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Autore: Cabiria Minerva    13/05/2013    0 recensioni
Al suo risveglio Loki avrebbe visto la costa – ricoperta da una bassa vegetazione – e le onde del mare infrangersi su di essa. Avrebbe alzato lo sguardo e avrebbe visto pesanti nuvole grigie coprire il cielo, ed allora avrebbe capito qual'era il luogo che il fato aveva scelto per punirlo.
Genere: Generale, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VI.

 


 

Le grandi aspettative sono il preludio
delle grandi delusioni.

 

Cecilia Dart-Thornton

 
 

Le strade, i palazzi, persino i monumenti erano gli stessi.

Alte costruzioni bianche e argentate, le superfici lisce scintillanti sotto la luce del sole. Le aiuole nelle piccole piazze, con quei fiori scuri e dai petali carnosi che non esistevano in nessun altro mondo. La statua di Odino nel mezzo della piazza principale, quella che ritraeva il vecchio sovrano nella sua armatura, usata in così tante guerre.

Le strade, i palazzi, persino i monumenti erano gli stessi. Ma la città... la città era diversa.

Non era l'Asgard in cui era cresciuto, l'Asgard su cui suo pad–, Odino aveva regnato. La città che gli occhi di Loki stavano studiando era vuota, silenziosa. I pochi abitanti che camminavano per strada, la testa bassa e lo sguardo vacuo, erano grigi. Grigia la pelle, come se fossero malati, e grigia l'espressione – non aveva mai pensato che un'espressione potesse avere un colore, prima d'allora.

Era quello che Loki aveva sempre voluto... o no? Un popolo piegato al suo volere. Sì, ma era veramente così che se l'era immaginato?

Certamente no. Che soddisfazione poteva dare quel popolo morto, che appagamento avrebbe dovuto sentire girando per quella Asgard silenziosa che se non fosse stato per le ombre degli abitanti sarebbe sembrata una città fantasma?

Dov'era finito il lustro di Asgard? La folla del mattino, tempo di mercato, e i vestiti ricchi e colorati dei suoi abitanti? Un tempo quelle strade sarebbero state piene di vita ed opulenza, di bambini che correvano.

Ma ora c'era solo desolazione.

Non era questo che volevo, realizzò Loki mentre la spiacevole sensazione di aver fallito s'insinuava nella sua mente. Che cosa era andato storto? Era sicuro che sotto il suo controllo Asgard avrebbe prosperato, invece la città davanti ai suoi occhi sembrava essere appassita.

Che cosa era andato storto? 


 

* * *


 

Kaja lasciò cadere alcune gocce di tisana alle erbe tra le labbra del giovane asgardiano. Nelle ultime cinque ore aveva osservato le emozioni che erano apparse sul volto di Loki – stupore, soddisfazione, subito sostituiti da confusione e rabbia, delusione – e l'aveva mantenuto idratato, conscia delle energie richieste al suo corpo da quello stato di trance.

Certo, sarebbe stato meglio se Loki avesse capito velocemente la lezione che la strega gli stava impartendo, ma certo non sembrava il tipo da accettare anche solo l'idea di essersi sbagliato.

Con un sospiro si rimise a sedere, lo sguardo sempre fisso sul giovane addormentato. Non era totalmente sicura di come le cose stavano andando, in quella specie di sogno che aveva creato. Nell'incantesimo aveva solo dato alcuni elementi fondamentali, come l'assenza di Thor e la desolazione di Asgard, ma il contorno, le sensazioni e i particolari... quelli scaturivano da Loki, dal suo subconscio e dalle sue paure – quelle che nemmeno lui sapeva d'avere.

Oh, al suo risveglio sarebbe stato confuso, furente. Magari l'avrebbe minacciata – avrebbe anche potuto ucciderla, per quel che ne sapeva, e i suoi poteri non avrebbero potuto aiutarla. Di certo avrebbe faticato a capire il motivo che aveva spinto una strega reietta a gettarlo in quello stato di trance, in quel sogno che lo stava angosciando. Persino Kaja faticava a comprendere i motivi del suo gesto. Si era ripromessa che non avrebbe avuto più niente a che fare con Asgard, con i suoi abitanti, con le sue streghe. Era stata esiliata – perché avrebbe dovuto importarle di cosa accadeva in quel mondo a cui non apparteneva più?

Una mano corse a stringere qualcosa in una tasca. Un pezzo di carta spiegazzata. Parole scritte in una lingua che pensava di aver dimenticato. Una ciocca di capelli fulvi come i suoi. Una voce, silenziosa, risuonò dentro di lei. Sì, era una Strega del Nord. Lo era stata per così tanti anni da essersi convinta di essere solo quello. Ma un tempo Asgard era la sua casa, e il benessere dei suoi abitanti era ciò per cui viveva. Un tempo, lontano, prima che si rifiutasse... Prima che l'esiliassero.

Strinse le labbra. Non le faceva bene pensare a ciò che era successo. Aveva accettato di fare quell'ultimo favore a sua so–, a Kahlea, e non appena il giovane principe si fosse svegliato e avesse compreso ciò che doveva comprendere, sarebbe potuta tornare alla sua solitudine.

Non rimaneva che aspettare.

 



Et le voilà! Purtroppo è un capitolo un po' corto, ma al momento le mie energie devono suddividersi in più fandom - e nella scuola.. soprattutto nelle cose da fare per scuola.. Spero apprezzerete lo stesso questo capitoletto :)
Grazie mille a tutti voi che leggete malgrado tutto e a presto,
Cabiria Minerva
   
 
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