'Lei non diceva mai cosa aveva dentro.Aveva difficoltà a
parlare dei suoi sentimenti e i problemi preferiva tenerseli per sè'
Cos'è la solitudine?
Molte persone usano troppo spesso questa parola per definire alcuni periodi non proprio felici della loro esistenza. Non per fare la moralista, ma credo che la solitudine solo in pochi hanno avuto il (dis)piacere di provarla. Io sono una di queste. Parlando per esempio della popolazione femminile: quante ragazze almeno tre volte al giorno denunciano di sentirsi sole perché magari sono state mollate dalla loro "best" per un ragazzo, o magari perché il loro fidanzato preferisce una birra con gli amici? Loro allora si sentono sole.
Ma chi è davvero circondato dalla solitudine più estrema, allora non pensa neanche a lamentarsi per la situazione che vive. Si è soli quando si cerca qualcuno con cui parlare senza trovare alcuno; si è soli quando si cerca l'abbraccio di un amico,di una madre o un padre,restando poi a braccia aperte nell'attesa di trovare qualcuno, con la speranza un giorno di trovarlo. Si è soli quando si torna a casa da scuola e quando non si trova nessuno; quando l'unico desiderio è quello di riavere qualcuno con cui ridere scherzare ma anche piangere e litigare. Questo significa sentirsi soli.
Nessuno sa realmente quanto è difficile tutto questo. Chi ti conosce di vista e sa la tua storia si limita ad ammirare il tuo coraggio e la tua forza, magari anche provando pena nei tuoi confronti. Ma mai nessuno si è avvicinato o ha minimamente pensato di poterti aiutare in qualche modo; mai nessuno ha avuto il coraggio di starti accanto. Ed è questo quello che più mi rende triste: essere circondata da persone che magari si dispiacciono per te, per quello che ti sta accadendo,ma che non fanno niente per fermarlo.
Io sono la ragazza "sfortunata" dell'ultima villetta gialla in fondo alla strada. Quella che ha perso i genitori da bambina, e che cerca di superare il suicidio delle propria migliore amica.
Io sono la ragazza che passa da sola intere giornate, quella che a scuola definisco "strana" perché non ha amici, perché resta sola in un angolo della stanza, perché sta costantemente con le cuffie nelle orecchie e si allontana dal mondo.
Quella ragazza che ha eretto un muro fra sé e gli altri.
Questa sono io.
Entrai in classe per affrontare l’ennesima lezione del giorno. Stanca com’ero avrei dovuto affrontare anche l’ora di una delle materie che odiavo in assoluto.
Le ore di filosofia sembravano non passare mai, e averle come ultime, non migliorava di certo la situazione.
Mi accomodai come sempre all'ultimo banco,quello in fondo alla classe vicino alla finestra con le cuffie nelle orecchie; e come sempre la classe era quasi deserta.
Guardavo fuori dalla finestra in cerca di una via di fuga da quello che mi circondava, ma era impossibile trovarla. Fui interrotta dai i miei pensieri quando fece il suo ingresso in classe la parte popolare della popolazione studentesca della Gregory High School: cinque fusti belli da svenire ma con un nocciolina al posto del cervello, e le tre ragazze più invidiate e desiderate della scuola, le 'barbie' come amavano definirle.
Su queste ultime non c'è molto da argomentare: ragazze facili, sfondate di soldi fino alla punta dei capelli, e stronze come poche sanno esserlo; sanno riuscire a farti odiare dall'intero corpo studentesco, e anche da te stessa. Oche senza neuroni.
Per quanto riguarda i ragazzi che dire? 'Belli e dannati' , un po' come i Cullen…solo senza canini affilati, e senza super poteri da vampiro. La classica gang di muscolosi niente di più,niente di meno. Sicuramente i più desiderati della scuola.
Un po' tutti uguali, capelli scuri, occhi chiari: degli Dei insomma. L'unico 'diverso' per modo dire, era Bieber. Forse anche per questo che non sono mai riuscita a capire cosa ci facesse in quel gruppo: capelli biondo scuro con occhi color miele. Occhi impossibili da leggere.
Ogni tanto incontravo il suoi occhi; reggeva il mio sguardo come se fosse una sfida, che puntualmente perdevo.
Un ragazzo abbastanza riservato e sulle sue, ma che era capace di farti paura anche solo con un'occhiata.
L'ora di pranzo. Il bello è che si è portati sempre a immaginare la mensa come una specie di 'High School Musical' , ma ci si sbaglia di grosso.
La mensa non è niente di piacevole, dal mio punto di vista. Ma forse parlo solo per quelli come me.
E' come entrare in una giungla nel mezzo di una lotta per la sopravvivenza; e non scherzo.
Forse è per questo che mangio sempre in cortile, su una panchina, da sola.
Mi incamminai velocemente verso l'esterno dell'edificio in modo da evitare la calca, quando mi ritrovai magicamente stesa sul pavimento, provocando schiamazzi e risate da parte di tutti i presenti. Mi alzai confusa trovandomi davanti le barbie che ridevano affiancate dalla gang di scimmie.
-Sai dovresti prestare più attenzione a dove metti i piedi, o potresti finire col farti male. ahahah- davvero divertente biondina.
Raccolsi i libri e i fogli sparsi per il corridoio, per poi riposizionarmi davanti alla ragazza.
-Se magari usassi le tue energie per qualcosa di produttivo, invece che tormentare le povere anime degli studenti della scuola, sai il mondo sarebbe migliore- dissi con un sorriso per poi andarmene, ma non prima di aver sentito gli 'ooooh' di sottofondo.
Non ho mai avuto paura di risponderle. Quando Jaid era ancora qui, mi sgridava sempre per il fatto che non chiudessi mai la bocca.
Arrivai finalmente alla mia adorata panchina.Non avevo affatto fame, così uscì dallo zaino uno dei miei libri preferiti e incominciai a leggere.
-Sai,se fossi in te peserei maggiormente le parole che dico.Non vorrei che ti cacciassi nei guai..-