Film > Le 5 Leggende
Segui la storia  |       
Autore: Moonshine Quinn    13/05/2013    2 recensioni
Lo so di essere un po' troppo grande per credere a certe cose, ma non posso negare il fatto che una piccolissima parte di me, nel più profondo del mio cuore, ha ancora voglia di essere bambina e vedere con i propri occhi tutti i personaggi che credevo esistere. Babbo Natale, La fatina dei denti, l'omino del sonno, il coniglio di pasqua, ma soprattutto... Jack Frost. Quando ero piccola mia madre non faceva altro che ripetermi di coprirmi, sennò Jack Frost mi avrebbe congelato le guance. Lo aveva sempre descritto come fosse un personaggio negativo, ma non è affatto così, o almeno speravo che non lo fosse. E adesso sentire mio fratello di sette anni parlare da solo in camera, senza preoccuparsi che qualcuno gli dia del pazzo o del fuori di testa, dicendoci di parlare con Jack, manda in cortocircuito me! Così è nata la mia storia che, se non riuscite a comprendere a fondo, mi fa passare per pazza!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Shine

 

La sensazione di bruciore, di agonia e di terrore di poco fa (non sono sicura che fosse poco... il dolore era persistito per così tanto tempo, che ero certa che non passasse più) era completamente svanito. Mi sentivo... bene? Ma l'unica cosa che mi preoccupava era il fatto che non riuscissi più a percepire il mio corpo, non nel senso che non c'era... ma lo sentivo quasi come se fosse, ehm, fatto di vapore? O meglio, cenere, che al minimo soffio di vento si spargeva in tutte le direzioni. Ma che diavolo era successo? Come ero ci ero finita ridotta in cenere? E dove diavolo mi trovavo adesso?

Feci appello a tutte le mie forze, tentando di ricordare, ma l'unica cosa che mi veniva in mente era un dolore lancinante, bruciante, la speranza di sparire ed essere accolta dalle braccia della morte il più in fretta possibile.

Tentai di aprire gli occhi, ma il problema era... in che punto esatto erano i miei occhi?

Cercai di concentrarmi, di mettere assieme più cose possibili ricordassi, ma a malapena sapevo il mio nome... era qualcosa tipo... Shine? Non ne ero sicura, ma sapevo che se fossi riuscita a rimettermi assieme, in qualche modo, come si fa con i lego, sarei riuscita a ricordare molte più cose. Feci un lungo respiro, e, in qualche modo, provai ad aprire gli occhi. Ce la feci! Era doloroso tenerli aperti, ma ce l'avevo fatta. Ora ci vedevo!

Felice di questo progresso chiamai a me tutte le forze, in modo da riuscire ad alzare almeno un braccio. Sentivo che potevo farcela, sentivo che poteva funzionare, lo sapevo!

Dopo svariati tentativi, percepii uno strano formicolio percorrermi quella che, in teoria, doveva essere la mia spina dorsale, e solo dopo un attimo capii che quelli erano i muscoli che stavano lavorando, per farmi alzare, per farmi almeno mettere seduta.

Abbassai lo sguardo sul mio corpo, e vidi che la cenere lo aveva formato, ricreato. I pochi punti color pelle stavo via via ingrandendosi facendo scivolare via lentamente la cenere. Dapprima mi guardai le mani e, in qualche angolo remoto del mio cervello, sapevo che da qualche parte doveva esserci una cicatrice lunga e fine causata da una bruciatura ma, malgrado avessi ricontrollato ogni singolo centimetro delle mie mani più volte, esse parevano essere ormai perfette, quasi di porcellana.

Feci correre lo sguardo sulle mie braccia, coperte da una giacca in pelle tipo chiodo, ma rossa sangue, e piena di catene, borchie, spille... tutte cose che solo una punk sfegatata indosserebbe! Magari io ero una punk, ma proprio non ricordavo.

Passai delicatamente una mano sulla pelle liscia della giacca, per poi soffermarmi a guardare le gambe, che erano mezze coperte da delle calze a rete nere e da una gonna ruota, con il disegno della stoffa che ricordava molto uno scozzese. Era lunga fino a poco prima dell'inizio del ginocchio, ed era rigonfiata da uno spesso strato di tulle nero, che decorava anche il bordo della stoffa.

Ai piedi calzavo degli anfibi neri, alti fino a sopra la caviglia, ed avevo una stringa nera ed una rossa.

Poggiai una mano per terra, facendo leva sul braccio e, leggermente traballante, mi misi in piedi. Avevo le gambe a X a causa della pessima postura che avevo in quel momento. Mi sembrava di aver disimparato a camminare, ma mi dissi che non doveva essere poi così difficile, no? In fondoogni persona su questa Terra lo sa fare benissimo, perciò riapprenderlo non sarebbe stata un'impresa poi così tanto ardua.

Alzai il capo e, con passo molto incerto e tremante, cominciai a spostarmi nella direzione da cui... splendeva la luna. Mi era venuto automatico avviarmi verso il satellite naturale, e non mi chiedevo nemmeno perché. Mossi altri due passi, prima di inciampare e cadere. Chiusi gli occhi, pronta per l'impatto al suolo, ma quando li riaprii, l'unica cosa che sfiorava il terreno, erano le mie lunghe ciocche ricce rosso fuoco.

Mi diedi una spinta all'indietro e mi presi i capelli fra le mani, rimirandoli con meraviglia. Wow! Fantastici! Li lasciai ricadere e seguii i loro movimenti fluidi e vellutati, che andarono ad accarezzarmi i fianchi esili, fino a toccare il bacino. Accidenti! Erano davvero lunghi!

Ma una cosa non era chiara... come diavolo avevo evitato la caduta?

Voltai di scatto il viso e presi un colpo, letteralmente!

Da dietro le mie spalle, si facevano strada due enormi ali d'angelo, piumate e perfette! Ma non erano di quel colore azzurro pallido o bianco, no, erano nere come la pece e la cosa affascinante stava nel loro riflesso argentato che prendevano sotto la luce lunare. Sorrisi e tentai di toccare un'ala, ma questa si scansò velocemente, nascondendosi dietro la mia schiena. Sembrava avere un cervello proprio, ma ciò non poteva essere minimamente possibile, siccome erano parte di me, perciò ipotizzai che fossi stata io a ritirarla in qualche modo, anche perché quando avevo provato a toccarla, avevo temuto che avrebbe potuto dolermi. Inspirai nuovamente e cercai di vedere me stessa dagli occhi di qualcun altro. Immaginai che questa persona vedesse le mie ali coprirmi, farmi da scudo e, quando riaprii gli occhi, ecco che l'unica visione che ebbi fu un nero muro composto da piume nere e perfette. Sorrisi e cercai di aprirle, alla massima apertura alare che mi era concessa, e quando anche quest'azione mi fu concessa, decisi che forse era il momento di sperimentare il volo... ma avevo paura. Se fossi caduta? Se non fossi riuscita a comandare le ali? E come facevo a pilotare il tutto e nemmeno sapevo come funzionava un ala? Come si faceva a volare?

Rilassai le ali e mi guardai per bene, ammirando ogni piccolo centimetro di me. Sotto la giacca non avevo notato la maglia rossa, come nemmeno la collana con la croce. Ero stata talmente presa dalle nuove novità, che dopo la gonna, non avevo più notato nulla del mio abbigliamento.

Malgrado ciò mi passasse direttamente sulla maglia, e mi stringesse appena la gabbia toracica, quella fu davvero l'ultima cosa che vidi.

Due cose mi separavano obliquamente la maglia. Una era una corda nera, di metallo rivestita con un filo strano, mentre l'altra era una fascia nera in pelle, e finivano entrambe dietro alla mia schiena.

Incuriosita, tirai il filo e lo sfilai, notando con sorpresa un elaboratissimo arco fatto in ebano, dipinto e intagliato con il nero e il rosso. Me lo rigirai più volte fra le mani, che con tutto quel nero facevano un contrasto assurdo, per poi dedurre cosa mai s celasse dietro la fascia in pelle.

Esattamente come pensavo. La fascia nera faceva parte del contenitore delle frecce, che era fatto interamente di pelle, con ricamato sopra un drago rosso. Presi fuori una freccia e la rimirai compiaciuta. Era davvero bella, e riprendeva, naturalmente, gli unici due colori che indossavo. Aveva l'asta in legno dipinta di nero, la punta in un materiale duro e luminoso, quasi come... un rubino! E le piume in fondo all'asta erano rosse fuoco.

Strinsi tra le mani l'arco e la freccia, per poi posizionarmi e chiudere un occhio. Quando avevo teso il braccio, la stoffa si era leggermente scostata, facendo intravvedere uno strano oggetto attaccato all'avambraccio. Abbassai entrambe le braccia e tirai del tutto indietro la manica. Era una semplice protezione per l'avambraccio fatta in un materiale simile all'osso, ma molto più lucido e resistente, molto simile al guscio di una tartaruga. Sorrisi e mi posizionai nuovamente (non sapevo come facessi a sapere la postura esatta per lanciare una freccia, fatto sta che ciò mi venne naturale), socchiudendo un occhio e preparandomi a scagliare la freccia lontano.

Mirai alla luna. Era un bersaglio lontano, ma comunque un bersaglio ben visibile così, dopo aver fatto un lungo respiro, tesi maggiormente la corda, posizionai l'asticella di legno sull'indice e... scoccai.

Abbassai entrambe le braccia e rimasi a guardare la freccia andare lontano, sino a raggiungere l'atmosfera, pensai e, ad un tratto, la vidi prendere fuoco, per poi spegnersi subito dopo.

Wow!

Mi misi a ridere e quando sentii la mia voce riecheggiare cristallina, non potei fare altro che continuare.

Mi sentivo bene, ero felice, stavo bene, e tutto il senso di panico di un paio di ore prima era finalmente svanito, eppure c'era una piccola falla in tutta la mia felicità... mi sentivo incompleta.

Appena focalizzai questa triste verità, smisi lentamente di ridere e, dopo essermi rimessa l'arco a tracolla, abbassai lo sguardo e presi a camminare lentamente, con movimenti più naturali e regolari, allontanandomi dal luogo della mia rinascita, ma poco prima che superasi il giardino che contornava la marea di cenere, sentii qualcuno schiarirsi la gola.

Mi voltai di scatto, con il cuore a mille e la mano già pronta sull'arco, ma appena il mio sguardo incrociò quello di un ragazzo bianco come la neve, vestito di fiocchi ghiacciati, e con i capelli innevati, che mi sorrideva dolcemente, improvvisamente mi rilassai, e un senso di estremo benessere mi invase. Ora mi sentivo completa. 





Ed ecco che finalmente, dopo secoli, la vostra Moonshine torna con un nuovo capitolo :D Scusate l'attesa, ma ho avuto il tipico blocco dello scrittore che dura parecchio tempo, e la mia mente si rifiutava di sfornare nuove idee...
Cmunque, come vi sembra? Non sono caduta troppo nelle descrizioni, vero? c.c 
Mi raccomando, recensite in tanti che le vostre opinioni sono auree per me! Ah, e grazie a tutti quelli che hanno recensito fino adesso! Questo capitolo è interamente dedicato a voi :*

Oky, ho finito

Un saluto

Moonshine Quinn

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Le 5 Leggende / Vai alla pagina dell'autore: Moonshine Quinn