo lo sguardo, mettendo a fuoco una quindicina di demoni combattere contro la vera forma di Takami. Papà mi posa una mano sulla spalla.

-Bene. E ora ci potremmo fare male davvero.

Guardo mamma, che fissa un punto indefinito davanti a sé.

-Mi... mi ha...

Alzo un sopracciglio e guardo papà. Lui apre le labbra.

-Non... non pensare che io l'abbia baciata perchè mi piace baciarla, eh? Non pensare male! Era l'unico modo possibile di uscire da lì, ecco, questo è quanto! E non mi guardare in maniera così scettica, è vero!

Incrocia le braccia, tossendo.

-Non significa niente che ci sposeremo e avremo una figlia, nulla, in questo momento non significa niente! E non ne sono felice, no!

-Davvero?

-Davvero.

-Ceeerto.

-Non... TI HO DETTO CHE E' VERO!

Zia ci chiama, confusa.

-Ehm, cosa è successo?

-Non ti preoccupare, zia, nulla di grave.

Adesso, bisogna solo combattere sul serio.

 

Note di Elfin:

Amo questo capitolo! AMO QUESTO CAPITOLO! SONO OTTO PAGINE DI PURA FOLLIA, MA AMO COMUNQUE QUESTO CAPITOLO XD E non solo per la scena sfacciatamente KeimaxChi-chan XD

Vabbè, basta, spero vi sia piaciuto quanto è piaciuto a me scriverlo ;) Abbiamo visto un Keima mica scemo, un Takami molto più scemo di lui sicuramente, e una Chihiro neanche lei stupida. Del resto, lei è la degna compagna di Keima, mica pinca pallina!

Kiss

   
 
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