Cap 1 - Occhi spenti

Caro diario,
oggi è stato un giorno come tutti gli altri. Mi sono svegliato in ritardo, mi sono preparato il più veloce possibile per non arrivare a scuola in ritardo ed ho preso parte alle lezioni.
La solita vecchia noia… No, aspetta. Qualcosa ha reso questa giornata particolare, diversa.
Durante l’ora di pranzo ero uscito cinque minuti dopo dalla mia classe di matematica per colpa della mia professoressa rompi scatole. Mi ero diretto verso la mensa facendo una sola sosta davanti al mio armadietto per prendere il mio Ipod e le mie cuffie. Entrando della grande sala, che ormai ospitava tutti i nostri pranzi settimanali, cercai con gli occhi il mio gruppo di amici. Era impossibile trovarli in mezzo a tutta quella gente e oltretutto non c’era neanche un tavolo libero. Tranne uno. O comunque era semi-libero perché vi era seduta una ragazza che fissava il vuoto. Appena la vidi mi irrigidii. Non so spiegare il motivo ma la mia anima andò in frantumi. Stava lì. Seduta. Con le cuffie nelle orecchie. Immobile. Nel suo mondo. Ma non aveva nessuna espressione nel viso e non comunicava nessuna emozione. Forse non ne aveva.
Sentii il mio nome echeggiare alle mie spalle. Era George che mi chiamava per indicarmi dov’erano seduti lui e gli altri. Mi girai e andai verso il mio gruppo. I ragazzi erano seduti intorno al tavolo arancione della mensa e non avevano notato assolutamente niente. Salutai tutti e mi accomodai nell’unica sedia libera che dava la visuale su quella ragazza.
Non si era ancora mossa. E dopo aver notavo meglio era davvero carina. Da quella angolazione riuscivo pure a vedere i suoi occhi.. erano così.. spenti e vuoti. Un brivido mi salì lungo la schiena appena li vidi. Erano completamente neri. Non avevo mai visto nulla del genere. Tutta la pausa pranzo la passai così: guardandola. I miei amici chiesero pure che cosa mi era preso ma inventai una scusa poco affidabile che mi accettarono. Non mangiai niente, non ne avevo voglia. Volevo tanto trovare il modo di rivolgerle la parola ma non ci riuscì perché prima di elaborare un qualcosa suonò la campanella.
Le ultime ore pensai a quale poteva essere il suo nome e a quale classe poteva appartenere dato che non l’avevo mai vista nella mia scuola.
Suonata l’ultima campanella, quella che ci dava il permesso di andare a casa, recuperai tutto il mio materiale scolastico da sopra il tavolo e lo infilai velocemente nella mia borsa.
Uscito nel cortile della mia immensa scuola la cercai fra la folla. Ma era impossibile trovarla. Anche perché l’unico suo particolare che avevo fissato bene in mente erano i suoi occhi spenti.
Alla fine non la trovai e tornai a casa solo quando l’intero cortile scolastico si era svuotato.
Arrivato a casa ti ho subito preso caro diario per scriverti di lei. Sai benissimo che non ne potrei parlare con i ragazzi mi prenderebbero sicuramente in giro. Sei l’unico che conosce il vero me, il vero Josh.
Tutte le emozioni che provo sono qui: su dei fogli di carta. Sfoghi, commenti e segreti tutti su di te. Alcune volte penso proprio di sfruttarti rovinando le tue pagine bianche ma in fondo so che ti fa piacere sapere tutto su di me.
Ora devo andare, mi dispiace tanto.
Ma tornerò, aspettami.
 
Josh xx (: